LA DIFESA DELLA RAZZA ANNO II N. 24 – 20 OTTOBRE 1939 XVII

LA DIFESA DELLA RAZZA ANNO II N. 24 – 20 OTTOBRE 1939 XVII

SCIENZA – DOCUMENTAZIONE – POLEMICA – QUESTIONARIO

“Uomini siate, e non pecore matte, sì che’l Giudei di voi tra voi non rida!” (Dante – Paradiso V)

DIRETTORE: Telesio Interlandi

Lire: Una

SOMMARIO p. 2

IL PROSSIMO NUMERO CONTERRÀ ESCLUSIVAMENTE SCRITTI DI RAZZISTI STRANIERI. PRENOTATE IL FASCICOLO DAL VOSTRO ABITUALE RIVENDITORE; OPPURE DIRETTAMENTE ALLA SEDE DELLA RIVISTA

Anticipazione sui contenuti del numero successivo della rivista con elencazione degli autori pubblicati… p. 5

DOCUMENTAZIONE

DALLA TERRA ALLA RAZZA

Di A. Trizzino, p. 6

Dieci immagini e una tabella a corredo del testo…

L’autore tratteggia la figura del contadino siciliano, in vista della prevista costruzione di case coloniche nell’isola maggiore, esempio di legame dell’italiano con la terra, fondamento di una razza forte e sana…

L’UNITÀ MEDITERRANEA

Di Claudio Calosso p. 11

Tre immagini e due cartine a corredo del testo…

L’autore descrive le popolazioni italiane preromane, inserendole nel novero di quelle di razza ariana (Liburi, Ombrici, Scirtani, Tusci e Siculi popoli che hanno partecipato alla civilizzazione dell’Italia)… Un’unità razziale che non si riscontra in altre nazioni…

Mi basta però concludere, riassumendo rapidamente i risultati ottenuti:

a)contro le teorie etnologiche delle grandi invasioni nordiche, che avrebbero arrecato luce di civiltà all’Italia, rivendichiamo l’originalità di civile della penisola, dovuta a gente di razza mediterranea, diversa dalle stirpi camitosemitiche;

b)contro una pluralità di razze dovuta ai grandi spostamenti migratori verificatisi in Italia, affermiamo un’unità razziale, che si stendeva, oltreché in Italia, dalla Spagna alla Libia, alle Alpi , ai Carpazi.

c)contro una diversità di stirpi signoreggiatrici volta a volta d’Italia, ammettiamo una varietà di popoli etnicamente riconducibili alla razza su accennata. (p. 13)

LA RAZZA E LA GUERRA

Di J. Evola p. 14

Quattro immagini a corredo del testo…

Evola esplica una delle posizioni del razzismo di secondo e terzo grado, cosiddetto “spirituale”, esaminando le cause di decadenza interna delle razze… La guerra, invece, è indicata come elemento di miglioramento…

Uno degli ostacoli più seri ce una formulazione puramente biologica della dottrina della razza incontra, è costituito dal fatto, che le razze non decadono e tramontano solo per via d’incrocio e di contaminazione del sangue. Altrettanto positivi sono i casi, in cui alcune razze degenerano e volgono verso la fine a causa di un processo – per dir così – di estinzione interna, senza l’intervento di fattori esterni.[…]

Di questi fatti non ci potrà mai rendere pienamente conto se non s’integra la concezione biologica della razza con quel «razzismo di secondo e di terzo grado» , su cui noi abbiamo ripetutamente avuto occasione di parlare in questa stessa sede. Solo quando si considera la razza, esistente non soltanto nel corpo, ma anche nell’anima e nello spirito[…], solo quando si è assunto questo punto di vista eminentemente tradizionale si può penetrare in tutti i suoi aspetti il mistero della decadenza delle razze. […]

[…]la cessione di ogni tensione morale e il passivo abbandonarsi possono a poco a poco tradursi in un vero e proprio crollo fisico[…].

In conformità di questa analogia si può pensare che, affinché gli incroci abbiano davvero un esito fatalmente, inesorabilmente degenerativo per una razza, senza eccezione, occorre che questa razza, già in una cera misura, sia interiormente lesa, sia decaduta rispetto alla sua originaria tensione.

Quando una razza sui è ridotta ad un insieme di automatismi atavici, i quali poi rappresentano la sopravvivenza di quel che essa originariamente era, allora basta un urto, una lesione, una semplice azione dall’esterno per farla precipitare, per sfigurarla e denaturarla. (p. 14)

Sulla base di questa considerazione si possono distinguere due compiti pratici del razzismo. Il primo lo si potrebbe dire di difesa passiva. Si tratta, cioè, di metter la razza al riparo di tute le azioni esterne (incroci, forma inadatte di vita e di cultura, ecc.) che potrebbero rappresentare, per essa, un incentivo di crisi, di mutazione e di snaturamento. Il secondo compito è invece quello di resistenza attiva, e consiste nel ridurre ad un minimo di predisposizione della razza alla degenerazione, cioè il terreno in cui essa può essere passivamente esposta all’azione esterna. Questo computo equivale essenzialmente ad «esaltare» la razza interna, a far sì che essa non venga mai meno alla sua intima tensione[…]. (pp. 14-15)

Questo secondo compito è evidentemente più arduo del primo[…].

Si tratta di vincere l’inerzia dello spirito[…].

[…] per vincere questo pericolo occorre un punto d’appoggio[…]. (p. 15)

Come dicevamo, a che la tensione, divenuta latente, si ridesti prima che sia troppo tardi e subentrino i processi dell’automatizzazione della razza, occorre un ostacolo, una prova, quasi una sfida. […]

Ma il più alto strumento di risveglio interno della razza è la lotta, e la guerra sua più alta espressione. […]

La volontà di livellamento subrazziale, insita nell’internazionalismo trova nell’umanitarismo pacifista il suo alleato[…]. (p. 16)

Se la prossima guerra mondiale sarà una «guerra totale» essa significherà anche una «prova totale» delle forze razziali superstiti del mondo moderno. […]

In secondo luogo, bisogna considerare un rapporto di interdipendenza fra ciò che un razzismo ben inteso può fare per la razza in vista della guerra e ciò che, a sua volta, la guerra, nel presupposto di una giusta attitudine spirituale, può fare per la razza. Si può parlare, nel riguardo, di una specie di germe o nucleo primario creato o ridestato preliminarmente dal razzismo col mettere in rilievo, nella coscienza di un popolo, i valori razziali; germe o nucleo che fruttificherà nel clima della guerra allo stesso modo che esso, a sua volta, vale a dare all’esperienza della guerra, agli istinti e alle correnti di forze profonde che attraverso tale esperienza affiorano, si palesano e si affermano, una giusta, feconda direzione. (p. 17)

SCIENZA

LA RAZZA DEI BORGHESI

Di Guido Landra p. 18

Cinque immagini e una tabella a corredo del testo…

L’autore indica nel borghese un tipo estraneo alla razza italiana, ben noto invece in Francia (l’«alpin» descritto da De Lapouge)…

Resta comunque sempre molto interessante il constatare come nella patria classica della borghesia, in Francia, il tipo borghese sia stato ottimamente individuato da alcuni studiosi e distinto perfettamente dal resto della popolazione del Paese. E poiché le qualità proprie del borghese, si presentano sempre in una determinata maniera, gli autori francesi sono arrivati al punto di attribuirle senz’altro da una razza speciale,che come quella giudaica non ha una patria definita, ma è internazionale e vive da parassita sulle altre razze.

La borghesia è perfettamente estranea e contraria all’anima e allo spirito della razza italiana, e poiché nel definire la razza i caratteri psicologici e spirituali hanno almeno lo stesso valore di quelli morfologici, il lettore sarà d’accordo nel riconoscere come sia giustificato questo modo di considerare i borghesi come appartenenti ad una razza diversa dalla nostra. (p. 20)

POLITICA DELLA FAMIGLIA E DELLA RAZZA

Di Ferdinando Loffredo p. 21

Sette immagini a corredo del testo…

Politica demografica è il nome che più comunemente si dà all’insieme delle misure che lo stato adotta nei confronti della popolazione. Ma si usa anche dire, assai spesso: politica della popolazione. […]

Bisogna quindi riferirsi all’accezione comune, pur la quale la politica demografica è il complesso delle misure adottate dai pubblici poteri allo scopo di incoraggiare la nuzialità e soprattutto la natalità. (p. 21)

Le parole: politica della popolazione, quanto al significato letterale, non possono causare nessuna perplessità. Tutte le forme dell’intervento statale che abbiano ad oggetto i fenomeni demografici possono pacificamente essere comprese on quella locuzione. Teoricamente anche il controllo delle nascite è una forma di politica della popolazione. (p. 22)

I fini dell’eugenica in parte coincidono con quelli del controllo delle nascite rivolto ad intenti qualitativi. Solo in parte, perché la preoccupazione biologica è preminente nell’eugenica, mentre nel controllo delle nascite entra in gioco anche la valutazione dei mezzi economici dei quali la famiglia potrà disporre per allevare più o meno razionalmente i figli. […]

Ma proprio allora si è affermato un nuovo aspetto dell’intervento politico nei riguardi della popolazione; e si è affermato con un indirizzo preciso ed un suo nome esclusivo: politica della razza. (p. 23)

Vediamo intanto, alla luce dei principii del Fascismo, in ordine ai fini individuali e collettivi, che cos aè accettabile e che cosa non è accettabile nel contenuto delle varie forme dell’intervento politico nei riguardi della popolazione.

Della politica demografica l’intento di reagire al regresso delle nascite va accettato[…].

Dell’indirizzo popolazionistico sono condivise dal Fascismo la visione ottimista dell’avvenire[…], la subordinazione dell’interesse individuale a quello collettivo, la volontà di impero che in esso è insita. (p. 24)

Egualmente inammissibile per il Fascismo è il controllo delle nascite con intenti quantitativi. Con la concezione imperialistica dello Stato non è compatibile l’idea di un limite alla procreazione[…]. (p. 25)

Dell’eugenica il Fascismo fa suo il principio del rafforzamento della razza, ma entro quei limiti e con quei mezzi che non contrastano con la sua concezione della personalità umana. Così, ad esempio, non ammette la sterilizzazione coattiva. […]

Abbiamo così precisato, per esclusione e per integrazione, gli elementi e i limiti fondamentali di quella che può essere la politica del Fascismo nel settore demografico. Se ripensiamo a quei limiti e a quegli elementi vediamo che essi definiscono un complesso di misure costituenti né più né meno che il corpo essenziale della politica della famiglia e della politica della razza; la politica della famiglia raccogliendo e giustificando principalmente tutte quelle misure che tendono ad influire sulle determinazioni più prossime della procreazione, la politica della razza giustificando ed attuando quella concezione preventiva ed organica e quella visione imperialistica che devono distinguere anche in questo settore l’intervento del Fascismo. […]

[…]rendere la politica della famiglia e della razza un complesso armonico di principii e di intenti: la forma veramente fascista dell’intervento statale nel settore demografico. (p. 26)

MORTE DELL’ULTIMO ILLUSIONISTA. IL DEMONE DELLA SESSUALITÀ

Di Alfonso Petrucci p. 27

Cinque immagini e un grafico a corredo del testo…

Articolo di accusa alle teorie di Freud, redatto in occasione della di lui morte…

È morto a Londra il professor Sigmund Freud, il giudeo che pretese, o meglio volle dare a intendere, di aver creato un edificio dottrinario che servisse d’interpretazione a tutta la vita psichica. (p. 27)

Dottrina che poteva trovare il plauso soltanto da una razza di bastardi e furoreggiare in una società in cui, spente tutte le aspirazioni dello spirito, la vita si svolgesse tra due poli: il bordello e il manicomio, passando attraverso la Borsa. (p. 31)

POLEMICA

IL VOLTO GIUDAICO DELL’UMANESIMO MODERNO

Di G. Dell’Isola p. 32

Tre immagini a corredo del testo…

L’autore accusa gli ebrei della diffusione delle moderne teorie umanistiche (l’idealismo) che accomunano il male al bene… Cartesio e Spinoza i principali colpevoli di ciò…

Sono gli Ebrei a diffondere il rovinoso sentimento, radicato nella loro anima, della parità assoluta del bene e del male. […]

[…]ciò sia dovuto ad una imperfezione originaria, legata alla razza, certo è che sempre è mancata loro l’idea, propria alla civiltà classica e cristiana, d’una subordinazione del male rispetto al bene, e d’una giustificazione del male, solo come mezzo, come passaggio temporaneo, onde pervenire al bene. (p. 32)

Ora, sappiamo bene che cosa sia l’idealismo. Oggi l’ultima moda è di chiamarlo «umanesimo»; appunto per consacrare quella insidiosa confusione col Rinascimento. Anzi il termine è: «umanesimo moderno». (p. 34)

TRA LA FORCA E L’ALCOVA

Di A. Petr p. 35

L’autore confuta le accuse che vedono nelle legislazioni razziste le divisioni fra gli uomini, denunciando peraltro il regime di segregazione interna presente nei democratici Stati Uniti…

IL CELIBATO MORTE DEI POPOLI

Di Paolo Nullo p. 36

Due immagini a corredo del testo…

L’autore denuncia il celibato quale principale causa di decadenza di una nazione, in linea con quanto già affermato da scrittori greci e romani del passato…

Non sarebbe privo di interesse tracciare la storia della decadenza dell’istituto famigliare, specialmente per determinare le ragioni che conducono al celibato – questa piaga delle nazioni e degli imperi -, i vista di accertare una delle cause più importanti della decadenza di un popolo al comando. […]

Difficilmente si sbaglierebbe identificando la storia del celibato in Roma con quella della sua decadenza. […]

Di questo tradimento alla famiglia, che poi si risolve nel tradimento alla propria stirpe, gli antichi avevano orrore. Tutte le origini delle società umane sono piene di questo orrore del celibato. (p. 36)

RITI EBRAICI p. 38

Tre immagini a corredo del testo…

Riproposizione di pagine del libro di Rocca D’Adria con la cronistoria di riti di sangue compiuti dagli ebrei tra il 425 e il 1891…

PENSIERI DI LEOPARDI

LA NATURA NELLA POESIA ANTICA p. 41

QUESTIONARIO p. 42

Un’immagine a corredo del testo…

INDICI PER AUTORI E PER MATERIE DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI IN UN ANNO (ANNO XVI e ANNO XVII) p. 49

PUBBLICITÀ: CRONACHE DELLA GUERRA, RADIOBALILLA, BANCA COMMERCIALE ITALIANA MILANO, ISTITUTO NAZIONALE DELLE ASSICURAZIONI – POLIZZA DELLA GIL; LA GUERRA CONTRO L’ITALIA di H. MONTÉCHANT;

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