Gli interventi dei personaggi interpellati non sono direttamente collegati tra loro. Sono appunto “sguardi”, punti di vista sull’aldilà.
Le rare domande poste da Battiato compaiono scritte.
Due letture completano gli interventi.Personalmente ho trovato molto interessanti gli interventi di Guidalberto Bormolini e lama Geshe Jampa Gelek…
LIBROGLI ELEMENTI NON HANNO NATURA PROPRIA
Franco Battiato p.7
La cosa più importante è ricordare di non essere tristi o depressi, non ve ne sarebbe motivo.
Tutti, più o meno, siamo prigionieri delle nostre abitudini, paure, illusioni. Le sofferenze dovrebbero indurci ad abbandonare l’ego, che chiude la strada del ritorno alla nostra natura divina.
Noi esseri umani siamo orgogliosi del libero arbitrio e guai a chi mette in discussione questa libertà. Ma ahimè, non è così. In realtà, siamo schiavi delle nostre emozioni, che ci determinano, dei desideri che ci dominano e spesso finiscono in tragedia… bella libertà!
La liberazione non può avere legami, né attaccamenti.
Di notte, quando si sogna, ci sembra tutto vero. Al risveglio scopriamo che non lo era.
Gli elementi terra, acqua, fuoco, aria e spazio sono presenze non esistenti, non hanno natura propria.
Il senso della nostra esistenza terrena è quello di crescere, diventare esseri completi, e ritornare all’unità. (pp.8-9)
tibetano] p.12
immateriale. Un istante di coscienza è preceduto da una causa sostanziale del medesimo tipo. Dallo stato intermedio del Bardo, prima del concepimento, gli esseri coscienti scelgono la coppia per entrare di nuovo nell’esistenza della vita terrena di noi esseri senzienti.
LA MORTE
NELLA TRADIZIONE CRISTIANA
BORMOLINI [monaco,
teologo e prete] p.13
I meditanti, sin dai tempi remoti, sin dalle epoche leggendarie, vedono il momento della morte come un’opportunità, un momento favorevole. Per il praticante che ha meditato sulla Chiara Luce e sulla Vacuità, che si è addestrato, al momento del processo della morte, quando sorgerà la mente di Chiara Luce, sarà in grado di riconoscere la Vacuità, e questo è quello che chiamiamo “l’unione della madre con il figlio”. In questo stato meditativo il praticante può restare diversi giorni, anche se è dichiarato clinicamente morto.(pp.16-17)
IL PASSAGGIO p.18
GESHE JAMPA GELEK p.20
Quando avviene la morte clinica, normalmente la coscienza lascia il corpo dopo tre giorni, per poi ritrovarsi nello stadio intermedio, nel Bardo. I praticanti invece possano rimanere volontariamente nel corpo in uno stato di concentrazione meditativa, e possono restarvi anche una o due settimane. II massimo della permanenza è di quarantanove giorni. Per alcuni può durare anche un giorno, e sono quelli che vanno a cercare un altro tipo di rinascita. (p.20)
GUIDALBERTO BORMOLINI p.21
Ma a me piacerebbe vedere questo passaggio come l’introduzione a una vita nuova. Nelle confraternite mistiche ebraiche, talvolta, il funerale è festeggiato come un matrimonio. È una festa nuziale. In fin dei conti ci si sposa con la propria parte invisibile, che troppo spesso dimentichiamo.(p.21)
LA MORTE È UN’OPPORTUNITÀ
LAMA KHANGSER RIMPOCHE p.23
EROS E THANATOS
STANISLAV GROF [psichiatra] p.25
LA CONSAPEVOLEZZA DELL’ANIMA
FABIO MARCHESI
Riuscire, attraverso un dubbio assoluto, a trascendere ogni propria credenza per annullarsi nella vera essenza di se stessi, che viene poi vissuta come esperienza di gioia assoluta. Si smette di giudicare e si annulla il proprio ego non come volontà per raggiungere la beatitudine, ma come effetto del raggiungimento della consapevolezza e della connessione con la propria vera essenza, che è l’anima. (p.29)
VIAGGI ASTRALI
ENSITIV
[viaggiatore astrale] p.30
L’ESSENZA DELLA VITA
WILLIGIS JÀGER
Percorrendo un cammino esoterico, cominciamo improvvisamente a cogliere la fugacità, e ci rendiamo fulmineamente conto di quanto ci aggrappiamo alle cose, inseguiamo idee, siamo tormentati da paure. Ci accorgiamo dei paraocchi che indossiamo nella nostra vita. Sono convinto che noi esseri umani ci evolveremo fino al punto di non temere più la morte, ma di rallegrarci in vista dell’esistenza successiva. Riconosceremo nella morte la Grande Trasformatrice, e le daremo il benvenuto. Gli alberi fioriscono, le foglie cadono, le stagioni vanno e vengono. Dai rifiuti rinasce la vita. Senza la morte e la distruzione non ci potrebbe essere nuova vita.
Il vero miracolo della vita è la sua continua trasformazione. Nascere, vivere e morire costituiscono la perfezione della vita. Il paradiso non è un’esistenza statica che raggiungeremo chissà quando in un lontano futuro. Paradiso è sperimentare e accettare la perfezione di questa danza divina di nascite e morti, come la vita stessa. Il nostro ego si oppone, usando ogni trucco. Questo “io”, per quanto ridicolo a volte possa sembrare, vorrebbe vivere in eterno; non ci si può aspettare che l’ego rinunci di buon grado al proprio predominio. Nella misura in cui muore il nostro piccolo io, questo aggregato di processi psichici, pauroso, disperato, aggressivo, opportunistico, manipolante, e troppo di rado gioioso, si sviluppano di pari passo la fiducia, la vera gioia e una vera speranza. Ma evidentemente non ci interessano affatto l’evoluzione del principio divino, lo sviluppo deH’universo, la molteplicità delle possibilità. Ci interessano solo “io”e “mio”. (pp.32-33)
Tratto da L’essenza della vita, Edizioni La Parola, Roma 2007, di Willigis Jàger (monaco benedettino).
CREDE NELLA REINCARNAZIONE?
JACK SARFATTI
[fisico quantistico] p.34
SIAMO IN INTERAZIONE COL TUTTO
FABIO MARCHESI p.36
LA MENTE NON HA INIZIO
LAMA CIAMPA MONLAM (p.37)
L’OTTAVA REINCARNAZIONE
LAMA KHANGSER RIMPOCHE p.38
RESTA LA FISIONOMIA?
GESHE JAMPA GELEK p.39
LA MECCANICA DEI SOGNI
LAMA CIAMPA MONLAM p.40
IL TERZO OCCHIO
GESHE JAMPA GELEK p.41
LA PREGHIERA DEL CUORE
GUIDALBERTO BORMOLINI p.42
L’ESSERE DI BARDO
LAMA KHANGSER RIMPOCHE p. 46
Quando lascia il corpo prende rinascita nel reame chiamato dello “stadio intermedio”, o Bardo.[…]
Questo essere di Bardo ha una forma così sottile che può spostarsi molto più veloce della luce. […]
Con la forma del corpo di Bardo. Si può viaggiare da un universo a un altro in un attimo. (p.46)
Da oltre un millennio nelle scritture buddhiste si cita la differenza della durata del tempo nei vari reami. (p.47)
GUIDALBERTO BORMOLINI p.48
C’è una cosa preziosa che mi sentirei di consigliare alle persone: di non desiderare la morte improvvisa, che tutte le tradizioni religiose vivevano come un dramma perché l’individuo non aveva la possibilità di prepararsi. E invece è decisivo l’atteggiamento che noi abbiamo in questo passaggio. Per quello era stata scritta l’Arsmoriendi, un’arte da imparare. […]
Pensate che tristezza: morire da solo, all’improvviso, senza nemmeno avere avuto la possibilità di salutare gli altri e di prepararsi a questo incontro.
Sono convinto che se noi ci preparassimo e ne fossimo registi, questo passaggio cambierebbe completamente di qualità. Avendo perso quest’ arte la subiamo, la morte, quasi come un qualcosa che ci travolge, e invece potrebbe essere il coronamento della nostra esistenza. Alla fine, fare dono della propria vita al momento finale, dando un senso a quello che succede, ribalta la prospettiva, trasforma la morte invita. Ma bisogna essere preparati, soprattutto perché questo atto mette al centro l’altro, cioè ti dono questi ultimi istanti come un dono di senso di tutta la mia esistenza. Ecco, ma questo va preparato lungamente, e non va rimandato all’ultimo minuto, perché possa essere un momento vero, pieno, e il coronamento della nostra esistenza. (pp.48-49)
PER L’ANIMA LA MORTE È UNA FESTA
FABIO MARCHESI p.50
Quindi la morte è un’espressione relativa di un corpo relativo, che è l’effetto di un’anima che è indipendente da tutto. E quindi per l’anima la morte è una festa. (pp.50-51)
LAMA GIAMPA MONLAM p.52
Cerchiamo di essere dei saggi esseri umani, poiché siamo tutti artefici del nostro destino. La rinascita come esseri umani è una cosa preziosa, e ci dà la possibilità di liberarci dal Samsara dell’esistenza ciclica e dall’inferno delle vite successive.
Nell’esistenza ciclica ci sono sei tipi di reami; ci sono i reami superiori e i reami inferiori. Negli stati inferiori possiamo vedere gli anima che non hanno il libero arbitrio né alcuna possibilità di scegliere il modo di eliminare o alleviare la sofferenza. Tutta l’esperienza che abbiamo da tempo, senza inizio, e continuiamo ad avere, di felicità e di sofferenza, è stata creata esclusivamente da noi stessi. Il vero nemico è dentro di noi, e si manifesta attraverso i tre veleni con le nove emozioni disturbanti.
Quando sperimentiamo la sofferenza sembra che questa venga dal di fuori, invece siamo noi stessi a procurarla. Questi nemici interiori sono afflizioni mentali, sono il vero problema. […]
Tutto quanto è connesso a noi. Anche l’ignoranza potrebbe apparire come un qualcosa di non dannoso. Non conoscere sembrerebbe che non sia dannoso, ma in realtà se continuiamo a mantenerci ignoranti non arriveremo mai alla verità.(p.53)
GESHE JAMPA GELEK p.54
La compassione è la non sopportazione della sofferenza percepita dagli altri esseri, uno stato mentale che non accetta la sofferenza dell’altro e attiva il desiderio di liberarlo.
La compassione più efficace dev’essere accompagnata dalla comprensione della realtà e anche da un processo analitico di sostegno di quello che è il vivere, il percepire l’esperienza dell’altro, il mettersi nei suoi panni. Quando si è testimoni di atti di violenza verso un essere umano o un animale, bisognerebbe pensare: Come mi sentirei, io, al suo posto? (p.54)
L’AMORE E LA COMPASSIONE
LAMA KHANGSER RIMPOCHE p.55
KARMA NUR MAY
La morte è un luogo di libertà che spinge i viaggiatori all’esilio, mutevole e fiera figlia del silenzio, abbandono e visione, processo alchemico che tramuta l’ombra in luce nel disordine apparente che conciliagli opposti.
Era qui al crepuscolo, come un nemico di sabbia addormentato che custodisce sentieri d’amore e di paura.
Né bene né male, la morte è racchiusa qui, nel cerchio della vita, tra il sogno e l’attesa; è il riflesso di un’immagine senza tempo venuta a mescolarsi col ritmo dell’universo.
La morte è là dove si ravvisano i segni del divenire e attecchisce il perdono.
Non distogliere lo sguardo dalla morte e dal suo inganno; seguila senza farti domande, così come accetti il profumo di un fiore o l’albeggiare di un fertile mattino. Chi non cede ai sogni e alla magia della vita non conosce né morte, né realtà, né conforto.
Solo dimenticando potrai morire e rinascere.
Non cambiare il mondo: diventa morte, e potrai raggiungere la tua parte immortale. Per scoprire il segreto dell’ignoto occorre attraversarlo, arrendersi alla grazia disarmati. (pp.56-57)