sì, vorrei rubarla e nasconderla
in una cassa di patate, di patate.
Il custode parigino che spiava le bambine dell’asilo
ora ha la bocca piena di biglietti del museo, del museo.
Lassù una civetta urla ed io ancora
non ho iniziato il mio lavoro, ora.
Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa
Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa
Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa
Monna Lisa…
La scuola è una gran cosa
e soprattutto se ti insegnano ad amare
i capolavori del passato, però è un peccato
che tu non li puoi vedere, né toccare.
E la cultura mi sorride fra le ombre
e le tende di velluto ed io sto torturando
la tela col rasoio e con le unghie, con le unghie.
Il custode si lamenta, probabilmente vuole
un’altra botta in testa, ora.
Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa
Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa
Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa
Monna Lisa…
Di sotto stanno urlando, certamente mi dicono di uscire
il francese non lo afferro, per questo
me ne sto ancora un poco qui a pensare a pensare.
Il custode si lamenta, probabilmente vuole
un’altra botta in testa, ora.
Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa
Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa
Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa
Monna Lisa
2 – Sabbia del deserto
E piove ormai già da quattro giornila sabbia del deserto viene su dal mare la pasticcera ha rimesso su le calze le pieghe del lenzuolo le ha stampate sulla pelle è passato ormai il tempo dei ramarri nascosti dentro ai fossi con le facce da idioti e l’inquietudine cresce dentro come un cancro e ce n’è di che se io mi lascio andare. Eh, eh, eh, eh, hei, piove sabbia del deserto eh, eh, eh, eh, hei, proprio qui in provincia. Dietro la porta della mia stanza a pagamento io sento muoversi la padrona della pensione nell’occhio destro ha la forma della serratura sono schiavo del suo gioco perché non le parlo chiaro. Amore mio, ho aspettato quattro ore seduto su un muretto bagnato fino all’osso e la cartella coi disegni a carboncino l’ho buttata giù di sotto, tanto non sarò mai un artista. Eh, eh, eh, eh, hei, piove sabbia del deserto eh, eh, eh, eh, hei, proprio qui in provincia. Domani vengono a prendermi i parenti per le feste comandate torno sempre a casa mi sentirò dire che non ho mangiato che sono dimagrito, che sono bianco come un cero. Amore mio, i tuoi giochini sul divano me li conto ad uno ad uno nel sedile posteriore però più in là io non posso andare perché ho già bisogno dei tuoi occhi sulla mia pelle. E la provincia come un’isola di matti perduta nella pioggia si allontana alle mie spalle e l’inquietudine mi cresce dentro come un cancro sì ce n’è di che se io mi lascio andare. Eh, eh, eh, eh, hei, piove sabbia del deserto eh, eh, eh, eh, hei, proprio qui in provincia. Eh, eh, eh, eh, hei, piove sabbia del deserto eh, eh, eh, eh, hei, proprio qui in provincia |
3 – Paolina
A casa la sera, dopo il lavoro
due uova dentro al piatto
la televisione che fa chiasso
Paolina, Paolina, Paolina, Paolina
Paolina amara come il sale, su per le vecchie scale
su per le vecchie scale.
Il martedì sera, lezione di guida
con l’istruttore biondo che gioca sempre con tutte
poi al cinema sola, in ultima fila
paura e amore per il buio, le solite indecisioni
le solite indecisioni.
Gloria, gloria alle tue gambe
alla tua schiena e alle tue guance
voglia, voglia, anche tu ne hai voglia
Paolina stiamo insieme hai trent’anni ormai.
Paolina
4 – Fango
Ha ventun’anni è già assassino
vibra piano un filo d’acciaio su quel balcone.
La casa è buia e ha due finestre
una guarda la strada, l’altra il vicolo dei rifiuti
non è terra da coltivare.
Fango, metà della vita fango
un fiore cresciuto male
bisogna strapparlo via.
Scappa, l’avventura è finita, scappa
magari potessi farlo, ho voglia di riposare
A porte chiuse gli avevano detto
“E’ un giochetto bisogna solo spaventarlo un po’
e le informazioni e quelle sì che contano
tu gliele fai sputare e poi me le vieni a riferire
a me che ti ho tolto dalla strada”
Fango, metà della vita fango
un fiore cresciuto male
bisogna strapparlo via
falso, era tutto falso mi viene da vomitare
io ho ucciso un uomo.
E’ solo un colpo ed è finita
poi un salto di dieci metri sull’asfalto
e come in sogno, lentamente
si avvicina l’uomo col cappello a quadrettini
la ruota gira con le seggioline appese
giù alla festa del paese la pietà ha preso il volo
prego, prego circolare…
Fango metà della vita fango
un fiore cresciuto male
bisogna strapparlo via
fango sulle ginocchia fango, dentro le ossa fango
perfino dentro al cervello…
5 – Pigro
Il ramo da una foglia.
Pigro!
“Una mente fertile” dici ” è alla base”
Ma la tua scienza ha creato l’ignoranza
Ha creato l’ignoranza.
Pigro!
E poi le parolacce che ti lasci scappare
che servono a condire il tuo discorso d’autore
come bava di lumaca stanno li a dimostrare
che è vero, è vero non si può migliorare
col tuo schifo d’educazione
col tuo schifo di educazione. Pigro!
La capra per il latte, la donna per le voglie
ma non ti accorgi della noia che ha tua moglie?
Della noia che ha tua moglie.
Tu castighi i figli in maniera esemplare
Poi dici “Siamo liberi, nessuno deve giudicare.
Nessuno deve giudicare”
Pigro!
E poi le parolacce che ti lasci scappare
che servono a condire il tuo discorso d’autore
come bava di lumaca stanno li a dimostrare
che è vero, è vero non si può migliorare
col tuo schifo d’educazione
col tuo schifo di educazione.
Pigro!
6 – Al festival slowfolk di BMilano
Al festival Slow-Folk di Bi-Milanoil complesso rock nostalgico di “trapple” meccanico marcava lentamente le note di “Love me tender”. Ed Uncinoide latrò: “C’è una fabbrichetta amore, nascosta in mezzo ai fiori” Ma qualcuno disse: “Io sono un vero nostalgico”. Zampa Di Velluto gelò gli spettatori con il suo pezzo forte “Lieta Sosta” poi seguirono in fila “Ferma Scarpa” e “Blocca Stalla”. Ma nessuno capì niente e la musica ruggiva sempre più forte. E le chitarre garrirono al vento con lo stemma delle rispettive città: Bi-Milano, Sotto-Roma, Nuova-Napoli. Faccia Di Bronzo una Barbara leale prima che il civile serpente venisse a torcersi accanto a lei eseguì al fotopiano “Sono figlia di una spora vagante” e poi che lei stessa era tutta la sua famiglia il trio Fanamber contestò l’esibizione ma il servizio di vigilanza vigilava… Ah io sono la tua ruota (scorta) accarezza pure le mie porosità gommose e serrami i dadi e lucidami il cerchione Oh io sarò la tua ruota (scorta) io sarò la tua ruota di scorta la tua ruota di scorta, la tua ruota di scorta… E questo cantava Occhio Di Velluto, il prete Israeliano dall’alto del suo hangar mentre l’uomo di pezza gli tremava fra le mani “Pregate fratelli” è la nuova canzone prima in classifica da circa quarant’anni. Tutti aspettavano Heavy Pig il re del Punk Romantico ma al suo posto si presentò il Sergente Osso Stanco che eseguì una porcheria alla chitarra a smalto e la chitarra era tutta stonata. E il catrame coprì tutte le cose… |
7 – Gabriele D’Annunzio
Lavarsi non serve e il maschio ne perde, è la sua teoria.
Lui lustra le scarpe la domenica solo per la santa funzione
e spia le mogli degli altri all’acquasantiera.
Gabriele è uno schiavo dei porno – libretti
e a casa rinnova un suo rito
lui stende sul letto le donnine di carta
poi le chiama per nome:
“Amore, tesoro, dolcezza mia bella, Sandrona la sexy! ”
Poi si butta per terra, piangendo la sua disperazione.
Dopo otto ore di zappa
la voglia di amare gli scoppia nel cuore
no, non è bello in campagna
e a parte le bestie è meglio il cappotto
e di corsa al Parco Sempione.
Gabriele ha sposato la vedova Ricci
una donna di novantadue chili
lei lo picchia ogni sera con il nerbo di bue
e gli mette il tacco sul collo
poi lo chiama tesoro, dolcezza mia bella, Gabriele D’Annunzio.
Poi si butta per terra piangendo la sua disperazione.
8 – Scappo di casa
Venti giorni di fuga e neanche un appello per radioevidentemente mia madre non è neanche una buona padrona
perfino per i cani smarriti si fanno appelli per radio
ma io no, non ho imparato a leccare bene la mano di chi mi dà da mangiare.
E la mia cara mamma mi ha voluto grasso ed eunuco
“Non andare con le donne” diceva “hanno il demonio nel ventre
io sarò la tua unica donna come il serpente che si morde la coda
l’ignoranza nel sesso è la base per vivere felici”
Il dottore vicino di casa ammassava quattrini
nel suo cappotto di cammello non c’era posto per la mia adolescenza
“Il ragazzo deperisce” diceva “saranno gli esami di Stato”
ma la mia mente volava ogni giorno sulle gambe della segretaria di scuola.
Venti giorni di fuga e neanche un appello per radio
e in questo bar sotto casa io mi bevo il mio cappuccino
liscio, liscio e il peccato marcisce nella mia cartella di foca
tra le calze le mutande le scarpe e il dentifricio.
Quella rossa che continua a fissarmi abbracciata al suo uomo
sarà così che il diavolo le cova nel ventre
quasi, quasi le domando se è vero, non ci sarebbe niente di male
“tra persone civili” come diceva la mamma “ci si intende sempre”.
E allora perché quel suo grosso individuo mi chiama balordo?
Vuole spaccarmi la faccia se non mi tolgo fuori dai piedi
e intanto il padrone del bar vuole che paghi il mio cappuccino
mi coprirò con le braccia la testa come facevo da bambino….