Ivan Graziani – Pigro

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IVAN GRAZIANI – PIGRO 
BMG – 743214601723 – 1997 (Ristampa)
1 – Monna Lisa
 Sì, vorrei rubarla, vorrei rubarequello che mi apparteneva

sì, vorrei rubarla e nasconderla

in una cassa di patate, di patate.

Il custode parigino che spiava le bambine dell’asilo

ora ha la bocca piena di biglietti del museo, del museo.

Lassù una civetta urla ed io ancora

non ho iniziato il mio lavoro, ora.

Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa

Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa

Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa

Monna Lisa…

La scuola è una gran cosa

e soprattutto se ti insegnano ad amare

i capolavori del passato, però è un peccato

che tu non li puoi vedere, né toccare.

E la cultura mi sorride fra le ombre

e le tende di velluto ed io sto torturando

la tela col rasoio e con le unghie, con le unghie.

Il custode si lamenta, probabilmente vuole

un’altra botta in testa, ora.

Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa

Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa

Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa

Monna Lisa…

Di sotto stanno urlando, certamente mi dicono di uscire

il francese non lo afferro, per questo

me ne sto ancora un poco qui a pensare a pensare.

Il custode si lamenta, probabilmente vuole

un’altra botta in testa, ora.

Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa

Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa

Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa

Monna Lisa

2 – Sabbia del deserto


E piove ormai già da quattro giorni
la sabbia del deserto viene su dal mare

la pasticcera ha rimesso su le calze

le pieghe del lenzuolo le ha stampate sulla pelle

è passato ormai il tempo dei ramarri

nascosti dentro ai fossi con le facce da idioti

e l’inquietudine cresce dentro come un cancro

e ce n’è di che se io mi lascio andare.

Eh, eh, eh, eh, hei, piove sabbia del deserto

eh, eh, eh, eh, hei, proprio qui in provincia.

Dietro la porta della mia stanza a pagamento

io sento muoversi la padrona della pensione

nell’occhio destro ha la forma della serratura

sono schiavo del suo gioco perché non le parlo chiaro.

Amore mio, ho aspettato quattro ore

seduto su un muretto bagnato fino all’osso

e la cartella coi disegni a carboncino

l’ho buttata giù di sotto, tanto non sarò mai un artista.

Eh, eh, eh, eh, hei, piove sabbia del deserto

eh, eh, eh, eh, hei, proprio qui in provincia.

Domani vengono a prendermi i parenti

per le feste comandate torno sempre a casa

mi sentirò dire che non ho mangiato

che sono dimagrito, che sono bianco come un cero.

Amore mio, i tuoi giochini sul divano

me li conto ad uno ad uno nel sedile posteriore

però più in là io non posso andare

perché ho già bisogno dei tuoi occhi sulla mia pelle.

E la provincia come un’isola di matti

perduta nella pioggia si allontana alle mie spalle

e l’inquietudine mi cresce dentro come un cancro

sì ce n’è di che se io mi lascio andare.

Eh, eh, eh, eh, hei, piove sabbia del deserto

eh, eh, eh, eh, hei, proprio qui in provincia.

Eh, eh, eh, eh, hei, piove sabbia del deserto

eh, eh, eh, eh, hei, proprio qui in provincia

3 – Paolina

 Paolina, Paolina, Paolina, PaolinaPaolina spiritosa, Paolina fiore di rosa.

A casa la sera, dopo il lavoro

due uova dentro al piatto

la televisione che fa chiasso

Paolina, Paolina, Paolina, Paolina

Paolina amara come il sale, su per le vecchie scale

su per le vecchie scale.

Il martedì sera, lezione di guida

con l’istruttore biondo che gioca sempre con tutte

poi al cinema sola, in ultima fila

paura e amore per il buio, le solite indecisioni

le solite indecisioni.

Gloria, gloria alle tue gambe

alla tua schiena e alle tue guance

voglia, voglia, anche tu ne hai voglia

Paolina stiamo insieme hai trent’anni ormai.

Paolina

4 – Fango

 Lui è immobile, coi nervi tesicome un ragno che sputa il filo dal proprio addome.

Ha ventun’anni è già assassino

vibra piano un filo d’acciaio su quel balcone.

La casa è buia e ha due finestre

una guarda la strada, l’altra il vicolo dei rifiuti

non è terra da coltivare.

Fango, metà della vita fango

un fiore cresciuto male

bisogna strapparlo via.

Scappa, l’avventura è finita, scappa

magari potessi farlo, ho voglia di riposare

A porte chiuse gli avevano detto

“E’ un giochetto bisogna solo spaventarlo un po’

e le informazioni e quelle sì che contano

tu gliele fai sputare e poi me le vieni a riferire

a me che ti ho tolto dalla strada”

Fango, metà della vita fango

un fiore cresciuto male

bisogna strapparlo via

falso, era tutto falso mi viene da vomitare

io ho ucciso un uomo.

E’ solo un colpo ed è finita

poi un salto di dieci metri sull’asfalto

e come in sogno, lentamente

si avvicina l’uomo col cappello a quadrettini

la ruota gira con le seggioline appese

giù alla festa del paese la pietà ha preso il volo

prego, prego circolare…

Fango metà della vita fango

un fiore cresciuto male

bisogna strapparlo via

fango sulle ginocchia fango, dentro le ossa fango

perfino dentro al cervello…

5 – Pigro

 Tu sai citare i classici a memoriaMa non distingui il ramo da una foglia

Il ramo da una foglia.

Pigro!

“Una mente fertile” dici ” è alla base”

Ma la tua scienza ha creato l’ignoranza

Ha creato l’ignoranza.

Pigro!

E poi le parolacce che ti lasci scappare

che servono a condire il tuo discorso d’autore

come bava di lumaca stanno li a dimostrare

che è vero, è vero non si può migliorare

col tuo schifo d’educazione

col tuo schifo di educazione. Pigro!

La capra per il latte, la donna per le voglie

ma non ti accorgi della noia che ha tua moglie?

Della noia che ha tua moglie.

Tu castighi i figli in maniera esemplare

Poi dici “Siamo liberi, nessuno deve giudicare.

Nessuno deve giudicare”

Pigro!

E poi le parolacce che ti lasci scappare

che servono a condire il tuo discorso d’autore

come bava di lumaca stanno li a dimostrare

che è vero, è vero non si può migliorare

col tuo schifo d’educazione

col tuo schifo di educazione.

Pigro!

6 – Al festival slowfolk di BMilano


Al festival Slow-Folk di Bi-Milano
il complesso rock nostalgico di “trapple” meccanico

marcava lentamente le note di “Love me tender”.

Ed Uncinoide latrò: “C’è una fabbrichetta

amore, nascosta in mezzo ai fiori”

Ma qualcuno disse: “Io sono un vero nostalgico”.

Zampa Di Velluto gelò gli spettatori

con il suo pezzo forte “Lieta Sosta”

poi seguirono in fila “Ferma Scarpa” e “Blocca Stalla”.

Ma nessuno capì niente e la musica ruggiva sempre più forte.

E le chitarre garrirono al vento

con lo stemma delle rispettive città:

Bi-Milano, Sotto-Roma, Nuova-Napoli.

Faccia Di Bronzo una Barbara leale

prima che il civile serpente venisse a torcersi accanto a lei

eseguì al fotopiano “Sono figlia di una spora vagante”

e poi che lei stessa era tutta la sua famiglia

il trio Fanamber contestò l’esibizione

ma il servizio di vigilanza vigilava…

Ah io sono la tua ruota (scorta)

accarezza pure le mie porosità gommose

e serrami i dadi e lucidami il cerchione

Oh io sarò la tua ruota (scorta)

io sarò la tua ruota di scorta

la tua ruota di scorta, la tua ruota di scorta…

E questo cantava Occhio Di Velluto,

il prete Israeliano dall’alto del suo hangar

mentre l’uomo di pezza gli tremava fra le mani “Pregate fratelli”

è la nuova canzone prima in classifica da circa quarant’anni.

Tutti aspettavano Heavy Pig il re del Punk Romantico

ma al suo posto si presentò il Sergente Osso Stanco

che eseguì una porcheria alla chitarra a smalto

e la chitarra era tutta stonata.

E il catrame coprì tutte le cose…

7 – Gabriele D’Annunzio

 Gabriele ha il naso a tubo di stufae le calze le cambia a Natale.

Lavarsi non serve e il maschio ne perde, è la sua teoria.

Lui lustra le scarpe la domenica solo per la santa funzione

e spia le mogli degli altri all’acquasantiera.

Gabriele è uno schiavo dei porno – libretti

e a casa rinnova un suo rito

lui stende sul letto le donnine di carta

poi le chiama per nome:

“Amore, tesoro, dolcezza mia bella, Sandrona la sexy! ”

Poi si butta per terra, piangendo la sua disperazione.

Dopo otto ore di zappa

la voglia di amare gli scoppia nel cuore

no, non è bello in campagna

e a parte le bestie è meglio il cappotto

e di corsa al Parco Sempione.

Gabriele ha sposato la vedova Ricci

una donna di novantadue chili

lei lo picchia ogni sera con il nerbo di bue

e gli mette il tacco sul collo

poi lo chiama tesoro, dolcezza mia bella, Gabriele D’Annunzio.

Poi si butta per terra piangendo la sua disperazione.

8 – Scappo di casa 

 
 

Venti giorni di fuga e neanche un appello per radioevidentemente mia madre non è neanche una buona padrona

perfino per i cani smarriti si fanno appelli per radio

ma io no, non ho imparato a leccare bene la mano di chi mi dà da mangiare.

E la mia cara mamma mi ha voluto grasso ed eunuco

“Non andare con le donne” diceva “hanno il demonio nel ventre

io sarò la tua unica donna come il serpente che si morde la coda

l’ignoranza nel sesso è la base per vivere felici”

Il dottore vicino di casa ammassava quattrini

nel suo cappotto di cammello non c’era posto per la mia adolescenza

“Il ragazzo deperisce” diceva “saranno gli esami di Stato”

ma la mia mente volava ogni giorno sulle gambe della segretaria di scuola.

Venti giorni di fuga e neanche un appello per radio

e in questo bar sotto casa io mi bevo il mio cappuccino

liscio, liscio e il peccato marcisce nella mia cartella di foca

tra le calze le mutande le scarpe e il dentifricio.

Quella rossa che continua a fissarmi abbracciata al suo uomo

sarà così che il diavolo le cova nel ventre

quasi, quasi le domando se è vero, non ci sarebbe niente di male

“tra persone civili” come diceva la mamma “ci si intende sempre”.

E allora perché quel suo grosso individuo mi chiama balordo?

Vuole spaccarmi la faccia se non mi tolgo fuori dai piedi

e intanto il padrone del bar vuole che paghi il mio cappuccino

mi coprirò con le braccia la testa come facevo da bambino….