KURT VONNEGUT – DIO LA BENEDICA DOTT. KEVORKIAN


KURT VONNEGUT – DIO LA BENEDICA DOTT. KEVORKIAN
ELEUTHERA – 2010

TRADUZIONE: Vincenzo Mantovani
TITOLO ORIGINALE: God Bless You, Dr Kevorkian

INTRODUZIONE p. 7

Vonnegut dichiara di aver vissuto esperienze di vita morte volontarie grazie all’ausilio del dottor Kevorkian, che lo seda e lo risveglia nella cella del penitenziario di Huntsville, Texas, luogo di esecuzioni capitali…
Tali cronache dal paradiso, perché l’inferno non esiste, sono poi trasmesse dalla WNYC, dichiara nell’introduzione…

Nei ventuno “viaggi” in fondo al tunnel, Vonnegut ha così modo d’intervistare uomini comuni, attivisti, personaggi storici e artisti del passato, con lo stile scanzonato che lo contraddistingue, affrontando tematiche sociali e impegnate come in tutte le sue opere…
Eccolo così, p. es., interpellare il pensionato Salvatore Biagini, morto per aver difeso il proprio cane da un pitbull: “Ho chiesto a questo eroico amante degli animali cosa si provava a essere morti per uno schnauzer di nome Teddy. Salvatore Biagini è stato filosofico. Ha detto che era mille volte meglio che essere morti per niente nella guerra del Vietnam”. (p. 24)

John Brown, antischiavista giustiziato, gli mostra invece Jefferson come persona malvagia, incapace di considerare gli schiavi al pari dei bianchi…
“Secondo la legge americana la schiavitù era legale” ha detto. “Secondo la legge tedesca l’Olocausto era legale” ha detto.
John Brown è uno yankee del Connecticut, nato a Torrington. Mi ha detto che c’era un virginiano, Thomas Jefferson, che in appena sei parole aveva compendiato Dio: “Tutti gli uomini sono creati uguali”.
Brown aveva vent’anni quando Jefferson morì. “Questo perfetto gentiluomo, raffinato, scientifico, saggio” ha ripreso John Brown, “ha potuto scrivere quelle parole incomparabilmente sacre pur essendo un proprietario di schiavi. Dimmi: sono veramente l’unica persona a rendersi conto che lui, col suo esempio, ha trasformato fin dal primo momento il nostro bellissimo Paese in una società malvagia, dove la sottomissione della gente di colore ai bianchi era considerata in perfetta armonia con la legge naturale?”. (pp. 28-29)

Nella cronaca n. 7 ricorda invece la figura del sindacalista socialista Eugene Victor Debs capace di dichiarare “finché resterà una classe inferiore, io ne farò parte”. (p. 36)

Nella n. 10 eccolo a colloquio con un pentito Hitler…
“Durante questo viaggio ho avuto la fortuna di intervistare nientepopodimeno che il defunto Adolf Hitler”. (p. 43)
“La sua speranza è che un giorno possa erigersi in qualche posto un modesto monumento – magari una croce di pietra, perché era cristiano – alla sua memoria, magari proprio là dove, a New York, sorge il palazzo delle Nazioni Unite. Vi si dovrebbero incidere, mi ha detto, il suo nome e le date 1889-1945. Sotto ci dovrebbe essere una frase in tedesco di due parole: “Entschuldigen Sie”.
Tradotto in inglese, alla buona, significa: “Perdonatemi” o “Scusatemi”. (p. 44)

Nel n. 15 è la volta di James Earl Ray, l’assassino reo confesso di Martin Luther King, anch’egli pentito dell’assassinio commesso, ma solamente perché ha fruttato alla causa dei diritti civili e non a quella dei razzisti…

“A causa mia” ha detto, “s’insegna ai bambini bianchi che ‘quel n-accio’ era una specie di eroe americano, come il fottutissimo George Washington. A causa del mio vecchio e piccolo proiettile” ha detto, “le fregnacce che diceva ‘quel n-accio’ sono state incise in monumenti di marmo e intarsiate di fottutissimo oro, mi hanno detto”. (p. 56)

Nella cronaca n. 16 si confronta con Shakespeare, che lo tratta sgarbatamente per quell’orribile accento dell’Indianapolis che deturpa la lingua inglese…
“Gli ho chiesto a bruciapelo se aveva scritto lui tutte le tragedie e le poesie che gli sono state attribuite”. (p. 58)

Se nella cronaca n. 17 incontra Mary Shilley, nella successiva Philip Strax, ideatore della mammografia al seno per contrastare il cancro che gli ha portato via l’amata moglie…

Le visite sono infine interrotte per l’arresto di Kevorkian con l’accusa di omicidio e dell’indisponibilità della cella della morte…
L’ultima testimonianza raccolta, dopo quella dell’immaginario scrittore Kilgore Trout, che dice la sua sul Kosovo, è di Isaac Asimov…