MICHAEL ENDE – LO SPECCHIO NELLO SPECCHIO. UN LABIRINTO

MICHAEL ENDE – LO SPECCHIO NELLO SPECCHIO. UN LABIRINTO
TEA – Collana TEADUE n. 10 – II ed giugno 2006

TRADUZIONE: Donatella Frediani
TITOLO ORIGINALE: Der spiegel im Spiegel. Ein labyrinth

Il libro raccoglie trenta racconti, privi di titolo, scritti da Ende nel corso del tempo. In essi predominano atmosfere cupe, situazioni surreali, sogni, straniamento, ricerca di sé in una sorta di labirinto della mente…

Hor è un ignoto essere in cerca di se stesso. Vive da solo, o almeno crede, in un enorme edificio, sussurrando per evitare l’eco e mangiando le sostanze che si trovano alle pareti…

Un ragazzo sviluppa in sogno ali con le quali volare e tentare di abbandonare il Labirinto. Per farlo, però, la regola impone che il fuggitivo sia felice… In caso di fallimento, viene punito il maestro… È convinto di farcela, il ragazzo, felice per l’amore che prova per l’amata, con la quale lascerà la città non appena superato l’esame…
E il giorno dell’esame giunge… Deve girare per le vie trascinando una rete da pesca, ma ecco che vari infelici cittadini lo appesantiscono con oggetti…
Giunta la sera, arrivato presso l’appartamento dell’amata, scorge nella sottostante spiaggia tre giovani liberati, mentre lei sale a bordo di una carrozza che ha il volto del padre… Realizza così di non aver superato la prova, consistente nel disobbedire, e di dover rimanere per sempre, da infelice, nel Labirinto di cui ora fa parte… Dissolte le ali create in sogno…

Un giovane studente occupa una soffitta fin lì subaffittata da un vecchio che muore lasciandolo nell’incertezza di poter continuare a occuparla. È alla vigilia di un importante esame, ma i pensieri gli impediscono di concentrarsi nello studio…
Aggirandosi per la casa, si accorge come parti di essa si trovino in pessime condizioni, mentre il vecchio servitore del defunto, cammina esternando il proprio disagio per non essere in grado di poter cambiare qualcosa, dato che il caos aumenta all’agire umano. Spostando una tenda e aprendo una finestra glielo dimostra, distruggendosi quella sotto le sue mani…

“Il problema è questo: se davvero iniziare è assurdo, allora ha senso non iniziare affatto. Ergo: lascio le cose così come stanno”. (p. 22)
“Ma ora rifletta un po’, giovanotto: cos’è la vita umana?[…]
Combattere una battaglia perduta, questa è la vita! (p. 23)

Crede di dover dunque far qualcosa, iniziando a spolverare, a meno che qualcuno lo fermi… Spazientito, il giovane si muove per chiedere agli eredi, riuniti attorno al tavolo per discutere, se potrà rimanere. Ma il vecchio lo ferma, invitandolo a non disturbarli. Lui non lo ascolta, scoprendo che le figure che scorge sono immobili come mummie e ricoperte di uno strato di polvere e ragnatele… Cade nello sconforto, visto che tutto è ormai in balia della provvisorietà, compresi gli eredi…

“[…]ma nel frattempo i signori hanno messo radici nella provvisorietà.” (p. 28)

Impietosito dal servitore che si dichiara oberato dalle richieste degli eredi, richieste che non può eludere potendo essere ciascuno di loro il futuro padrone, il giovane si offre di aiutarlo. Il vecchio ne è ben felice, intimandogli di svolgere un ottimo lavoro e che la sera tornerà a controllare quanto eseguito. Il giovane inizia a spolverare, poi scrive la formula che stava studiando nella polvere del tavolo degli eredi, finendo per addormentarcisi sopra…

Un pompiere si ritrova in una stazione intermedia caotica e affollata di mendicanti e deformi figuri che si aggirano tuttavia carichi di mazzi di banconote… Scorta una donna, specie di asceta in cilicio, trascinare pesanti valigie, si offre di aiutarla. Lei accetta, rivelando che quella è una stazione terminale e non intermedia e che nessun treno vi parte mai… Deve raggiungere la Cattedrale, l’organo, dove vengono distribuite le mazzette ai mendicanti…
Il pompiere si accorge poi che l’intero edificio è costituito da banconote… La donna si allontana chiedendogli di badarle alla borsa… Rimasto solo, un losco individuo lo avvicina proponendogli di prendere, gratis, le ultime azioni della cattedrale per potersi così garantire il diritto di partecipare alla Miracolosa Moltiplicazione del Denaro. Rifiuta decisamente, ascoltando poi il canto della donna… Ma eccolo accorgersi del furto della borsa, fatto che lo costringe a raggiungere la donna nel matroneo per avvertirla… Lì scorge la donna a cavalcioni di un uomo, sfigurato e privo di occhi e naso, che suona sudato l’organo. I due stanno progettando di fuggire e lei non si preoccupa minimamente della borsa che, rivela, contiene una bomba… Un piccolo incendio principia e il pompiere, seppur a fatica, lo spegne ritrovandosi poi solo. Tornato nell’atrio, ascolta un vecchio predicatore proclamare il “culto del denaro” (“è la forma che si è dato Dio per scendere fra noi, è Dio!” p. 44)
Furioso, tenta d’interrompere il rito, venendo in breve tacciato di miscredenza e blasfemia, percosso e pestato. Ripresi i sensi, si rifugia in una sorta di grotta di cera, al cui interno ode una voce che si rivela fuoriuscire dalla borsa della donna. Il countdown che gli altoparlanti diramano, è collegato proprio alla borsa…

Un giovane ballerino attende con ansia l’innalzarsi del sipario. Passa il tempo, ma il momento di entrare in scena non giunge, frustrandolo non potendo allontanarsi per non correre il rischio di risultare assente in caso di apertura del sipario… Si rassegna, dimenticando infine “persino che cosa aspettava” (p. 51)

Una ricca donna intima al cocchiere di affrettarsi per non far ritardo alla festa cui è stata invitata. Ma la strada è occupata da un corteo di festanti circensi di ogni età che rivelano di essere gli attori dello Spettacolo ininterrotto, quello che manteneva unito il mondo. Ma, con il tempo, si sono accorti di aver perso una parola. Hanno così smesso di eseguire la rappresentazione, iniziando a vagare in cerca della parola perduta. La donna dapprima decide di unirsi loro, poi ci ripensa chiedendo al cocchiere di tornare indietro. Saranno testimoni del loro passaggio e, chissà, forse un giorno della ritrovata unità del mondo…

Un uomo dichiara di aver preso parte al massacro di alcuni uomini in quella che crede una radura. A fine omicidi, il suo camicione bianco si è impregnato del sangue delle vittime, mentre un uomo risultava crocifisso. A causa del buio, dichiara, non è sicuro su alcuni dettagli…

Un angelo assiste a un processo concernente la conferma o il respingimento della richiesta di reincarnazione di un individuo che ha avviato il processo in assenza di autorizzazione violando così il regolamento. L’accusa richiede il diniego, mentre la difesa il permesso a completare la procedura già avviata…
Quando un giurato rientra e mangia un cuore contenuto in una bacinella, uccidendo poi con un pugno la donna che la sosteneva, l’angelo lancia un grido che fa rinsavire il carnefice… Pochi dei presenti sembrano essersi accorti di quanto accaduto in aula…

Una surreale fattoria abitata da un uomo che con indifferenza vive assieme alla moglie che mangia e partorisce figli. Sbaglia a macellarla, la mangiano. Ma alla fine, di notte, un uomo entra in casa e fa figli con la figlia che ha sostituito la madre morta. Il capofamiglia muore, gettato nei campi dal nuovo venuto con indifferenza…

Un uomo vive tranquillamente nel suo piccolo mondo che un giorno, però, a causa di un terremoto, presenta delle crepe. Un misterioso individuo fluttuante nel vuoto lo invita a seguirlo, a lasciarsi cadere prima che tutto vada in rovina. Lui rifiuta, non volendo lasciare il certo per l’incerto e temendo trattarsi di una trappola. Per tre volte rifiuta l’invito, ritrovandosi in balia delle ombre del suo inesistente mondo che, inevitabilmente, svanisce lasciandolo in balia del vuoto in cui cade senza aver imparato a farlo…

Nel buio in un stanza, solo con i propri pensieri, un individuo realizza di essere il creatore del mondo intorno a sé. Eccolo immaginare un paese di campagna con dei prati, un ponte e una casa che sente completamente estranea e che, anzi, è stata causa della colpa che sente gravare su di sé. È un cacciatore di angeli… Vorrebbe rientrarci, in quella casa, ma la trova chiusa e la percepisce abitata dai ratti… Disperato, inizia a colpire a calci e pugni un lupo e una volpe che da tempo, autonomamente, lo seguono, per far sì che possano avere una vita autonoma e libera. Ma i due si dirigono verso la casa, dove il lupo riesce ad aprire un varco nella porta. La volpe penetra all’interno, uscendone con una preda tra i denti. Corre verso il vicino ponte, dove due uomini imbacuccati caricano i propri fucili, omettendo di spararle su richiesta del narratore… La preda che tiene in bocca la volpe si rivela un ratto dalla forma antropomorfa… I due cacciatori se ne vanno, seguiti con lo sguardo dal narratore nel cui spirito alberga ora nuova speranza. Il buio inizia a lasciar spazio alla luce dell’alba incipiente…

In un ignoto paese dominato da una dottrina religiosa, si costruisce un ponte sull’ignoto a confine con il paese vicino. Una fitta nebbia impedisce di vedere oltre, ma la certezza è che il ponte non è stato completato e mai lo sarà senza un analogo sforzo dei confinanti. All’interno del Paese vige così anche la divisione tra gli “unilaterali” e i “dimezzati”… Ma, pur non essendo stato completato il ponte, avvengono scambi commerciali e matrimoni tra le due nazioni…

In una stanza-deserto su cui troneggia un sole fortissimo (o una lampada?), avanza tra le dune uno sposo, entrato dalla porta a nord, preceduto da un poco paziente funzionario senza volto che deve condurlo fino alla porta sud dalla promessa sposa… Il cammino è per lo sposo un calvario interminabile che lo obbliga a continue soste e ad esternazioni di sconforto… Alla fine cede e stramazza al suolo. Il funzionario è costretto a portarlo sulle spalle e a trascinarlo fino alla porta dove convince la donna a seguirlo fino alla porta settentrionale. Uscendo, lascia una rosa del mazzo che tiene in mano all’ormai evanescente corpo dello sposo, incamminando a balzelli nella sabbia seguita dal funzionario… Mi troverà laggiù, dietro quella porta, si chiede lo sposo?…

Fiamme danzanti per una festa di nozze in un castello di cera… Al mattino nulla resta di quel grandioso evento…

In un grigio cielo di gelato, un misterioso pattinatore incide lettere di un alfabeto che nessuno delle persone in basso conosce… Ma forse non era qualcosa d’importante, pensano i più…

Un uomo fatto di lettere va al luna park con un bella donna in carne ed ossa. Questa lo invita a sparare al tiro a segno, ma lui rifiuta temendo di non saper distinguere tra se stesso e l’immagine riflessa nello specchio-bersaglio. Lei allora lo lascia per un macellaio. Per il dolore lui si toglie alcune lettere…

In un ignoto paese viene decisa la requisizione di tutte le pecore e la pena di morte per i trasgressori. Un gruppo di cittadini ne cela numerose in un capannone abbandonato. I “macellai” di governo si aggirano per le case in cerca di bestie occultate, entrando un giorno nel capannone per trasportarvi nello scantinato giganteschi pezzi di carne di certo non appartenente a pecore. La moglie del narratore, Hanna, scompare e lui la ritrova in casa. Ma, guardando verso il capannone, la scorge. La donna sosia si accorge di lui e lo raggiunge. Conosce l’altra, che chiama Jaina, prima che il narratore si trasformi in pecora…

Una coppia di coniugi si reca a vedere una mostra (“oggetti”) che si tiene in un capannone privo di finestre. L’uomo si rivolge, invano, a vari bigliettai che, incredibilmente obesi, giacciono sonnolenti all’interno di box privi di porte e finestre. Riescono infine a ottenere due biglietti da una bambina, che spiega loro trattarsi di una famiglia separata e lì rinchiusa…
Quel che è in mostra (una pecora, sabbia del deserto etc…) risulta di difficile comprensione a livello artistico, percezione che anche un collega dell’uomo conferma e che la spiegazione di un critico che sembra un bambino non fuga… A un tratto sembra scoppiare un incendio e un pompiere con una gamba dilaniata viene portato via da due medici… I due coniugi raggiungono l’ingresso, dove la bambina li informa essersi trattato di un attentato, ma che la vittima è un postino e non un pompiere. Esterrefatti e convinti di essere stati confusi volontariamente, i due tornano mestamente a casa…

Un giovane medico resta solo nella stanza in cui una paziente, affetta da “gravitazione progressiva”, giace su una poltrona mangiando continuamente per alleviare il dolore del peso della propria carne in assenza di cibo. Il medico è indifferente alla di lei sorte, intimandole però di smettere di mangiare dopo aver osservato la sofferenza di un orrido animale, simile a un ragno con tentacoli di polpo, che, intrappolato in un cilindro trasparente del meccanismo che attutisce la ricaduta della poltrona, soffre terribilmente per i contraccolpi… Decide così d’infrangere il cilindro, consentendo la fuga all’animale che segue fino a un diroccato palazzo di periferia. Lì lo strano ragno viene affiancato da una sorta di coleottero e da una cavalletta, ugualmente orridi, che restano immobili per ore. Poco prima dell’alba, mentre sta per andarsene, il medico si accorge di una melodia sublime emessa all’unisono dai tre, musica che allo spuntare del sole cessa… Nel tornare indietro, in un parco s’imbatte in un gruppo di contadini stranieri, forse russi, con una donna che in un sacco tiene pezzi di ghiaccio e un gallo spennato che per tre volte canta…

Un impiegato dagli occhi di pesce, solo e alienato, ritorna a casa in tram come ogni giorno dopo il lavoro. Dopo aver trovato con fastidio refusi ed errori di stampa nella lettura che sta affrontando, si accorge a sorpresa di essere a bordo con soli altri cinque passeggeri… In breve si ritrova solo, constatando di non possedere l’abbonamento, di attraversare strade sconosciute, di avere l’orologio guasto e stranezze nel clima (primavera pur essendo gennaio). Il tram attraversa poi, incredibilmente, un bosco, affiancato da un cavallo bianco. Aprendo la porta riesce a scacciarlo, ritrovandosi ad attraversare una steppa bruciata attraversata da detenuti sui trampoli sotto un sole cocente allo zenit… Poi un complesso industriale in disuso e un deserto. Il caldo e la sete lo fanno svenire… Quando rinviene è ormai prossimo il tramonto e lo sconforto lo portano alle lacrime e alla rabbia. Raggiungere il conducente gli è possibile, vano il tirare il freno d’emergenza… Prova infine a fuggire gettandosi dal tram in lenta marcia, ma risalendovi dopo una difficile corsa non avendo modo di allontanarsi nella landa desolata in cui si trova… Dopo alcune ore il tram arriva in vista… del mare!…

Un mendicante con una gamba sola giunge, in sella a un bianco cavallo, al palazzo del bordello… Lì un vecchio lo conduce al cospetto della regina che, dopo avergli ricordato il male che gli ha fatto, gli chiede di aiutarla e di spartire con lei le ricchezze che la gente che lo ama gli ha donato la sera prima… Lui nega, ha già dato tutto ai poveri… Ma ha ancora la ciotola per mendicare e uno strano medaglione. La regina glie lo strappa: è quello ricevuto anni addietro dal diavolo al momento della stipula del patto. Rompendo il vetro che vi è attaccato, libererà una sostanza in grado di rendere sterile tutta la Terra e i suoi abitanti… Congedato il mendicante, ordina lo spegnimento di tutte le luci…

Giunto presso una città portuale, un giramondo interrompe il proprio peregrinare, certo di aver perso la voglia di continuare il suo lungo viaggio… Il segno, la chiave per sciogliere l’enigma della sua esistenza, non l’ha trovato… Mentre pensa, assorto, presso un bordello cinese, una ragazza goffa e minuta tenta di abbordarlo… Impietosito, si lascia convincere a salire sul carretto con il quale entrano nell’edificio. Dopo aver attraversato alcune stanze, una misteriosa forza interiore si risveglia nello svogliato giramondo, facendogli percepire in maniera diversa la realtà… Paesaggi e figure parlanti gli si palesano, mentre la ragazza si rivela essere un’entità superiore…

In un pese inabitabile, in una città vuota e diroccata sovrastata da un cielo nero c’è una fiera deserta al cui centro si trova un bambino… Entrato in un tendone, si siede su una panca e da dietro il sipario ode una voce che descrive lo spettacolo e invita gli spettatori a immaginare un funambolo. Il bambino lo fa e così quello si materializza dichiarando di chiamarsi Ende e che lo spettacolo è finito. Il bambino gli propone di andare via insieme in cerca di un posto abitabile. Quello, che lo ribattezza Michael, acconsente promettendo che, mal che vada, proverà a crearne uno con la magia e l’immaginazione…

Lungo una strada avanzano mano nella mano un gigantesco e scuro Ginn e un candido bambino… D’un tratto un grido e il palesarsi di una figura sinistra, quella di uno spazzino. Questi spiega al bambino che stanno percorrendo una via senza fine che aggiunge parti man mano che il camminatore avanza. Prima di loro in tanti l’hanno percorsa, fermandosi poi a concludere la vita con prostitute. Il ginn richiama l’attenzione del bambino, mostrandogli il faticoso avanzare di un astronauta, con ai lati le vecchie prostitute che si affacciano dalle case… Quando stramazza al suolo una “consolatrice” prontamente si china su di lui che invano cercato il paradiso. Lo trascina poi in casa, dove potrà obliare le proprie nostalgie e finire nell’anonimato. La prima ora di lezione del piccolo termina e il ginn gli fa riprendere il cammino spiegandogli che il male inizia quando si perde una speranza…

In un’aula chiusa nella quale cade incessantemente acqua, sei studenti, due uomini, due donne e due bambini, attendono l’arrivo di un maestro che forse non arriverà mai…
Sulla cattedra giace il corpo esanime di un funambolo con la fronte fasciata da una benda intrisa di sangue… Il bambino alato presente in aula gli si avvicina piazzando sopra il corpo il suo ombrello diroccato e quello sembra rianimarsi un po’. Gli altri lo imitano e alla fine il funambolo riprende vita, proponendo agli altri di fuggire inventando un nuovo sogno nel quale saltare… Dovranno rappresentare uno spettacolo di cui saranno contemporaneamente attori e spettatori… Disegnato un palcoscenico sulla lavagna, l’impresa può avere inizio…

Tra gli attori in attesa nei corridoi c’è un vecchio che deve impersonare un re e che da anni attende gli abiti di scena… Due forestieri in visita nei locali del teatro lo ascoltano raccontare la trama. Esausto, il vecchio si chiede infine se qualcun altro non abbia nel frattempo già recitato la sua parte…

Un barbuto dittatore è in fuga nel paese che governa in perenne guerra… Sebbene sia ferito, è immortale… Trova rifugio nell’archivio di stato dove subisce un ulteriore attacco prima della tregua… Riprese le forze, sale la scalinata presente, raggiungendo una galleria dove ciclicamente si trova di fronte a una porta con il numero 401. D’un tratto ecco il suono di campanelli in avvicinamento. Sono un vecchio con dei bambini. Li affronta pistola in pugno, decidendo di unirsi loro per l’estrema unzione a un moribondo “speciale”… Camminano, ma per via di quella porta 401 sempre visibile, sembra restino fermi. Hanno modo di parlare… Il dittatore si lamenta del male che ha dovuto compiere per l’ambizione di potere che, tuttavia, non è mai riuscito a trasformare in onnipotenza e che gli impedisce così la morte. L’altro gli racconta la storia del Sovrano felice fino al raggiungimento di una porta 401 aperta. Lì il dittatore viene posto, ormai esausto, su una gigantesca poltrona dove diviene un non-nato sotto le cure di quella che si rivela essere una vecchia bambinaia… Condotto ormai in stato di feto in un giardino poco distante, viene collocato in un’apertura della terra che si richiude prima del divampare di un incendio che tutto inghiotte…

Un clown resta sul palco fino a fine numero mentre le fiamme avvolgono il circo. È disilluso e ossessionato dal pensiero di doversi “risvegliare”… Il direttore e gli altri, convinti che l’incendio sia stato appiccato dai miliziani, uno dei quali strangolato in platea alcune sere prima, si accordano per entrare nel Comitato dei resistenti, coinvolgendo anche il distaccato clown. A mezzanotte dovranno vedersi proprio nella sede del comitato… All’esterno della roulotte raggiunge gli altri, osservando un gruppo di miliziani avanzare con alcuni prigionieri… Un’acrobata chiede di fermarli e il clown, dopo aver pensato “La mia esistenza è ridicola e incomprensibile”, avanza ipnotizzando due miliziani ai quali ordina di liberare i prigionieri… Ma ecco che si ritrova solo, nel buio, avanzando a caso in cerca dell’indirizzo del Comitato… Lo raggiunge, ma è costretto a fuggire per evitare il pestaggio… La fuga termina in una birreria dove, a sorpresa, scopre dal presente direttore di esser stata spostata lì la riunione per una soffiata di cui lo si sospetta… Gli altri dormono e, pensa il clown, fosse stanno sognando proprio questo sogno… Il direttore gli chiede di iniziare un discorso per i dormienti, mentre lui va in cerca del proprietario… Il clown tenta invano di fuggire, trovandosi presto bersaglio del lancio di boccali e bottiglie, uno dei quali lo colpisce in testa uccidendolo…

Una sera d’inverno, due sentinelle parlano durante il servizio di guardia alla porta del rudere di un muro dietro il quale si cela la testa di toro che divora i visitatori entrati nel labirinto… La prima sentinella non si spiega il motivo della guardia, poi azzarda di spostarsi dall’altro lato del muro, non essendo vietato… E così fanno, non trovandoci però nulla come previsto dalla seconda sentinella… Dopo un po’ la prima ricomincia a chiedere il motivo per cui debbano montare la guardia, quand’ecco avvicinarsi la principessa in compagnia di un giovane matador che attraverserà la porta… Dopo lunga conversazione lo convince a entrare, vittima sacrificale per il di lei fratello, Hor…