ROBERT BRASILLACH, PIERRE ANTOINE COUSTEAU, MARCEL JOUHANDEAU – LA QUESTIONE EBRAICA IN FRANCIA. ARTICOLI PUBBLICATI FRA IL 1937 E IL 1939


ROBERT BRASILLACH, PIERRE ANTOINE COUSTEAU, MARCEL JOUHANDEAU – LA QUESTIONE EBRAICA IN FRANCIA. ARTICOLI PUBBLICATI FRA IL 1937 E IL 1939
EFFEPI – JUDAICA n. 41 – SETTEMBRE 2013

ROBERT BRASILLACH p. 7

LA QUESTIONE EBRAICA
Je Suis Partout, 15 aprile 1938 p. 9

Nel giugno del 1936, come ha detto Xavier Valat, questo vecchio paese galloromano si è trovato, per la prima volta in tutta la sua storia, sotto l’imperio di un ebreo.
Questa storica data va ricordata. La fretta con cui Blum si è circondato di collaboratori della sua razza, la sua ediocriàt o la sua infame politica non tardarono molto a far nascere un movimento antisemita che, in Francia, non si vedeva più dai tempi del caso Dreyfus.[…]
Noi non vogliamo uccidere nessuno, né vogliamo organizzare alcun pogrom. Riteniamo inoltre che il miglior modo per evitare le reazioni, sempre imprevedibili, di un antisemitismo istintivo sia organizzre un antisemitismo razionale. La seconda menzogna consiste nel far credere che noi si voglia riportare in vita le guerre di religione. (p. 9)
Tutti i popoli sono stati antisemiti: i romani, gli arabi, i popoli europei; antisemiti sono stati tutti i regimi: le teocrazie, le monarchie, le repubbliche, i soviet. Questo è un dato di fatto a fronte del quale nulla possono i più possenti clamori. (p. 10)
Quello che, in prima istanza, ci preme affermare è che si sarà compiuto un gran passo avanti sulla strada della giustizia e del benessere nazionale quando si considererà il popolo ebraico come una minoranza etnica, quando sarà considerato un popolo allogeno. Si possono intrattenere le migliori relazioni del mondo con gli stranieri che vivono nel nostro paese. Nessuno di noi è xenofobo. (pp. 10-11)

L’assimilazione non ha prevalso sulla razza. La diffidenza è la regola aurea della politica.
Se non vi è motivo di far ricadere sul singolo appartenente ad un popolo il peso delle colpe di alcuni, tantomeno vi è motivo di assolvere ed accogliere senza distinguo un intero popolo straniero grazie ai meriti di qualcuno. (p. 12)

È come dire che la Francia può accogliere tutti gli stranieri che ne siano degni. Ma solo questi.
Considerare gli ebrei di nazionalità straniera come stranieri e opporre alla loro naturalizzazione gli ostacoli più severi; considerare i parenti degli ebrei stabiliti da molto tempo come una minoranza con uno statuto che li protegge e, al tempo stesso, ci protegge; non dimenticare mai i servizi resi, i sacrifici, la lealtà, la fedeltà senza riserve, se li si incontra, questi sono gli unici mezzi che possono assicurare, senza vuolenza, la pace nazionale e la piena indipendenza della terra di Francia. (p. 13)

I FRANCESI E GLI EBREI
Je Suis Partout, 17 febbraio 1939 p. 15

Innanzitutto nessuna persecuzione.
Nessuna persecuzione, nessun pogrom. Questa è la posizione fondamentale del nazionalismo francese a proposito della questione ebraica. (p. 15)
Chi sono dunque gli ebrei?
Sono stranieri. (pp. 15-16)
Si revochi, dunque, la qualifica di cittadino a coloro che sono totalmente ebrei, mezzi ebrei ed ebrei per un quarto. È una misura semplice e giusta che non ha in sé nulla di offensivo: il popolo ebraico è una nazione.
Che non ci si venga a raccontare di ex combattenti. Ripeteremo quanto abbiamo già detto: secondo i dati ufficiali forniti dalla sinagoga sono stati 1.700 gli ebrei di Francia morti sul campo di battaglia (gran parte ebrei d’Algeria) e oltre 5.000 i sacertdoti e i religiosi caduti. Onore ai 1.700 ebrei morti! Onore agli ex combattenti! (p. 16)

Noi non abbiamo pregiudizi di sorta e non siamo razzisti. Se un ebreo è un gran medico, perché non utilizzare le sue scoperte per il bene comune dell’umanità come si utilizzano quelle di un inglese o di un italiano?[…]
Ringrazamo molto anche gli ebrei che si impegnano a valorizzare il nostro patrimonio francese, si tratti di musica classica o di poemi medioevali. […]
La regola aurea: “Gli ebrei sono degli stranieri” deve giungere alle sue naturali conseguenze, a tutte le sue conseguenze. Esse non hanno nulla di terribile né di vessatorio. È sulla loro scorta che si deve compilare uno statuto ebraico; le persecuzioni sono sempre state perpetrate da popoli anarchici ed insicuri del proprio potere. (p. 17)

L’antisemitismo non è un’invenzione tedesca, è una tradizione francese. Lungi da noi chiedere misure tanto severe come quelle che hanno visto i nostri rudi antenati. (p. 18)

PIERRE-ANTOINE COUSTEAU p. 19

I MARXISTI STANNO PREPARANDO IL PIÙ GRANDE POGROM DI TUTTI I TEMPI?
Je Suis Partout, 15 aprile 1938 p. 21

Ecco a cosa hanno portato i vent’anni di bolscevismo. Bolscevismo che si è sviluppato in tre fasi, in tre modi distinti: il comunismo di guerra, la N.E.P. e la burocrazia. In tutti e tre i passaggi il risultato è identico: la Russia è controllata dagli ebrei. Nello stesso tempo, però, l’antisemitismo, un sentimento che in passato era allo stato embrionale e circoscritto, ha compiuto in tutto il paese giganteschi progressi. Perfino i russi che non conoscevano gli ebrei hanno imparato a conoscerli, ed è per loro impossibile, allo stato attuale delle cose, stabilire una distinzione fra il bolscevismo e l’ebraismo. Si prepara così una terribile resa dei conti. Israele rimpiangerà amaramente Nicola II. (p. 26)

I FIORI NEI FUCILI… DEGLI ALTRI
Je Suis Partout, 17 febbraio 1939 p. 27

Gli ebrei – siamo convinti di averlo dimostrato a sufficienza – rappresentano, malgrado la loro dispersione, una nazione perfettamente omogenea, più coesa, sul piano razziale e spirituale, di tutti gli altri gruppi umani. (p. 27)
Abbiamo conosciuto un’epoca molto recente nella quale i personaggi più rappresentativi dell’ebraismo erano tutti pacifisti. […[
E dopo venne Hitler. (p. 28)
Il fatto però che Hitler diventasse cancelliere del Reich non ci ha convinto che la guerra fosse in prospettiva l’unica soluzione dei contrasti franco-tedeschi, né che fosse auspicabile. Per Israele, al contrario, la vittoria di Hitler è stata una minaccia. Essa ha segnato l’inizio di una guerra senza quartiere.
IL POPLO FRANCESE È IN PACE CON LA GERMANIA.
IL POPOLO EBRAICO È IN GUERRA CON LA GERMANIA.

Poco importa sapere chi abbia iniziato. Ci preme segnalare che la nazione ebraica ha un conto personale da regolare con il Reich e che si sforza di regolarlo vittoriosamente mobilitando sotto le sue bandiere il maggior numero possibile di alleati.
Se permanesse il benché minimo dubbio basterà paragonare gli atteggiamenti assunti prima e dopo l’avvento di Hitler dalla quasi totalità degli intellettuali ebrei. (p. 29)

In Francia, al contrario, anche perché oggi ci occupiamo unicamente della Francia, le cose sono molto meno semplici. Gli oratori di Israele hanno compreso che il miglior metodo per conseguire il loro fine era quello di fare proprio il vocabolario del nazionalismo autoctono, e dare al loro desiderio di rivincita le onorevoli sembianze della vigilanza patriottica. (pp. 29-30)
Poi nel mese di settembre, questi personaggi, considerti in passato come i baluardi del pacifismo, hanno costituito – con reclute evidentemente ariane e debitamente addomesticate – il partito della guerra. (p. 30)
Le crisi di settembre ha quantomeno ottenuto il felice risultato di smascherare gli ebrei. Praticamente certi che nulla potesse impedire la guerra ci hanno consentito di vedere il fondo del loro pensiero, hanno pronunciato parole rivelatrici. (p. 31)

Avendo così eliminato i bolscevichi, la fazione non ebraica del partito della guerra si riduce, come si può vedere, a ben poca cosa, a pochi individui legati, direttamente o indirettamente, a Israele. Constatazione che imbarazza molto tutti coloro che affermano che gli ebrei sono dei francesi “come gli altri”. (p. 33)

I francesi devono essere gli unici arbitri dell’opportunità di una guerra. Togliendo agli ebrei la loro potenza politica ed economica, privandoli della possibilità di servirsi della Francia, riducendo la loro influenza a livello di quella dei fucilieri senegalesi, non si otterrà per questo la pace eterna, si otterrà però, quantomeno, la certezza che la Francia non potrà essere catapultata in una guerra per interessi diversi dai suoi. E questo sarà, comunque, un bel passo avanti. (p. 37)

MARCEL JOUHANDEAU p. 39

IL PERICOLO EBRAICO
Articolo scritto nel febbraio del 1937 p. 53

Appena quattrocentocinuantamila ebrei abitano da noi, vale a dire che gli ebrei rappresentano l’ottantesima parte della popolazione francese e sono dappertutto, non si vedono che loro, non si sentono che loro. Accaparrano tutto: politica, finanza, commercio, industria, arte, letteratura, e non ci sarebbe motivo di allarmarsi? Se il rumore che fanno fosse dovuto all’eminenza dei loro meriti e alla nostra mediocrità? Ma no, non è dovuto se non alla loro mostruosa avidità e alla nostra naturale modestia, alla loro insolenza e alla nostra cortesia. […]
Di conseguenza, una certa categoria di ebrei ha diritto a dei rigurdi, ma credo che da questo diritto a quei riguardi a quello di governarci, a quello di ridigere non solo l’opinione ma il pensiero francese, non solo il pensiero francese, ma la cosa pubblica in Francia c’è di mezzo il mare. (p. 53)
Infatti non siamo noi che assimileremo mai l’ebreo. Noi non lo renderemo se non superficialmente, apparentemente francese, e invece lui ci renderà ebrei con tutti i mezzi a sua disposizione, fisiologicamente, facendo con temodo sposare le sue figliole dai nostri figlioli e accaparrando sistematicamente per i suoi figlioli tutte le leve di comando della nazione. (p. 54)
Insomma, per caratterizzare l’opera dell’ebreo nel contempo stigmatizzarlo è sufficiente considerarlo sotto l’aspetto del parassita più regale, sotto l’aspetto eterno della pulce[…]. (p. 56)
Il suo scopo immediato potrà essere solo quello di distruggere lo stato di cose esistente (voglio dire, le tradizioni nazionali del paese che gli ha dato ospitalità), per instaurarvi un nuovo ordine secondo il quale lui non sarà più tenuto in disparte, ma sarà completamente e definitivamente aggregato, perché è questa la sola speranza, la sola evoluzione vittoriosa di un polo che è il solo al mondo a non aver patria: distruggere sistematicamente tutte le patrie degli altri ,dove egli vive da straniero, perché non vi sia più che una umanità dove non lo si distinguerà più dal resto degli uomini. […]
[…]senza legami con il passato la loro vocazione non è più che quella di distruggere e di vendicarsi. (p. 57)

PROCEDIMENTO EBRAICO
Articolo pubblicato nel luglio del 1937 p. 59

Ecco con quale popolo si trova alle prese la Francia. […]
[…]è un segreto istinto che li spinge a cacciarci da casa nostra.[…]4
I granid nomi della Francia, i suoi domini, i suoi palazzi, i suoi castelli, gli ebrei si sono impadroniti di tutto ciò. […]
[…]i manieri di Francia sono le loro case di campagna, così come tutte le leve della vita pubblica e della vita morale del paese appartengono loro[…] (p. 59)
Padroni della finanza internazionale i disastri tanto quanto i trionfi della Francia arricchiscono solo loro sempre e a colpo sicuro e quando essi fanno cantare l’Internazionale della miseria dagli operai, è l’Internazionale della miseria degli operai, è l’Internazionale del denaro che essi cantano nei loro salotti, nelle loro banche o nei loro uffici di cambio. […]
Infatti noi francesi non siamo una razza. La Francia p una combinazione di elementi eterogenei: una nazione.
Così l’ebreo è fisiologicamente organizzato in modo mirabile per lottare contro un popolo la cui unità è solo virtuale. È un elemento forte, inassimilabile, che scivola fra elementi deboli e dispersi, una malattia che ci attacca sordamente da tutte le parti, e non solo noi non ci difendiamo, ma ignoriamo che vi sia di che difenderci. (p. 60)
Come se si trattasse di religione. Ma qui si tratta di tutt’altra cosa. Si tratta di una razza, e della razza più terribile, più aspra che sia mai esistita, di una razza da leone con il cuore di sciacallo, in preda alla quale la Francia è caduta e se c’è una cosa di cui l’ebreo si fa beffe, è di tutte le religioni e della propria prima che delle altre[…].
Domani noi non potremo più nulla contro di loro. I metodi di cui essi si servono sono infatti più severi, più radicali di quelli della guerra, di una guerra aperta. (p. 61)
Veniamo sfigurati, veniamo mutilati, veniamo sgozzati notte tempo. […]
Poiché hanno il denaro gli ebrei dominano la stampa. […]
La morte dell’artigianato, la lotta delle classi, il discredito in cui il paese tiene le proprie élites, la perdita irreparabile di una educazione che faceva la nostra gloria, l’irreligione delle masse da noi, di tutto questo l’ebreo è responsabile in primo capo, tanto inetto a creare quanto è abile a distruggere. (p. 62)
[…] gli ebrei, oggi al potere, disponendo essi stessi dell’officina delle naturalizzazioni, aprono le nostre porte a una teppa che viene da dovunque.[…]
Inutile dire che questo apporto, che questo afflusso di metechi divenuti dall’oggi al domani cittadini francesi, presto elettori ed eleggibili, in via di creare una prossima maggioranza comunista, è fornita soprattutto dai ghetti dei quattro angoli del mondo al punto che si è stupiti di incontrare da qualche tempo un così gran numero di capigliature ricce a Parigi. (p. 63)
Ma la peggiore calamità, non soltanto imminente, ma attuale, compiuta, già realizzata sotto i nostri occhi senza che nessuno abbia soltanto gridato attenti!, è quella che riguarda l’educazione dei bambini e dei ragazzi francesi[…]. (p. 64)
[…]quando lui avrà dimenticato di essere francese, cioè erede di un grande popolo e di un meraviglioso passato, da uomo si risveglierà schiavo dell’ebreo. (p. 65)

CENNI ESPLICATIVI p. 67