VINICIO CAPOSSELA – TEFTERI. IL LIBRO DEI CONTI IN SOSPESO

VINICIO CAPOSSELA - TEFTERI. IL LIBRO DEI CONTI IN SOSPESO
VINICIO CAPOSSELA – TEFTERI. IL LIBRO DEI CONTI IN SOSPESO

VINICIO CAPOSSELA – TEFTERI. IL LIBRO DEI CONTI IN SOSPESO
IL SAGGIATORE – Collana Le Silerchie n. 12 – 2013

Vinicio Capossela ha percorso le strade della Grecia nell’anno del tracollo finanziario[…] catturando visioni, ebbrezze, magie e illusioni su un piccolo taccuino, il suo Tefteri. (p. 2)

Resoconto del viaggio effettuato dall’autore in Grecia nel 2012, in piena crisi, alla ricerca delle origini della musica del rebetiko e di quanto in occidente si va perdendo giorno dopo giorno, con annotazioni di pensieri propri e altrui, di musicisti e avventori di locali…

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Atene, marzo 2012

La musica rebetika[…] è musica urbana. Musica che si consuma in luoghi chiusi e che predilige lo struggimento individuale. […]È apolide. È musica di sradicati di ogni regione. (p. 12)
Il rebetiko è musica che si è sviluppato anche attorno al consumo di droga. (p. 13)
Anche nel rebetiko si rompevano piatti, ma per sfogo di dolore perché la canzone entra dentro il corpo e lo conquista, e il corpo non è più il tuo, ma del dolore. (p. 19)
E poi ci sono le canzoni che parlano di eroina. Canzoni “proibite”. […]
Tu sei l’uomo che ha sofferto e puoi comunicare il tuo dolore, senza nascondere come te lo sei procurato. […]
Nel rebetiko si canta anche la vita zingara. (p. 23)
“I rebetes. Chi erano i rebetes? Quelli che hanno dedicato la vita a questa musica. Era un modo di vivere. Fuori dall’industria, dal pop, dalle mode. Persone a cui non interessava arricchirsi. (p. 27)
Il rebetiko è nato da un cambiamento forzato. Gente che da ricca a Smirne, città florida e bellissima, si è ritrovata povera nei suburbi di Atene. (p. 28)

IANNIS p. 30

Il rebetiko non è solo una musica. È un modo di sentire. Una condizione. Quando senti quando hai noi la chiamiamo dalkàs. Quella bile nera che rende nera la tua anima, allora ascolti il rebetiko. Ma non puoi avere quella condizione di sempre. (p. 32)
È il capitalismo che dice questo: consuma, consuma, consuma. Questo deve finire. La gente deve tornare alle cose di base. Tornare al pavimento. Monta gente sta tornando ai villaggi. A lavorare la terra. A ogni modo ,questa non era vita. Lavorare per fare sodi e spenderli in cose senza significato. Bisogna spendere per vivere, non per consumare. Non credo che sia un problema che riguarda solo la Grecia. […] La vita è qualcosa di diverso, qualcosa più dentro. Fare buone cose, produrre amore, produrre sorriso.(p. 33)
Puoi anche essere più felice con meno soldi. Parlo dei giovani. Non di quelli che avevano centomila euro in banca. Quelli sono disperati adesso. […]
Andava cambiato. Il mondo in cui chi sei è come vesti e dove vivi. Questo deve essere distrutto. Chi sei è quello che dai, quello che sei in grado di dare.(p. 34)
È nel disinteresse, più che nella violenza, che nasce il fascismo.[…]
Le cose sono nascoste. Mistikò: nascosto. Le cose nascoste durano di più, non si sporcano con quello che ne pensano gli altri. Il rebetiko è l’illuminazione delle cose nascoste. (p. 36)

PRINCIPESSA p. 41

Se il nero te lo fai crescere dentro e lo tiri fuori e lo sputi, un poco muore e ti liberi. Lo vivi e muori. È così per il bello come per il brutto. (p. 42)
È musica che ha a che fare con la verità. Che non ha paura della verità. La dice e basta. (p. 46)

IL SABATO NERO p. 52

IL DÌLIMA p. 58

È curioso come il paese che ha inventato la democrazia sia stato uno dei pochi a mettere fuori legge la sua stessa lingua popolare, la dimotikì. E a dichiarare illegali forme di musica popolare gli strumenti e perfino le scale e i modi di suonarli. tutto quello che potesse ricordare il turco, con il quale pure aveva vissuto quattrocento anni, fu messo fuorilegge.
In nome del nazionalismo classicista, si cercò di uccidere la parte orientale.(p. 58)

KARAGHIOZIS p. 61

Karaghiozis è una parola turca, significa “occhio nero”. Intorno a quell’occhio si è sviluppata la maschera popolare del greco per antonomasia. Karaghiozis. […]
È il tipico greco. Cerca in tutti i modi di portare a casa qualcosa, perché è povero, e questo lo rende comico. (p. 61)
Come il greco, è a volte felice di essere infelice. (p. 62)
Il teatro d’ombre è iniziato nell’antica Grecia. (p. 63)
Karaghiozis è la persona comune, povera. (p. 64)

LA GRANDE VENERDÌ p. 66

KALÒ PÀSCHA! p. 73

KRITI p. 80

SECONDO QUADERNO – TEFTERI p. 89

Atene, giugno 2012 p. 91

Il rebetiko ha la carica eversiva del punk senza dover scimmiottare i Sex Pistols. Ha una forza che pochissime altre musiche popolari hanno, quella di avere un anarchismo, un’eversione che si rinnova. (p. 95)
Si ha paura della crisi perché si ha paura di cambiare, di esporsi al dolore. Il dolore si sviluppa nell’attrito. La resistenza al cambiamento produce dolore. (p. 96)

GIARDINO DI EXARCHIA p. 96

L’hanno occupato, hanno portato piante, le hanno radicate, le hanno accudite e di un parcheggio hanno fatto un giardino. (p. 96)

TABACHANIÒTIKA p. 101

ATAKTI p. 104

Il tempo è denaro, si dice. Meglio sarebbe distinguere: il tempo è il tempo, il denaro è il denaro. […]
È la notte delle elezioni. Ognuno dice la sua. (p. 106)

TAVERNA TO DÌPORTO p. 113

Che cos’è la felicità? Forse il momento in cui il desiderio coincide con quello che si ha. E allora, meno si desidera e più si è alla portata della felicità. (p. 116)

THEODORA ATHANASIU p. 118

AMANÈS p. 120

Tutte musiche che servono a spurgare il nero. A festeggiare il dolore. Bisogna smettere di evitare il dolore di tenerlo a parte della vita. Camminarci in mezzo, invece. Attraversarlo. Non avere paura. Cercarlo ostentarlo e liberarsene, pubblicamente. Condividerlo. Essere insieme nella stessa barca condotta da Charos.
Sono le cose grandi a farci sentire piccoli, e il sentirci piccoli ci rende più umili, e l’umiltà affraterna e rende solidali. (p. 123)
Quasi tutte le canzoni del rebetiko sono canzoni d’amore. Però di un amore non corrisposto. Maledetto. (p. 125)

KUKLO p. 127

TAXI MANGAS p. 129

GHIASSAS MORTES! p. 130

La morte è importante, è per questo che nella società del consumo la morte è l’ultimo tabù, e viene messa ai margini, impedita alla vista negli ospedali, nelle case, perché se l’uomo capisse di dovere morire non accetterebbe il giogo che la vita gli impone. Se capisse veramente che si vive soltanto una volta e mai più… Prima le religioni, poi il lavoro, l’attività, il consumo, tutto quanto ci allontana da questa semplice cosa, che abbiamo una sola vita e che l’eternità è l’istante che viviamo. Se la gente si rendesse conto di questo, probabilmente non sarebbe disposta a passare la vita come la passa.
Allora il rebetiko forse è una musica rivoltosa perché è una musica che accende in noi la consapevolezza che ogni attimo è eterno perché è l’ultimo. (p. 132)

LA BOCCA DEL BUZUKI p. 133

Ed era il 2012, l’anno in cui sarebbe dovuto finire il mondo.
L’anno in cui si sentì spesso dire alla televisione: “Non siamo la Grecia”, “non faremo la fine della Grecia”.
Che peccato. Infatti, non siamo la Grecia. Per questo ne abbiamo bisogno. Abbiamo perso il gusto del simposio e il senso del sacro. Non abbiamo il rizitiko la musica epica che racconta l’inizio del mondo.
Non abbiamo la taverna e non abbiamo il rebetiko. A me piace questa musica perché fa male. E perché mi fa sentire vecchio, e poi perché si riceve da seduti al tavolo, come l’eucarestia, e la chiesa è la taverna. E perché è una musica che non invita a essere migliori, ma solo a essere se stessi. Per questo è anticonvenzionale. Si ribella a tutto quello che finisce per occultarci a noi stessi. È musica individualista per ribelli senza rivoluzione. È musica verso al quale ho dei conti in sospeso, per questo sono venuto qui. […]
Per questo ho tenuto questo tefteri, per debito nei confronti della gente che ho incontrato, perché le parole che ho ascoltato potessero tornare indietro. (p. 153)
Ascesi, compagni, salire in alto. Anche quando si è spinti a guardare per terra per brucare. Questa è la natura dell’uomo, l’anthropos, il guardante in alto, coi piedi conficcati in basso, nel fango di cui è fatto. (p. 154)