DAVIDE MOROSINOTTO – MOBY DICK DI HERMAN MELVILLE

DAVIDE MOROSINOTTO – MOBY DICK DI HERMAN MELVILLE
DAVIDE MOROSINOTTO – MOBY DICK DI HERMAN MELVILLE

DAVIDE MOROSINOTTO – MOBY DICK DI HERMAN MELVILLE

EDIZIONI DI EL – III ed giugno 2016

Illustrazioni di Matteo Piana

1 – LA NAVE p. 5

Un giovane, che si fa chiamare Ismaele, racconta l’incredibile avventura vissuta alcuni anni prima, allorché, con poco denaro in tasta e nulla che lo interessasse sulla terra, decise di tentare l’avventura in mare imbarcandosi su di una baleniera…

Con pochi indumenti, eccolo raggiungere New Bedford, ma in ritardo per il battello per Nantucket, sua prescelta meta, dianzi già salpato…

Data l’esiguità di denaro a disposizione, Ismaele va in cerca di una locanda economica, imbattendosi nella sordida ALLA LOCANDA DEL BALENIERE. L’oste gli riferisce non esserci più camere disponibili, a meno che non accetti di dividere la stanza con un ramponiere, al momento in città per cercare di vendere alcune teste imbalsamate acquistate nei Mari del Sud, suoi luoghi di nascita… Accettata l’offerta, già dormiente, Ismaele viene destato dal ritorno del ramponiere, entrato in stanza con una candela in mano e una delle sue teste nell’altra. Ismaele inorridisce: pieno di tatuaggi, indigeno di nascita, gli dà l’impressione di un tagliagole, inducendolo a uscire gridando non appena sale sul letto fumando una pipa. Il padrone della locanda glielo presenta e lo rassicura. Quiqueg è inoffensivo… Ismaele non dormirà mai meglio in vita sua come fatto quella notte…

I due diventano amici inseparabili. Originario di Rokovoko, isola minuscola non segnata sulle mappe, Quiqueg, desideroso di esplorare il mondo, si era imbarcato sulla prima nave in transito, da allora valente marinaio e ramponiere… Appreso di voler anche Ismaele viaggiare a bordo di una baleniera, decide di accompagnarlo. E così, eccoli diretti a Nantucket, indirizzati dall’oste al locale Le Marmitte, noto per le zuppe di pesce sempre in preparazione, gestito da un suo caro cugino…

Quiqueg, come da comunicazione ricevuta dal suo idoletto di legno, Jogio, comunica a Ismaele di lasciare a lui la scelta della nave su cui imbarcarsi. Prossime alla partenza sono tre baleniere: Femmina del diavolo, Pietanzino e Pequod. Dopo aver visitato la Pequod, piccola e dall’aria antica, di vecchia suola, Ismaele non ha dubbi e firma l’ingaggio, con misera paga, invero, con uno dei proprietari, Bildad. Questi rivela il nome del capitano, Achab, che, durante l’ultimo viaggio, è rimasto mutilato di una gamba per colpa di una balena bianca, da allora implacabile e feroce nella ricerca della vendetta…

Ismaele presenta Quiqueg a Bildad che, invero, nutre dubbi sulle capacità dell’indigeno. Questi, però, dando prova di un’incredibile mira, viene a sua volta ingaggiato…

L’indomani, terminate le operazioni di carico della nave, attesa da una navigazione di tre anni, la Pequod prende il largo sulle acque dell’Atlantico…

2 – ACHAB p. 17

Solo dopo tre giorni Achab si presenta all’equipaggio… Volto solcato da un’orrida cicatrice, gamba d’osso di capodoglio, aspetto truce, inchioda all’albero maestro un doblone, come premio per chi avvisterà una gigantesca Balena Bianca, quella che lo ha reso invalido. L’indiano Tashtego la chiama Moby Dick, chiedendo se muova la coda in modo buffo prima di tuffarsi. Il ramponiere Deggu allude invece al gigantesco spruzzo del cetaceo, mentre Quiqueg aggiunge il dettaglio di una serie di arpioni storti conficcati sulla sua dura pelle. È proprio in Moby Dick che si sono imbattuti. I marinai giurano dunque di cacciare le balene e Moby Dick in particolare… Ismaele si unisce ai cori, pur accrescendosi in lui il terrore… “Perché Moby Dick era un mostro enorme, crudele, e la sua bianchezza spettrale mi atterriva”. (p. 21)

Alcuni giorni dopo il giuramento, ecco l’equipaggio entrare in azione a seguito dell’avvistamento di una balena… Tre barche prendono il largo, seguite, a sorpresa, da quella di Achab… Starbuck, il primo ufficiale, ordina a Quiqueg di lanciar l’arpione contro la balena. L’arpione sfiora solo l’animale che fugge via dopo aver provocato il rovesciamento del natante… Immerso nella nebbia, l’equipaggio resta un giorno a galla grazie ai remi, salvati l’indomani dal passaggio della Pequod… Appreso dal secondo ufficiale, Stubb, e dallo stesso Quiqueg, essere quella la vita abituale del baleniere, Ismaele decide di stilare il proprio testamento, gesto che gli infonde maggiore tranquillità…

3 – LA CENA DI STUBB p. 29

Quando due baleniere s’incontrano in mare, i capitani si scambiano notizie e informazioni, con eventuale consegna di corrispondenza o giornali. Così avvenne per la Pequod al cospetto della Town-ho, baleniera con equipaggio polinesiano, dalla quale si apprende l’avvistamento in zona di Moby Dick…

Ripresa la navigazione, giunti nell’Oceano Indiano, diretti a Giava, viene scorto un gigantesco calamaro, secondo Quiqueg presagio d’incontro con un capodoglio… Poco dopo, ecco avvistato un cetaceo, arpionato da Tashtego e poi ucciso da Stubb che festeggia poi con una cena a base di bistecca di balena. Durante la notte, tuttavia, la carcassa legata alla nave viene assalita dai pescecani, talmente rumorosi con il loro sbattere contro la nave, da provocare le ire dello stesso secondo ufficiale…

4 – CISTERNA E SECCHIE p. 37

Ismaele descrive la gravosità e la pericolosità del lavoro di baleniere, non solo per quel che concerne la cattura, ma anche per le fasi di successiva lavorazione del pescato. La testa del cetaceo viene infatti issata sulla nave, affinché da essa sia estratta la pregiatissima spermaceti. Durante tale operazione, può capitare che l’addetto scivoli, come accaduto a Tashtego, per di più finito in mare con la stessa testa, e ripescato da Quiqueg… Ma anche tagliare il grasso è pericoloso e, sovente, porta ad amputazioni dei due addetti…

Il Pequod fa rotta sulle Filippine per raggiungere poi il Giappone. Si palesano alcuni tristi presagi: il giovane afro Pip, sempre impiegato quale guardianave, si ritrova a dover sostituire un rematore della lancia di Stubb, finendo per cadere in mare dopo l’attacco di una balena. Solo per caso sarà recuperato dal Pequod, con l’insanità mentale ad albergare da allora in lui…

5 – QUIQUEG NELLA BARA p. 43

Pochi giorni dopo, altro nefasto presagio… Durante la navigazione, si nota la fuoriuscita di olio dai barili presenti nella stiva che, per questo, deve essere svuotata per consentire la riparazione di quelli danneggiati. Achab non vuol sentir ragioni, arrivando anche a minacciare Starbuck che, tuttavia, lo convince infine ad arrestare la navigazione… Ismaele e Quiqueg percorrono la stiva quasi per intero, individuando i barili danneggiati nel fondo… Quiqueg contrae però una brutta febbre che lo porta quasi alla morte. Esprime quindi il desiderio di essere abbandonato in mare su di una piccola canoa di legno, già vista utilizzare in passato per i cadaveri dei balenieri. Ma l’indigeno sopravvive e la sua “bara” viene così utilizzata in sostituzione del gavitello del Pequod, perso in fondo al mare…

6 – LE CANDELE p. 49

Una notte, Achab si sveglia, trovandosi innanzi la faccia del fido Fedallah, ramponiere di etnia farsi. Questi interpreta l’incubo del capitano, relativo alla visione di carri funebri. Prima di morire, vedrà due carri funebri in mare. Dovrà inoltre fare attenzione a una corda, unica in grado di ucciderlo. Ma, per primo, morirà proprio Fedallah…

Giunta nel Mar del Giappone, la Pequod è preda di un tifone. Fuochi fatui e candele accese, nell’imperversare della tempesta, non fanno mutare pensiero ad Achab, convinto le luci indichino la rotta per raggiungere Moby Dick… Invano, ancora una volta, Starbuck cerca di convincere il capitano a porre fine a quel “viaggio del male”…

Superata indenne la prova, la Pequod viene raggiunta dalla Rachele, il capitano della quale è in cerca di una lancia dispersa, a bordo della quale si trova anche il figlio. Si era posta sulle tracce di Moby Dick. Invano l’uomo chiede ad Achab ausilio nelle ricerche. Il capitano vuole infatti ora unicamente raggiungere il suo vicino nemico mortale…

7 – LA CACCIA p. 57

È proprio Achab, fattosi issare sul pennone, a scorgere per primo Moby Dick… Partono all’attacco, guidate dallo stesso capitano, la cui lancia viene spezzata in due dai denti della balena, che, assurdamente, l’invasato afferra nel vano tentativo di strappare il natante alla presa. A salvare il capitano è la Pequod…

All’alba del giorno seguente, un nuovo avvistamento. L’assalto si ripete, ma, dopo essersi cimentata in un salto, la balena carica le lance, distruggendole tutte sebbene ferita da numerosi arpioni. La Pequod salva ancora i naufragi, ma, durante la conta, Achab si accorge con sgomento dell’assenza di Fedallah… Imperterrito, nonostante l’ennesima richiesta di desistenza di Starbuck, Achab ordina la ripresa delle ricerche della balena… Ancora una volta, è lui autore del terzo avvistamento… La ferita balena distrugge tutte le lance, eccetto quella di Achab… In acqua, i marinai avvistano il cadavere di Fedallah, rimasto impigliato alla corda dell’arpione sulla schiena del cetaceo… Questo è il carro funebre che mi avevi promesso, grida Achab… Invano Starbuck lo invita alla ritirata, giacché Moby Dick, spossato, si disinteressa dei naufraghi… Ma Achab non lo ascolta, scagliando il proprio rampone congiuntamente a una terribile maledizione. Il bersaglio è colpito… Moby Dick, notata la Pequod, gli scaglia contro e, con una testata, la danneggia irrimediabilmente… È la nave il secondo carro funebre, realizza Achab che scaglia il secondo rampone contro il cetaceo, rimanendo tuttavia avvinghiato nella corda, trascinato in mare come tutti gli altri… Un vortice tutto avvolge e risucchia sott’acqua… Un unico superstite sopravvive alla tragedia, per poterla raccontare: Ismaele! Rimasto a bordo della lancia del capitano, era riemerso in prossimità della canoa-bara di Quiqueg, poi salvato due giorni dopo dalla Rachele ancora in cerca della sua lancia dispersa…