FRANCESCO GAZZÈ: IL TERZO UOMO SULLA LUNA


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22 FEBBRAIO 2008

Alcune citazioni divertentissimi e piacevoli racconti di Francesco Gazzè tratti dal libro “Il Terzo uomo sulla luna”, Baldini&Castoldi, 2002.

L’ABBONDANZA

Decise di smettere.

Ma non gradualmente, come tenta di fare il meschino che si gonfia la bile di rabbia centellinandole durante la giornata come un antibiotico e agognando quella di turno con la bava penzoloni dietro ogni astinenza: non così.

Quando entrò nella tabaccheria quasi tremava di voluttà, e la voce che gli uscì di bocca non sembrava neanche la sua:

«Buongiorno. Mi dà quaranta stecche di Camel Light, per favore…»

«Prego?»

«Quaranta stecche di Camel Light…»

«Mi dispiace, signore… non le abbiamo quaranta stecche… bisognerà ordinarle…»

«D’accordo… le ordino… posso venire a ritirarle oggi pomeriggio?»

«Non so… aspetti… no… domani più o meno a quest’ora…»

«Bene. Arrivederci.»

Quando uscì dalla tabaccheria quasi tremava di gioia: aveva appena smesso di fumare.

DAL VANGELO SECONDO ME

In quel tempo, Gesù non aveva niente da fare.

Gironzolava per il mondo in cerca di qualcuno cui raccontare la sua vera storia.

Giunto dalle parti dell’India, vide Buddha seduto in un angolo che sorrideva da par suo:

«Ehi… Gesù! Su con la vita! Cos’è quella faccia seria?»

«Quella c’ho! E tu che hai da ridere… ancora a sparare cazzate eh…»

«No… niente… sai, qui in qualche modo c’è sempre da divertirsi… ti fermi qualche giorno?»

«Non so… non avevo programmi…»

«Be’… certo… figurati…»

«Figurati cosa, scusa…?»

«No, niente… così… per dire…»

«Per dire cosa, abbi pazienza…?»

«Ma niente, dai… così… per dire che non è una novità… ecco…»

In che senso, Buddha… non è una novità…?»

«Ma niente… stupidaggini dai! Lascia stare… A proposito, Gesù… toglimi una curiosità: ma poi s’è più fatto vedere in giro quel forastico di Maometto?»

«Macchè…»

FANTASMI

Avevo un amico alto 1 e 98.

Il terrore ricorrente di sbattere la testa su oggetti ai quali gli altri non badavano neppure lo perseguitò negli anni in modo cinico e costante.

Quella statura straordinaria, infatti, aveva generato nel suo inconscio una specie di tic nervoso che lo portava spesso a chinare inavvertitamente il capo anche quando non ve n’era affatto bisogno.

Un pomeriggio uggioso di metà febbraio lo scorsi nel parco più grande della nostra città, proprio in mezzo a un prato aperto e verdissimo, passeggiare apparentemente senza pensieri con le braccia conserte sul petto, sotto un cielo freddo coperto di nuvole basse.

Così basse che il mio amico teneva la testa china.

IL KAMIKAZE

Preceduto da un soffio d’intensità trascurabile, il dio dei kamikaze accolse il suo ultimo seguace con estrema cordialità:

«Accomodati, ragazzo».

Questi sedette adagio dopo aver eseguito un inchino troppo riverente, osservando come in ipnosi la forma di quel Dio che le sue fantasie terrene avevano immaginato in modo completamente diverso. Un fremito largo lo attraversò intero quando l’entità assunse una posizione solenne proprio di fronte a lui:

«Tu sei stato l’ultimo… è un grande onore, lo sai?»

«Certo… mio signore… » balbettò il kamikaze con la bocca secca per l’emozione, «… ma… intende dire che non ci saranno più kamikaze dopo di me?»

«Esatto, mio giovane eroe.»

«Si… be’… è un onore in effetti…» poi pensò qualche minuto, a testa bassa, «però, mi perdoni, non per entrare in polemica… ma io laggiù avevo ancora da fare, sa? Poteva dirmelo prima!» e si versò qualcosa nel bicchiere, visibilmente innervosito.

«No, caro… mi dispiace. Ci ho riflettuto solo oggi… e ormai ti eri già schiantato, mio giovane eroe.»

«Riflettuto su cosa, scusi?»

«Che quello che fate è davvero stupido, non mi diverto più, mio giov…»

«Mio giovane eroe un paio di palle! Eh… abbia pazienza signor dio… però me le tira fuori dalla gola… diamine! Insomma, tutti questi millenni buttati… lo facevamo per lei, sa?… e noi che abbiamo abboccato come tanti merluzzi… ma guarda che roba!» S’era alzato in piedi e camminava su e giù sbuffando.

«Calmati, mio giovane eroe.»

«No! Non mi calmo per niente! Anzi, sa che c’è? Io quasi quasi torno giù e lo dico a tutti, così lei ci fa una figura di cacca e io mi tolgo una bella soddisfazione… se permette… eh! Faccia pure il buffone, ma con me casca male!»

«Tu non vai da nessuna parte, mio giovane eroe.»

«Perché altrimenti?… Sentiamo, dai… che mi fai… dai… be’? Non ho mica paura… che fai, mi fulmini?»

«No, affatto, mio giov…»

«Ma vaffanculo va’… te e il tuo giovane eroe!»

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