ERICH-EMMANUEL SCHMITT – LA NOTTE DI FUOCO

ERICH-EMMANUEL SCHMITT – LA NOTTE DI FUOCO
EDIZIONI E/O – Collana ASSOLO – 2016

TRADUZIONE: Alberto Bracci Testasecca

*Libro ricevuto in dono da Jeannine Renaux in occasione del Natale 2016*

1 p. 7

Schmitt giunge a Tamanrasset assieme all’amico regista, Gérard, per esplorare il deserto e ricavarne lo spunto per la sceneggiatura di un film sul mistico Charles de Foucauld che il cineasta deve realizzare…
Ad accoglierli c’è il simpatico e umile touareg Moussa, che descrive durante una frugale cena i posti che andranno a visitare…

2 p. 16

L’indomani, alle sette, la sveglia suona per Schmitt, impegnato come ogni mattino a riprendere lentamente coscienza di sé dopo la veglia…
Prima tappa in programma è una visita al mercato di gioielli, poi via alla dimora del maestro Charles, ispiratore dei due giovani francesi…
Strada facendo, Schmitt ha modo di riflettere sulla propria vita, i cui successi lavorativi hanno comportato una repressione degli istinti creativi denotati fin dall’infanzia, allontanandolo dalla propria indole… I testi teatrali scritti e inviati a un’amica attrice, hanno fatto sì che Gérard lo contattasse per un film su Charles…
Dopo aver visitato la prima dimora-chiesa di Charles, eccoli in visita al fortino da quello fatto erigere a difesa degli abitanti dagli attacchi dei predoni, luogo in cui troverà la morte per mano di un ragazzo che aveva aiutato…
I tre tornano in albergo per unirsi al gruppo di dieci francesi da poco arrivati per la visita guidata nel deserto…

3 p. 33

Nel gruppo spicca il giovane americano Donald, che snocciola subito consigli prima di presentare agli altri la guida tuareg, Abayghur…
Ultimate le operazioni di carico dei viveri sui dromedari, l’entusiasmante viaggio ha inizio, non senza timore da parte degli europei…

Scese il silenzio, pesante e compatto. Eccoci soli, per dieci giorni, nel bel mezzo del deserto.
Nessuna via d’uscita.
L’avventura cominciava.
Come sarebbe stata, calvario o estasi? (p. 44)

4 p. 45
Il viaggio inizia tra aridi sentieri montagnosi… Una frase si ripete ossessivamente nella mente di Schmitt “Da qualche parte mi attende il mio vero volto”… L’assenza di uno specchio tra i camminatori, gli fa tornare in mente il rapporto conflittuale che ha sempre avuto con quell’accessorio a causa della propria immagine, del “non riconoscersi”…
Il viaggio nel deserto gli consentirà di capire quale sia la direzione da far prendere alla propria vita, pensa avanzando…
Al limitare della sera, il tuareg ordina di accamparsi. Schmitt è inquieto, stanco di ascoltare la saccenza del geologo Thomas, invaso da mille paure, con la voglia di continuare a camminare all’infinito per non dover pensare…
Ero disorientato.
Quella sosta mi rendeva inquieto… Avrei preferito camminare, camminare ancora, camminare sempre, camminare fino a sfinirmi. Non avevo voglia di pensare. Continuare mi avrebbe dato al sensazione di andare in qualche luogo, mentre fermarmi mi dimostrava che non ero da nessuna parte. (p. 56)
Grazie al tè e alla tisana di artemisia offertagli dal tuareg, riesce infine ad addormentarsi…

5 p. 61
Dopo la solita difficile sveglia e una frugale colazione, Schmitt e gli altri riprendono il cammino, iniziando la traversata del deserto. Strada facendo, il professore di filosofia si rimprovera per non riuscire a pensare e riflettere. La sera, giunta l’ora della cena, osservando i gesti semplici e perfetti del tuareg preparare il pane, riesce a tornare con la mente a un ricordo di cinque anni, il giorno in cui ha preso coscienza di esistere, realizzando così di aver vissuto una vita meccanica, iperattiva e priva di gioia…

Mi ero caricato di problemi trascurando di assaporare un semplice tesoro, vivere. (p. 72)
Sulla terra non mancano le occasioni di meravigliarsi, manca chi si meraviglia. (p. 73)

6 p. 74

Tra le meraviglie da ammirare, l’incontaminato cielo stellato… Dopo una discussione sulla Scienza con l’astronomo Jean-Pierre. Schmitt si allontana per riflettere da solo… Ricordi d’infanzia gli riaffiorano alla mente assieme a un vago stimolo alla ricerca di Dio…

7 p. 88

Con l’oculista cattolica Ségoléne ha, durante il bivacco notturno, un lungo confronto sull’esistenza di Dio che la donna crede, ovviamente, all’origine di tutto il creato…
L’indomani, dopo aver affrontato ancora il tema della fede con l’oculista, derisa dagli altri la donna per le proprie convinzioni, Schmitt e compagni sono di nuovo in marcia. Il tuareg li fa fermare presso una sorgente, dove il filosofo scrittore viene irriso per aver fin lì portato sassi inseriti per scherzo nel suo zaino… Ripresa la marcia, il gruppo s’imbatte in una bella e giovane pastorella che la guida ama segretamente ma che, passandogli innanzi, quello finge di non considerare…

8 p. 105

Un nuovo confronto sulla tesi creazionista vede protagonisti Schmitt e Ségoléne, discussione alla quale solo l’accamparsi a sera pone fine…

9 p. 117

Calata la notte, Schmitt non riesce a dormire, nuovamente in preda, dopo decenni, all’insonnia. La mancanza di sonno era per lui iniziata all’età di dodici anni, alla morte dell’amato nonno gioielliere. A scatenare il disturbo la frase con la quale gli se ne era annunciato il decesso: “il nonno si è addormentato per sempre”…
Il protrarsi dell’insonnia porta il filosofo a provare un senso di smarrimento, raggiungendo una crisi esistenziale…
Mi sentivo azzannato da un crescente senso di spaesamento. (p. 122)
Mi sentivo nudo. Esiliato. Fragile. Solo. Senza risorse.[…]
Ero un granello di polvere in mezzo all’immensità. Futile polvere di materia, trascurabile polvere di tempo. […]
Chi sono? (p. 123)
Non sono altro che un lembo di vita tra due nulla, il nulla che mi ha preceduto e il nullo che verrà dopo.[…]
Il termine “vivo” ha un solo sinonimo: mortale.[…]
Di fronte all’infinito mi assottiglio. Sono, eppure sono destinato a non essere. Sono di passaggio. (p. 124)
L’arrivo del Tuareg giunge provvidenziale a dargli l’adeguato conforto, distraendolo con la paura delle vipere presenti tutt’intorno alla fonte d’acqua presso la quale sono accampati. Insieme tracciano una barriera con lo zolfo al fine di tenerle distanti…

10 p. 129

Schmitt e altri cinque compagni decidono di scalare il Tahat senza la guida del Tuareg. Raggiunta la vetta, dopo una breve sosta, il gruppo riparte. Schmitt, gasato dall’esperienza, prende la discesa in testa, ritrovandosi però ben presto smarrito…

11 p. 142

Inutili i richiami e ormai scesa la notte, Schmitt si scava una buca tra pareti rocciose, coprendosi con la sabbia per sottrarsi alla morsa del gelo, ormai in preda al panico per la probabile morte d’inedia…

12 p. 146

Nottetempo Schmitt ha un’esperienza extracorporea, trascinato e attratto da una misteriosa forza…

13 p. 152

Rientrato in sé, Schmitt coltiva la certezza che un Essere superiore esista per davvero…

Al di sopra di tutto brilla una certezza: esiste.
Chi?
Non so dargli un nome. Lui non si è mai dato un nome. (p. 153)

All’alba, felice per la fede sviluppata, si rende conto di essere dal versante errato del Tahat. Il sonno lo coglie improvviso…

14 p. 157

A sole ormai alto, Schmitt si sveglia e, raggiunta la vetta, bevuto l’ultimo goccio d’acqua rimasto, inizia la discesa imbattendosi, strada facendo, nel tuareg… Arrivato al campo, viene rifocillato e accolto dai preoccupati compagni di viaggio. Non riesce tuttavia a rivelare neanche a Ségoléne l’esperienza trascendentale vissuta…

15 p. 171

Per due giorni, in stato di gioia, Schmitt viaggia in groppa a un dromedario fino a giungere all’eremo di Assekrem. Con la storia di Charles rinviene numerose similitudini, arrivando infine a raccogliersi in preghiera per la prima volta in vita…

16 p. 185

Il giorno della partenza giunge infine e Schmitt si accommiata con emozione dal tuareg, con il quale, con il passare dei giorni, ha stretto una viva amicizia, e dal deserto, temendo di poter perdere la fede acquisita una volta abbandonatolo…

EPILOGO p. 195

Nei venticinque anni trascorsi da quell’incredibile esperienza, Schmitt ha accresciuto e non perso la propria fede. Si è dedicato alla scrittura con successo, con il cuore in pace e la gioia di vivere, lontano dal fanatismo dei creazionisti come da quello degli atei negazionisti…