GIUSEPPE UNGARETTI – ALBUM UNGARETTI. ICONOGRAFIA ORDINATA E COMMENTATA DA PAOLA MONTEFOSCHI

GIUSEPPE UNGARETTI – ALBUM UNGARETTI. ICONOGRAFIA ORDINATA E COMMENTATA DA PAOLA MONTEFOSCHI
GIUSEPPE UNGARETTI – ALBUM UNGARETTI. ICONOGRAFIA ORDINATA E COMMENTATA DA PAOLA MONTEFOSCHI

GIUSEPPE UNGARETTI – ALBUM UNGARETTI. ICONOGRAFIA ORDINATA E COMMENTATA DA PAOLA MONTEFOSCHI
MONDADORI – Collana I MERIDIANI – 1989

Con un saggio biografico di Leone Piccioni
INTRODUZIONE
Di Paola Montefoschi p. VII

NOTA
Di Paola Montefoschi p. XV

ALBUM UNGARETTI

“Ricordare è di vecchiaia il segno”

Registrato all’anagrafe il 10 febbraio 1888, Giuseppe Ungaretti nacque in realtà due giorni prima, ad Alessandria d’Egitto. (p. 5)

A far quadrare il bilancio familiare pensava la madre, che gestiva con energia e concretezza il forno lasciato da Antonio alla famiglia. (p. 12)

Ungaretti abitò con la madre durante tutti gli anni egiziani, cioè sino al 1912, tranne un breve periodo trascorso da solo al Cairo, per lavoro, nel 1909. […]
Con questi risparmi, o meglio, con ci che di essi sopravvisse ad affari sbagliati e altri sperperi, Ungaretti partì da Alessandria, nell’autunno del 1912, per concludere i suoi studi a Parigi. (p. 13)

Aclide Barrière, di un anno più piccolo, fu la prima grande amicizia dell’infanzia e della pubertà. (p. 17)

Dagli otto ai quindi anni studiò all’Istituto Don Bosco: lì, dietro suggerimento di uno degli istitutori, tenne un diario “analisi dei miei sentimenti”. (p. 21)
Dopo il collegio proseguì gli studi all’Ecole Suisse Jacot, la miglire scuola d’Alessandria di quegli anni. (p. 24)
Suo compagno di studi fu Moammed Sceab, il grande amico di pochi anni, con cui condivise gli iniziali interessi letterari e politici: affine perché anche lui senza patria, morì tragicamente suicida nel 1913, nello stesso albergo parigino dove alloggiava Ungaretti. (pp. 24-25)
Sopra la segheria meccanica, un immenso stanzone di lamiera pitturata all’esterno accoglieva le riunioni di anarchici provenienti da tutte la parti del mondo: veniva chiamato la Baracca rossa, e Pea ne era se non il fondatore, l’animatore indiscusso. […] Fu lì che Ungaretti e Pea si conobbero, nel 1906 o più probabilmente nel 1908, tramite Sceab. (p. 31)
L’amore per la poesia cementò la fraterna amicizia fra i due, che durò inalterata sino alla morte dell’autore di Moscardino, avvenuta nel ‘58. […]
Nel 1909, iniziò la collaborazione di Ungaretti a giornali e settimanali stampati in Egitto[…]. (p. 32)
Del 1910 fu la partenza di Sceab per Parigi, dovuta a una sua implicazione in una vicenda analoga al caso Pardo. (p. 37)
Grazie a Pea venne a sapere dell’ambiente letterario e artistico della Versilia: di Ceccardo Roccatagliata, e in particolare di Viani, di cui presentò una mostra ad Alessandria. Contemporaneamtente chiese di essere corrispondente della “Voce” dall’Egitto, iniziando così il carteggio con Jahier, che ne era segretario di redazione, e Prezzolini[…].
Maturò così la decisione conclusiva della sua giovinezza egiziana: quella di continuare i propri studi in Francia e in Italia. […] all’inizio dell’autunno del 1912 Ungaretti partì: sarebbe tornato in Egitto solo nel 1931. (p. 48)
Lo attendevano, dopo lo sbarco a Brindisi, un anno e mezzo di vita a Parigi, la guerra sul Carso, il Porto Sepolto. (p. 53)

PARIGI 1912-1914 p. 54

Sbarcato a Brindisi, Ungaretti trascorse un paio di settimane in Italia, a Roma, e a Firenze, prima di raggiungere Parigi. (p. 56)
[…]immobili e resistenti al tempo, quasi una sfida, i monti furono un’emozione imprevista, contraria a quello del paesaggio africano, mutevole e instabile. (p. 57)
Iniziarono subito contatti con gli ambienti culturali di Parigi: un amico di Prezzolini, Piroddi, “amicissimo dei migliori e specialmente di Péguy” lo presentò alla redazione di “Phalange”, rivista post-simbolista, diretta da Jean Royère. Iscrittosi alla facoltà di lettere della Sorbona[…]. (pp. 60-61)
Ma soprattutto frequentò i corsi liberi di Bergson, al Collège de France[…] (p. 61)
Fu attraverso quelle lezioni che si precisò in me il “sentimento del tempo”. (p. 63)
fece presto a prendere confidenza con la Parigi degli artisti e degli scrittori: partecipò alla vita intensa dei caffè della zona di Boulevard Saint-Germain. (pp. 68-69)
Il Café de Flore era il regno di Apollinaire che divenne l’amico principale di Ungaretti a Parigi.
D’estate Sceab si suicidò, nell’alberghetto di Rue des Carnes[…] (p. 69)
Nella primavera del ‘14, i futuristi italiani si ritrovarono a Parigi: c’erano Palazzeschi, Soffici, Boccioni, Carrà, Papini, Magnelli, con Marinetti in testa. (p. 75)
Nacque in questi primi due anni parigini, il forte legame d’amicizia con Apollinaire, destinato ad approfondirsi ancora di più durante la guerra. (p. 88)

GLI ANNI DELLA GUERRA p. 90

Finì, nella primavera-estate del ‘14 il tempo degli studi a Parigi: era necessario prendre un titolo di studio in Italia e c’era il desiderio di tornare in Egitto, inattuabile perché una specia di premobilitazione vietava l’espatrio. Per preparare l’esame di abilitazione all’insegnamento del francese, che dette a Torino, Ungaretti si stabilì in Versilia, dove era tornato a vivere Pea, quello stesso anno. (pp. 93-94)
Anche in Versilia la campagna interventista faceva molti proseliti: la guidava, sul piano nazionale, Mussolini che, abbandonato l’“Avanti!”, aveva appena fondato “Il Popolo d’Italia”: così lo conobbe Ungaretti. (p. 99)
Il gruppo di anarchici interventisti di Viareggio comprendeva anche uomini di lettere e artisti, fra i quali Viani. In giro per le città, Ungaretti prendeva la parola nei comizi, finché venne arrestato, per aver fischiato assieme ai suoi compagni la marcia reale. […]
Scarcerato preferì trasferirsi a Milano per prepararsi con tranquillità all’esame, attendendo il richiamo alle armi. (p. 100)
La prima pubblicazione delle poesie di Ungaretti avvenne su “Lacerba”, dal febbraio al maggio del ‘15 per merito di Papini, che fu anche il primo a scrivere di Ungaretti, recensendo il Porto Sepolto sul “Resto del Carlino” il 4 febbraio 1917. (p. 104)
Minutamente data, le 33 composizioni del Porto Sepolto scaturirono in poco più di dieci mesi di fronte[…].
quei versicoli icastici furono per Ungaretti il diario di guerra, l’ambizione poetica di una “bella biografia”. (p. 106)
C’è la presa di coscienza della condizione umana, della fraternità degli uomini nella sofferenza, dell’estrema precarietà della loro condizione… Bisognava dire delle parole decisive, assolute, e allora ecco questa necessità di esprimersi con pochissime parole, di ripulirsi, di non dire che quello che era necessario dire”. (p. 110)
Dopo un mese e mezzo di trincea il 19° fanteria della Brigata Brescia era a riposo a Versa: lì avvenne, nella primavera del ‘16, l’incontro tra Ungaretti e Ettore Serra, tenente poeta, prossimo curatore della stampa del Porto Sepolto in zona di guerra. (p. 112)
Soffici riuscì a destinarlo a Parigi. Vi giunse verso la fine della guerra, per collaborare al “Sempre Avanti”[…].
Il 9 novembre, mentre a Parigi si festeggiava l’armistizio, moriva Apollinaire. (p. 131)

IL DOPOGUERRA p. 132

Fino a tutto il ‘21 visse stabilmente a Parigi[…]
vi abitava Jeanne Dupoix, insegnante e presto compagna necessaria e provvidenziale della sua vita. […]
Si sposarono il 3 giugno del ‘20. (p. 135)
Mussolini lo incaricò di seguire per il “Popolo d’Italia” la conferenza di pace in svolgimento all’Hotel Edoardo VII. (pp. 135-136)
La vita con Jeanne fu segnata da forti difficoltà economiche. […]
Nel ‘19 usciva da Vallecchi Allegria di Naufagi[…]. (p. 139)
[…]Allegria di Naufragi sta a significare la volontà di vivere nostante la morte. (p. 143)
Uno degi amici nuovi fu proprio Breton, vicono al quale Ungaretti seguì lo sviluppo del primo Surrealismo, nato dalla scissione con Dada di Tzare, e le ricerche sull’autenticità espressiva. Il rapporto s’incrinò in seguito a un manifesto di Breton contro Artaud[…]. (p. 146)
Cominciava ora ada andare in crisi il rapporto con il “Principe” degli amici, Papini.[…]
Iniziò nel febbraio del ‘21 il carteggio con Cecchi, destinato a intensificarsi negi anni romani. (p. 151)
La “trattoriuccia” di Mère Rosalie, in Rue Dorian, ospitava molti artisti. Al tavolo di Soutine incontrava Modigliani quasi ogni giorno. (p. 152)

ANNI ROMANI p. 160

Lasciava Parigi all’inzio del ‘22[…] e rientrava a Roma in condizioni economiche sempre più difficili. Sopravvisse con un impiego al ministero degli Esteri, che avrebbe mantenuto siano al ‘30: redigeva quotidianamente il bollettino informativo relativo alla Francia. (p. 162)
Erano gli anni della “Ronda”, dove pubblicò alcune prose liriche. Al “Caffè Aragno” di Roma c’era anche Ungaretti, come dal quadro di Bartoli; ritrovò Barilli e iniziò a frequentare Cecchi[…]. (p. 164)
Coaminciavano i viaggi per l’Italia: con Jeanne visitò il Lazio fino a Subiaco; a Napoli compì piacevoli passeggiate notturne in compagnia di Croce, la cui ben nota avversione alla nuova poesia non dové incidere nel rapporto con Ungaretti. Trascorse l’estate del ‘25 in Lunigiana con i Carrà. A febbraio era nata Anna Maria, Ninon. (p. 167)
Nel ‘29 si trasferì a Marino, non bastavano i soldi per vivere a Roma. Lì fu un tempo felice: riceveva molti amici. (p. 169)
In realtà il Sentimento del Tempo si genera dalla poesia precedente e si costituisce attorno al nuovo paesaggio laziale e al barocco romano; dice della pienezza della vita matura e della convrsione alla religione cattolica. La prima parte della raccolta si compone di quindici poesie del ‘25 e odici del ‘27; nel ‘28 iniziò la seconda parte, con la Pietà e gli Inni. (p. 172)
Nel ‘33 il Sentimento del Tempo venne pubblicato[…]. (pp. 179-180)
Finì nel ‘30 l’impiego al Ministero degli Esteri e proseguirono le collaborazioni a riviste letterarie. (p. 180)
Si situano in questi anni le prime traduzioni, “per uno scrittore che voglia farsi la mano impareggiabile esercizio”. (p. 186)
[…]la morte degli figlio Antonietto e la guerra gli avrebbero dettato Il Dolore.(p. 190)
Iniziarono le collaborazioni a “Mesures”, uscita dal ‘35 fino allo scoppio della guerra: nel comitato di redazione della rivista figuravano Michaux e Paulhan. Non riusciva però a rendere migliore la propria condizione economica; non bastava certo l’offerta che ricevette per un insegnamento post elementare la conservatorio di Palermo. Accettò così nel 1936 una proposta dal Brasile; lì sarebbe rimasto fino al 1942. (p. 197)
La decisione di stabilirsi in Brasile fece seguito a un invito del Pen Club Argentino. Andò in sudamerica assieme a un gruppo di scrittori europei: a San Paolo tenne alcune conferenze all’università, appena fondata, e il rettore lo invità ad accettare la cattedra di lingua e letteratura italiana, a ottime condizioni economiche. (p. 201)
Ma in tanta attività era alle porte la “tragedia personale”: nel ‘39 Antonietto si ammalò improvvisamente[…]. (p. 204)
Il bambinò morì, a nove anni. A caldo, tra il ‘39 e il ‘40 Ungaretti scrisse il resoconto della propria interiorità sconvolta in Gridasti: soffoco[…]. (p. 210)
Prima dell’ingresso in guerra del Brasile a fianco degli alleati, nel ‘42, tornò di tanto in tanto in Italia, per contatti e vacanze. Indignato contro la Germania e la persecuzione razziale, una sera, in un locale romano, non si trattenne dal gridare contro Mussolini, rischiando grosso. […]
Ungaretti venne arrestato ancora una volta[…]. Scrisse allora direttamente a Mussolini e ottenne di essere rilasciato. (p. 213)

RITORNO A ROMA p. 214

Con l’ingresso in guerra del Brasile, gli italiani che vi risiedevano dovettero scegliere tra ilcampo di concrentamento e il ritorno in patria. Ungaretti rimpatriò, e le accoglienze degli amici, insieme a quelle ufficiali, mitigarono in parte le ferite di quegli anni. Raimondi lo salutò su “Primato” del luglio ‘42, e il governo lo nominò Accademico d’Italia; gli venne affidata per chiara fama la cattedra di letteratura moderna e contemporanea a Roma. (p. 216)
Nel ‘44 apparvero in quattrocento novantotto esemplari 22 sonetti di Shakespeare, tradotti quasi di getto nel ‘42 3 ‘43; rappresentano un primo pieno ritorno di Ungaretti alla poesie, una volta in Italia. (p. 220)
L’arrivo della liberazione e l’immediato dopoguerra furono particolarmente lieti e travagliati. Da una parte potè riprendere contatto con tanti vecchi amici francesi e angloamericani: era di casa nelle rappresentanze diplomatiche appena riaperte. dall’altra subiì i rigurgiti della facinorisità interna: il sindacato scrittori chiese l’espulsione di Cecchi, Baldini, Bontempelli e Ungaretti. Dopo tre gradi di giudizio ad opera di commissioni composte da rappresentanti di tutti i partiti, si concluse che ad Ungaretti non poteva “esser mosso alcun addebito”. (pp. 224-225)
Il Dolore uscì nel ‘47. (p. 226)
Le lezioni universitarie seguitarono puntuali fino all’età della pensione. (p. 232)
Alla fine dell’estate del ‘58 venne ricoverata in clinica. (p. 235)

GLI ULTIMI ANNI DEL POETA p. 240

Di lì a pocco cambiò casa, seguendo all’Eur Ninon che si sposava. Si affacciava inevitabile la solitudine, accompagnata dal rimpianto dei momenti di “maggior gioia, quando c’erano ancora due delle persone care: il figlio e la moglie”. (p. 242)
Si legò allora a Jone Graziani, giovane letterata e traduttrice. (p. 247)
Uscirono nel ‘65 le Visioni di William Blake, in un volume di 500 pagine, completamento del lavoro inziiato 35 anni prima. (p. 253)
Dialogo venne pubblicato nel ‘68 per l’ottantesimo compleanno di Ungà[…]. (p. 268)
[…]sperava di ricevere il nobel. Non andò così, e ne fu molto deluso. […]
una broncopolmonite con complicazioni cardiache rese necessarie il ricovero in clinica. (p. 272)
Seppi della sua morte dal marito di Ninon: era avvenuta la notte tra il 1 e il 2 giugno 1970. […]
Da allora riposa accanto a Jeanne, al Verano. (p. 274)

APPENDICE p. 277

CRONOLOGIA p. 289

BIBLIOGRAFIA p. 295

FONTI ICONOGRAFICHE p. 305

INDICI p. 307