FRIEDRICH NIETZSCHE – L’ARTE DI COMBATTERE CON LE DONNE

FRIEDRICH NIETZSCHE – L’ARTE DI COMBATTERE CON LE DONNE

ACQUAVIVA – MARZO 2009

Raccolta di testi (più o meno) misogini, sul rapporto coniugale e sullo scontro dei sessi, centrotré per l’esattezza, a tratti comici, di Nietzsche citati dalle opere Aurora, La gaia scienza, Così parlò Zarathustra, Al di là del bene e del male, Umano troppo umano, Frammenti postumi…

II

L’amore è forse, precisamente, l’espressione più naturale dell’egoismo. (p. 8)

VI

Nell’amore della donna, qualunque esso sia, c’è sempre qualcosa dell’amore materno. (p. 12)

VIII

Siccome fra due persone che si amino l’una è per lo più la persona che ama e l’altra è l’amata, è sorta la credenza che in ogni amore non ve ne sia che una quantità costante, in modo che più l’uno ne prende, meno ne resta all’altra. Eccezionalmente accade che la vanità persuada ciascuna delle due persone che è essa a dover essere amata, sicché entrambe vogliono vogliono farsi amare. Per ciò nel matrimonio avvengono spesso delle scene a metà comiche ed a metà assurde. (p. 14)

XVIII

Tutte le donne sono abilissime quando si tratta d’esagerare la loro debolezza e sono anche ingegnosissime per inventarne di debolezze, per darsi l’apparenza di fragili gingilli che un granello di polvere farebbe soffrire: la loro esistenza ha lo scopo di rimarcare l’indelicatezza dell’uomo, rendendolo cosciente della cosa. È così che si difendono contro il vigore ed il diritto del più forte. (p. 24)

XIX

Le nobili donne di libero spirito che si prendono a cuore l’educazione e l’elevazione del sesso femminile non dovrebbero trascurare questo punto di vista: il’matrimonio concepito, nella sua più alta idea, come l’unione delle anime di due esseri umani di sesso differente, e conchiuso per conseguenza – così almeno si spera per l’avvenire – allo scopo di procreare e di allevare una generazione nuova – un matrimonio simile, che non usa dell’elemento sensuale che come d’un mezzo raro, occasionale, per un fine superiore, ha verosimilmente bisogno d’un ausilio naturale, il concubinato. Poiché, se per la salute dell’uomo, la donna maritata deve anche servire alla soddisfazione esclusiva del bisogno sessuale, si determinerà, nella scelta della sposa, una contraddizione rispetto allo scopo accennato: il pensiero della posterità sarà accidentale, l’educazione superiore inverosimile. Una buona moglie, che debba essere un’amica, cooperatrice, generatrice, madre, capofamiglia, amministratrice, e che magari debba indipendentemente dall’uomo – occuparsi di se stessa e della sua funzione non può essere nello stesso tempo una concubina: sarebbe chiederle troppo. E così forse accadrà nel futuro il contrario di quello che avveniva ad Atene nel secolo di Pericle: allora gli uomini che possedevano nelle mogli soltanto delle concubine, s’orientavano verso le Aspasie, poiché desideravano legami che lasciassero liberi testa e cuore, e che solo potevano procurare il fascino e la pieghevolezza intellettuali di quelle donne. Le istituzioni umane simili al matrimonio non ammettono che un moderato grido di idealità in pratica: in caso contrario diventano immediatamente necessari dei rimedi grossolani. (pp. 25-26)

XXII

Sia detto per coloro che san trarre profitto da qualcosa: le donne hanno il giudizio, gli uomini la sensibilità e la passione. Ciò non è contraddetto dal fatto che gli uomini spingono il loro giudizio molto più lontano: hanno gli impulsi più profondi e più possenti e sono tali impulsi che portano tanto lontano il loro giudizio che in se stesso è qualche cosa di passivo. Le donne si stupiscono spesso entro di sé della venerazione che gli uomini tributano alla loro sensibilità. Se nella scelta di un compagno gli uomini cercano innanzi tutto un essere profondo, pieno di sensibilità, le donne invece un essere abile, astuto e brillante; se ne può arguire che l’uomo cerca l’uomo ideale, la donna cerca la donna ideale, e cioè non il complemento, ma il perfezionamento delle loro facoltà. (p. 29)

XXIII

Nello stesso modo che le madri non hanno sensi ed occhi che per i dolori visibili e sensibili dei figli, così le mogli degli uomini dalle alte aspirazioni non possono sopportare di vedere i loro mariti sofferenti, indigenti e misconosciuti, quantunque tutto ciò faccia forse fede di una direzione di vita ben scelta e più ancora sia di sicura garanzia di vittoria futura. Le donne intrigano sempre segreta- mente contro l’elevazione spirituale dei mariti, vogliono defraudarli d’ogni avvenire a favore d’un presente senza pene e con qualche agiatezza. (p. 30)

XXVIII

I fidanzati uniti dalla convenienza si sforzano spesso di mostrarsi innamorati per sfuggire alla taccia di calcolo utilitario. Così coloro che per interesse si convertono al cristianesimo si sforzano di mostrarsi realmente pii, giacché in tal modo il contegno religioso si fa per loro più facile. (p. 35)

XXXIII

La donna impara ad odiare a misura che disimpara ad affascinare. (p. 40)

XXXVI

Non si sarà mai abbastanza indulgenti con le donne. (p. 44)

XXXVII

La donna è temibile quando odia: poiché in fondo al cuore l’uomo non è che cattivo, mentre in fondo al cuore la donna è triste. (p. 45)

XLII

L’uomo è per la donna un mezzo: lo scopo è sempre il figlio. Ma per l’uomo cos’è la donna? (p. 50)

XLIII

Se i coniugi non vivessero insieme, i buoni matrimoni sarebbero più frequenti. (p. 51)

XLV

Le fanciulle che intendono soltanto basare sulla loro bellezza e sul fascino della giovinezza la vita avvenire, e che sono per lo più abilmente aiutate da madri astute, dimostrano d’aver lo stesso fine delle cortigiane, solo che sono più intelligenti e disoneste di queste ultime. (p. 53)

XLVIII

L’uomo autentico vuole due cose: il pericolo ed il gioco. Per questo vuole la donna, che è il giocattolo più pericoloso. (p. 56)

XLIX

Prima di concludere il matrimonio bisogna porsi la seguente domanda: Credi tu di poter conversare con questa donna sino alla tua vecchiaia? Tutto il resto dei-matrimonio è transitorio, mentre la maggior parte della vita comune è occupata dalla conversazione. (p. 57)

LI

Colui che studia le donne deve farle ridere: l’indice dell’educazione d’una donna trapela da come e quando ride. (p. 59)

LIX

Nell’odio le donne sono più pericolose degli uomini; innanzitutto perché, una volta sollevato il loro sentimento ostile, non sono trattenute da alcuno scrupolo di equità ma lasciano tranquillamente crescere il loro odio fino alle ultime conseguenze; poi perché sono esercitate a trovare i punti deboli (presenti in ogni uomo, in ogni partito) e a colpirli. Le assiste in tal senso il loro intelletto, affilato come un pugnale, mentre gli uomini indietreggiano alla vista delle ferite e diventano spesso magnanimi e concilianti. (p. 67)

LX

Dove non entra né odio né amore l’arte della donna riesce mediocre. (p. 68)

LXII p. 70

Quando una donna ha delle velleità letterarie ciò è un indizio d’un qualche difetto di sessualità. (p. 70)

LXIII

Talvolta la sensualità affretta troppo la crescita dell’amore, di modo che la radice, essen do debole può facilmente essere strappata. (p. 71)

LXVI

Le stesse passioni nell’uomo e nella donna hanno tempi diversi: è per ciò che l’uomo e la donna si fraintendono sempre. (p. 74)

LXXIV

La donna comprende i bambini più dell’uomo, ma l’uomo è più bambino della donna. (p. 82)

LXXVIII

La donna può essere amica di un uomo: ma perché un tal sentimento duri è necessario il concorso duna piccola antipatia fisica. (p. 86)

LXXX

Ogni sesso s’inganna sul conto dell’altro sesso: ciò dipende dal fatto che in fondo non ama e non rispetta che se stesso, o, per esprimersi più gentilmente, che il proprio ideale. Così l’uomo vuole la donna mansueta, ma precisamente la donna è essenzialmente non mansueta, come il gatto, per quanto sia esercitata a darsi un’apparenza di mansuetudine. (p. 88)

LXXXI

Quello che nella donna c’ispira rispetto e non di rado anche timore è la sua natura che è molto più naturale di quella dell’uomo, la sua mobilità, l’agilità da vera bestia selvaggia, l’unghia della tigre sotto il guanto, la sua ingenuità nell’egoismo, la sua incapacità ad essere educata, la sua intima selvatichezza, l’inafferrabile, lo sconfinato, il divagante delle sue brame e delle sue virtù. Quello che ci ispira della pietà per codesto bel gatto pericoloso che chiamiamo donna sta nel fatto che essa è più soggetta a soffrire, che è più vulnerabile, più bisognosa d’affetto, più accessibile alle disillusioni di qualsiasi altro animale. (p. 89)