PETER HANDKE – PRIMA DEL CALCIO DI RIGORE

PETER HANDKE – PRIMA DEL CALCIO DI RIGORE
PETER HANDKE – PRIMA DEL CALCIO DI RIGORE

PETER HANDKE – PRIMA DEL CALCIO DI RIGORE

GUANDA – Collana NARRATORI DELLA FENICE – 2016

TRADUZIONE DI Bruna Bianchi

TITOLO ORIGINALE: Die Angst des Tormanns beim Elfmeter

Vienna. In una bella giornata d’ottobre, Josef Bloch, ex portiere di calcio ora elettroinstallatore, realizza di esser stato licenziato… Solitario e alienato, inizia a vagare per la città: mercato, cinema, albergo di basso livello (dove prende una camera), stadio e un’infinità di locali dove non manca di provarci con cameriere, bariste e avventrici, non senza successo in alcuni casi…

Inquieto, si fissa con la cassiera di un cinema che lo fa salire in casa, dopo essere stata a lungo seguita… Con la percezione distorta, Josef si risveglia da Gerda, questo il nome della ragazza, finendo per infastidirsi al futile dialogo ma, soprattutto, strangolandola senza motivo in risposta alla domanda “vai a lavoro oggi?”… In preda all’angoscia, crede di sentire fluidi scorrergli fuori dal corpo e, puliti gli oggetti presenti in casa, si assopisce… Al risveglio, torna in centro, recupera documenti e paga in ditta, preleva i soldi in banca e vende pochi effetti personali per avere qualcosa in più da poter spendere…

Recatosi in stazione per raggiungere il confine in treno, cambia idea optando per il bus… Il viaggio è lungo e lui resta apatico osservatore… Passa la notte nella locanda messa a disposizione dei viaggiatori, informandosi di una sua vecchia conoscenza, Hertha, in affitto poco distante a gestire una locanda… L’indomani la va a trovare, decisosi a stabilirsi con lei, pur iniziando a farsi paranoico, convinto sia tenuto sotto controllo per il delitto commesso… Continua a vagare, con la mente e con le gambe, utilizzando, senza saperlo, la bici di un bambino muto scomparso da due giorni… Unica sua ancora di salvezza è Hertha che, però, gli fa notare i suoi strani comportamenti, quell’irrequietezza che lo porta a spostarsi continuamente, a fornire vaghe e strambe risposte, a troncare le conversazioni… “Di colpo tutto ciò che lo circondava gli riusciva insopportabile” (p. 68), “Gli pareva che uno scalpello l’avesse distaccato da ciò che vedeva, o meglio, che gli oggetti intorno a lui fossero stati allontanati da lui” (p. 69), si trova a provare una notte, arrivando al vomito. Ma, l’indomani, è già tornato in sé, a prender parte a vanesie conversazioni… Il bambino, intanto, non è ancora stato ritrovato…

Josef si fissa con il voler sapere il prezzo delle cose… Poi, vagando per il bosco, è lui a rinvenire il cadavere del bambino sul fondo del fiume… Ma non ne fa parola, continuando a vivere come se si osservasse in terza persona… “Era così distante dagli avvenimenti, che lui stesso non compariva più in ciò che vedeva o sentiva” (p. 91)… Ubriaco, torna in stanza, dove “In un primo momento gli parve di esser caduto fuori da se stesso. Si accorse di giacere in un letto. […] Si percepì come se fosse improvvisamente degenerato”. (p. 93)

“Come se i pensieri fossero diventati maneschi, aggressivi, fossero passati a vie di fatto contro di lui”, Josef si risveglia l’indomani leggendo sul giornale le prime notizie relative all’omicidio di Gerda… La polizia sta seguendo una pista sbagliata, tempo guadagnato per lui… La percezione di sé e dell’ambiente circostante è ormai distorta… “Gli invadenti particolari parevano sporcare e deformare le figure e l’ambiente a cui appartenevano”. (p. 102)

A corto di soldi, compra e mangia dei panini, osservando l’arresto dello zingaro, forse colpevole dell’omicidio del bambino scomparso… L’ansia lo assale, ritenendo di percepire allusioni a suo carico in parole, gesti e oggetti… Telefonato alla moglie, le chiede dei soldi… Compra carte topografiche, vaga ancora, fino a ritrovarsi al cinema… Poi al locale di Hertha, dove finisce per rissare con alcuni giovani… Cena con la ragazza, nuovamente vittima di nausea, rimorso e timore per il delitto commesso… “La nausea e la vergogna sommate insieme erano così forti che tutto il suo corpo prese a prudere”. (p. 131)… “Tutto concordava: ovunque Bloch vedeva un’esortazione: a fare questo, a non fare quello”. (p. 132)

Accompagnato un doganiere con un ombrello preso in prestito in locanda, al mattino viene svegliato dal bussare della cameriera che ha sbagliato la camera cui consegnare la colazione… Più tardi scorge sul giornale un articolo che lo riguarda: una donna che gli ha seduto accanto sul bus, lo ha descritto, ricordando il possesso di monetine statunitensi, le stesse rinvenute nella camera di Gerda, ma l’identikit è vago e il suo nome ancora sconosciuto…

Lo zingaro è stato rilasciato (il bambino sembrerebbe morto per un incidente), lui si reca al campo sportivo dove assiste a una partita di calcio, commentando le azioni con un occasionale vicino… Viene fischiato un calcio di rigore… Nessuno segue i movimenti del portiere, con l’attenzione catturata da pallone e attaccanti… Ma ecco che il bravo portiere non si muove, riuscendo a parare…

Lascia un commento