FRANCO BATTIATO – ATTRAVERSANDO IL BARDO. SGUARDI SULL’ALDILÀ (LIBRO + DVD)

 

FRANCO BATTIATO – ATTRAVERSANDO IL BARDO. SGUARDI SULL’ALDILÀ
 (LIBRO + DVD)
BOMPIANI – Collana Grandi Saggi – 1° edizione Novembre 2014
Nel libro, dopo un breve scritto introduttivo di Battiato, si trovano la trascrizione degli interventi dei personaggi interpellati e, a fine volume, le foto degli stessi (in bianco e nero).
N.B. Questa prima stampa presenta un difetto di masterizzazione che impedisce la visione del film oltre il 28′. Giunti infatti al minuto 28 e 2 secondi, il disco si blocca ripartendo dai titoli di coda…

Gli interventi dei personaggi interpellati non sono direttamente collegati tra loro. Sono appunto “sguardi”, punti di vista sull’aldilà.

Le rare domande poste da Battiato compaiono scritte.

Due letture completano gli interventi.Personalmente ho trovato molto interessanti gli interventi di Guidalberto Bormolini e lama Geshe Jampa Gelek…

DVD
Attraversando il Bardo (60′)
Backstage (20′)
Di Syusy Blady

LIBROGLI ELEMENTI NON HANNO NATURA PROPRIA

Franco Battiato p.7

 Al momento della morte, non avviene una morte “reale”, perché la nostra natura innata è al di là del tempo. Nel Bardo le fiamme non possono bruciarci, le armi non possono ferirci, tutto è illusorio e privo di sostanza: tutto è vacuità. […]
Le esperienze che appariranno al momento della morte sono inconcepibili.
La cosa più importante è ricordare di non essere tristi o depressi, non ve ne sarebbe motivo.
Bisogna mantenere piuttosto l’atteggiamento di un viaggiatore che ritorna a casa.
Tutti, più o meno, siamo prigionieri delle nostre abitudini, paure, illusioni. Le sofferenze dovrebbero indurci ad abbandonare l’ego, che chiude la strada del ritorno alla nostra natura divina.
Noi esseri umani siamo orgogliosi del libero arbitrio e guai a chi mette in discussione questa libertà. Ma ahimè, non è così. In realtà, siamo schiavi delle nostre emozioni, che ci determi­nano, dei desideri che ci dominano e spesso finiscono in tragedia… bella libertà!
La liberazione non può avere legami, né attaccamenti.
Di notte, quando si sogna, ci sembra tutto vero. Al risveglio scopriamo che non lo era.
Gli elementi terra, acqua, fuoco, aria e spazio sono presenze non esistenti, non hanno natura propria.
Il senso della nostra esistenza terrena è quel­lo di crescere, diventare esseri completi, e ritornare all’unità. (pp.8-9)
NOI NON SIAMO MAI MORTI, E NON SIAMO MAI NATI p.10

GESHE JAMPA GELEK
 [lama
tibetano] p.12
Da tempo immemorabile viviamo, moria­mo, rinasciamo, ma non abbiamo memoria, tranne una piccolissima parte di gente che ricorda le vite passate, anche attraverso i sogni. Solo l’esperienza in prima persona può verifi­care l’esistenza della coscienza, che è
immate­riale. Un istante di coscienza è preceduto da una causa sostanziale del medesimo tipo. Dallo stato intermedio del Bardo, prima del concepi­mento, gli esseri coscienti scelgono la coppia per entrare di nuovo nell’esistenza della vita terrena di noi esseri senzienti.

LA MORTE
NELLA TRADIZIONE CRISTIANA

GUIDALBERTO
BORMOLINI
[monaco,
teologo e prete] p.13
La morte nella tradizione cristiana, come d’altronde in tutte le grandi tradizioni religio­se, è una trasformazione, è l’apertura a un oltre, a una forma di vita nuova. […]
E in effet­ti, giustamente, san Francesco osava dire “sorel­la Morte”; la morte potrebbe essere un’amica che apre nuove prospettive. (p.13)
[…]di cominciare davvero a vedere la morte come un’amica che ti accoglie, non come una nemica da sconfiggere.[…]
Noi abbiamo abbandonato una disciplina di contemplazione cristiana preziosissima, l’antica arsmoriendi: essa riteneva che fosse necessaria e vitale la contem­plazione continua della morte, e aveva dei caratteri ben precisi. Primo, l’ineluttabilità della morte, perché se noi ignoriamo la morte non ci prepariamo ; ci prepariamo per delle cose inutili, certe volte, ma non a questa che è certa. E poi la morte livellatrice.[…]
La morte livellatrice serve a pensa­re a cosa è fondamentale per la liberazione ; non sono certo il successo, il potere, il denaro, perché dove andiamo non conteranno più. E poi la meditazione costante, cioè avere presente la morte. (pp.14-15)
Avere sempre davanti agli occhi la morte ridimensiona tante cose: paure, preoccupazioni, ridicole presun­zioni, esaltazioni comiche del proprio io, e riconsegna all’essere umano una quiete e una pace interiore. (p.15)

 

 

IL PROCESSO DELLA MORTE 
LAMA KHANGSER RIMPOCHE
 Kathmandu p.16

 

Con il morire vi è il dissol­versi graduale della mente grossolana. In questo modo ha inizio il processo della morte, che è simile al momento in cui cadiamo nel sonno. Al termine di questo processo sorgerà la mente della Chiara Luce, che è una mente estrema- mente sottile che può riconoscere e compren­dere la Vacuità, la natura ultima di tutti i feno­meni. Quando ciò avviene, il morente che in vita ha familiarizzato con la Vacuità raggiunge le più alte realizzazioni. Sarcasticamente, possia­mo dire che il momento della morte è un’op­portunità per ottenere direttamente la Vacuità. Colui che coglie questa opportunità avrà una mente di gioia; colui che ha timore dalla morte cadrà in depressione.
I meditanti, sin dai tempi remoti, sin dalle epoche leggendarie, vedono il momento della morte come un’opportunità, un momento favorevole. Per il praticante che ha meditato sulla Chiara Luce e sulla Vacuità, che si è adde­strato, al momento del processo della morte, quando sorgerà la mente di Chiara Luce, sarà in grado di riconoscere la Vacuità, e questo è quel­lo che chiamiamo “l’unione della madre con il figlio”. In questo stato meditativo il praticante può restare diversi giorni, anche se è dichiarato clinicamente morto.(pp.16-17)

 

LAMA CIAMPA MONLAM
IL PASSAGGIO p.18

 

LA COSCIENZA LASCIA IL CORPO
GESHE JAMPA GELEK p.20

Quando avviene la morte clinica, normal­mente la coscienza lascia il corpo dopo tre gior­ni, per poi ritrovarsi nello stadio intermedio, nel Bardo. I praticanti invece possano rimane­re volontariamente nel corpo in uno stato di concentrazione meditativa, e possono restarvi anche una o due settimane. II massimo della permanenza è di quarantanove giorni. Per alcu­ni può durare anche un giorno, e sono quelli che vanno a cercare un altro tipo di rinascita. (p.20)

 

 


UNA VITA NUOVA
GUIDALBERTO BORMOLINI p.21

Ma a me piacerebbe vedere questo passaggio come l’introduzione a una vita nuova. Nelle confraternite mistiche ebraiche, talvolta, il funerale è festeggiato come un matrimonio. È una festa nuziale. In fin dei conti ci si sposa con la propria parte invisibile, che troppo spesso dimentichiamo.(p.21)

 

LA MORTE È UN’OPPORTUNITÀ
LAMA KHANGSER RIMPOCHE p.23

 

Come ho detto prima, la morte è un’oppor­tunità. In generale, la gente del mondo non vede mai l’aspetto positivo della morte, perché non la vuole.
 

EROS E THANATOS
STANISLAV GROF [psichiatra] p.25

 

Quando paragoniamo la visione delle antiche società preindustriali con quella moderna, che è la visione delle società tecnologiche, notiamo una grande differenza nella comprensione della morte e di quello che essa significa. Per gli studiosi mate­rialisti occidentali noi siamo corpi fisici, siamo oggetti materiali; la nostra coscienza è il prodotto del cervello, il complesso dei processi neurofisio­logici del cervello. E da ciò, logicamente, conse­gue che, quando moriamo, il corpo muore, il cervello muore, e quindi è la fine assoluta della coscienza e di ogni tipo di esistenza. Tutto ciò contrasta fortemente con ciò che vediamo nelle culture preindustriali e antiche, che credevano che il decesso biologico non fosse la fine di tutto, che la vita della coscienza continuasse in altre forme, dopo la morte. Avevano descrizioni del viaggio postumo dell’anima, sia come un vero e proprio viaggio attraverso una serie di paesaggi fantastici, sia come sequenza di stati di coscienza in forme più sofisticate, quali le filosofie dello spirito, per esempio. (p.25)
Avevano descrizioni dei mondi dell’aldilà, degli inferni, dei paradisi; credevano nella reincarnazione, ovvero “dopo la morte ritorne­remo ancora e avremo un altro corpo e un’altra chance”. (p.26)
 

LA CONSAPEVOLEZZA DELL’ANIMA
FABIO MARCHESI

 [ricercatore indipendente] p.28
La consapevolezza dell’anima può arrivare attraverso o un’esperienza diretta o un’espe­rienza di trascendenza, o attraverso un’espe­rienza che porta ad aprire la propria capacità intuitiva, cioè partendo dal presupposto che ogni essere umano, nessuno escluso, è dotato per natura di una capacità intuitiva che poten­zialmente gli può consentire l’accesso a qualun­que conoscenza. (p.28)
Riuscire, attraverso un dubbio assolu­to, a trascendere ogni propria credenza per annullarsi nella vera essenza di se stessi, che viene poi vissuta come esperienza di gioia assoluta. Si smette di giudicare e si annulla il proprio ego non come volontà per raggiungere la beatitudine, ma come effetto del raggiungimento della consape­volezza e della connessione con la propria vera essenza, che è l’anima. (p.29)

VIAGGI ASTRALI
ENSITIV

[viaggiatore astrale] p.30

L’ESSENZA DELLA VITA
WILLIGIS JÀGER

 [Lettura di Anna Menichetti] p.32
Alla fine della nostra vita non conteranno le nostre prestazioni e le opere compiute. Non ci verrà chiesto se eravamo cattolici oprotestanti o cos’altro. Le testimonian­ze di esperienze di pre-morte ci dicono che prima di tutto, e soprattutto, dovremo chiederci quanto abbiamo amato. Nulla è permanente, niente è duraturo, ma questo è proprio ciò che noi esseri umani non riusciamo ad accettare.
Percorrendo un cammino esoterico, cominciamo improvvisamente a cogliere la fugacità, e ci rendiamo fulmineamente conto di quanto ci aggrappiamo alle cose, inseguiamo idee, siamo tormentati da paure. Ci accorgiamo dei paraocchi che indossiamo nella nostra vita. Sono convinto che noi esseri umani ci evolveremo fino al punto di non temere più la morte, ma di rallegrarci in vista dell’esi­stenza successiva. Riconosceremo nella morte la Grande Trasformatrice, e le daremo il benvenuto. Gli alberi fiori­scono, le foglie cadono, le stagioni vanno e vengono. Dai rifiuti rinasce la vita. Senza la morte e la distruzione non ci potrebbe essere nuova vita.
Il vero miracolo della vita è la sua continua trasforma­zione. Nascere, vivere e morire costituiscono la perfezione della vita. Il paradiso non è un’esistenza statica che raggiun­geremo chissà quando in un lontano futuro. Paradiso è sperimentare e accettare la perfezione di questa danza divi­na di nascite e morti, come la vita stessa. Il nostro ego si oppone, usando ogni trucco. Questo “io”, per quanto ridi­colo a volte possa sembrare, vorrebbe vivere in eterno; non ci si può aspettare che l’ego rinunci di buon grado al proprio predominio. Nella misura in cui muore il nostro piccolo io, questo aggregato di processi psichici, pauroso, disperato, aggressivo, opportunistico, manipolante, e troppo di rado gioioso, si sviluppano di pari passo la fiducia, la vera gioia e una vera speranza. Ma evidentemente non ci interessano affatto l’evoluzione del principio divino, lo sviluppo deH’universo, la molteplicità delle possibilità. Ci interessa­no solo “io”e “mio”. (pp.32-33)
Tratto da L’essenza della vita, Edizioni La Parola, Roma 2007, di Willigis Jàger (monaco benedettino).

CREDE NELLA REINCARNAZIONE?
JACK SARFATTI

[fisico quantistico] p.34

 

SIAMO IN INTERAZIONE COL TUTTO
FABIO MARCHESI
p.36

Quando un individuo ha una consapevolezza di sé limitata solo alla sua esperienza sensoriale, quindi limitata solo al suo corpo, vive questa idea di separazione, e questa idea si traduce nella paura della solitudine e della morte, e queste due paure poi diventano elementi limitanti. Non esiste separazione, non esiste la possibilità di essere soli, perché siamo tutti in costante interazione con tutto. (p.36)

LA MENTE NON HA INIZIO
LAMA CIAMPA MONLAM
(p.37)

La mente attuale è il risultato della mente immediatamente precedente. Ogni cosa che noi sperimentiamo interiormente, anche se non ne siamo consapevoli, vive perché ne abbiamo crea­to le cause precedentemente. (p.37)

L’OTTAVA REINCARNAZIONE
LAMA KHANGSER RIMPOCHE p.38

RESTA LA FISIONOMIA?
GESHE JAMPA GELEK p.39

 

Alla fine dell’esperienza del Bardo si somiglierà a quello che si diventerà, ci trasformeremo in quello che saremo. C’è una sorta di chiaroveggen­za dettata dal karma-, tutti e cinque i sensi sono in funzione. (p.39)

LA MECCANICA DEI SOGNI
LAMA CIAMPA MONLAM
p.40

Non è necessario prendere tutti i sogni in modo troppo serio. Generalmente possiamo clas­sificare i sogni in tre parti. La prima parte può essere influenzata dalle impronte delle vite passa­te; la seconda è connessa alle attività compiute nella giornata; la terza parte, quella della mattina molto presto, può essere, ma non necessariamen­te, un’indicazione, un messaggio, un segno di ciò che potrebbe accaderti. Qualche volta succede, ma, ripeto, non necessariamente. Tutti i sogni sono veritieri. In sogno molte cose strane si mani­festano: le montagne camminano, i fiori crescono in aree aride. Tante cose avvengono nei Sogni che mai si realizzeranno. (p.40)

IL TERZO OCCHIO
GESHE JAMPA GELEK
p.41

 

Il Terzo Occhio è l’occhio della saggezza suprema, della saggezza trascendentale. L’applicazione del metodo dà questi frutti; vuol dire avere già coltivato la meditazione. (p.41)

LA PREGHIERA DEL CUORE
GUIDALBERTO BORMOLINI
p.42

Seguo la pratica della preghiera del cuore, più nota per gli studiosi come “esicasmo”, che è una meditazione veramente cristiana, nella quale però sono stati ritrovati dei paralleli molto interessanti con le tradizioni dello yoga, tanto che un padre gesuita, il Cardinal Spidlik, docente presso il Pontificio Istituto Orientale, l’ha definito una sorta di yoga cristiano. Il metodo è molto semplice. Si parte dalla ricerca di una posizione comoda, in solitudine, quindi si presta attenzione al respiro, un metodo di esplorazione interna, si fa scendere la mente nel corpo prima, e poi nel cuore, per ricercare questa porta d’accesso con la vita divina. E poi la recita di un’invocazione col nome di Gesù collegata al battito del cuore o alla respirazione. E con la meditazione, che per me è stata una grande esperienza, e soprattutto un’esperienza di morte e resurrezione… l’immobilità, il far cessare i pensieri… (p.42)
SULLA MIA MORTE
MANLIO SGALAMBRO
[filosofo] p.44

L’ESSERE DI BARDO
LAMA KHANGSER RIMPOCHE
p. 46

 

Quando la persona muore, la coscienza lascia il corpo. Ora, analizziamo come la mente lascia il corpo.[…]
Quando lascia il corpo prende rina­scita nel reame chiamato dello “stadio interme­dio”, o Bardo.[…]
Questo essere di Bardo ha una forma così sottile che può spostarsi molto più veloce della luce. […]
Con la forma del corpo di Bardo. Si può viaggiare da un universo a un altro in un attimo. (p.46)
Da oltre un millennio nelle scritture buddhiste si cita la differenza della durata del tempo nei vari reami. (p.47)

 

IL PASSAGGIO, UN’ARTE DA IMPARARE
GUIDALBERTO BORMOLINI p.48

C’è una cosa preziosa che mi sentirei di consigliare alle persone: di non desiderare la morte improvvisa, che tutte le tradizioni reli­giose vivevano come un dramma perché l’indi­viduo non aveva la possibilità di prepararsi. E invece è decisivo l’atteggiamento che noi abbia­mo in questo passaggio. Per quello era stata scritta l’Arsmoriendi, un’arte da imparare. […]
Pensate che tristezza: morire da solo, all’improvviso, senza nemmeno avere avuto la possibilità di salutare gli altri e di prepararsi a questo incontro.
Sono convinto che se noi ci preparassimo e ne fossimo registi, questo passaggio cambierebbe completamente di qualità. Avendo perso quest’ ar­te la subiamo, la morte, quasi come un qualcosa che ci travolge, e invece potrebbe essere il coro­namento della nostra esistenza. Alla fine, fare dono della propria vita al momento finale, dando un senso a quello che succede, ribalta la prospet­tiva, trasforma la morte invita. Ma bisogna essere preparati, soprattutto perché questo atto mette al centro l’altro, cioè ti dono questi ultimi istanti come un dono di senso di tutta la mia esistenza. Ecco, ma questo va preparato lungamente, e non va rimandato all’ultimo minuto, perché possa essere un momento vero, pieno, e il coronamen­to della nostra esistenza. (pp.48-49)

 

PER L’ANIMA LA MORTE È UNA FESTA
FABIO MARCHESI
p.50

Quindi noi siamo anima onnipresente nello spazio e nel tempo, indistruttibile, assolu­ta, che non può… niente e nessuno possono avere potere sulla nostra anima più di quanto noi ne abbiamo. E il corpo è semplicemente uno strumento grazie al quale possiamo vivere esperienze nello spazio e nel tempo che possono potenzialmente far evolvere la nostra anima.
Quindi la morte è un’espressione relativa di un corpo relativo, che è l’effetto di un’anima che è indipendente da tutto. E quindi per l’ani­ma la morte è una festa. (pp.50-51)

 

IL MOMENTO PIÙ IMPORTANTE
LAMA GIAMPA MONLAM p.52

Cerchiamo di essere dei saggi esseri umani, poiché siamo tutti artefici del nostro destino. La rinascita come esseri umani è una cosa preziosa, e ci dà la possibilità di liberarci dal Samsara dell’esistenza ciclica e dall’inferno delle vite successive.
Nell’esistenza ciclica ci sono sei tipi di reami; ci sono i reami superiori e i reami inferiori. Negli stati inferiori possiamo vedere gli anima­  che non hanno il libero arbitrio né alcuna possibilità di scegliere il modo di eliminare o alleviare la sofferenza. Tutta l’esperienza che abbiamo da tempo, senza inizio, e continuiamo ad avere, di felicità e di sofferenza, è stata creata esclusivamente da noi stessi. Il vero nemico è dentro di noi, e si manifesta attraverso i tre veleni con le nove emozioni disturbanti.
Quando sperimentiamo la sofferenza sembra che questa venga dal di fuori, invece siamo noi stessi a procurarla. Questi nemici interiori sono afflizioni mentali, sono il vero problema. […]
Tutto quanto è connesso a noi. Anche l’igno­ranza potrebbe apparire come un qualcosa di non dannoso. Non conoscere sembrerebbe che non sia dannoso, ma in realtà se continuiamo a mantenerci ignoranti non arriveremo mai alla verità.(p.53)

 
LA COMPASSIONE
GESHE JAMPA GELEK p.54

La compassione è la non sopportazione della sofferenza percepita dagli altri esseri, uno stato mentale che non accetta la sofferenza dell’altro e attiva il desiderio di liberarlo.
La compassione più efficace dev’essere accompagnata dalla comprensione della realtà e anche da un processo analitico di sostegno di quello che è il vivere, il percepire l’esperienza dell’altro, il mettersi nei suoi panni. Quando si è testimoni di atti di violenza verso un essere umano o un animale, bisognerebbe pensare: Come mi sentirei, io, al suo posto? (p.54)

L’AMORE E LA COMPASSIONE
LAMA KHANGSER RIMPOCHE
p.55

La vita umana non è solo cibo, vestiti e resi­denze. Tutto ciò non è sufficiente: abbiamo bisogno di qualcosa di più, abbiamo bisogno di amore e di compassione per tutti. La gente a volte mi chiede qual è il significato della vita. Rispondo in breve: vivi felice. Dico sempre: fortemente felice. E per vivere fortemente felici abbiamo bisogno di una chiave, e la chiave più importante è l’amore e la compassione. Questa è la mia via. La cosa più importante, quali esse­ri umani, è vivere fortemente felici, e per fare ciò abbiamo bisogno di amore e di compassione. (p.55)
RISVEGLIO
KARMA NUR MAY
[Lettura di Alba Rohrwacher] p.56

La morte è un luogo di libertà che spinge i viaggiatori all’esilio, mutevole e fiera figlia del silenzio, abbandono e visione, processo alchemico che tramuta l’ombra in luce nel disordine apparente che conciliagli opposti.
Era qui al crepuscolo, come un nemico di sabbia addor­mentato che custodisce sentieri d’amore e di paura.
Né bene né male, la morte è racchiusa qui, nel cerchio della vita, tra il sogno e l’attesa; è il riflesso di un’immagine senza tempo venuta a mescolarsi col ritmo dell’universo.
La morte è là dove si ravvisano i segni del divenire e attec­chisce il perdono.
Non distogliere lo sguardo dalla morte e dal suo inganno; seguila senza farti domande, così come accetti il profumo di un fiore o l’albeggiare di un fertile mattino. Chi non cede ai sogni e alla magia della vita non conosce né morte, né realtà, né conforto.
Solo dimenticando potrai morire e rinascere.
Non cambiare il mondo: diventa morte, e potrai raggiun­gere la tua parte immortale. Per scoprire il segreto dell’ignoto occorre attraversarlo, arrendersi alla grazia disarmati. (pp.56-57)

IMMAGINI p.59

 

 

 

 

 

 

SECONDA EDIZIONE
Adesivo bianco in copertina.