DANTE VIRGILI – LA DISTRUZIONE

DANTE VIRGILI – LA DISTRUZIONE
OFFTOPICLIBRI – 2015

LA DISTRUZIONE SALVATA
Di Gerardo Colombo e Andrea Lombardi p.5

 

LA DISTRUZIONE p.9

SABATO p.11

I p.13

In un afoso sabato mattina  dell’agosto 1956, il protagonista, un quarantenne correttore di bozze per un giornale di modesta importanza, si sveglia prendendo a poco a poco coscienza di sé. Ma una sgradevole sensazione in breve lo inquieta… Si veste… colpa della coscienza quel senso di malessere… impulsi di suicidio repressi… disadattato nella decadente società contemporanea, frustrato da uno squallido e monotono lavoro mal remunerato… lontano dalla vitalità provata nel periodo bellico, lui cresciuto a Berlino durante l’ascesa del nazismo e arruolatosi nelle Waffen-SS straniere… Una sfogliata al libro in lettura… la consapevolezza di dover uccidere per vendicare…

Chi sono io perché sono qui[…]
 Tutti gli oggetti mi appaiono informi nella penombra. Una sensazione sgradevole m’investe all’improvviso dove devo es­sere più tardi come il passaggio di una lama sul vetro. Ma non ne ho del tutto coscienza. Giro di nuovo il capo, le pareti man­dano calore. La mente in zone leggere rarefatte. […]
La coscienza è una mutilazione. Guardo ver­so la finestra. Evitare di avvicinarsi. L’improvviso desiderio.
Frequente. Intenso ora. Gridare urlare. Voglia di. Gettarsi nel vuoto. Uccidersi. Farla finita finalmente. Mi scuoto devo atten­dere. Un molle sudore mi bagna le palme, il cuore mi pulsa in gola. (p.13)

II p.15

Esce… apparentemente in fermento la città, mentre profetiche parole di distruzione si alternano nella sua mente… E la guerra che forse a breve scoppierà per via della crisi di Suez… Alla lavanderia di Laura telefona… Eva gli chiede cinquantamilalire per la rata della lavatrice, lui rifiuta il prestito… Del resto di soldi non ne ha neanche per sé… Alle 20 in redazione, gli dice Beltrami… Ancora immagini di distruzione nella sua mente, poi saluta e se ne va…

un lampo
solo un breve lampo
come se il sole scoppiasse
una vampa bianca
che spacca il cielo
un bagliore abbacinante
un’onda di fuoco
che carbonizza milioni di umani
un nudo deserto di ceneri
“Vi saluto. Grazie per la telefonata”. (p.17)

III p.18

Poco dopo eccolo alla sede del giornale, Il Mattino, dove presta servizio come correttore di bozze, sempre a corto di soldi per via dell’infima paga… flusso ininterrotto di pensieri mentre leggono articoli concernenti per lo più la crisi di Suez… sarebbe bello se sfociasse in un conflitto atomico, pensa… E ancora… memorie del periodo bellico… la sua militanza nelle SS nel norditalia… i discorsi di Hitler… che incanto ascoltarlo da bambino a Berlino… L’agognata distruzione del genere umano… Ricordi di esperienze sadiche… Bianca… I bombardamenti di Amburgo, di Dresda che ai suoi occhi meritano vendetta… Il nucleare… con esso tutto potrà scomparire…

Di nuovo la speranza. Meglio sarebbe che. Russi e yankees sterminati a vicenda. (p.24)

Gli effetti genetici non m’interessano, sono proiettati in un fu­turo remoto, lo non ci sarò più. Dopo una parvenza di vita sa­rebbe potuto andare diversamente marcisco nella terra. La sor­te di un’umanità sopravvissuta fra cinquant’anni sfugge al mio pensiero. Ciò che conta è ora, domani. (p.26)

Durante la pausa, con la scusa di andare a prendere da bere per tutti, ne approfitta per salire al piano dove lavora la stenografa Laura…
Col collega Abelardo uno scambio di vedute sul matrimonio e il far figli…

IV p.29

Un figlio… assurdo pensare di generarne in un mondo decadente come l’attuale…

Apro la porta. Un figlio. Che non veda la luce del giorno. E il volto degli uomini. Ripercorro il ballatoio. La morte del celibe, sciocchezze, lo perderò la vita in un grande gesto. Massacri gioiosi. Sopportano ogni costrizione coniugale. Animali da so­ma. Non voglio trasformarmi in un asino familiare Abelardo. […]
Occorrono ragioni per la sua esistenza, io sono senza storia. Sua moglie lo chiama merluzzo. (p.29)

Ordinate cinque birre a Vladovich, eccolo andare in cerca di Carla Zini che, impegnata, lo raggiunge poco dopo… La donna gli nega però un appuntamento… per l’ennesima volta… troppo poco attraente e, soprattutto, privo di soldi… Ormai scesa la sera, fa un breve giro in strada prima di rientrare in ufficio…

….Il sangue alla testa la collera scorre in me turbinando scendo velocemente arrivo in strada ne percorro un buon tratto respiro l’aria fredda della sera ho l’illusione di scrollarmi di dos­so il disgusto l’ira ma il tremito non mi lascia mi ha afferrato ovunque anche alle labbra ora serpeggia come continue vibra­zioni
Anni prima. Attraverso di nuovo il ballatoio. Proseguo lungo la via cammino rapido lungo i muri sotto i tetti spioventi il tremito non cessa poi non bado più nemmeno alla pioggia quasi senzaavvedermene mi porto in mezzo alla strada sul capo scoperto raffiche gelate l’acqua mi penetra nelle scarpe tagliate nella pel­le smangiate nei tacchi mi sento a poco a poco grondante come un cane uscito da un pantano, vecchia sensazione di sudicia animalità mi chiedo dove sto andando (p.32)

Tra battute e bozze da correggere scorre il tempo… ininterrotto il flusso di pensieri nella sua mente… ricordi, fantasie…

Da anni intontito da questo grigio ammasso di piombo. Un’alienazione persecutoria non dovevo nascere. Riprendere in mano il mitra. Presto. Altra bozza. Titoli. (p.35)

Va in estasi al ricordo dell’adunata nazista di Norimberga dove, condottovi dal padre ancora adolescente, vede e ascolta per la prima volta Hitler…

Mi vennero i brividi. Allucinato ero. Migliaia e migliaia di camicie brune schierate in file simmetriche. Le future Schutzstaffeln. Silenzio agghiacciante. D’un tratto un ordine. Gli scuri stendardi si levarono in alto con un sol gesto. Poi da un’immensa piatta­ forma di cemento avanzò verso il podio. Allora lo vidi. Calmo severo sullo sfondo un’enorme croce gammata LO VIDI
Sento il cuore accelerare i battiti, il sudore m’invade tutto il corpo. Scorgo confusamente le lettere. (p.36)

L’agonia del bigio lavoro ha infine termine…

Libero da questa prigione. (p.37)

V p.38

Uscito dal giornale, prova a concentrarsi su un articolo seduto al tavolo di un bar ma, febbricitante ed esaurito, poco dopo smette…

Mi allontano gettando un’ultima occhiata indietro, mi sforzo di studiare al tavolo ma sono incapace di connettere non ho più rapporto con ciò che leggo mi sento come sospeso nel vuoto a tratti ho degli slittamenti il mio scheletro rivestito di carne sciolto da ogni energia, ero esaurito senza dubbio. Ammalato. (p.39)

Cammina per i vicoli… ripensa alle violenze commesse anni addietro su una coppietta con l’amico Giorgio… Poi gli sembra di vedere Carla salire sull’auto del nuovo collega, Stramegna… solite fantasie di olocausto nucleare…

…il sole manda bagliori. Vedo le persone in un colore trasparente, alterate nel loro volume mobili e liquide. (p.43)

Mangia e beve in un ristorante rimuginando su altra violenza, sognando di compierne ancora e la vendetta che i Tedeschi dovrebbero volere…

Con quale intensità si può ricordare il passato l’allucinazione del riviverlo come fosse presente. La natura chimica della memoria, sostanze di tipo proteico. (p.44)

I loro incapaci governanti. Inculcare nel cranio l’ossessione della vendetta. (p.45)

Eccolo infine a casa con la quasi certezza dell’ennesima notte insonne…

VI p.46

La posta sul tavolo… libri e giornali in tedesco… traduzioni da fare per il direttore… la depressione per una nuova notte insonne riempita da soli pensieri di morte e distruzione a placare l’inquieto animo…

Rientrando in camera apro la finestra. La luna. Case alte e strette addossate le une alle altre. Un groviglio di balconi tetti gremiti di comignoli. Migliaia di umani. E prolificano lì asserra­gliati. Rinnovano la vita. Pazzesco. […]
Per non essere definitivamente sconfitti. La distruzione del  tempo presente dell’ora. Dopo, questo tempo non esiste più. (p.46)
Il sangue mi gonfia le arterie batte alle tempie. Sempre così, una disperata tensione verso la guerra. Non c’è liberazione an­che lo volessi. Non lo voglio. Mi vedo illuminarmi di beatitudine versare lacrime di gioia quando il lampo atomico rovine fumanti. […]
Un miliardo di cadaveri sì. Siedo sulla sponda, i gomiti sulle ginocchia il capo fra le mani.
Immobile. Silenzio. Assoluto. Perfetto. Che meraviglioso silen­zio. Ora pare che nulla esista più la vita si è spenta. L’esistenza è di troppo. Ripugnante. Nella solitudine del deserto atomico […] (p.47)

La mia sensibilità è divenuta più acuta, un nulla e nasce il ricordo. Stanotte il fronte non si é ancora creato non vi saranno più fronti eh il fallout. Gli artigli mostruosi dello spostamento d’aria. Ombre di esseri viventi carbonizzati nel fuoco del lampo atomico. I contorni di una mano di una testa su un pezzo di maceria. Superficie liscia ombre ben conservate ah ah. L’ombrello a fungo sopra le metropoli. L’immensa fiammata di luce giallobiancastra 2.000 gradi di CALORE. Arsi vivi. Le carni si liquefanno cadono a brandelli. Il suono delle ossa che si spezzano. La tempesta di fuoco. E stavolta non soltanto sulle città tedesche. Die Rache der eingesturzten Tempel. La GIOIA per le città americane incenerite, finora invulnerabili. Anche le pietre piangono e sanguinano un momento della fine del mon­do. Montagne di cadaveri bruciano er ist geràcht GERÀCHT. (p.48)

Mi agito nel letto mi giro sulla schiena non riesco a dormire il delirio della memoria se potessi dormire […] (p.50)

Ripensa infine a Bianca, conosciuta durante l’esperienza nelle SS, alternandone la memoria ai sogni di distruzione purificatrice…

E LA FIAMMA GIGANTESCA SI ESTENDE SU TUTTA L’EUROPA la sudicia Europa città dilaniate incenerite cento milioni di corpi duecento milioni miliardi di frammenti di pietra miliardi di cumuli di pietra
mi occorre un miliardo di cadaveri l’Europa esplode in neri grumi di città mi alzo a sedere sul letto con uno strozzato grido di trionfo l’Europa si disintegra in montagne di macerie mari dilava contemplo lo spezzone fumante di un’Europa arsa dal fuo­co Tu sei VENDICATO il cuore subisce come un arresto mi duole per eccesso di gioia
torno a distendermi rido sommessamente dopo undici anni non più notti agitate l’avrei amata se avessi potuto ora gli occhi cominciano a chiudersi la prima riga bianca del giorno si delinea il cuore mi batte calmo misurato scivolo in una dolce incoscien­za la distruzione totale riscatta le angosce del passato e la Sua morte l’Europa torna dopo secoli di storia in cui io non fui ma avrei potuto essere all’alba dell’esistenza umana uomini accer­chiati dal terrore risospinti nelle caverne un lunare mondo de­serto o popolato .da mostri l’avrei amata se. (p.52)

DOMENICA p.53

I p.55

Il risveglio dal breve sonno, momento di quiete prima del malessere alla ripresa della propria identità. Le grida del litigio mattutino tra madre e figlia nell’appartamento a fianco… Le grandi idee di Hitler…

Emergo con lentezza questi istanti che precedono il risve­glio. Potrei essere un altro essere altrove. Vivere in un anonimo momento del passato. Un poco di luce filtra. Ondeggio per qualche secondo in questa dimensione. Un prodotto biologico senza legami senza ricordi. Il mio benessere ora è grande ma basta riaffiori il senso della mia identità e soffro di nuovo. […]
Ragiono ancora in termini umani, un vizio dal quale non riesco a liberarmi. Diffidare del linguaggio, forse creare un nuovo linguaggio una nuova dimen­sione. Abolire l’umano l’uomo è qualcosa che bisogna superare diceva. (p.55)

Il pensiero della distruzione, mentre avanza per le strade… ancora ricordi del periodo bellico…

Riscattare le rinunce, quante gioie perdute. Moriremo con onore sterminando. (p.56)

Crepitarono in tutta Europa. Ma non piove sull’Europa lo stock atomico. Morte quasi tutte le civiltà conosciute con la guerra, finalmente la civiltà meccanica distrutta. Il sole manda intense onde di calore, nelle pupille l’abbagliamento. E calore sale su dalla terra. Questa schizofrenia tecnologica. Mi avvio a piedi verso il ristorante. Dicono che potrebbe estinguersi la spe­cie umana. Non credo, un miliardo di cadaveri due miliardi sì. La strada è quasi deserta. Qualcuno resta sempre gli bibakusha per ricominciare. È dura a scomparire la fottuta umanità. Poi per quale ragione dovrebbe, verrà il giorno in cui il globo sarà inabi­tabile, un gigantesco frigorifero. Allora la specie si estinguerà. La certezza dell’estinzione definitiva gut. Il capo mi brucia, devo tenere gli occhi bassi a terra. Sono in una di quelle mie ore de­moniache che non possono essere placate se non dalla stra­ge… sì meglio una ricaduta un ritorno all’elementarità della vita. (p.57)

Al ristorante ripensa al vano ed erroneo tentativo di Hitler di convincere gli inglesi ad allearsi, il suo non annientarli… il tutto mentre è costretto a sorbirsi le ciance in sottofondo di un altro cliente  che si lamenta degli incidenti d’auto. Giunge poi Gianna, una divorziata che si lascia continuamente con il violento amante… Prova con lei che, però, cerca qualcuno danaroso che possa garantirle un’agiata vita… Ancora i discorsi di Hitler… risparmiare un milione e andare a Berlino…

In seguito si sarà flagellato per non avere voluto la distruzione di. Ma tant’è. Un complesso d’inferiorità nei confronti degli inglesi. Un misto d’amore e d’odio. Fregato. Bisogna soltanto odiare. Se non ritiro dalla banca il denaro. Impossibile. Risparmiare un milione, poi a Berlino. (p.63)

Poi se ne va dopo essersi congedato dalla donna…

II p.65

Nel caldo afoso raggiunge il bar con nella mente i soliti ricordi e fantasie sessuali, distruttive e approvazione dei progetti hitleriani… beve… guarda Graziano e gli altri giocare a biliardo… ancora ricordi di guerra… prospettive di sesso voyeuristico con coppie di giovani ragazze… Se ne va… rincasa semisbronzo abbandonandosi sul letto alla solita commistione di ricordi e fantasie erotiche, episodi di guerra e sogni di distruzione…

[…]presto preparerò una pic­cola strage concepita come un’operazione militare uccidere e
morire la SOLA dignità […] (p.72)

III p.73

Dopo una sola ora di sonno eccolo nuovamente sveglio…

Sudato. Guardo l’orologio, ho dormito un’ora. Tempo di le­varsi basta con le fantasie. […] Un volto che lentamente si trasforma. Fino a comporne un altro che neppure io riconosco più. L’usura delle cellule. Ri­nunciare a imputridire essere arbitri della propria fine. Non deboli dinanzi alla morte, anche quando da astratta si fa VERA. Mi asciugo. L’eroismo sta nel perdurare.[…]
Ora la distruzione non può essere che fine a se stessa. Resto immobile. Le traduzioni, gliel’ho promesse. (p.73)

Ricordi del periodo bellico… di Bianca… Al lavoro su un articolo… di nuovo a casa la sera… caldo torrido… soliti ricordi… la redazione di un articolo sulla fine di Rohm… Fantasia di bombe atomiche su New York e altre città statunitensi…

Come se fossero vittime solo i morti gassati non quelli arsi con le bombe al fosforo. E gli atomizzati in Giappone. Già, non fu un crimine. Ma quei lanci si ritorceranno presto su loro, eh eh ALTRE Enola Gay. Mi lecco le labbra pensando all’ammasso di pietre cui si ridurranno le loro città. Colonne di fuoco alte come i grattacieli torri crollanti in un orizzonte sconvolto il cielo brucia sopra New York Broadway Manhattan Fifth Avenue i quartieri dei ricchi CHI­CAGO le zone delle fabbriche il centro Montrose Hide Park mu­tati in magma ardente mai il loro suolo fu devastato urla racca­priccianti torme impazzite corpi a brandelli spoglie orride ATOMTOD la guerra è giusta dispensiera di vendetta (p.78)

Ancora al lavoro su libri in tedesco… memorie di Bianca… il rammarico per la fine di Hitler…

La discesa agli inferi è iniziata. Il condominio russoamericano, lo sono L’ULTIMA SPERANZA D’EUROPA. Il capo carismatico, solo quando tornerà a credere in lui il popolo tedesco ritroverà la sua forza. Lo plasmò. Un’unica grande pulsazione non più una semplice massa. A Berlino ne ebbi la prova. Un mistico austero ma uno straordinario senso del reale. La liberazione dalla tirannide del corpo giova all’elevazione dell’uomo. (p.81)

IV p.83

Più tardi, passando davanti al bar, scorge Graziano intento a giocare a carte. Gli ha promesso un incontro con due ragazze da Anna Kaus, e così eccolo recarsi dalla donna per prendere appuntamento. Si conoscono dai tempi della guerra… Soliti ricordi del passato… Anna, la bomba al ristorante… Mentre lascia la casa d’appuntamenti, Dora lo convince a fermarsi un po’ facendogli spendere i pochi soldi che ha con sé… Più tardi al parco osserva i passanti andandosene dopo aver regalato una banconota a una povera vecchia seduta sulla panchina di fianco alla sua…

La purezza di ciò che mi attornia, non c’è vita. La mia solitudine. Rovescio il capo, i balenìi del cielo. Poter essere a lungo così. Sordo a ogni richiamo salvo dal contagio del mon­do, fino alla morte. La pace nell’inorganico. Se mi uccido che succede nulla questo il peggio. (p.88)

Ricordi di guerra… fantasie di distruzione affollano come al solito la sua mente…

Rivederle. No. Non portarsi dietro nulla. Essere ogni giorno un uomo nuovo. A che prò. Tutto è finito. Un uomo nuovo, che stoltezza. Dovevo uccidermi allora. Come Liess­mann. Non intuii il dopo II mondo che verrà dopo il Fuhrer e il Nazionalsocialismo non sarà più degno di noi possa Dio darmi la forza di. Li avvelenò. Morire dignitosamente, non vivere altri vent’anni nell’ignominia nel silenzio. Decidere se la mia morte sarà solitaria o se rappresenterà un riscatto, alla luce con altri, in un gesto di sangue. Con loro potevo ora non più. (p.89)

Prosegue la camminata nel parco tra i soliti ricordi, ambizioni frustrate, voglie di distruzione…

Rinascere, un nuovo incanto. Liberarsi della propria scorza e del suo contenuto. Come all’alba dell’esisten­za. […] Ora sono pronto non c’è più nulla che mi leghi all’infuori della memoria strano come una vita passi senza lasciare traccia. (p.91)

Guarda le giovani donne che, senza soldi, non potrà mai avere se non rapendole e seviziandole… ancora ricordi di guerra incamminandosi verso casa…

La mia squallida vita. Ora mi avvio verso la morte silenziosamente. E avanzando nel tempo non si vedrà più un volto di donna. La guglia della chiesa. Morire senza. Senza avere goduto fino alla sazietà di quei corpi splendidi che sono nel mondo. Affascinanti, dal sorriso gioioso. Pronte a ogni compiacenza, Libere sensuali. Si trovano ovunque. Col denaro. A migliaia. A milioni. Una moltitudine. Una gamma senza fine. Di ogni tipo di ogni specie di ogni condizione. Devote miti. Non le raggiungerò mai. Non le conoscerò mai. Non le avrò mai. La bava mi s’insinua fra le labbra. Per mancanza di denaro. Non vi può essere felicità là dove non c’è den MORIRE SENZA II furore del san­gue mi bolle alle tempie[…]
Vado verso casa. Se alzo lo sguardo colgo la luminosità delle stelle. (p.95)

V p.96

Ripassa al bar, ma Graziano non c’è. In casa pensa al lavoro che lo attende l’indomani, unitamente alla comparsa nella mente dei soliti pensieri distruttivi…

Ho evitato la mediocrità. Moglie scialba prole male allevata. Accettando la pura sopravvivenza non mi sono compromesso. Vivendo in attesa della vendetta non mi sono alienato. Sono ancora IO. Dovrò soltanto eliminare alcuni. Più irriducibile e coerente che mai. L’orgoglio della mia integrità. In ultimo un conflitto nucleare mi salverà. È fatale che scoppi prima o poi. DEVE scoppiare. Si strazieranno a vicenda bruceranno vivi nel loro calderone da streghe. Si macereranno in un’orgia di fuoco. La fissione di un chilogrammo d’uranio Bomba H. Pari a tutte le bombe esplose sulla Ger. Mi farò gras­se risate. Dieci minuti prima di morire. Morire ridendo.(p.97)

Non riuscirà a dormire neanche con la pillola che inghiotte… ricordi d’infanzia…

 Stagioni anni si mescolano. Le torme abituali del tempo si confondono. In un’onda alle mie spalle. Si fondono. In un passato senza estensione. In un presente Una corrente d’infinita noia. Vita morta. Fisso lo sguardo sulla pare­te. Nel tempo il mio corpo si consuma. Ho questa certezza. Mi corrompo mi sfaldo. Non c’è scampo. Con una guerra tornare nel tempo come se questi anni di pace non esistessero. (p.99)

Si corica tra i pensieri rapidi della sua febbricitante mente svegliandosi in piena notte… riparte il flusso, inarrestabile, dei ricordi di guerra, unico momento di vita vissuta… ma anche memorie di donne e di avventure amorose dai risvolti sadici…

LUNEDÌ p.105

I p.107

Risveglio… Ricordi di orge e di pratiche bisessuali… Hitler pugnace fino al suicidio… da vendicare con un olocausto atomico…

Logorato anche nelle ossa ma sussulta e ruggisce fino all’ultimo. Le lacrime negli occhi durante il commiato prima del suicidio. Sarà vendicato, i suoi nemici si annienteranno a vicen­da. Un rettile divorerà l’altro. Nazioni mature per il massacro popoli ridotti a mandrie selvagge. Vedere un giornale. Mi alzo (p.107)
E stasera al giornale. Mia madre, uno sbaglio lui dirige l’orchestra lei siede a bere il thè e io sono NATO. Per la­vorare. Tutto cominciò al San Pietro me lo dicevano una densa distesa di tavoli che si protendeva sulla strada non chiudeva mai. Le signore v’indugiavano dopo l’uscita dai teatri. Quarant’anni fa. E ora la sofferenza è mia. Che colpa ne avevo con quale diritto il loro piacere ha provocato la mia sofferenza. Non esistevo, come i miei figli. In bagno. Apro l’acqua del lavandino. (p.108)

Altre ore di un’inutile vita lo attendono… Più tardi giunge Graziano, giovane adepto per i suoi progetti sovversivi, che vuole vedere foto osé di ragazze lesbiche… Il dottore prova invano con lui delle avances… ma, con una rivista inglese in cui è ritratta una ragazza che fa da schiava a un’altra donna di fronte al di lei marito e in cambio di un set fotografico, il ragazzo si lascia infine toccare… Escono… lettura del giornale… niente notizie di guerra da Suez… soliti pensieri di morte e distruzione…

Basta con la legalità. Massacrare qualche centinaio di persone. Con pochi amici trasformerei questo centro. Dominare un’ora. Gemiti e urla. Il terrore della sorpresa poi corpi che crol­lano. Cadaveri una bella fioritura di cadaveri. Commandosuicida. Non abbiamo più nulla da perdere, è la fine la fine […] (p.117)

Verso mezzogiorno passa per un rapido saluto dall’avara zia Piera…

II p.122

Al ristorante incontra Gianna… solite ciance, poi lei lo invita a salire a bere  qualcosa… strano, pensa lui, che si sia invaghita?… ma la donna finisce per chiedergli dei soldi dopo qualche avances. Lui accetta iniziando a palpeggiarla, ma lei si nega schiaffeggiandolo. Potrebbe ucciderla, pensa, ma finisce per tentare di corromperla con cinquecentomila lire in cambio di due ore di sottomissione. Presa dal bisogno, Gianna accetta…

III p.131

Tornando verso casa pensa di aver sbagliato, dovrà ora rinunciare al viaggio a Berlino… Ma forse meglio togliersi uno sfizio prima di morire… Soliti ricordi di guerra, fantasie erotiche e di distruzione si accavallano nella sua mente…

[…] vampe devastanti diluvio luminoso la catastrofe nucleare selve di cadaveri l’incenerimento totale sì che lo sfe­roide terrestre si disintegri si sbricioli in polvere cosmica Cal­marmi. (p.133)

Nausea di me stesso. Non dovevo nascere. (p.134)

Preso il libretto per prelevare i soldi e fruste e corde da usare su Gianna, esce per andare in banca e poi al lavoro… Del resto, pensa camminando, forse Berlino lo deluderebbe, tanto mutata dai tempi della sua fanciullezza…

Salgo sull’autobus. Anche Berlino potrebbe deludermi. Una suora. Non la riconoscerei più, più niente ne resta divisa immiserita. Il Reichstag. Ammasso di rovine. Contaminerei l’immagi­ne limpida che ne conservo. Della sua capitale della sua rocca­forte centro d’Europa. Non c’è più grandezza. […] (p.134)

Ve­nire giudicato da un animale fatto a mia somiglianza ecco ciò che non potrei sopportare uomini e donne mi giudicano non vi sarebbe che una soluzione sterminarli. La condanna. Umani fra cui DONNE condizionano la mia vita ne dispongono hanno po­tere sulla mia persona. Sconvolgente. (p.135)

Preleva, poi si rifugia in un cinema per la pioggia… Stima per la politica di Hitler… la proiezione inizia… Poi esce, fermandosi in un caffè a leggere la lettera ricevuta dal Brasile dall’amico latitante Giorgio… Si avvia quindi verso l’ufficio tra i soliti pensieri di morte, ricordi di guerra ed erotici…

Dimentico che la vendetta è il fine della mia vita. Mi ritengo anch’io colpe­ vole mi giudico laido corrotto. Parlo di abiezione morale di altre sciocchezze. Come un desiderio di espiazione. A volte mi coglie l’idea di essere pazzo. Per lo più predomina un disgusto stabile inerte in cui si esaurisce ogni facoltà di sentire. Considero la mia vita conclusa desidero la non-esistenza. Ma l’odio per me e per gli altri non tarda a riaffiorare allora il mondo mi appare at­traverso una schiuma d’odio e di dolore. Imbocco la via verso la piazza, case alte e strette. (p.141)
La vita estirpare, distruggerne l’essenza. Una catastrofe che annulli l’universo. Uccidere la natura stessa. (p.143)

Fu denaro ben speso. Un amore distrutto, lo posso in­fliggere DOLORE. La sola forza che mi resti. La mia vendetta sarà alta e sanguinosa come quelli che mi circondano neppure suppongono. (p.146)

IV p.147

Al giornale separa i soldi estraendoli dalla borsa in cui li aveva riposti… quante soddisfazioni, pensa, potrebbe togliersi se fosse ricco…  Ancora ricordi del periodo delle SS… Monotonia dello squallido lavoro…

Anni di vita sintetizzati in questo insensato vaievieni col caldo col freddo senza una gioia. Angoscia mista a indifferenza. (p.151)

Poi un sussulto di gioia nell’apprendere che Carla e Stefanelli sono rimasti feriti in un incidente d’auto, lei che si era inventata una scusa per non uscire con lui… Tra letture di articoli di politica estera, soliti pensieri di morte e distruzione, ricordi bellici e fantasie erotiche si accavallano incessanti nella sua mente… con il mitra tra le braccia sì, che si sentiva vivo…

Morirei anche stanotte se prima potessi sterminare un po’ di gente. Salvare la propria dignità, si finisce per avere schifo di se stessi. La consapevolezza della propria inconsistenza cammini parli ma non esisti. Non ce più logica né giustificazione a continuare se si continua o no a vivere p e r qualche tempo è del tutto indifferente. Attraverso il ballatoio salgo le scale. Inutile preoc­cuparsi di sopravvivere se manca il meglio. Diverse le cose se avessimo vinto. Neppure questo è certo sebbene siano gli eventi a decidere dell’uomo. (p.155)

Sale per parlare con il direttore, l'”onorevole”, di Laurenti  affinché non sia licenziato… Nell’attesa si beve una birra continuando con i ricordi del passato… ottiene la promessa di una sistemazione per l’amico…

neppure qui si risolvono a darmi un posto importante forse ci accorderemmo questi manigoldi che comandano in luogo dei fascisti la bella coalizione postdegasperiana gli scandali gli sperperi e io ne sono fuori più spesso dietro che non sul trono il controllo del potere spostarmi a sinistra ma se ho nausea dei moti popolari un’attività commerciale ma come procurarmi i fon­di quale esperienza meglio fare il contemplativo apocalittico sperando che le profezie si avverino per non essere costretto a piazzare con alcuni un paio di mitragliatrici nel centro di una grande città in un’ora d’affluenza una strage voglio morire CON ONORE (p.158)

V p.164

Vane parole quelle del direttore, pensa scendendo le scale… Rincuora Laurenti… legge le bozze… inveisce contro gli americani…

Non che servisse a qualcosa ci vuol altro. Un rovesciamento totale della realtà. Che di questi giorni non resti neppure il ricor­do. Un uomo completo libero arbitro del proprio futuro che ac­cetta virilmente di esistere fra lussuose tentazioni. Di quali felici esperienze poteva arricchirsi il mio cammino oltre la banalità del quotidiano lo squallore del giorno. Quando manca la ricchezza niente ha senso. Questa eterna mortificazione. Un freddo ani­male. È finita, per me. Ero aggrappato alla storia stavo vivendo (p.164)

città yankees combuste dilaniate. VEDO i grattacieli di acciaio sotto un diluvio di fiamme. Milioni di cadaveri panico selvaggio. Da una guerra all’altra più feroce. Hitler non ha colpa di nulla. Gli eventi umani si sviluppano attraverso un corso infrenabile che porta alla guerra. (p.166)

Li hanno talmente imbottiti di propaganda da farli sentire colpevoli. Eppure, se contemplano le immagini delle loro città rase al suolo se ricordano gli orrori perpetrati dai russi devono rallegrarsi di essere stati a loro volta crudeli. Le coscienze rinnovare BISMARCK i grandi problemi attuali verranno regolati col sangue col ferro. Quella specie di parabola, davvero eloquente. Postula tutto ciò che l’uomo cer­ca, a chi affidarsi a chi sottomettersi. Tutti in un concorde formi­caio dopo la catastrofe nucleare eh. Si riuniranno e qualcuno li dominerà. Non più libertà democrazia. Dovranno intrupparsi essere disciplinati se vorranno darsi un minimo di coesione per sopravvivere. Non sarà una vita allegra la loro. Li vedo già sof­frire. Questo mi consola. (p.167)

Discute di libertà e mercificazione del mondo attuale… Andarci o non andarci da Gianna?… La guerra atomica ci sarà o no? Lui spera di sì, contrariamente da Beltrami…

Lo strazio per ciò che ho perduto lampo di dolore verso tenebre più spesse. Nullità straccio, non si è poveri impunemente. Un solo diritto, morire. Ben venga la fine. Coinciderà con la loro. Per fortuna gli uomini non sono ormai che automi avviati allo sterminio, l’atomica bru­cerà terra mare cielo. L’assoluto della distruzione. Grigiobianconero. VIA la vita dal globo che non nascano più bambini.
“Hai ragione, Beltrami, alla povertà io preferisco la guerra nucleare”. (p.168)

La vita è un buio evento e la storia una successione illogica di fatti. E dal primo sgancio al secondo il passo è breve. Altri ne seguiranno, questa sì è una felice catena inarrestabile. La marcia delle cose. Fin­ché avremo una bella guerra assoluta termonucleare con cancellazione della vita dal globo. Finito l’esperimento umano, co­me quello dei dinosauri. La natura può fare a meno di noi, an­che se non esistesse un solo uomo il corso degli astri non devierebbe. Non siamo necessari fra poco anch’io me ne vado. Passato così, in una sequenza incoerente di fatti oscuri. Sì, questo avverrà. Se poi cavernicoli sopravvivessero, bene lo stato naturale è quello selvaggio”.
“Ti servi della bomba per esprimere le tue fantasie sanguina­rie”. (pp.169-170)

Ricordi del passato… di Bianca… lettura di articoli d’attualità…

Una guerra preventiva. Ora la capacità distruttiva è reciproca. Meglio così suicidio universale. Il nulla acqua terric­cio la non vita il non pensiero. Il dolore che è nella mia testa. Il caldo cresce infuoca l’ufficio. […]
Quando si è ricchi si fruisce del TEMPO e del­lo SPAZIO io sono povero perciò sono morto. Sofferenza in­ vendicata. Ravenna, 6 agosto. Stefano Mambelli ha confessato. (p.176)

Immagina la sottomissione di Gianna… farla “lavorare” da Graziano… tornare a Berlino? Non sarebbe più quella dell’infanzia…

GIÀ vedo l’immensa foresta di morti. Cadaveri informi corpi impastati ai muri. Rovine voragini crateri acque nere per la pioggia radioattiva. Scheletri vaganti. Lenta disintegrazione poi l’urto del silenzio. Immensa caotica distesa di pietre. Ho vinto. (p.178)

La farò fottere da Graziano dopo averla psichicamente disintegrata. […]
Quel sinistro individuo, Franklin Delano Roosevelt. Con le sue malefiche trame. Presto il suo popolo scomparirà. (p.179)

L’ALBA p.181

Alba del martedì… Camminando per le ancor semibuie strade, nella mente gli si accavallano immagini dell’incontro con Gianna e Graziano, i ricordi bellici, il ritiro delle SS dal Norditalia, le ultime disposizioni di Hitler prima del suicidio… la bomba atomica, vendetta perfetta…

E = MC2  LA FORMULA DELLA VENDETTA
materia volatilizzata liberazione di energia
Certo non pensavano che avrebbero servito a questo i nuovi studi sulla struttura della materia eh eh. Costretto a spararsi. La moltitudine di cani che vollero sopraffarlo. Mi sento inondare di sudore
[…]Resto un miserabile. Sempre. Non c’è scampo.
Condannato[….]
il calore vaporizza gli umani la GUERRA la distruzione NUCLEARE ringrazio l’onnipotente fra le lacrime l’intera struttura della REALTÀ salta in aria in deflagrazioni colossali immani onde d’urto
lacerazioni nel cielo l’orizzonte erutta
incendi si dilatano il fuoco volteggia ruggisce palazzi ardono come cataste ogni cosa dentro un vortice di fiamme riverberi giganteschi
città si sciolgono blocchi di popolazioni scompaiono fra pa­rossismi di terrore MEGAMORTE
orde di profughi nudi fratturati mutilati urlanti occhi accecati orbite vuote
superstiti piagati trasfigurati combusti donne si dimenano rantolano marciscono immobili privi d’acqua cibo fra invocazioni d’aiuto lamenti imprecazioni confusione delle lingue mescolanza di genti invettive contro i responsabili
Qui vi hanno condotto. Inevitabile. NEMESI storica. Anch’io morirò. Ciò non ha alcuna importanza sia ben chiaro.
Carestie pestilenze
piogge torrenziali siccità
Ricaduta del pulviscolo. Il talco sul corpo eh eh. Isòtopi ra­dioattivi negli organismi viventi alterazioni dei geni.
Spasmi di morte, torturati dalla disintegrazione. Grida di straziante dolore delle donne. Ultimi impulsi di furore.
Qua e là una lussureggiante rinascita del mondo vegetale, risvegliato.
E immense plaghe grigie secche, geometriche distese di ro­vine. Un’unica terra informe e vuota.
Tutto si fa silenzio il giorno sempre più buio. Ma è un’ALBA nuova che segna la dissoluzione dell’umanità.
La mia stessa morte Mut zum Abgrund come non fossi mai nato. (pp.193-194)

APPENDICE
LA RASSEGNA STAMPA DELL’INIZIATIVA “SALVIAMO LA DISTRUZIONE” p.197

SALVIAMO LA “DISTRUZIONE” LE OSSA INQUIETE DI DANTE VIRGILI

Di Roberto Alfatti p.197

– CACCIA ALLE SPOGLIE ERRANTI DEL MALEDETTO DANTE VIRGILI
Di Luigi Mascheroni p.199

– SALVATE (ANCHE GRAZIE AL PRIMATO NAZIONALE) LE OSSA DI DANTE VIRGILI
Di Giorgio Nigra p.203

RINGRAZIAMENTI (ed elenco sottoscrittori) p.204

Libro visionario, onirico, rabbioso, di difficile lettura per via della sua particolare scrittura sincopata dalle frasi spezzate e dalla punteggiatura canonica esplosa, scrittura fondata sullo stream of consciousness con la riproduzione dell’accavallarsi di pensieri, ricordi e fantasie partorite dalla febbricitante e delirante mente del protagonista (e dell’autore). Un “viaggio” quindi di tre giorni e mezzo (dal sabato all’alba del martedì) nella mente di un correttore di bozze quarantenne disilluso, nichilista e represso, le cui uniche gioie derivano dai ricordi del passato nazista e dall’immaginare un olocausto atomico che purifichi il corrotto mondo…