VLADIMIR MAJAKOVSKIJ – MAJAKOVSKIJ. TRAGEDIA

VLADIMIR MAJAKOVSKIJ – MAJAKOVSKIJ. TRAGEDIA
ACQUAVIVA – GIUGNO 2011

Traduzione di Marija Achmatova e Giuseppe D’Ambrosio Angelillo
A cura di Giuseppe D’Ambrosio Angelillo

In una realtà decadente, grottesca e surreale, Majakovskij decide di proclamarsi re delle arti, di folli e mendicanti, abbandonando però da subito il nuovo posto…

[…] io, forse, sono l’ultimo poeta. Ve ne siete accorti: penzola nei viali petrosi il volto striato della noia impiccata […] (p. 3)
Io sono un temerario, nelle mie palpebre porto l’odio per i raggi diurni; con l’anima tesa, come i nervi di un cavo elettrico, io sono lo zar delle lampade! (pp. 4-5)
Egregi signori, rammentatemi l’anima, affinché non possa stillarne il vuoto. (p. 7)
Spezzate il fondo ai barili dell’odio, visto che io trangugio il selciato torrido dei pensieri. Oggi nel clamore del vostro brindisi mi incoronerò con la mia follia. (p. 8)
[…]oggi attizzerò un festino universale con questi ricchi e variegati mendicanti. (p. 9)
Ma la mia tristezza fiorisce, imperscrutabile e angosciante, come una lacrima sul muso di un cane che piange. (p. 14)
Ora, figli miei, vi ammaestrerò, rigoroso e inflessibile. Tutti voi, uomini, siete solamente sonagli sul copricapo di Dio. (p. 16)
Io sono un poeta, ho eliminato la differenza tra volti familiari ed estranei. (p. 18)
Stufo di veder versare lacrime ai propri sudditi, proclama: “ma io che ci faccio con questo dolore?” (p. 40)
Ecco, anche oggi me ne andrò per la città, abbandonando l’anima lembo a lembo sulle lance delle case. (p. 42)
Mi trascinerò alla meta spossato, nell’ultimo tormento lancerò la vostra goccia di pianto all’oscuro iddio delle tempeste, allo zampillo di fedi bestiali. (p. 43)