Ivan Graziani – Seni e coseni

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IVAN GRAZIANI – SENI E COSENI
 BMG – 74321460232 – 1981
1 – Ehi Padre Eterno

 Ehi, Padre Eterno, che stai nei grattacieli, restacipuoi restare ancora un poco a casa tua

e poi lasciarmi alle mie miserie

oh, io su questa terra ci sto bene.

E ha un bel dire la gente che questa vita fa schifo

che è una porcheria, che è tutta un’immondizia

sarà così e questo è anche vero

però non ho mai gettato mio fratello nel pattume.

Ehi, Padre Eterno, qui in basso non si sta poi male

puoi vedere gli scimmioni dondolare appesi ai rami

e più vanno in alto, su fra le foglie

più vanno in alto e più gli vedi le vergogne.

E hai visto quella ragazza, anzi quella bambina

che a quattordici anni, ne sa più di me

è meglio lei di tante finte suore

che hanno fatto tutto ma arrivano vergini all’altare.

Ma io quella ragazza, Padre Eterno, io la voglio vicino

e non la voglio lapidare nella fossa

lei ha fatto il nido qui nel mio cuore

e domani volerà dove le pare.

Ehi, Padre Eterno, io non sono niente

un piccolo destino in mezzo a tanta gente

e se è così non ci facciamo guerra

a te lascio i grattacieli e a me questa terra.

2 Signorina
 Signorina per favore potrebbe non interrogarmi?E non accavalli le sue gambe per favore

ho solamente sedici anni…

Sto imparando a suonare la chitarra

con i miei amici giù nella cantina

è vero, alla faccia dei teoremi

di Pitagora e Talete.

Signorina l’abbiamo vista abbracciata

con Raimondo il poeta

quel ripetente di diciotto anni

che sta sempre agli ultimi banchi

poi lui è venuto a parlare insieme a noi

dicendo “Non avete mai capito niente

lei è come una bambina

lei è sola e disperata”.

Lulu, Lulu, Lulu, Lulu

Lulu, Lulu eh, portami più su

Lulu, Lulu, Lulu, Lulu

Lulu, Lulu eh, portami più su

fuori dalla noia dove niente è peccato

dove non ti senti solo e disperato.

Ma perché quella mattina

non si è presentata la signorina?

E dopo un’ora di mistero

è arrivato il supplente, sorridente

la signorina ha avuto un posto giù in Calabria

e nessuno sa quando ritornerà, è vero

lei era un cattivo esempio per tutti quanti.

Ed è passato quasi un anno

ed è arrivata ancora l’estate

Raimondo dice che andrà in vacanza

probabilmente giù in Calabria.

Ed io continuo a suonare la chitarra

con i miei amici giù nella cantina

è vero, alla faccia dei teoremi

di Pitagora e Talete.

Lulu, Lulu, Lulu, Lulu

Lulu, Lulu eh, portami più su.

Lulu, Lulu, Lulu, Lulu

Lulu, Lulu eh, portami più su

fuori dalla noia

3 – Pasqua

 Mi accorgo adesso che è già Pasquasarà che piove dentro ai raggi del sole

e forse che ho mangiato troppo

e non voglio più cioccolata.

E mentre si ride forte

il resto della gente si abbuffa

e arriva il conto che quasi fu una truffa

e usciamo fuori dalla trattoria

mentre un pazzo sta parlando alle mosche

nella mia anima c’è un cane enorme

che sbadiglia e muove piano la coda

lasciatemi solo, voi non mi chiedete

non so dove andrò

ma questa Pasqua non la scorderò.

Che farò, che farò

alle tre del pomeriggio e poi, e poi è Pasqua

che farò, che farò

alle tre del pomeriggio e poi…

E attraversato tutto il ponte a piedi

mentre il pazzo mi corre vicino

mi urla forte che ero anch’io un artista

che per la fame poi, ha perso la vista.

“Cinquemila lire, sussurra

ti faccio andare con mia sorella

non è un gran ché è vero

ma ho soltanto quella”

E poi mi tira forte per la giacca

urlando “Questa terra è tutta da bruciare”

Urla e si aggrappa forte ad un lampione

e poi mi chiede se ho da fumare.

Ma vattene scemo, vai

e vai ad impiccarti dove vuoi

che me ne torno per i fatti miei.

Che farò, che farò

alle sei del pomeriggio e poi

e poi è ancora giorno

che farò, che farò

alle sei del pomeriggio e poi…

E son tornato sotto casa tua

anche se non è più come allora

e il tempo è stato un giustiziere

per i miei e per i tuoi anni.

Ma si scoglie con il sole la neve

io non ricordo più le tue parole

tornassi indietro almeno proverei

le tue collane di girasole

quanto amore, quanto, quanto amore

una sigaretta illuminava le tue labbra

poi fra le mie tu giocavi col fumo.

Ma non mi dire no stasera

almeno tu non mi dire no

che questa Pasqua non la scorderò

che questa Pasqua non la scorderò.

4 – Cleo

 Lei diceva sempre che l’amore è un dono degli deiè una colomba che si posa sul tuo cuore

e mentre agosto rosso tremava sull’asfalto

seduti dentro a un bar io l’ascoltavo ancora.

E lei ancora mi parlava

“Mio padre vende vino, è solo un commerciante

ma di cose lui me ne ha insegnate tante

una ragazza greca ha il cuore più pulito

una ragazza greca discende dagli dei.

sì ma io non sono Ercole di Lidia e a seguirla non riuscivo

se volava con la mente dentro il suo mistero.

Cleo, Cleo, Cleo, Cleo vergine bianca in un tempio

Cleo, Cleo se davvero tu puoi, scaccia da me queste ombre

io vivo in un paese che confonde e qualche volte sporca

il mio cuore e la mia mente, ma per Giunone e per Mercurio

postino degli dei via queste ombre

l’estate qui non dura eternamente e arriverà il cielo

e la pioggia di settembre lungo i marciapiedi

fra le case e in questo bar e nel mio bicchiere e dentro me.

Cleo, Cleo, Cleo, Cleo peccato che mio padre non sia ricco

ci ho pensato tante volte ma la strada è lunga da Torino a Salonicco

e in un’altra avventura io non mi ci ficco.

Fra qualche giorno qui si rientra tutti quanti

fra qualche giorno qui ricomincia tutto come prima.

Cleo ti sembrerà banale ma, che cosa mi è successo

che sensazione strana, proprio l’altra sera in biblioteca a scuola

ho aperto un libro che parlava degli eroi, ma soprattutto raccontava degli dei

e se penso a te quasi quasi io ci credo alle processioni in riva al mare

ai gesti e alle parole chiusi dentro il tuo mistero.

Cleo, Cleo, Cleo, Cleo vergine bianca in un tempio

Cleo, Cleo se davvero tu puoi, scaccia da me queste ombre

io vivo in un paese che confonde e qualche volta sporca

il mio cuore e la mia mente, ma per Giunone e per Mercurio

postino degli dei via queste ombre

agosto si allontana lentamente ed è arrivato il cielo

e la pioggia di settembre lungo i marciapiedi

fra le case e in questo bar e nel mio bicchiere e dentro me.

Cleo, Cleo, Cleo

se tu farai questo per me

io ti crederò.

5 – Oh mamma mia

 Senti che storiaccia, ma chi l’avrebbe dettodi ritrovarmi con Antonia chiusi dentro un gabinetto.

Antonia era alle prove di una compagnia teatrale

a recitare un Pirandello metafisico informale.

E allora andammo in osteria, un’osteria per camionisti

a bere una bottiglia in pace senza esser visti.

E al quarto o quinto bicchiere di Barolo controllato

Antonia accavallò le gambe in un modo esagerato.

Oh mamma mia! Oh, mamma mia!

Oh mamma mia! Oh, mamma mia!

Oh mamma mia! Oh, mamma mia!

Uh sì, Antonia, Antonia, Antonia

Madonna, ti ricordi che sbornia?

Antonia, Antonia, Antonia

su il cappello, giù il cappello

per Molière e Pirandello.

E un energumeno peloso che aveva appena scaricato il fieno

fece pesanti apprezzamenti su Antonia e sul suo seno

E poi si alzò dì scatto, che quasi ci venne addosso

“A te ti rompo in due – mi disse – e la tua donna me la porto via”

Ma ecco all’improvviso, in mezzo ai lampi e i tuoni

apparve il nostro amico Gianni con il suo ciuffo alla Little Tony.

E volarono cazzotti e colpi bassi fra le gambe

finché si ritrovarono quasi tutti e due in mutande

Oh, mamma mia! Oh, mamma mia!

Oh, mamma mia! Oh, mamma mia!

Oh, mamma mia! Oh, mamma mia!

Uh sì, Antonia, Antonia, Antonia

Madonna, ti ricordi che sbornia?

Antonia, Antonia, Antonia

su il cappello, giù il cappello

per Molière e Pirandello.

Così ho preso Antonia, che non stava sulle gambe

e che in un modo informale voleva anche lei mettersi in mutande.

Oh, mamma mia!

E chiusi a chiave nel gabinetto, seduti sul cappello

Antonia mi parlava di teatro e di Pirandello

Oh, mamma mia! Oh, mamma mia!

Oh, mamma mia! Oh, mamma mia!

Oh, mamma mia! Oh, mamma mia!

Uh sì, Antonia, Antonia, Antonia

Madonna, ti ricordi che sbornia?

Antonia, Antonia, Antonia

su il cappello, giù il cappello

per Molière e Pirandello

6 – Tigre

 
Che tenerezza faceva il suo cappello spagnolo
sulle sue piccole labbra avrei toccato un flamenco.

Tutto il mio amore, tutto il mio amore di tigre

tutto il mio amore, tutto il mio amore di tigre.

Che succedeva però quando lei mi guardava

la mia balbuzie feroce allora mi condannava.

Colpi di frusta sulla mia schiena di tigre

rosso sul nero sulla mia pelle di tigre.

Datemi per favore la mia giungla

e non fatemi fare come quelli di Faenza

che quando non ce l’hanno fanno senza.

Notti solo, giorni solo

per un tigre senza giungla.

Notti solo, giorni solo

per un tigre senza giungla.

Così l’ho piantata come un patacca.

riuscendo a dirle soltanto

“Siamo bizantini ma non siamo cretini”

Sono felice di ritornare normale

giallo sul nero sulla mia pelle di tigre.

Datemi per favore la mia giungla

e non fatemi fare come quelli di Faenza

che quando non ce l’hanno fanno senza.

E allora notti solo, giorni solo

per un tigre senza giungla.

Notti solo, giorni solo

per un tigre senza giungla

7 – Digos Boogie

 Siamo tutti quanti poliziotti, Digos boogiesiamo cattivi ma sempre giusti, Digos boogie

siamo tutti quanti poliziotti da quattro generazioni

crediamo nella legge che non perdona e che non sbaglia mai.

Siamo tutti quanti poliziotti, Digos boogie.

E così, camminiamo la notte per i vicoletti scuri, scuri

a spiare le coppiette appiccicate a far l’amore contro i muri.

Per un poco d’amore…

Siamo tutti quanti poliziotti, Digos boogie

teniamo per la di, di, di, di, di, di, Digos boogie

siamo tutti quanti poliziotti, Digos boogie.

E così, camminiamo la notte per i vicoletti scuri, scuri

a spiare le coppiette appiccicate a far l’amore contro i muri.

Per un poco d’amore…

8 – Ugo l’italiano  

 Entrava lenta con la nebbia la nave dentro il portourlava sorda dentro l’acqua, cupa come inchiostro

e in controluce sopra il molo, Ugo l’italiano

e sul giubbotto di velluto nero un drago d’oro.

Sette vergini imploranti lo hanno conosciuto

e con ognuna lui ha intrecciato fiori tropicali.

Ugo aveva perso tutto tranne la sua rabbia

la rabbia di uno come lui che aveva

sempre vissuto la sua vita a tempo di Rock and Roll.

E un ragazzino di colore da domani piangerà

e farà a pugni fra i banchi della scuola

perché la cattiveria ha quattro soldi

solo per sentirsi vivi, si costruiva sui modelli americani.

E poi e poi e poi e poi e poi e poi

E poi c’è sempre un divo da imitare

un divo da adorare.

La grande madre dai capelli ricci, la grande madre nera

con gli occhi di latte e di velluto aperti sopra il mondo

la grande madre ha trascinato Ugo, Ugo l’italiano

con un dolore strano dentro il cuore

giù fino al porto.

Gli occhi fissi nella nebbia, Ugo non sognare

pensare troppo alla tua terra ti può fare male

le dita strette alla chiusura lampo del giubbotto nero

soltanto un po’ di decisione e la nave che adesso vedi ferma

è già pronta per salpare.