SAMUEL BECKETT – ASPETTANDO GODOT


SAMUEL BECKETT – ASPETTANDO GODOT
EINAUDI – Collana COLLEZIONE DI TEATRO n. 57 – 2017

CURA E TRADUZIONE: Carlo Fruttero
TITOLO ORIGINALE: En attendant Godot

***Libro ricevuto in dono, in occasione delle Festività Natalizie del 2017, da Jeannine Renaux…***

INTRODUZIONE
Di Carlo Fruttero p. 5

ASPETTANDO GODOT p. 15

ATTO PRIMO p. 19

Sera. In una desolata strada di campagna, dove un solo albero è presente, due cenciosi individui, Estragone e Vladimiro, si ritrovano ancora una volta per tenersi compagnia. Il primo è intento a lamentarsi, nel tentativo, seduto in terra, di togliersi una stretta scarpa…
Mentre Valdimiro si arrovella sulla misera condizione umana di peccatori, Estragone riesce finalmente a togliersi la scarpa, al cui interno cerca invano qualcosa, e a far respirare il piede…

V: E se ci pentissimo?
E: Di cosa?
V: Be’… (Cerca) Non sarebbe proprio indispensabile scendere nei particolari.
E: Di essere nati? (p. 22)

Vladimiro disquisisce poi sulla presunta salvezza di uno dei due ladroni, fatto che solamente uno dei quattro evangelisti riporta…
D’un tratto, seppur zoppicante per via del piede gonfio, Estragone si alza e, rimirando l’orizzonte, invita l’amico ad andarsene. Ma quello gli ricorda di non potere giacché in attesa di Godot…

E: […]Andiamocene.
V: Non si può.
E: Perché?
V: Aspettiamo Godot. (p. 24)

In realtà non sono affatto sicuri che l’altro arrivi né che il posto e il giorno siano esatti… I loro dialoghi seguenti sono tra persone che non comunicano, ciascuno assorto dai propri pensieri. Cos’hanno poi chiesto a Godot? Qualcosa sulla quale quello ha avuto da pensare prima di dargli una risposta…
Estragone ha fame e mangia una carota e una rapa, quand’ecco un grido rompere la quiete… Autore ne è Lucky, stracarico e condotto con una corda dal perfido Pozzo… Questi è il proprietario delle terre sulle quali si trova l’albero ed è uso a trattare come bestie i servitori. Mentre Lucky si riposa in piedi, stremato dalla fatica, lui si abbuffa con del succulento pollo. Estragone e Vladimiro osservano da vicino il servo, poi il primo chiede a Pozzo se possa prendere gli ossi gettati. L’altro gli risponde che spettano a Lucky e che, pertanto, devono chiederli a lui… Il permesso gli viene concesso e mentre Estragone s’ingozza dell’elemosina, Vladimiro si lascia sfuggire una frase di biasimo per come il servitore viene trattato. Pozzo non si scompone e con supponenza, continuando a fumare, accetta financo di rispondere alla domanda sul motivo per il quale Lucky non posi in terra i bagagli. Per apparire efficiente, risponde incredibilmente. Quando Lucky inizia a piangere, Estragone si avvicina per asciugargli le lacrime, finendo da quello scalciato. Pozzo ha così gioco facile nel dimostrare quanto il servitore sia ormai infingardo e foriero di problemi… L’uomo li convince ad aspettare Godot almeno fino a notte fonda, continuando a parlare in un monologo che gli altri ovviamente non seguono, ognuno sempre immerso nei propri pensieri… D’un tratto Pozzo chiede cosa poter fare per sdebitarsi con loro della compagnia, invitandoli a scegliere cosa far eseguire al povero Lucky. Estragone propone di farlo ballare, ma il risultato è mediocre… Il tempo passa e Godot non si vede…

E: Non succede niente, nessuno viene, nessuno va, è terribile. (p. 55)

Per placare la noia Estragone chiede che Lucky disserti e così, collocatogli un cappello in testa, quello inizia un farneticante monologo che induce dopo poco Pozzo ad attaccare l’oratore con l’aiuto degli altri due al fine d’interromperlo. Toltogli il cappello di testa, Lucky si zittisce, tuttavia ormai tramortito dalla zuffa. A fatica viene rimesso in piedi e lui e Pozzo si allontanano lasciando gli altri due in attesa di Godot…

V: Be’, ha fatto passare il tempo.
E: Sarebbe passato lo stesso.
V: Sì, ma più adagio.

Pausa.

E: E adesso che facciamo?
V: Non lo so.
E: Andiamocene.
V: Non si può.
E: Perché?
V: Aspettiamo Godot.
E: Già, è vero. (p. 62)

Mentre principiano un vacuo colloquio, eccoli interrotti dall’arrivo di un ragazzo, fin lì nascosto per paura di Pozzo, che li informa che Godot lo ha incaricato di riferire loro dello spostamento dell’appuntamento per l’indomani…

R: Il signor Godot mi ha detto di dirvi che non verrà questa sera ma di sicuro domani. (p. 65)

Ormai abituati alle delusioni e alla vacuità, i due prospettano di spostarsi in cerca di un riparo migliore, rimanendo ovviamente allo stesso posto…

E: Allora andiamo?
V: Andiamo.

Non si muovono. (p. 68)

ATTO SECONDO p. 69

“Il giorno dopo. Stessa ora. Stesso posto”. (p. 69)

L’indomani, alla stessa ora, allo stesso posto, i due sono ancora lì in attesa di Godot…
Vladimiro canta una strampalata canzone, poi arriva Estragone, pestato da qualcuno… Tra i due riprendono i soliti assurdi dialoghi, tra ricordi alterati, propositi suicidi, pessimismo, amore/odio, considerazioni sulla vita…

E: Troviamo sempre qualcosa, vero, Didi, per darci l’impressione di esistere? (p. 82)

E: Andiamocene.
V: Non si può.
E: Perché?
V: Aspettiamo Godot.
E: Già, è vero. (p. 84)

D’un tratto tornano in scena anche Pozzo e Lucky. Il primo è ora cieco, muto il secondo… Quando il servitore si ferma, cadono in terra. Lucky s’addormenta, Pozzo invoca aiuto, ritrovandosi poi picchiato da Vladimiro affinché stia zitto quando anche i due in attesa di Godot erano caduti a terra. Tra i soliti discorsi sconclusionati, i due si rialzano aiutando infine Pozzo. Estragone risveglia Lucky a calci, ferendosi al piede già piagato, e così Pozzo e il servitore riprendono il cammino… Poco dopo ecco il ragazzetto servitore di Godot ad informarli che anche stasera il padrone non verrà rinviando l’appuntamento all’indomani. Prospettando di impiccarsi, i due si apprestano a ripartire, pur rimanendo in scena…

V: Allora andiamo?
E: Andiamo.
Non si muovono. (p. 111)