Malthus – Povertà e popolazione

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MALTHUS – POVERTÀ E POPOLAZIONE

A cura di Raffaele Lungarella
INTRODUZIONE p.7
BIBLIOGRAFIA p.27
NOTA BIOGRAFICA p.31
OPERE DI ROBERT MALTHUS p.35

ESAME SOMMARIO DEL PRINCIPIO DI POPOLAZIONE p.41

Sebbene l’uomo sia superiore ad ogni altro animale per le sue facoltà intellettive, non si può ritenere che le leggi fisiche alle quali è soggetto non possono essere profonda­mente differenti da quelle che si osserva prevalgono nelle altre parti della natura animata. Egli può crescere più len­tamente di molti altri animali; ma il cibo è ugualmente necessario al suo mantenimento; e se la sua naturale capacità di crescita fosse più grande di quella che può essere permanentemente consentita dalla disponibilità di cibo in un territorio limitato, essa dovrà essere costantemente frenata dalla difficoltà di procurarsi i mezzi di sussistenza. pp.46-47

Per le leggi di natura l’uomo non può vivere senza ci­bo. Qualunque possa essere il tasso al quale la popolazio­ne crescerebbe senza freno, in qualunque paese la sua crescita effettiva non potrà mai eccedere quella consentita dalla quantità di cibo disponibile per mantenerla. […] Pertanto, il grande problema che resta da considerare è il modo in cui opera questo costante e necessario freno della popolazione. p.65

 

Ma questa difficoltà necessariamen­te si verificherebbe, ed il suo effetto sarebbe di scoraggia­re i matrimoni precoci (il che comporterebbe un freno del tasso di crescita prevenendo una proporzionale quota di nascite) oppure di rendere i bambini malsani a causa di una cattiva o insufficiente alimentazione (il che compor­terebbe un freno al tasso di crescita determinando una maggiore proporzione di morti); oppure, ed è ciò che qui probabilmente succede, il tasso di crescita sarebbe frena­to in parte dalla diminuzione delle nascite ed in parte dal­

la crescita della mortalità.

Il primo di questi freni può essere propriamente denominato freno preventivo alla popolazione; il secondo freno positivo; l’assoluta necessità della loro azione nel caso supposto e tanto certa quanto il fatto che l’uomo non può vivere senza cibo. (p.66)

 

Infatti ci si può aspettare che, in paesi civili e progredi­ti, l’accumulazione del capitale, la divisione del lavoro, l’invenzione di m acchinari am plieranno i confini della produzione; ma noi sappiamo dall’esperienza che gli ef­fetti di queste cause, che sono del tu tto straordinari in re­lazione ad alcuni dei beni convenienti e di lusso, sono molto meno efficienti nel produrre una crescita del cibo; e, se il risparmio di lavoro ed il miglioramento del sistema di coltivazione possono spingere a coltivare anche terreni molto più poveri che altrim enti non sarebbero coltivati, l’accresciuta quantità di beni necessari alla vita cosi otte­nuta non può, tuttavia, mai essere tale da soppiantare per qualche tem po l’azione dei freni preventivi e positivi alla popolazione. (p.67)

 

Se in un qualche paese i guadagni annui dei lavoratori più comuni – determinati sempre dal rapporto tra la domanda e l’offerta di beni necessari da un lato, e tra la domanda e l’offerta di lavoro dall’altro – non sono suffi­cienti per allevare in buona salute le famiglie più nume­rose, deve succedere una delle tre cose prima citate: o la prospettiva di questa difficoltà impedirà alcuni matrimo­ni e ne ritarderà altri; o aumenteranno le malattie dovute alla cattiva nutrizione determinando un aumento della mortalità; oppure il progresso della popolazione sarà ri­tardato in parte per l’una ed in parte per l’altra di queste due cause. (p.68)

Conseguentemente, in ogni paese dove i guadagni annuali delle classi lavoratrici non sono sufficienti ad allevare in salute le famiglie più numerose, si può sicuramente dire che la popolazione è effettivamente frenata dalla difficoltà di procurarsi i mezzi di sussistenza. (pp.70-71)

[…] se consideriamo la natura di quei freni che sono stati classificati nelle due categorie generali di preventivi e positivi. Si troverà che essi sono tutti riconducibili alla restrizione morale, al vizio e alla miseria. (p.73)

Con riguardo alla nostra problematica, la restrizione morale può essere definita com e l’astensione dal matri­monio, temporanea o permanente, dovuta a considerazio­ni prudenziali, associata ad una condotta strettamente morale verso il sesso in attesa del matrimonio. E questo è il solo m odo di contenere la popolazione al livello dei mezzi di sussistenza che sia perfettamente coerente con la virtù e la felicità. Tutti gli altri freni, siano essi preventivi o positivi, sebbene possano variare grandem ente di livel­lo, si risolvono tutti in qualche forma di vizio o miseria.
I restanti freni di tipo preventivo sono: il tipo di rapporto che rende sterili alcune donne nelle grandi città; una generale corruzione della moralità relativa al sesso,
che ha lo stesso effetto; le passioni innaturali e le arti improprie che prevengono le conseguenze delle unioni irre­golari. Questi freni vanno evidentemente compresi nella categoria del vizio.
I freni positivi alla popolazione com prendono tutte cause che tendono in qualche modo ad accorciare prema­turamente la durata della vita umana, come le occupazio­ni malsane; il lavoro pesante e l’esposizione alle intempe­rie; il cattivo ed insufficiente cibo ed abbigliamento, do­vuti alla povertà; il cattivo allevamento dei bambini; gli eccessi di tutti i tipi; le grandi città e le manifatture; l’inte­ra serie delle malattie comuni delle epidemie; le guerre, l’infanticidio, la peste e la carestia. Di questi freni positi­vi, quelli che paiono derivare dalle leggi di natura posso­no essere chiamati esclusivamente miseria; mentre quelli che noi stessi determiniamo, come le guerre, gli eccessi di ogni tipo, e molti altri che avremmo la possibilità di evita­re, sono di natura mista. Essi ci sono portati dal vizio e la
loro conseguenza è la miseria. (p.74)

Una grande mortalità quasi in­variabilmente produce un più elevato numero di matri­moni precoci; ed è ugualmente certo che, se non è possi­bile accrescere adeguatamente i mezzi di sussistenza, una più elevata proporzione di matrimoni provoca una più elevata mortalità. (p.81)

[…] come garantisce l’esperienza, che la minore mortalità dei paesi salubri e progrediti è bilanciata dalla più grande diffusione della restrizione prudenziale riguardo al matrimonio e alla popolazione. (p.85)

La causa immediata della crescita della popolazione è nell’eccesso delle nascite sulle morti; il tasso di crescita, o il periodo di raddoppiamento, dipende dalla proporzione delle nascite sulle morti rapportata alla popolazione.

L’eccesso delle nascite è dovuto, ed è proporzionale, a tre cause: in primo luogo, alla prolificità dei matrimoni; in secondo luogo, alla proporzione dei nati che vivono fino al matrimonio; in terzo luogo, alla precocità di questi ma­trimoni comparata con la speranza di vita, cioè alla brevità di una generazione tra la nascita ed il matrimonio, compa­rata con la scomparsa per morte di una generazione. (p.88)
Ma, ipotizzando una stessa prolificità naturale delle donne nella maggioranza dei paesi, una minore propor­zione di nascite indicherà, generalmente con sufficiente
correttezza, il grado di diffusione del freno prudenziale alla popolazione, sia quando dovuto a matrimoni tardivi e conseguentemente poco prolifici, sia quando dovuto ad una grande parte della popolazione che muore senza sposarsi. (p.89)

È essenzialmente differente la questione del livello di assistenza che può essere accordato, anche per legge, alle classi povere della società quando si trovano in condizioni di miseria, senza vanificare il grande obiettivo della legge di proprietà. Ciò dipende principalmente dai sentimenti e dalle abitudini delle classi laboriose della società, e può es­sere stabilito solo in base all’esperienza. Se ricevere l’aiuto
della parrocchia fosse, generalmente, considerato tanto di­sdicevole da indurre ai massimi sforzi per evitarlo, e se po­chi o nessuno si sposasse di fronte ad una prospettiva cer­ta di essere obbligato a ricorrere ad esso, non vi è alcun dubbio che quelli che si trovassero effettivamente nella miseria potrebber oessere assistiti adeguatamente, con scarso pericolo di una crescita continua della proporzione dei poveri dipendenti; e in tal caso si potrebbe ottenere un gran bene, senza che esso sia controbilanciato da un male proporzionale. (pp.95-96)
INDAGINE SULLA CAUSA DELL’ATTUALE ALTO PREZZO DEI VIVERI p.101

LETTERA A SAMUEL WHITBREAD A PROPOSITO DELLA SUA PROPOSTA DI RIFORMA DELLE LEGGI SUI POVERI p.121