LOUIS-FERDINAND CÉLINE – LA PAROLA IRREGOLARE

LOUIS-FERDINAND CÉLINE – LA PAROLA IRREGOLARE
LOUIS-FERDINAND CÉLINE – LA PAROLA IRREGOLARE

LOUIS-FERDINAND CÉLINE – LA PAROLA IRREGOLARE
EDIZIONI CLICHY – Collana SORBONNE – 2015

A cura di Stefano Lanuzza

In questo libro Lanuzza, dopo una biografia di Louis-Ferdinand Céline e un testo introduttivo sugli influssi dello scrittore nella letteratura e in filosofia, attraverso citazioni e interviste propone al pubblico esempi del di lui innovativo linguaggio, del suo stile irregolare e particolare, ai tempi inedito…

BIOGRAFIA p. 9

LA PAROLA IRREGOLARE
Di Stefano Lanuzza p. 25

Con i suoi romanzi e i saggi romanzati, sociologici, satirici o poematici, Céline, al pari dell’irlandese James Joyce o degli italiani Carlo Emilio Gadda e Stefano D’Arrigo, rinnova, specialmente a partire dal suo secondo romanzo, Morte a Credito (1936), i canoni linguistici e le strutture della narrativa. (p. 25)

Innovatore del linguaggio, Céline accentua il rendu emotif dei suoi libri con vivaci ricorsi all’argot, crogiolo verbale potenziatore d’una inusitata distinzione di stile che conferisce più intensa sostanza vitale alle “loiche” o formalizzate locuzioni francesi. (p. 26)

Ci sono scrittori che non si fanno omologare e la cui opera, non subordinata a nessuno schieramento né incasellabile in rigide nome morali, è fraintesa quando non strumentalizzata. In tal senso, resta esemplare il caso d’un Céline assunto a vario titolo sia da oltranzistici laudatores e célinesche vestali, sia dai denigratori; e tuttavia meno conosciuto per il suo personalissimo stile letterario, da lui sempre rivendicato. “I miei libri sono stile, nient’altro che stile. Questa è l’unica cosa per cui scrivere”[…]. (p. 38)

Non avrei mai creduto di poter contenere in me una tempesta simile. (Morte a credito) p. 49

Non avevo nessuna pretesa io, e nemmeno ambizioni. (Viaggio in fondo alla notte) p. 51

Dappertutto mi sono visto scacciato. (Morte a Credito) p. 59

Bisognerebbe sapere perché ci ostiniamo a non guarire dalla solitudine (Viaggio in fondo alla notte) p. 67

Nella vita odierna, almeno cento individui nel corso della giornata desiderano la vostra morte, per esempio quelli che stanno in coda pigiato dietro a voi per il metrò, quelli che hanno visto il vostro appartamento, […] e poi i vostri stessi figli e molti, molti altri. (Viaggio in fondo alla notte) p. 75

Non sapevo fare la puttana. Avevano l’aria così miserabile, così puzzolente, la maggior parte dei miei clienti, così trava anche, che mi chiedevo sempre dove andavano a trovare i venti franchi che bisognava darmi[…]. Ce ne avevo comunque bisogno, io, dei venti franchi. Che vergogna! Avrei mai smesso d’arrossirne. (Viaggio in fondo alla notte) p. 102

Quale sarà il popolo o il complesso di popoli destinati a fare la storia?
Difficile dirlo. Credo che toccherà a quel popolo che saprà astenersi dal bere o dall’ingozzarsi… Saranno gli asceti. Ma ora io non vedo arrivare nessun asceta. (pp. 113-114)

Del resto, la vita non la si considera sempre nello stesso modo: a venti, quindici o tredici anni non si vede la morte, non ci si pensa. (p. 122)