ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY – IL PICCOLO PRINCIPE

 

ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY – IL PICCOLO PRINCIPE
(Le petit prince)
MONDADORI – Collana OSCAR BESTSELLERS n.2530 – I EDIZIONE GENNAIO 2015
TRADUZIONE: Leopoldo Carra
ILLUSTRAZIONI: Antoine De Saint-Exupery

 

I p.11

 

A sei anni, dopo aver visto l’illustrazione di un boa che inghiotte una bestia feroce, il narratore  crea il suo primo disegno: un boa che ha appena mangiato un elefante. Lo mostra agli adulti, ma quelli lo scambiano per un cappello. Ne disegna allora un secondo visto dal di dentro, ma gli consigliano di non proseguire per dedicarsi allo studio. E così, scoraggiato, per l’ottusità degli adulti abbandona la “carriera” pittorica finendo per diventare pilota d’aerei…
 Negli anni ha girato tanto il mondo e incontrato tante persone, ma sempre ottusi si son dimostrati gli adulti, che nel disegno continuano a vedere solo un cappello…

 

II p.13

E così ha vissuto solo per anni, fino a che, sei anni fa, a seguito di un’avaria al suo aereo è stato costretto ad atterrare nel bel mezzo del Sahara, a miglia di distanza dalle più prossime terre abitate…

E così ho vissuto solo, senza nessuno con cui parlare veramente, fino a u’avaria sopra il deserto del Sahara, sei anni fa. (p.13)

Si addormenta, ma ecco che all’alba una vocina lo desta nel chiedergli di… disegnargli una pecora!…

Vi lascio immaginare il mio stupore quando all’alba mi ha svegliato una strana vocina. Diceva: «Per favore… mi disegni una pecora?» (p.13)

È un ometto che, di ottimo aspetto e tutt’altro che preoccupato, elude le domande insistendo per avere il disegno richiesto. Il narratore, che di disegnare non è più capace, riproduce i boa che però l’altro rifiuta, poi fa una serie di pecore e montoni che l’ometto ugualmente non accetta. Stufo, gli disegna infine una piccola scatola con la pecora all’interno, rendendo così felice il suo nuovo amico, il Piccolo Principe…
III p.17
Il Piccolo Principe pone molte domande, ma a nessuna di quelle rivoltegli risponde. Tuttavia, parlandogli dell’aeroplano, il narratore scopre che viene da lontano, da un altro pianeta molto piccolo…

 

IV p.20

 

Il minuscolo pianeta da cui proveniva il Piccolo Principe, è individuato dal narratore nell’Asteroide B612… Narratore che, dopo la partenza dell’amico, ha ripreso a disegnare per conservarne il ricordo…
Se sto cercando di descriverlo, è per non dimenticarlo. È triste dimenticare un amico. (p.23)

 

V p.23

 

Al terzo giorno, rispondendo alla domanda se le pecore mangino gli arbusti, il narratore viene a sapere che sul pianeta del Piccolo Principe ogni giorno bisogna controllare l’eventuale presenza di baobab in crescita, il cui sviluppo distruggerebbe il pianeta…

 

VI p.28

 

Vita solitaria e malinconica quella del Piccolo Principe che, apprende il narratore il quarto giorno, spesso si svaga osservando i tramonti…

 

VII p.29

 

Il V giorno, impegnato a svitare un bullone, rispondendo sbrigativamente alla domanda sul perché i fiori abbiano le spine ma siano ugualmente mangiati, il narratore finisce per ferire il Piccolo Principe che dà il via a uno sfogo sull’insensibilità degli adulti e sull’importanza di salvaguardare un fiore che esiste ormai solo sul pianeta. Il narratore deve così consolarlo…

 

VIII p.32

 

Arrivato in forma di seme da chissà dove, il fiore era infine sbocciato! Meraviglioso, parlante e vanitoso, si era fatto innaffiare, procurare un paravento e proteggere di notte con una campana di vetro. Profumato e colorato, aveva però anche un po’ deluso il Piccolo Principe con le sue fanfaronate e il suo essere scorbutico… Ma ora l’ometto si dispiace di esser partito…

 

IX p.36

 

Partito sì, allontanatosi dal suo pianeta forse con una migrazione di uccelli selvatici…
Sistemato per l’ultima volta il pianeta, eccolo dare l’ultimo saluto al fiore che… gli rivela di volergli bene…
Ma tutte quelle occupazioni così famigliari gli sembrarono, quella mattina, una cosa dolcissima. E quando per l’ultima volta annaffiò il fiore, preparandosi a metterlo al riparo sotto la sua campana di vetro, scoprì di aver voglia di piangere.
«Addio» gli disse.
Ma il fiore non rispose.
«Addio» ripeté il piccolo principe.
Il fiore tossì. Ma non perché era raffreddato.
«Sono stato uno scosso» disse finalmente. «Ti chiedo scusa. Cerca di essere felice.» […
«Sì, dai, t voglio bene» gli disse il fiore. […
«Non tirarla troppo per le lunghe, mi dà sui nervi. Hai deciso di partire, quindi vattene.»
Perché non voleva che lui lo vedesse piangere. Era un fiore molto orgoglioso… (pp.37-38)

 

X p.39

 

Prima tappa del viaggio è l’Asteroide 325, abitato da un solitario re che, seduto sul suo trono, si professa re dell’universo e che dà solo ordini ragionevoli. Declinate le offerte di rimanere lì come ministro, il Piccolo Principe riparte con la conferma della stranezza degli adulti…

 

XI p.44

 

Il secondo pianeta, Asteroide 326, è abitato da un vanesio che, come tale, ritiene chiunque un suo ammiratore. Ben presto stanco, il Piccolo Principe riparte…

 

XII p.46

 

L’Asteroide 327 è invece abitato da un ubriacone che, dichiara al Piccolo Principe, beve per dimenticare la vergogna di bere…
 Eh sì, pensa il viaggiatore andandosene, gli adulti sono proprio strambi…

 

 XIII p.47

 

Sul quarto pianeta s’imbatte in un uomo d’affari che, senza alzare la testa, è intento a fare calcoli. Disturbato dalle domande del Piccolo Principe, l’uomo risponde di contare le stelle che sostiene essere di sua proprietà. Sbalordito, dopo poco il viaggiatore riparte…

 

XIV p.51

 

L’asteroide 329, il più piccolo di tutti, è abitato da uno stanco lampionaio che, a causa della velocità di rotazione raggiunta dal suo pianeta, è costretto ad accendere e spegnere il lampione ogni minuto, fedele agli ordini del passato…
XV p.55

 

Sul sesto pianeta, Asteroide 330, vive un geografo che approfitta del suo arrivo per farsene descrivere il Pianeta natio. Consigliato dall’uomo a recarsi sulla Terra, il Piccolo Principe riparte, con in mente la tristezza per avere abbandonato il fiore, creatura effimera destinata a non durare a lungo come spiegatogli dal geografo…
XVI p.59

 

E così il settimo pianeta raggiunto è la Terra, ben più vasta e abitata di quelli visitati in precedenza…

 

XVII p.60

 

Il Piccolo Principe si stupisce di non vedere nessuno in giro. Dov’è capitato?, si chiede. Nel deserto africano, dove non c’è gente, gli spiega un serpente. Se vorrà potrà aiutarlo al momento della ripartenza…

 

XVIII p.63

 

Nell’attraversare il deserto il suo unico incontro è con un brutto fiore…

 

XIX p.64

 

Sale su un monte, ma, anche lì tra i ghiacci, sempre e solo desolazione di fronte ai suoi occhi. A rispondergli poi, solo l’eco della sua voce…
 Che strano pianeta la Terra, pensa sconsolato…

 

XX p.65

 

Poi, raggiunto un giardino, si imbatte in fiori identici al suo: sono rose… Altro che unico esemplare!…
 Riflettendo sui suoi scarsi possedimenti, il Piccolo Principe finisce per piangere…

 

XXI p.67

 

Ma ecco che una volpe gli si avvicina rivolgendogli la parola. Si lascia addomesticare, mostrandogli così la differenza tra un amico, una cosa cara e una tra le tante. La sua rose è unica perché a lei ha dedicato il suo tempo rendendola importante. L’essenziale è invisibile agli occhi, gli dice al momento del commiato…
 «È il tempo che hai perso per la tua rosa che la rende così importante.» p.75
XXII p.75

 

Il primo uomo incontrato è un deviatore presso lo scambio di una linea ferroviaria…

 

XXIII p.76

 

Eccolo poi in un negozio di pastiglie che placano la sete facendo così risparmiare tempo. Il Piccolo Principe non capisce. Quel tempo potrebbe essere speso per andare a una fontana…

 

XXIV p.77

 

All’ottavo giorno di avaria l’acqua è ormai finita, altro che fontane e pastiglie anti sete! Anche il Piccolo Principe dichiara di aver sete, e così eccoli in marcia fino a notte. Il Piccolo si addormenta esausto, mentre il narratore prosegue il cammino portandoselo in spalla. Al mattino, con enorme stupore, ecco un pozzo!…

 

XXV p.81

 

I due bevono quell’acqua che, come un regalo, disseta il cuore…
 Gli uomini girano a vuoto, non sanno quello che vogliono, dichiara il Piccolo Principe che gli chiede poi di mantenere la promessa di disegnargli una museruola per la pecora. Il narratore esegue, poi si intristisce nell’apprendere che il viaggiatore è arrivato lì vicino al pozzo quasi un anno prima. L’indomani sarà l’anniversario e il Piccolo gli dà così appuntamento per la sera seguente, invitandolo a tornare al suo aeroplano per ripararlo. Si sono incontrati nel deserto perché lui stava avvicinandosi al luogo di arrivo sulla Terra…

 

XXVI p.84

 

L’indomani il narratore raggiunge prima del previsto il pozzo, felice e sorpreso di esser riuscito a riparare l’aeroplano. Sente il Piccolo Principe parlare con qualcuno, trovandolo infine su un muretto a parlare con un serpente velenoso… L’ometto gli dice che resteranno amici e che, ridendo dal suo pianeta con la risata che tanto gli piace, farà sì che lui guardi con interesse tutte le stelle. E aprendo le finestre, di tanto in tanto, riderà anche lui finendo per esser considerato pazzo dagli adulti inconsapevoli…

 

«Quando guarderai il cielo, di notte, visto che io abiterò su una di esse, e che su una di esse riderò, per te sarà come se tutte le stelle ridessero. Avrai delle stelle, tu capaci di ridere!»
E rise di nuovo.
«Poi, quando ti sarai consolato (ci si consola sempre,) sarai contento di avermi conosciuto,. Sarai ancora mio amico. Avrai voglia di ridere insieme a me. Quindi ogni tanto aprirai la finestra, così, per il piacere di farlo… E i tuoi amici si stupiranno nel vederti ridere guardando il cielo. Allora tu dirai: “Si, le stelle mi fanno sempre ridere!”. E loro penseranno che sei matto. Ti avrò fatto proprio un bello scherzo…» (p..88-89)

 

Il ragazzo lo invita a non tornare la sera, per non doverlo vedere quasi morire prima della partenza. Ma il narratore non lo ascolta e la  sera lo raggiunge. Il Piccolo Principe lo prende per mano, conducendolo fino al luogo in cui, avanzando solo, viene morso dal serpente accasciandosi esanime al suolo… per tornare sul suo pianeta ha bisogno di lasciare il suo corpo…

 

XXVII p.91

 

L’indomani, al risveglio, il corpo è scomparso, segno del ritorno del Piccolo Principe sul pianeta natio…
 Avendo dimenticato di disegnare le cinghie di cuoio alla museruola, il narratore spera che la pecora non abbia mangiato il fiore. E così, eccolo a volte guardare con gioia il cielo pieno di stelle ridenti, altre con tristezza credendo di vederci in esse delle lacrime. Lacrime per l’eventuale fine del fiore caro al Piccolo Principe…

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…a Valentina Paolacci…