FRANCO BATTIATO – IL SILENZIO E L’ASCOLTO Conversazioni con Panikkar, Jodorowsky, Mandel e Rocchi (2021)

FRANCO BATTIATO – IL SILENZIO E L’ASCOLTO Conversazioni con Panikkar, Jodorowsky, Mandel e Rocchi (2021)
FRANCO BATTIATO – IL SILENZIO E L’ASCOLTO Conversazioni con Panikkar, Jodorowsky, Mandel e Rocchi (2021)

FRANCO BATTIATO – IL SILENZIO E L’ASCOLTO Conversazioni con Panikkar, Jodorowsky, Mandel e Rocchi (2021)

CASTELVECCHI – Collana “Cahiers” – 2021

In questo libriccino Giuseppe Pollicelli propone al pubblico parti di interviste andate in onda nel 2004 all’interno del programma di Franco Battiato Bitte, Keine Réclame (RaiDoc, 2003). I quattro “ospiti” di Battiato sono: Panikkar, Jodorowsky, Mandel e Rocchi. Gli argomenti trattati quelli tipici dell’attività di ricerca di Battiato: l’essere vivente e il rapporto con il divino; il libero arbitrio; la meditazione…

RAIMON PANIKKAR p.5

PANIKKAR:

«L’uomo? E qualcosa di più di un animale razionale. A parte il fatto che questa locuzione, “animale razionale”, è una traduzione errata di una definizione geniale formulata da Aristotele, il quale ha scritto che l’uomo è “quell’essere vivente in cui il logos transita, passa attraverso”. L’uomo è come “preso” da questo logos, che è divino. Nella vita quotidiana di noi uomini manca molto la profondità, siamo talmente distratti dai mille gadget della tecnologia… Ebbene, se c’è un compito che spetta alle religioni è quello di andare in profondità! (p. 7)

PANIKKAR:

In sé, il passato in quanto passato non esiste. E lo stesso vale per il futuro: neppure il futuro, in quanto futuro, esiste. La nostra “tragedia” è essere sempre di passaggio e non fermarci nel presente, non godere il presente. Io, a questo proposito, ho anche inventato una “parolaccia”: tempiternità. Pensare che l’eternità venga dopo il tempo è, filosoficamente parlando, un’aberrazione. Se è eternità, è eternità: cioè non è temporale. L’eternità non viene dopo il tempo. (p. 10)

Ciò che devo fare è approfittare di questo singolo, preciso momento, che è unico. Sono chiamato ad avere consapevolezza dell’unicità.[…]

Dobbiamo scoprire la nostra unicità, avere contezza del fatto che ciò che dobbiamo fare noi non sarà mai fatto da nessun altro: dunque se non lo facciamo si produrrà una sorta di buco nella realtà, per sempre. Ognuno di noi è unico, non siamo numeri. (p. 11)

BATTIATO: «Parliamo del silenzio».

PANIKKAR: «Il silenzio ha direttamente a che fare con l’ascolto. Il silenzio non si può creare se non si sa ascoltare.[…]

La prima cosa da fare per entrare nel silenzio è saper ascoltare. E, come in un circolo virtuoso, per saper ascoltare bisogna stare in silenzio. (p. 12)

PANIKKAR: Pertanto, per poter entrare nel silenzio, devo saper stare zitto non solo con le parole ma anche con il corpo. Senza una certa immobilità del corpo non si può conseguire l’immobilità dello spirito. (p. 13)

ALEJANDRO JODOROWSKY p. 19

JODOROWSKY: «Se per te Dio non sta in ogni luogo ma è lontano, proviamo a chiamarlo in un altro modo: energia vitale. Non possiamo affermare che l’energia vitale sia “distante”, perché altrimenti saremmo morti. Dov’è ciò che ci sostiene? Ciò che ci sostiene è qui, ora. Se utilizzi quest’energia vitale – che gli sciamani dei popoli antichi chiamavano “popolo astrale” – per costruire, allora è Dio. Se la utilizzi per distruggere è il diavolo. Ma è la medesima energia, dipende da come la adoperi. E il libero arbitrio. Dio o il diavolo sono un’energia a nostra disposizione. Se la usiamo male, certo, è una catastrofe, finiamo in disgrazia. Se la usiamo bene, Dio è qui. (p. 23)

E se siamo ciò che siamo, siamo un’entità divina, siamo fatti della stessa sostanza del divino. (p. 24)[…]

BATTIATO: «Cos’è per te l’alchimia?».

JODÒROWSKY: L’alchimia è una strada a doppio senso, è la ricerca dell’androgino, l’unione del principio maschile con quello femminile, lo yin e lo yang del Tao. Ma come possiamo unire l’uomo e la donna se non conosciamo la donna, se la vediamo solo attraverso il fallo, attraverso la mentalità maschile (p. 24)

Per poter arrivare all’uomo spirituale dobbiamo conoscere ambedue i lati: la notte e il giorno, il sole e la luna, il papa e la papessa dei tarocchi…». (p. 25)

GABRIELE MANDEL p. 27

MANDEL: L’anima è una goccia di quell’infinito oceano che è Dio: finché resta nell’oceano, non diventa identità. (pp. 29-30)

Per noi l’arte è molto importante e consideriamo la musica – in quanto è la più rarefatta – l ’espressione artistica più vicina al misticismo e al divino. (p. 30) Ecco perché noi sufi siamo cultori dell’arte. C ’è poi un altro grande dono che ci ha dato Dio, il libero arbitrio».[…]

Ma tutti i testi sacri sono concordi nel dire una cosa: “Comportatevi bene”. (p. 31)

CLAUDIO ROCCHI p. 35

Perché noi siamo molti…».

BATTIATO: «Siamo tanti…».

ROCCHI: «Sì, siamo davvero tanti! Ognuno di questi “noi” ha i suoi modi percettivi, perché ognuno di essi è prodotto da diverse aree della nostra coscienza, o meglio da diverse attivazioni di queste aree. Per intenderci, io a volte non riesco a trattenere un moto di insofferenza e altre volte l’idea di essere insofferente è lontanissima da me, ma sono sempre io. Nella mia vita sono persino arrivato a tirar calci a una sedia…».

BATTIATO: «Non ci credo».

ROCCHI: «Lo giuro, è la verità. E una cosa che ho fatto e che talora mi appare ridicola, come in effetti è. Questi molti che noi siamo, pur essendo uno, significano velocità, frammentazione, stasi. Estasi…». (pp. 38-39)

L’azione interessata crea legami, perché la si compie quando si vuole qualcosa per sé. Tutto ha un prezzo, niente è gratis… (pp. 41-42)

BATTIATO: «In che rapporto se i con le religioni?».

ROCCHI: «A mio modo di vedere, non esiste tradimento più vergognoso di quello operato dalle religioni, le quali teoricamente, e negli intenti delle personalità che le hanno create, avrebbero potuto, dovuto e voluto essere strumenti di evoluzione spirituale, di allargamento dell’area della consapevolezza e invece, tutte quante, possono stilare una lunga lista delle loro vergogne. Hanno tradito nella misura dell’improprio guazzabuglio che hanno realizzato. Nulla più delle religioni istituzionali è nemico della spiritualità, che è gratuita e soprattutto deve essere vissuta in modo semplice. (p. 45)

La paura è da gettare nel cestino, riduce le nostre possibilità. (p. 46)

L’illusione è che lo spazio ci collochi e che il tempo ci limiti. [….] Quando si ha paura è perché si teme una separazione da qualcosa, dal concetto di identità. Io non esisterò più, ho paura di non esistere… Ma io cosa? Già “io” è una divisione, tanto per cominciare. Non esistere per andare dove? In quale spazio e in quale tempo? Non c’è un luogo fuori dal tutto. Se la coscienza è larga abbastanza, si è qui e adesso, punto e basta». (p. 47)

NIENTE PUBBLICITÀ, MOLTO PENSIERO

Di Giuseppe Pollicelli p.49