ANGELO BRANDUARDI – LA PULCE D’ACQUA

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ANGELO BRANDUARDI – LA PULCE D’ACQUA
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TRACKLIST

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La
pulce d’acqua 
(Polydor 1977)   


 


 

1. Ballo in fa diesis minore

 

 


2. Il ciliegio



3. Nascita di un lago



4. Il poeta di corte



5. Il marinaio



6. La pulce d’acqua



7. La sposa rubata



8. La lepre nella luna



9. La bella dama senza pieta









( Luisa Zappa – Angelo Branduardi)

 




Sono io la morte e porto corona,



io son di tutti voi signora e padrona



e così sono crudele, così forte sono e dura



che non mi fermeranno le tue mura.





Sono io la morte e porto corona,



io son di tutti voi signora e padrona



e davanti alla mia falce il capo tu dovrai chinare



e dell’oscura morte al passo andare.





Sei l’ospite d’onore del ballo che per te suoniamo,



posa la falce e danza tondo a tondo:



il giro di una danza e poi un altro ancora



e tu del tempo non sei più
signora.








( Luisa Zappa – Angelo Branduardi)





Rielaborazione da ballata medioevale





Già ero vecchio e stanco



per prenderla con me,



ma il vecchio giardiniere



rinunciare come può



all’ultimo suo fiore,



se l’inverno viene già…





Già ero vecchio e stanco,



ma la volli per me



e il sorriso della gente



di nascosto accompagnò



il mio andare verso casa



e l’inverno viene già…





Lei era la più bella



che avessi visto mai:



sorrideva fra le ciglia



e il mio cuore riscaldava,



era l’ultimo mio fiore



e l’inverno viene già…





Poi anche il mio ciliegio



a suo tempo maturò;



lei venne un mattino



a chiedermene i frutti



“Devo avere quelle ciliegie



perché presto un figlio avrò”.





Io guardavo le sue guance



più bella era che mai,



e sentivo dentro me



già crescere la rabbia:



“Chiedi al padre di tuo figlio



di raccoglierle per te”.





Sorridendo come sempre



le spalle mi voltò



e la vidi in mezzo al prato



verso l’albero guardare:



era l’ultimo mio fiore



e l’inverno viene già…





Fu il ramo suo più alto



che il ciliegio chinò



ed il padre di suo figlio



così l’accontentò.





Già ero vecchio e stanco



per prenderla con me,



ma il vecchio giardiniere



rinunciare come può



all’ultimo suo fiore,



se l’inverno viene
già.









( Luisa Zappa – Angelo Branduardi)

 




Presso la fontana



lui un giorno la trovò,



vide da lontano il giallo



della veste che portava su di sé.





“Dimmi cosa vuoi



che io ti possa regalare,



grande è il mio potere,



quello che vuoi io posso fare”.





“Non ti prenderai gioco di me, tu



non sei certo quello che



io sto aspettando.



Quando lui verrà



allora mi alzerò



E, seguendo lui,



di qui io me ne andrò.





“Tu non credi di esser qui per me,



ma ancora troppo giovane tu sei



quando avrai come me vissuto mille anni,



allora forse capirai”.





“Dimmi cosa vuoi,



e io te lo darò,



tu pensi ancora che non mi seguirai mai,



ma di te farò un albero fiorito,



poi ti guarderò fino a quando appassirai”.





“Non ti prenderai gioco di me, tu



non sei certo quello che



io sto aspettando.



Hai vissuto già per mille anni,



ma sei giovane, lo vedo,



forse più di me”.





Quella volta infine si adirò



ed in un vasto lago la mutò,



e dall’alto di una bianca torre



per il resto del tempo lui
l’amò.









( Luisa Zappa – Angelo Branduardi)

 




E’ venuto il corvo di mare



a predirmi la sorte:



“Tempo tu non avrai di fuggire,



ti raggiungono già!



Strapperanno i tuoi occhi,



bruceranno il tuo cuore!



Tempo tu non avrai di fuggire,



ti raggiungono già!”





Io non ho paura di dovere morire,



e tu vecchio corvo



i suoi occhi strapperai.



Io non ho paura, molto a lungo ho cantato,



e il suo cuore falso come il mio brucerà!





E’ venuto dal mare il granchio:



alla sua bocca aspetterà



di potere con l’ultimo respiro



rubargli l’anima.





E il mio signore non sa:



una sola volta non basterà



che l’avvoltoio divori il mio corpo



per far tacere per sempre il mio
cuore.








( Luisa Zappa – Angelo Branduardi)





Siedi serena e aspetti il tuo uomo



che torna domani, se il cielo vorrà…



cerchi il sorriso



con cui ti lasciò



fra i solchi scuri



che il tempo disegna sul viso



di chi naviga il mare,



ed è sempre domani



e se il cielo vorrà…





Te l’ha giurato e sai tornerà;



l’uomo che amavi non mentiva mai.





Aspetti serena ogni uomo che torna



dal mare lontano verso il quale partì…



Forse da anni



lui naviga già



lungo correnti



che non porteranno ai tuoi fianchi



il suo amore, mai più…



ed è sempre domani



e se il cielo vorrà…





Te l’ha giurato e sai tornerà;



l’uomo che amavi non mentiva
mai…








( Luisa Zappa – Angelo Branduardi)





E’ la pulce d’acqua



che l’ombra ti rubò



e tu ora sei malato



e la mosca d’autunno



che hai schiacciato



non ti perdonerà.



Sull’acqua del ruscello



forse tu troppo ti sei chinato,



tu chiami la tua ombra,



ma lei non ritornerà.



E’ la pulce d’acqua



che l’ombra ti rubò



e tu ora sei malato



e la serpe verde



che hai schiacciato



non ti perdonerà.



E allora devi a lungo cantare



per farti perdonare



e la pulce d’acqua che lo sa



l’ombra ti
renderà.









( Luisa Zappa – Angelo Branduardi)

 




Da tre notti non riposo



resto ad ascoltare:



è la vipera che soffia,



che soffia presso l’acqua.



Ho composto un canto nuovo



vieni ad ascoltare



della sposa che al banchetto



mai più ritorno fece.



C’era un invitato in più



che la rimirava;



“Alla mia gente vorrei mostrare



il tuo abito da sposa”.



Lei ingenua lo seguì



certa di tornare,



fino a notte attesa,



lei non ritornò.



Se ne andava in piena notte



da solo un suonatore,



ma davanti gli si parò il signore sconosciuto:



“Forse tu cerchi la sposa



che andò perduta,



se hai cuore di seguirmi



da lei ti condurrò”.



E una barca lo portò



lungo un’acqua scura,



ritrovò la sposa



e aveva vesti d’oro.



“Il mio anello ti darò,



portalo al mio uomo,



qui non soffro più



né male né desiderio”.



Il suonatore si girò,



fece un solo passo



poi gridare la sentì



nell’acqua che la soffocava.



Come luce lei brillava



quando sposa andò,



dove mai l’avrà portata



il signore che la rubò?



Da tre notti non riposo



resto ad ascoltare:



è la vipera che soffia,



che soffia presso
l’acqua.









( Luisa Zappa – Angelo Branduardi)

 




Viveva già molto tempo fa


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la lepre con la volpe e la scimmia…



Non ricordo chi ne raccontò la storia,



molti anni fa.



Per tutto il giorno giocavano felici



su per colline e giù per i prati



e a sera si stringevano vicini,



per affrontare il buio della notte.



Chissà chi me lo raccontò…



Veniva per la stesa via



un vecchio che a sé li chiamò:



“Chi di voi tre mi aiuterà



sarà da me premiato”.



Volpe e scimmia si diedero da fare,



mentre la lepre continuava a giocare:



correva per i prati spensierata



a dai suoi stessi amici fu tradita.



Chissà chi me lo raccontò…



Davanti al cibo che gli fu servito



il vecchio certo pensò:



“Povera lepre ti han tradita



gli amici che tu amavi”.



Volpe e scimmia si guardarono stupite



mentre la lepre col vecchio se ne andava;



da allora sempre gioca spensierata



là in alto, nel palazzo della luna.



Viveva già, ma è tempo fa…



la lepre con la volpe e la scimmia.



Non ricordo chi mi raccontò



la storia, molti anni fa



di come la lepre un giorno li lasciò



e nella luna a vivere se ne andò:



correva per i prati spensierata



e dai suoi stessi amici fu tradita.



Chissà chi me lo
raccontò…








( Luisa Zappa – Angelo Branduardi)





Guarda com’è pallido



Il volto che hai,



sembra tu sia fuggito dall’aldilà…



Vedo nei tuoi occhi



profondo terrore,



che bianche e gelide mani tu hai..



Guarda come stan ferme



Le acque del lago



Nemmeno un uccello che osi cantare…



“E’ stato in mezzo ai prati



che io la incontrai



e come se mi amasse lei mi guardò”.



Guarda come l’angoscia



Ti arde le labbra,



sembra tu sia fuggito dall’aldilà…



“E’ stato in mezzo ai prati



che io la incontrai



e come se mi amasse lei mi guardò”.



Che bianche e gelide



dita tu hai…



“Quando al mio fianco



lei poi si appoggiò,



io l’anima le diedi



ed il tempo scordai.



Quando al mio fianco



lei poi si appoggiò…”.



Che bianche e gelide



dita tu hai…



“Al limite del monte



mi addormentai



fu l’ultimo mio sogno



che io allora sognai:



erano in mille e mille di più…”.



Che bianche e gelide



dita tu hai…



“Erano in mille



e mille di più,



con pallide labbra



dicevano a me:



– Quella che anche a te



La vita rubò, è lei,



La bella dama senza pietà”.                   




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