THIERRY METZ – L’UOMO CHE PENDE


THIERRY METZ – L’UOMO CHE PENDE
VIA DEL VENTO EDIZIONI – Collana OCRA GIALLA n. 24 – 2001

A CURA DI Michel Rouan e Loriano Gonfiantini

Copia n. 291 di 2000

I – CENTRO OSPEDALIERO DI CADILLAC IN GIRONDA, PADIGLIONE CHARCOT. OTTOBRE 1996

1
È l’alcol. Sono qui per svezzarmi, ridiventare un uomo di acqua e di tè.[…] Devo uccidere qualcuno dentro di me, anche se non sono troppo sicuro di farcela. […]

2
Assottigliarsi.
Emaciare il testo il più possibile. (p. 3)

9
Che solo passino le ore.
Per ammucchiarle.
Per conservare la domanda.
Liberarla dalle risposte. (p. 5)

11
[…]
Camminare, sempre. Senza allontanarsi. Essere quel che è qui, che viene e riviene, che non va da nessuna parte. Magro e stanco. Come se tutto l’aspettasse, gli esseri e le cose, per passare. Fino alla morte. (p. 6)

17
[…]
Denis è esile ma mangia di continuo. Di tutto. Soprattutto biscotti. È come se, talvolta, nutrisse qualcun altro. Come se la sua fame fosse la fame di un altro, come la ricerca di un altro. Di lui, affamato, sempre. Tutto qul che dice non è che la ricerca di questo nutrimento. (pp. 7-8)

II – GENNAIO 1997. RITORNO A CENTRO OSPEDALIERO SPECIALIZZATO DI CADILLAC. PADIGLIONE CHARCOT. (p. 18)

72
[…] Solo gli orologi hanno il tempo di avere tempo. (p. 22)

87
[…]
Pregustare di marcire su un mucchio di foglie morte.
Eppure si aveva da fare.
Era una volta…

90
[…]
Non si è mosso niente.
Il muro è intatto. Il muratore è legato solo a ciò che fa. E che regge. Velato dalla morte. Che ogni presenza ci vela.

NOTA AL TESTO
Di Michel Rouan p. 27