SIMONIDE DI CEO – POICHÉ SEI UN UOMO

SIMONIDE DI CEO – POICHÉ SEI UN UOMO
ACQUAVIVA – GENNAIO 1994
INTRODUZIONE E VERSIONE DI GIUSEPPE D’AMBROSIO ANGELILLO

UGUALMENTE
Quantunque si fugga dalla battaglia,
la morte raccoglie chi scappa,
passando il tempo,
ugualmente. (p. 18)

IN EGUAL MISURA

Fiacca potenza ha l’uomo,
vane angosce, in breve vita pena su pena.
Colei che mai si potrebbe scansare incombe,
la Morte:
ne avranno in egual misura tutti i buoni,
tutti i malvagi. (p. 19)

CIÒ CHE ACCADDE

Ciò che accadde
Non sarà in alcun modo
Come se non fosse mai avvenuto. (p. 30)

IL VERO
L’opinione
Stride con il Vero. (p. 31)

LA SALUTE
La sapienza è una gran bella cosa,
ma senza grazie
se non c’è,
la più grande delle cose:
la salute. (p. 36)

LA VIRTÙ IN LOTTA

Il Tempo
Separa il bello dal brutto.
Se la bocca loquace
Azzarda parole,
è vana fumolenza,
l’oro non mai si sporca,
su tutto infine regna la Verità.
Ma a pochi concesse il Dio
La Virtù che lotta,
perché la nobiltà
non è certo una cosa di poco conto.
L’uomo è riluttante,
l’invincibile lucro lo tenta pesantemente
o la persistenza prepotente di ambigua
Afrodite
E il combattimento da emulare.
Che se l’inizio
Non è onnipresente
Sul sacro mediare… (pp. 37-38)

DIO

Chi mai non sbaglia,
chi sempre riesce è solo il Dio. (p. 40)

IL TEMPO
Il Tempo ha denti acuminati,
anche le cose più orgogliose
rosicchia. (p. 41)

POICHé SEI UN UOMO

Poiché sei un uomo
Non dire mai
Quel che sarà domani
Né, vedendo un uomo felice,
quanto tempo durerà:
infatti neanche il volo di una mosca
è così veloce. (p. 60)

UN UOMO INTEGRO

[…]l’uomo non può essere che un poveraccio
Quando un fatto irrimediabile lo coglie.
Tutti son bravi nel successo.
Nella sventura
Ognuno un impotente.
I migliori, caso mai,
beniamini degli dèi.
Così non voglio cercare l’impossibile:
l’uomo che tra tutti noi è puro davvero,
noi che ci nutriamo dei frutti del vasto
mondo,
gettar via il mio tratto d’esistenza
in una vana e inutile speranza:
se mai lo trovi ve lo dirò.
Ma io amo e lodo tutti
Di chiunque non faccia di proposito il male.
Perché neanche gli dèi combattono la necessità.
Mi contento che un uomo
Non sia malvagio
Né troppo imbranato e ingenuo,
e sappia almeno della giustizia
che giova alla città.
Un uomo integro. Questi non disprezzerò.
Anche perché non mi piace il disprezzo.
Ma non s’estingue mai la stirpe degli stolti.
E tutto è bello, certamente,
finché non s’immischia il turpe. (pp. 62-63)