UMBERTO BOCCIONI – DIARI ABSCONDITA

UMBERTO BOCCIONI – DIARI
ABSCONDITA – Collana CARTE D’ARTISTI – 2003

A CURA DI Gabriella Milia

DIARI p. 9

PRIMO TACCUINO (6 GENNAIO – 12 SETTEMBRE 1907) p. 11

19 febbraio 1907

Questa mattina, a letto, leggendo Carducci, ed osservando la sua lenta e meravigliosa evoluzione poetica pensavo alla mia miseria, alla mia mancanza di visione netta, di metodo, di tutto. Poi ho sperato che questo studio sparso oggettivo disordinato possa essere una preparazione. All’ideale d’arte che si va per quanto ancora debolmente maturando in me. (pp. 13-14)

9 marzo 1907

Ho letto che una caratteristica nei sofferenti di nevrosi è la fobia dei contatti e dei rapporti… (p. 14)
14 marzo 1907
Le solite linee mi stancano, mi nauseano sono stufo di campi e di casette. […]
Sento che voglio dipingere il nuovo, il frutto del nostro tempo industriale. Sono nauseato di vecchi muri, di vecchi palazzi, di vecchi motivi di reminiscenze: voglio avere sott’occhio la vita di oggi. […]
Voglio del nuovo, dell’espressivo, del formidabile![…]
Tutto il passato, meravigliosamente grande, m’opprime io voglio del nuovo! (p. 14)
L’epoca nostra febbrile fa vecchio e in disuso quello che è stato fatto ieri. Cosa può inspirare se non della semplice tecnica un ambiente che non vive d’oggi? In Italia mi sembra tutto in disuso: un enorme museo per le cose d’arte, un’enorme bottega da rigattiere per quelle d’uso.
Le vie, le linee, le persone, i sentimenti sentono di ieri con l’aggravante dell’odore indefinibile dell’oggi. Noi viviamo in un sogno storico. (p. 15)

25 marzo 907

Or ora ho pensato quale cosa meravigliosa sono e saranno le religioni. La religione mi sembra la espressione più profonda dell’aspirazione e della perplessità umana di fronte all’infinito. E pensare che ho sempre combattuto la religione cattolica. (p. 16)
28 marzo 1907

Sogno di dare ai miei quadri la forza suscitatrice della Musica Accennare con la forma ai voli dell’anima. (p. 17)

28 maggio

…mi spiego ora la mia gentilezza e docilità verso esseri insignificanti. La paura della miseria assoluta e conseguente prostituzione artistica e la speranza di aiuto mi fanno sembrare contento di compagnie stupide. (p. 24)
10 giugno
Ma comincia a dubitare di me orribilmente. Mi sento debolissimo e il contatto degli amici mi scoraggia. La discussione mi prostra perché l’obbiezione mi lascia perplesso. È orribile e stupido. (p. 26)
[cita Wagner]Credo di essere forte invece sotto la prima pelle c’è in me un’incertezza terribile. Perché l’obbiezioni degli amici mi devono scoraggiare? (p. 26)
13 giugno 907
Sono scoraggiato. La paura continua che mi tiene è di appartenere a una razza che fatalmente deve stare in seconda linea perché ha molto e meravigliosamente agito. […]
I barbari comandano e noi siamo detronizzati tutto tutto va verso il Nord. Con il Nord è venuto il positivismo e l’analisi che hanno ucciso i sogni fioriti della latinità. (pp. 26-27)
15 giugno
Non è accordato a nessun mortale vivere secondo il suo essere superiore; tutta la sua esistenza riposa in realtà sopra una lotta continua con le condizioni inferiori delle possibilità di questa esistenza. (p. 27)
15 giugno 907
L’idea è sublime lontana, sta sopra e al di fuori della nostra esperienza. Nell’opera d’arte i particolari veristici dirò così, così non sono altro che il punto di contatto, il ponte che l’artista mette tra la sua idea e il mondo. (p. 27)
16 giugno
Ieri s’è ucciso a 39 anni Giuseppe Pelizza da Volpedo. S’è impiccato dopo un mese dalla morte della moglie evidentemente vinto da tale scomparsa! Io ne sono stato sbalordito tutto il giorno. (p. 28)
Giovedì 4 luglio (S. Salvatore)
In qualunque modo la vita mi pare sciupata quando non è vissuta intensamente. (p. 29)
Venerdì 5 luglio
Sogno dei paesi completi, moderni energici lontani da tutto questo antichismo che schiaccia. (p. 30)
Domenica 7 luglio
Sempre più mi accorgo che il difetto organico dell’Arte Moderna è la mancanza di universalità o almeno così chiamo io quel senso di poesia che domina le opere antiche e che fa sì che il canto dell’artista si allarghi sempre con amorosa esaltazione su tutto il creato. L’enorme analisi che il nostro secolo ha fatto ci ha rinnovati creando degli specialisti. (p. 30)
Mi si sviluppa sempre più la capacità alla solitudine; la compagnia e il passeggio mi tediano. O lavorare o leggere. Ma quando ho lavorato mi è impossibile non continuare l’idillio con gli utensili e gli oggetti della mia Arte adorata. Preferisco al leggere stare in mezzo ai miei arnesi pulire, raschiare, ordinare, preparare… Affilare le armi!!… E poi cosa sarà? Riuscirò? Sarò e farò qualche cosa. (p. 33)
È buono ch’io non senta in me né il desiderio né la facoltà di amare?
È buono che non senta nel mondo nessun legame nessun affetto assolutamente, salvo molto (il massimo ch’io possa) per mia Madre e mia Sorella?
È buono il desiderio di restar solo? Sono abbastanza profondo per viver solo o ho paura della forza degli altri? Perché fuggo gli artisti e gli altri che sembra lottino come me? (p. 34)
Salò, 4 settembre 907
Mi sento vuoto pieno di noia, pieno di desideri. Tutto mi sembra inferiore a quello che voglio. E sono circondato dalla volgarità più grossolana. (p. 39)
SECONDO TACCUINO
(12 settembre – 30 dicembre 1907) p. 45
L’arte non è finita come i sentimentali vaporosi gridano; si trasforma. L’umanità cammina e cambia profondamente come l’uomo dal fanciullo. Un uomo di genio s’intende e l’umanità è un genio universale divino. Ora il grande cuore e la gran mente dell’umanità va verso una virilità che è fatta di precisione e di esattezza e di positivismo. È la poesia della retta e del calcolo. Tutto diventa rettangolare, quadrato, pentagonale, ecc. in tutte le funzioni della vita riscontro questo. Mi sembra che tutto vada o verso il decisamente finito o l’infinito. Mezzi termini o nebbie non appagano più. […]
È impossibile che l’era dell’arte sia finita e che sia cominciata quella della scienza. Che l’umanità non abbia più bisogno di canto. C’è sempre un’infinita gioia e un infinito dolore che ride e piange. Quale sarà la formula che darà l’ispirazione umana? (pp. 48-49)
Oggi pensavo con gioia e spiegavo la mia avversione a tutto quello che in arte si manifesta nebbioso e disordinato. Mi sembra che il mio temperamento fatto di precisione e di scrupolo sia più concorde con la poesia matematica e di scrupolo sia più concorde con la poesia matematica e d’acciaio dell’umanità d’oggi. Sento nel mio lavoro il bisogno della geometria; di rendermi conto; di calcolare; di presentare un insieme magari rigido ma ordinato e limpido. È inutile sento così e continuerò così. […]
Dunque io sono un volgare bruto. Eppure voglio sempre più da oggi amare bene mangiare e digerire meglio, respirare a pieni polmoni con i muscoli forti vibranti e il sorriso su le labbra. Mi piace il buon vino, il buon pane e i begli oggetti le belle donne e i begli animali. E io ho il diritto di dir questo perché io a 25 anni posso ancora passare due ore con affetto con una donna che da 12 anni possiede la mia amicizia. Domani mattina vado con Lei a vedere le Gallerie. (p. 49)
24 settembre
Ho seguito in questi giorni lo svolgersi della lotta tra il Vaticano e il Modernismo. Dico Vaticano perché mi sembra che il nemico sia lì e non nei cattolici. […]
Il Vaticano mi sembra molto bello nella sua lotta per la vita. il colosso che si scuote e cerca difendersi dai colpi terribili di chi è nato da lui: è magnifico. Quanti roghi per l’Europa se non fosse passato il tempo.
Pure dal punto di vista cattolico è logico. Il concetto di autorità deve vincere o morire. Gli adattamenti sono impossibili. […]
Sono due fatalità che cozzano. Naturalmente soccomberà il Vaticano.
Da questa lotta sono passato all’arte ed ho veduto lo stesso fenomeno. Bisogna ritornare alla fede sincera dei primitivi facendo tesoro della cultura moderna. (p. 52)

Milano, 12 ottobre 907
Ho visto una fotografia che gareggiava con qualunque altro quadro. La meccanica fa tali passi nella riproduzione del vero che all’uomo non resta che lo spirito. Tutto va verso lo spirito. (p. 55)
Domenica, 21 dicembre
Leggo Muntz un libro sul Rinascimento. Le parole che dice su Leonardo Michelangelo Bramante Raffaello mi fanno scomparire come la neve al sole. Come posso credermi qualche cosa davanti a simili giganti?
Sebbene per me Dio sia la Natura con le sue forme e colori pure mi sembra d’essere un pretino che si paragona a Dio perché comincia a balbettare una messa!… […]
Essere un carattere avere la forza di vivere senza amici soli col proprio ideale: ecco la libertà vantata… a questo si oppongono le convenzioni umane il rispetto ai parenti la famiglia… La vera Libertà al di sopra di tutte le miserie. (p. 63)

TERZO TACCUINO
(2 GENNAIO – 24 AGOSTO 1908) p. 65
13 gennaio 908
Intanto non lavoro, non penso, non leggo, e sono un nulla.[…]
Forse se quello che faccio servisse a qualc’uno o a un individuo a una comunità, ad una città, una nazione, alla umanità… non so, forse sarei un po’ sollevato ma così, ignorante, solo, sconosciuto, è imbecille e maialesco il vivere. Mi sembra d’essere un bruto della scala più bassa. (p. 70)
13 febbraio 1908
L’arte, la vita, tutto! Sento sempre più l’impossibilità di vivere in contatto con il mondo.[…]
Mi sembra che tutto sia ruvido e la mia sensibilità si ferisce da per tutto. Tutto e tutti mi umiliano, mi calpestano o per lo meno mi deridono. (p. 72)
Trovo tutti con delle frasi e delle idee fatte, dure, stupide e cattive. (p. 73)
La sicurezza di vivere della maggioranza mi sgomenta. […]
Come fanno a consumare la loro giornata senza sentire in sé qualche cosa di terribile, di vuoto, d’inutile? Hanno mai girato gli occhi intorno? Hanno mai pensato seriamente a qualche cosa? Si sono mai fermati davanti all’acqua, davanti all’erba, davanti agli animali? (p. 74)
E chiudo se no cascherei di nuovo a parlare del fuoco che mi perseguita. Non mi vedo attaccato a nulla. Non costruisco nulla! (p. 79)
17 marzo 1908
Giravo come ebete! Guardavo qua e là e mi sentivo e mi sentivo orribilmente solo, sfiduciato. Tutto si muoveva intorno a me attivo, fresco, vivace ed io avevo la morte in me. Tutta la mia voglia la mia energia la mia giovinezza rimaneva lì oziosa nella mattinata fresca e limpida. (p. 87)
18 marzo 1908
Cosa, come, perché? Lo confesso solo a me stesso: sono stufo della vita. non ci vedo uno scopo. Non mi attira nulla e mi sento incapace a godere di qualche cosa. È il primo tempo che vivo in solitudine. (p. 90)
22 marzo 908
E pensando nella relativa solitudine in cui mi trovo sento in un altro modo o meglio mi ritorna con più ordine l’ideale d’amore e di purezza che ho sempre sentito in fondo a me. Quello che sento in me è una religiosità sempre più profonda un intenerimento e un desiderio di alleggerirmi e innalzarmi.
Certo mi vado cambiando e questo lo devo alla mia solitudine che fa sì ch’io ritrovi me stesso. Tra qualche tempo avrò vinto molte basse abitudini che rompono la musicale armonia che deve tessere la mia esistenza d’uomo. (p. 93)
31 marzo 1908
Dopo avere abolito il fumo, il vino, e il più possibile la donna da oggi mi proverò sempre più nel Vegetarismo. Ne sono convinto come d’una nutrizione d’uomo superiore. A confortare e spiegare quello che pensavo sull’osceno spettacolo delle carni macellate ho letto questo di Leonardo: “Verrà un tempo in cui la gente si accontenterà, al pari di me, di una nutrizione di vegetali, in quanto l’uccisione degli animali sarà considerata alla stregua dell’omicidio”. Non potrebbe essere profezia più vera e più grande. E questo di Lamartine: “Verrà tempo in cui agli uomini ripugnerà l’uso delle carni animali, come ora ripugna loro l’uso della carne umana”. (pp. 98-99)

1 aprile 1908
È orribile! Quando faccio una cosa mi sembra di andare a portare un manoscritto indiano a un eschimese o viceversa. (p. 100)
12 aprile
La donna non è che uno strumento (e così l’uomo) per conoscere o avvicinarsi a Dio per mezzo dell’amore. […]
All’uomo è dato solo lo approssimarsi mai il raggiungere. Bisogna dunque essere tanto saggi da accontentarsi e godere nella donna quella minima parte che noi vediamo approssimarsi al nostro sogno. (102)
25 aprile 1908
Lo studio costante del vero, la coscienza della mia inferiorità nel riprodurlo in confronto a come lo vedo, il non aver mai lavorato di fantasia fanno sì che le poche idee venutemi sono rimaste lettera morta per la paura di eseguire male. L’incertezza più grande mi domina: se vedo un soggetto come m’è accaduto per il Giardino chiuso non so come eseguirlo: ad olio? A penna? A pastello?… Si potrebbe essere più meschini? È il terrore della materia che mi soffoca. (p. 105)

DIARIO DI GUERRA
(7 agosto – 27 ottobre 1915) p. 119
18 settembre
Non trovo ancora la mia libertà. Gli uomini mi opprimono le convenienze le abitudini la noia.
La mia vita interna è guastata dalle sassate che vi gettano gli altri.
Tutto quello che dicono gli altri è stupido pur essendo importantissimo. (p. 121)

13 ottobre
Battaglia cannone austriaco italiano mitragliatrici fucileria impressione di assalti invisibili magnifico. (p. 122)
NOTE p. 135
IL CAMMINO ACCELERATO DI BOCCIONI
Di Gabriella Di Milia p. 141
APPENDICE ICONOGRAFICA p. 159