François Gibault – 27 ottobre 1914 – Il corazziere Destouches

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Il 27 ottobre 1914, nelle Fiandre Occidentali, il 12° reggimento corazzieri assicura la copertura del fianco sinistro del 66° reggimento fanteria, in collegamento al 125°. Sono due anni che Louis, desideroso di liberarsi dei suoi obblighi militari, si è arruolato nel 12° corazzieri, a Rambouillet. Era lì nel momento della dichiarazione di guerra.
I due reggimenti hanno ricevuto incarico di attaccare Poelkapelle, uno da ovest, l’altro da est. Si chiede un volontario per trasmettere un ordine. Il maresciallo d’alloggio Louis Destouches si presenta. Al ritorno dalla sua missione solitaria, una pallottola tedesca lo colpisce al braccio destro. Il capitano Schneider, comandante del 2° squadrone, scrive a Fernand Destouches: “Vostro figlio è stato ferito, è caduto da eroe fronteggiando le pallottole con una fermezza e un coraggio che non è mai diminuito dall’inizio della campagna.” Curato all’ambulatorio d’Ypres, poi all’ospedale ausiliario di Hazebrouck e al Val-de-Grâce a Parigi, il maresciallo d’alloggio Destouches è decorato con la medaglia militare e la croce di guerra, poi riformato al 75%. La sua eroica missione gli varrà una pagina de L’Illustré national.
Quarantotto ore dopo questo fatto [gesto] d’armi, il 29 ottobre 1914,  il 16° reggimento bavarese è impegnato, nello stesso posto, ma nell’altro campo. Per Adolf Hitler, che ne fa parte, è il battesimo del fuoco. Più tardi, nel Mein Kampf, scriverà che per lui cominciava “ il periodo più indimenticabile e sublime della sua esistenza terrestre”.
I combattimenti ai quali ha partecipato segneranno, anch’essi, Louis Destouches per il resto dei suoi giorni. Ma in tutt’altra maniera. Alla sua amica Simone Saintu, scriveva, l’11 dicembre 1916: “Provo un profondo disgusto per tutto quello che è bellico. Mi domando a qual punto una vittoria ottenuta al prezzo della consunzione di una pese è una vittoria. Mi rimane entusiasmo solo per la pace.”
Céline sarà disposto a tutto al fine di evitare un nuovo massacro e, come molti, dagli inizi degli anni trenta, sentirà venire il temporale. Voyage au bout de la nuit sarà un grido contro la guerra, contro tutte le guerre. Come farà per la sua infanzia in Mort à crédit, Céline esagererà, senza perdere mai uno spirito devastante: “il cavaliere non aveva più la testa, solo un’apertura al di sotto del collo, con sangue dentro ribolliva come marmellata in una pentola.” Ma ci saranno nel Voyage accenti profondamente umani a tal punto l’esperienza della guerra gli ha permesso di scoprire il fondo della natura umana: “non conoscevo ancora gli uomini. Non crederò mai più a quello che dicono, a quello che pensano. È degli uomini e di essi soltanto che bisogna aver paura, sempre.” L’eroismo, la gloria, la difesa della patria gli apparivano come altrettanti cattivi pretesti per mandare gli uomini alla carneficina: “Una pallottola in pancia, non fa un eroe, fa una peritonite.” Odia i fautori di guerra che hanno mandato tanti giovani a morire: “mi sarebbe piaciuto vederlo qui, il Dérouléde di cui mi hanno tanto parlato, a spiegarmi come faceva lui, quando prendeva una pallottola in piena pancia.”
Ha anche la certezza che, nel campo opposto, è la stessa cosa, uomini convinti di avere ragione, che muoiono per la loro patria: “Il colonnello, era dunque un mostro! Adesso, ne avevo la certezza, peggio di un cane, non immaginava la propria morte! Capi al contempo che dovevano essercene molti come lui nelle nostre truppe, dei coraggiosi, e poi tanti quanti probabilmente nell’esercito opposto.”
Mai più questodiventerà per Céline un’ossessione che lo porterà a scrivere Bagatelles pour un massacre, con un lancio pubblicitario che la dirà lunga sulle sue intenzioni: “Per ridere bene nelle trincee». Riprenderà le sue imprecazioni pacifiste con tutti gli eccessi di cui era capace in opere che hanno fatto di lui il cane rognoso della letteratura francese.
F. G.