MARTIN SCORSESE – HUGO CABRET

MARTIN SCORSESE – HUGO CABRET

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FILM – SETUP – SCENE

Anni Trenta. Parigi. Stazione ferroviaria. Il dodicenne Hugo Cabret, orfano, vive in stazione dove, nascosto alla vista di tutti, si occupa della manutenzione degli orologi ivi presenti. Ruba inoltre oggetti e quanto gli serve per poter sopravvivere ma, soprattutto, reperire ingranaggi per le riparazioni…
Un giorno, Hugo viene bloccato dal proprietario del negozio di giocattoli della stazione, Georges Méliès. Il ragazzo è in possesso di un taccuino sul quale il padre ha realizzato gli schizzi di un autonoma, sua unica eredità. Il vecchio glielo sottrae, chiamando poi la guardia. Hugo riesce però a mettersi in salvo, ripresentandosi poi al cospetto di Georges. Il vecchio burbero rifiuta di restituirgli il taccuino, che sembra peraltro conoscere, e così il ragazzino lo segue fin sotto casa iniziando poi a tirare sassi alla finestra della di lui figlia, Isabelle, chiedendole di far sì che il padre non lo bruci come promesso…
Tornato nel solaio che usa come abitazione, Hugo scopre i resti di un automa, quello presente nei disegni sul taccuino…
Flash-back. Il padre, direttore di museo, mostra al piccolo Hugo proprio quell’automa, non più funzionante, capace di muoversi e scrivere previa carica. Perfetto il suo meccanismo, ma senza pezzi di ricambio, non riparabile. L’uomo ne avvia la riparazione, ma muore poco tempo dopo per un incendio scoppiato nel museo. È stato lo zio ubriacone Claude a occuparsi di lui di lì in avanti, ospitandolo in stazione dove custodiva e manuteneva gli orologi ivi presenti… Fine flash-back…
L’indomani Hugo si ripresenta al negozio di Charles, chiedendogli il taccuino necessario per una riparazione. L’uomo, però, gli lascia solo un fazzoletto con le ceneri del taccuino bruciato. In lacrime, il piccolo corre via, scontrandosi con Isabelle. La ragazza lo rincuora, portandolo con sé da un libraio dove gli rivela che il taccuino non è stato bruciato…
Hugo torna ancora da Georges che gli fa riparare un topo meccanico per studiarne le capacità di meccanico. Il ragazzino ci riesce agevolmente e così il vecchio gli promette di rendergli il taccuino quando avrà ripagato i furti commessi ai suoi danni lavorando per lui…
Hugo passa sempre più tempo con Isabelle, facendola entrare un pomeriggio di nascosto al cinema…
Lei gli rivela che Georges è suo padre adottivo… Dopo aver evitato la cattura da parte dell’Ispettore Ferroviario Gustave, suo persecutore, per merito di Isabelle, Hugo è costretto a condurla nella propria abitazione dove può vedere l’automa. La chiave che ha al collo la ragazza sembra proprio quella necessaria ad attivare gli ingranaggi del robot che, infatti, dopo la carica, inizia a muoversi. Poco dopo l’attivazione, però, il robot s’incastra, per poi riprendere a funzionare e completare il disegno di una scena del primo film in assoluto visto al cinema dal padre di Hugo (missile che si conficca nell’occhio della Luna). A sorpresa, il robot firma con il nome di Georges!… Tornata dalla madre adottiva, Jeanne, Isabelle le mostra il disegno, commovendola… Georges è un ex cineasta…
I due adolescenti iniziando quindi a documentarsi sui primi film mai prodotti, visionando anche un volume preso in biblioteca, apprendendo del passato di cineasta di Georges, suo il film Il viaggio sulla Luna. Nel libro si dà però Georges per morto in guerra, fatto confermato dallo studioso di cinema, il professor Tabard, da lui conosciuto di persona e suo grande mito. Ma i ragazzini insistono e vorrebbero mostrare uno dei suoi film proprio a Georges, per fargli capire che non è stato dimenticato. Ma al professore resta solo una piastra… Si accordano per proiettarlo l’indomani alle 19.00…
Gustav viene intanto informato via telefono del rinvenimento del cadavere annegato di Claude, ponendosi il dubbio su chi sia a sistemare gli orologi…
All’ora convenuta, Hugo raggiunge con Tabard casa di Isabelle. Jeanne la prende male, poi si ammorbidisce, confermando di essere stata attrice nei film di Georges, compreso quello che il professore ha portato seco e salvato dalla distruzione delle opere da parte dello stesso cineasta. Ed eccolo proiettato quel colorato e buffo film… Attirato dal rumore del proiettore, arriva anche Georges. Commosso, l’uomo racconta la propria storia. Lui e Jeanne si esibivano inizialmente in spettacoli di magia, per poi iniziare a scrivere, dirigere e recitare in centinaia di film. Giunta però la guerra, la fin lì meravigliosa vita volse al peggio e l’attività cessa. In preda alla disperazione, Georges brucia scenografie e costumi. Le pellicole sono vendute a un’azienda che ne produce tacchi per scarpe. Con lo scarso ricavato ha acquistato il chiosco dei giocatoli in cui lavora… Hugo si allontana per riprendere l’automa, finendo catturato da Gustav. Mentre questi è intento a chiamare rinforzi per farlo portare via, il piccolo riesce a fuggire e a recuperare l’automa. Ancora una volta, però, Gustav lo rintraccia. Hugo è costretto a gettare in aria l’automa che finisce sui binari, come nella scena vissuta in un incubo la notte prima. Grazie a Gustav, il piccolo si salva assieme all’automa. Il sopraggiunto George gli evita il trasporto in orfanotrofio dichiarandolo membro della propria famiglia…
Qualche tempo dopo, Tabord organizza una serata con diffusione delle opere di Georges riuscito a recuperare, per un totale di ottanta film. Sul palco, il commosso cineasta ringrazia Hugo per la sua perseveranza e per aver riparato l’automa. La proiezione è un successo…
Isabelle scrive un libro, su Hugo Cabret che, per tutta la vita, ha continuato a cercare nell’automa un messaggio di suo padre…