Franco Battiato – Apriti Sesamo

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FRANCO BATTIATO – APRITI SESAMO

0602537174300 – 2012

Dopo cinque anni dall’ultimo album di inediti (Il Vuoto, 2007), Franco Battiato torna con Apriti Sesamo, uscito il 23 ottobre 2012 e preceduto dall’uscita del singolo Passacaglia

Dieci i brani contenuti nel disco per un ascolto totale di 36 minuti e 36 secondi.

Il livello qualitativo del disco è come sempre, trattandosi di Battiato, elevatissimo. A farla da padrone i testi scritti in collaborazione con Manlio Sgalambro, che spaziano dal reale al metafisico, dall’aulico al prosaico, dalla citazione letteraria a quella religiosa. Le musiche sono ben arrangiate, piuttosto minimaliste ma con un buona dose di sperimentazione. La voce a tratti sembra calare un po’ troppo seppur rimanendo nel tradizionale tono recitato/parlato di Battiato. 

Il livello medio dei brani rende impossibile la scelta di quelli migliori, mentre la sola che sembra leggermente inferiore è, a nostro avviso, Caliti Junku.

TRACKLIST

1. UN IRRESISTIBILE RICHIAMO 3’36”

Ottimo brano. Il testo permette all’ascoltatore di evocare immagini. Delicata e scorrevole con ottimi arrangiamenti. Contiene due citazioni di santa Teresa d’Avila.

 

 

Un irresistibile richiamo

Era magnifico quel tempo, com’era bello,

quando eravamo collegati, perfettamente,

al luogo e alle persone che avevamo scelto,

prima di nascere.

Il tuo cuore è come una pietra coperta di muschio,

niente la corrompe.

Il tuo corpo è colonna di fuoco affinchè

arda, e faccia ardere.

Le mie braccia si arrendono facilmente

le tue ossa non sentono dolore.

I minerali di cui siamo composti,

tornano, ritornano all’acqua.

Un suono di campane

lontano, irresistibile, il richiamo

che invita alla preghiera del tramonto.

Gentile è lo specchio, guardo e vedo

che la mia anima ha un volto.

Ti saluto divinità della mia terra…

il richiamo mi invita.

2. TESTAMENTO 3’35”

Musicalmente è la più varia e sperimentale. Ricercato il testo che ci fa spaziare tra materialità e spiritualità.

Peccato che io non sappia volare, ma le oscure cadute nel buio mi hanno insegnato a risalire”.

noi non siamo mai morti, e non siamo mai nati”.

Testamento

Lascio agli eredi l’imparzialità, la volontà di crescere e capire,

uno sguardo feroce e indulgente, per non offendere inutilmente.

Lascio i miei esercizi sulla respirazione,

Cristo nei Vangeli parla di reincarnazione.

Lascio agli amici gli anni felici, delle più audaci riflessioni,

la libertà reciproca di non avere legami

… e mi piaceva tutto della mia vita mortale,

anche l’odore che davano gli asparagi all’urina.

We never died,

we were never borne!

Il tempo perduto chissà perchè, non si fa mai riprendere

i linguaggi urbani si intrecciano e si confondono nel quotidiano.

“Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza”…

l’idea del visibile alletta, la mia speranza aspetta.

Appese a rami spogli, gocce di pioggia si staccano con lentezza, mentre una gazza, in cima ad un cipresso, guarda.

Peccato che io non sappia volare, ma le oscure cadute nel buio

mi hanno insegnato a risalire.

E mi piaceva tutto della mia vita mortale, noi non siamo mai morti, e non siamo mai nati.

We never died,

we were never borne!

3. QUANDO ERO GIOVANE 3’42”

Una delle più belle del disco. Semplice la musica (con un organo che ricorda sonorità anni ’70), ricercato il testo, grande la presa e il coinvolgimento che il brano ha sull’ascoltatore che può rivedere nella sua mente le immagini evocate dal testo. Evidenti i cenni biografici presenti.

 

Quand’ero giovane


Quand’ero giovane andavo a letto tardi, sempre, vedevo l’alba.


Dormivo di giorno e mi svegliavo nel pomeriggio… ed era sera,


era già sera.


La notte, non mi piace tanto, l’oscurità è ostile a chi ama la luce.

Si accavallano i giorni come onde, ci sovrastano.


Le cattive notizie, in questi tempi di forti tentazioni,


ci sommergono.


Dobbiamo seguire la nostra coscienza e le sue norme.

Viva la Gioventù, che fortunatamente passa,


senza troppi problemi


vivere è un dono che ci ha dato il Cielo.

Uscendo dai locali, mi capitava di vedere code di macchine, sostare


al Parco Ravizza o al Monumentale. La merce era il sesso,


compravano sesso, e spesso diverso.

Viva la Gioventù, che fortunatamente passa,


senza troppi problemi


vivere è un dono che ci ha dato il Cielo.

Andavamo a suonare nelle sale della Lombardia, e c’era


un’atmosfera eccezionale, la domenica, di pomeriggio, in quelle


balere, si divertivano a ballare, operai e cameriere.


Era passata un’altra settimana.

 

4. ERI CON ME 3’59”

Campionamenti elettronici che si alternano a parti rock e accordi di piano accompagnano un magnifico testo. Brano molto orecchiabile già interpretato da Alice nell’album Samsara.


Eri con me

Siamo detriti, relitti umani, trascinati da un fiume in piena,

che non conosce soste nè destinazione.

La nostra mente, le nostre azioni, sono la ‘causa’, gli effetti

invece, il nostro destino.

Ciò che deve accadere, accadrà, qualunque cosa facciamo per evitarlo, ciò che deve accadere, accadrà,

perchè è già accaduto!

Eri con me, ma io non ero con te,

sei con me, ma io non sono con te,

ero con te, ma tu non eri con me.

Viviamo nell’impermanenza, nell’incertezza della vita condizionata, ma ci ricorderemo di noi segretamente.

Arriverà il giorno atteso a schiudere gli impediti passaggi,

prepariamoci a nuove esistenze…

Eri con me, ma io non ero con te,

sei con me, ma io non sono con te,

ero con te, ma tu non eri, non eri, con me.

5. PASSACAGLIA 3’23”

Singolo che ha preceduto l’uscita del disco. Semplice e coinvolgente la musica, didascalico il testo che denota il pessimo mondo in cui viviamo, la fuggevolezza e la precarietà della vita e dei piaceri. Presenti anche cenni biografici. 

Libero adattamento del brano “Passacaglia della vita” di Stefano Landi.


Passacaglia

Ah! come t’inganni se pensi che gli anni

non hann’ da finire è breve il gioire.

I sani gl’infermi, i bravi, gl’inermi,

è un sogno la vita che par sì gradita.

Vorrei tornare indietro per rivedere il passato,

per comprendere meglio quello che abbiamo perduto.

Viviamo in un mondo orribile.

Siamo in cerca di un’esistenza.

La gente è crudele, e spesso infedele,

nessun si vergogna di dire menzogna.

I giovani, i putti e gl’Huomini tutti

non vale il fuggire si plachi l’ardire.

Vorrei tornare indietro, per rivedere gli errori,

per accelerare il mio processo interiore.

Ero in quinta elementare, entrai

per caso nella mia esistenza…

fatta di giorni allegri e di continue esplorazioni,

e trasformazioni dell’io.

Vorrei tornare indietro nella mia casa d’origine,

dove vivevo prima di arrivare qui sulla Terra.

Entrai per caso nella mia esistenza

di antiche forme di insegnamenti e trasformazioni dell’io.

 

6. LA POLVERE DEL BRANCO 4’00”

 È il brano più profondo del disco. Eccelsa.

Ci crediamo liberi ma siamo prigionieri, schiavi, ombre sperdute, camminiamo rumorosi nel nulla, giriamo in branco alzando solo polvere… 

 


La polvere del branco

Do you know Tulku Urgyen? Have you ever heard of this?

Do you know the Seekers of te Truth? Have you ever heard of this?

Ci crediamo liberi, ma siamo prigionieri, di case invadenti che ci abitano e ci rendono impotenti.

Ci crediamo liberi, ma siamo prigionieri che remano su navi inesistenti

si solleva la polvere del branco accanita e misteriosa.

Ci crediamo liberi, ma siamo schiavi, milioni di milioni di ombre sperdute,

rumorosi andiamo per le strade alzando solo polvere.

millions of shadows walking into nothingness

Ti dico che nulla mi inquieta, ma tu mi dai sui nervi,

ho voglia di appartarmi e di seguire la mia sorte, perchè morire è come un sogno.

Pura, Inaccessibile, Avvolta in una Eterna Ombra solitaria,

Oscurità Impenetrabile, Intensa, Impervia, Immensa…

ha dato vita agli Dei, nessun uomo ha mai sollevato il suo Velo.

…. millions and millions of shadows.

 

 7. CALITI JUNKU 3’21”

È, a nostro avviso, il brano meno incisivo del disco. Troppo scollate tra di loro le parti del testo così come il testo dalla musica.

Contiene musica di C. W. Gluck compreso il testo del tema introduttivo.


 

Caliti junku


Che farò senza Euridice, dove andrò senza il mio bene…


che farò, dove andrò, che farò senza il mio bene.

‘Per aspera ad Astra’, le asperità conducono alle Stelle.


Un antico detto, cinese o tibetano, forse arabo-siciliano, dice così:

Caliti junku ‘ca passa la China, caliti


junku, da sira ‘a matina

Milioni di anni luce, la legge che esprime si illumina di cielo
“mindfulness”, la forma è sostanza, la forma è sostanza, mentre il vento
mi porta improvvise allegrie.

Caliti junku ‘ca passa la china, caliti


junku, da sira ‘a matina, caliti junku.

Do you see the dramatic escalation of violence?


The world outside is insane, it’s full of evils.


Without wasting time, we take refuge


in the empty Essence.


(Lo vedi il drammatico aumento di violenza ?


Il mondo fuori è insano, è pieno di mali.


Senza perdere tempo, rifugiamoci nella vuota Essenza)

… caliti junku ecc.



8. AURORA 3’40”

 

Visionario il testo (adattamento di un testo del poeta arabo-siciliano Ibn Hamdis adattato da Nabil Salameh. La strofa finale è di Sgalambro), coinvolgente la musica. Ottimo brano.


 

Aurora


Vento, tu che sei passato sul sobborgo


ed hai abbeverato le colline assetate


porta a me le cupe nuvole


affinché le possa riempire d’acqua,


con le mie lacrime.

Borghi, verso i quali s’incamminano le disgrazie


come lupi che s’incamminano nella selva


là, dove ho accompagnato i leoni all’acqua


ed ho visitato tane di gazzelle.

Dietro di te oh mare, ho un paradiso da scoprire.

Dove c’è contentezza e miseria alcuna


se di giorno penso di conquistare


la sera tu me lo rinneghi.

Ho ceduto ai desideri che il mare mi ha proibito di incontrare.

E farò della mezzaluna un battello


per abbracciare l’ardere del quel fuoco,


e farò della mezzaluna un battello


per abbracciare l’ardere di quel fuoco.

Oh tu Aurora portami la luce, tu Aurora portami la luce.

La Mente è qualcosa di stupefacente, un tesoro,


che soddisfa il desiderio, uno scrigno,


di ogni possibile cosa.



9. IL SERPENTE 3’31”

Testo stupendo accompagnato da lieve e delicata melodia di piano e violini. Bassa e pacata la voce di Battiato. Un uomo nuovo, da qualche parte, sta nascendo libero dalle catene del denaro attento ai fenomeni trascendentali…

 

Il Serpente


All’uomo fu detto tu camminerai in eterno, viaggerai


e l’ombra ti porterai addosso.


I suoi occhi guardavano stupiti, le mani forti e pallide,


si aggirava nelle dolenti città d’occidente, in cupe società,


dove trine e stracci si mischiavano.


Noi viviamo, tutti gridavano.

Il denaro strisciava come il serpente


nelle città d’occidente così si celebrava,


ma da qualche parte un uomo nuovo nasceva.

All’uomo si disse tu camminerai in eterno, viaggerai


e l’ombra ti resterà addosso.


Camminava come gli era stato detto, senza sostare camminava,


gli si incupiva il viso, ma il cuore infiammato lo guidava.

Un raggio di luce attraversò un cielo nero e minaccioso


andando a illuminare un albero di ciliegio in fiore


davanti ai suoi occhi increduli e sbalorditi, si accorse


che qualcosa di metafisico era accaduto…


scoprì di colpo l’esperienza del bianco.

Il denaro striscia come il serpente, nelle città d’occidente così si celebra,


ma da qualche parte un uomo nuovo sta nascendo

 

10. APRITI SESAMO 3’34”

 

Magnifico brano. Il testo è una fiaba che l’ascoltatore può rivivere nella propria mente. La bella Sherazade racconta al re, per salvare la sorella, la storia di Ali Baba e dei quaranta ladroni che l’uomo segue fino a una grotta alla quale hanno accesso facendo spostare una grossa pietra con le parole magiche: “Sesamo, Apriti!”. Allontanatisi quelli, Ali Baba accede alla grotta, piena di tesori, pronunciando la stessa formula. Ma l’arrivo del giorno fa interrompere Sherazade…

Contiene due temi tratti da “Sherazade” di Nikolai Rimsky-Korsakov.

 

Apriti Sesamo


Apriti Sesamo, apriti Sesamo, apriti Sesamo.

Sorrideva Sherazade e i suoi denti, come fili di perle,


come chicchi di grandine, come fiori.


Scintillavano al sole per la grandezza di Allah.


Dalla sua bocca, le più belle fiabe trovavano vita per il Re.


Cominciò così, la bella a raccontare di Alì Babà e dei 40 ladroni.

Apriti Sesamo, apriti Sesamo, apriti Sesamo.

Alì aveva seguito, di nascosto, come un’ombra, una banda di ladri, camminavano nel bosco in fila indiana.


Arrivarono davanti ad una grande grotta, nascosta da cespugli. Il loro
capo imperioso ordinò Sesamo apriti… la roccia girò su se stessa e
come porta si spalancò: monete d’oro, pietre preziose, sciabole
scintillanti e tappeti di Bukara.

Orci di vino pregiato, vasi pieni di luce lunare che illuminavano attorno per il piacere degli occhi.

Quando i ladri si allontanarono al galoppo, ed erano ormai lontani,


Alì Babà si fece coraggio… e si avvicinò alla grande grotta, impaurito e tremante ripetè la formula magica: Sesamo apriti.


La roccia girò su se stessa e come porta si spalancò.

A quel punto, sorto il giorno, Sherazade si interruppe e la fiaba finì

 

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Disco consigliato ai soli fan di Battiato che possono gustarsi l’ennesima evoluzione e sperimentazione del cantautore siciliano. I testi difficili e, nel complesso, la poco orecchiabilità dell’opera ne sconsigliano l’acquisto ai non fan che potrebbero trovarlo troppo tedioso. 

Decisamente superiore a Il Vuoto, il disco può, a nostro avviso, essere collocato per livello qualitativo complessivo al fianco di X Stratagemmi (migliori i testi ma meno sperimentali le musiche) e appena sotto ai capolavori Caffé de la paix, L’imboscata e Gommalacca.

TESTI: 9

MUSICHE: 8

LIBRETTO TESTI/CURA GRAFICA:8

GIUDIZIO COMPLESSIVO: 8.5

Il cd è in formato digipak che genialmente la universal fornisce con una custodia di plastica su cui è impresso il titolo dell’album. Purtroppo, a nostro avviso, il libretto dei testi è in formato foglio ripiegato e non contiene altro. Sul retro, sul motivo multicolore della copertina, c’è la sola frase “Non siuamo mai morti e non siamo mai nati”. 

Molto belle le foto presenti all’interno del digipak dove squarci di luce superano le nubi. È presente anche la foto di un Battiato concentrato così come un testo di Laura Vinciguerra.

Da segnalare la presenza di Faso al basso, mentre la voce femminile è di Chiara Vergati.