ZEROCALCARE – SCHELETRI (VARIANT EDIZIONE LIMITATA)

ZEROCALCARE – SCHELETRI (VARIANT EDIZIONE LIMITATA)
ZEROCALCARE – SCHELETRI (VARIANT EDIZIONE LIMITATA)

ZEROCALCARE – SCHELETRI (VARIANT EDIZIONE LIMITATA)

BAO PUBLISHING – I ED 2020

*Copia n. 74 di 3000

Roma. Rebibbia. Uscendo di casa, Calcare trova un dito mozzato fuori del portone… Tante le domande in merito, ma, come dichiara Armadillo, non riuscirà a fingere di non averlo visto e a “farsi i cazzi suoi”…

Sei mesi prima, gennaio 2002.

Allora diciottenne, Calcare è una matricola del corso di Lingue dell’Università di Roma 3, acconciato con una coraggiosa cresta rossa in grado di fargli ottenere: un appuntamento con Alexandra, punk di un anno più grande; il pestaggio da parte di neonazisti; tre bocciature a scuola guida per colpa di un rude istruttore sessista che lo riteneva per quella omosessuale…

Ispirato dalla figura del linguista e filosofo Noam Chomsky, Calcare si reca in facoltà con grandi aspirazioni… salvo poi ritrovarsi a fare da un capolinea all’altro sui treni della metropolitana per mancanza di coraggio, oppresso da ansie e fobie d’ogni sorta…

“io faccio solo avanti e indietro in metro per cinque ore. Ogni giorno”, ribatte al pedante spirito di Noam…

Eppure ci aveva provato a studiare e integrarsi, infrangendosi sulla bocciatura a un esonero di glottologia e l’emarginazione dal gruppo studentesco…

“Non mi sono mai sentito così fuori luogo in tutta la mia vita come all’università. Mai. Un misto di solitudine, frustrazione e umiliazione”…. Ero solo e non capivo un cazzo… (p. 18)… “C’ho messo altri vent’anni a capire che certe cose non si imparano. O ce l’hai, o te senti così tutta la vita. E non esiste sensazione più mortificante al mondo”… (p. 19)

Mentre vomita lo schifo che è cresciuto dentro di sé, Calcare si sente porre da Chomsky la domanda sul perché non abbia rivelato alla madre di non voler più frequentare le lezioni… Armadillo lo mostra con le marionette: avrebbe spezzato il cuore alla donna, laureata… E così, ogni giorno, al rientro, non ha potuto far altro che mentire, malato della sindrome dell’untore (“Tutta gente che sentiva sinceramente di stare ingannando il prossimo, di non meritare davvero la considerazione di cui godeva”), con i “mostri dentro” dell’umiliazione, dell’insicurezza, della paura di deludere, della frustrazione e del fallimento a svilupparsi sempre più… Non è mai riuscito a combatterli esternando il proprio disagio agli amici della comitiva che, alla bisogna, poco si prestavano… Cinghiale, con il suo “devi scopà” a risoluzione di tutti i problemi; Sarah, della quale era innamorato e per questo incapace di parlarle di cose serie; Lena troppo secchiona ed entusiasta dell’università; Osso, continuamente alle prese con le ricadute da tossicodipendente; Secco, ai tempi impegnato all’estero in tornei con le carte magic a causa di debiti di gioco… “Morale della favola: non c’avevo nessuno con cui parlare”…

E così eccolo sulla metro tutti i giorni, da capolinea a capolinea, indisturbato, fino a che, un giorno, un ragazzetto che aveva già notato a Rebibbia, lo avvicina chiedendogli perché non scenda mai dal treno… Assicuratosi non essere un poliziotto, quello gli intima di non intromettersi nei quindici minuti successivi, tempo che utilizza per coprire di graffiti il vagone… Tale attività gli era stata negli ultimi tempi inibita dalla sua presenza… Arloc, il suo nome, quello che inscrive sulle pareti… Loro, due dei tanti freaks presenti diuturnamente sui treni della metropolitana…

Arloc proveniente da una famiglia problematica e indifferente, a sorpresa si rivela interessato ai libri che Calcare gli presta su sua richiesta, il primo dei quali La coscienza di Zeno di Italo Svevo… Gli chiede anche se abbia qualche film di Truffaut e così Zero lo conduce nella sala giochi dove si riuniscono gli amici, presentandolo a Lena, patita del regista francese… I loro dialoghi sono interrotti dal bullo di quartiere, Paturnia, a pretendere che qualcuno di loro lo accompagni ad Ostia. Alle di lui prepotenze, l’unico che si oppone è proprio Arloc, zittito e tirato via da Lena… Alla fine è Osso a promettere il passaggio al balordo e ad uscire con lui dal locale… Calcare spiega che Paturnia è uno psicopatico, forse omicida di un uomo a colpi di katana, spacciatore di droga che Osso acquista abitualmente, fissato con il Giappone dai tempi dell’anime Sasuke…

Quando Calcare avvisa via web Secco di quanto capitato con Paturnia e dell’ingresso nella comitiva di Arloc, scopre dall’amico che il ragazzetto aveva con lui collaborato due anni prima a far esplodere una campana del vetro con petardi avanzati dal Capodanno e dallo stadio…

“Se era amico di secco, era roba nostra”, si tranquillizza così Calcare sul conto di Arloc…

Ma le sorprese non sono per lui finite. Lena gli telefona infatti per avere il numero di Arloc, finendo per confessare di essersi di lui innamorata. Calcare, costretto dal codice dei rinfacci, accontenta l’amica, promettendole di descriverla come simpatica e intelligente al nuovo amico che, preoccupato per via della sua inesperienza con le ragazze, chiede aiuto proprio a lui… Che gli presti libri da poter leggere per sembrare a Lena meno ignorante… Per Calcare è una sensazione nuova, quella di poter plasmare una mente… Avrebbe potuto ingannarlo, ma ha finito per aiutarlo, previa promessa di non rivelare a nessuno degli amici delle loro mattinate in metropolitana… Eccoli così definitivamente amici…

Tredici ore prima del rinvenimento del dito, Arloc intima a Calcare di seguirlo in una delle sue scorribande graffitare… È il giorno “dell’indizio n. 1”… Calcare dovrà disegnare su uno dei treni della metro il volto della ragazza che gli piace e che incontra tutte le mattine a bordo, mentre Arloc firmerà con il suo tag… Durante le operazioni, vengono raggiunti da una banda di graffitari che pretendono la consegna delle bombolette… Arloc sembra abbozzare ma, dando libero sfogo al mostro che si porta dentro, esplode di rabbia, forse cavando un occhio a uno dei balordi con un paio di forbici estratte dallo zaino… Calcare è per alcuni secondi basito e impotente, incapace di sentire i suoni che lo circondano, fino a che Arloc lo riporta alla realtà inducendolo a fuggire…

L’indomani, nel riferire a Secco, apprende da quello che, in riferimento alla descrizione del carattere di Arloc, per “impulsivo” intendeva che “ogni tanto gli si attappa la vena”…

Uscendo di casa, Calcare cerca sui quotidiani le tracce del delitto, non trovandone… Seguendo i consigli di Armadillo, si ferma a Villa Ada… Nel pomeriggio torna alla sala giochi, dove Arloc è intento si sta cimentando a un nuovo videogame con Lena che gli chiede di accompagnarla a una mostra di Bill Viola. Arloc chiede aiuto a Calcare che, alla fine, fa riferimento ai fatti della notte precedente… Ma ecco giungere Paturnia che, presentatosi ad Arloc, si complimenta con lui per essersi fatto rispettare, offrendogli un lavoro come spacciatore serio… Il ragazzetto tentenna. L’occasione è ghiotta e fare pippa come loro per tutta la vita non è la prospettiva migliore… Calcare decide allora di esternare una frase coatta per convincerlo a rimanere con loro e non rovinarsi, ripetendo quanto ascoltato dire da un amico tempo addietro… E quindi… Paturnia è un coglione per il quale non vale la pena rovinarsi e, per tipi come lui, basta un dito… Mima il gesto di tirare il grilletto, accorgendosi però delle atterrite facce degli amici: Paturnia è infatti alle sue spalle, rientrato per recuperare il telefono dimenticato… Il balordo, a sorpresa, se ne va senza dire nulla… Ecco un flash del dito mozzato…

Alcuni giorni dopo, Arloc propone a Calcare di passare la mattina a casa sua a giocare ai videogames… I due s’imbattono però in Cinghiale e Osso, decidendo di farsi da loro accompagnare… Ma in casa c’è la madre di Arloc e così restano su una panchina a cercare di aiutarlo a superare la sua crisi con Lena… D’un tratto rincasa il padre di Arloc, accigliato, e, subito dopo, si odono tre colpi, come di spari di pistola, e le grida della madre… Arloc cerca di salire, scontrandosi con il padre, in uscita dal palazzo in stato di evidente agitazione… Salito con Calcare, hanno trovato la donna e un un uomo gambizzati… L’esperienza turba Calcare che si rende conto quanto sia distante il suo mondo da quello dell’amico che, nei giorni seguenti, si comporta come se nulla fosse successo…

Con il padre in carcere e la madre in ospedale, Arloc chiede a Calcare di ospitarlo, divenendo così in breve una sorta di fratellastro… Insieme a recitare un “diabolico meccanismo d’inganno e turlupinatura” (p. 134)

Ma ecco che, un giorno, durante un pasto, la madre chiede a Calcare se possa accompagnare la nonna a una visita in ospedale. Arloc si lascia sfuggire la sua mancata frequenza delle lezioni, gettandolo in un baratro. Calcare pensa che dire la verità ferirebbe la madre che, invece, si dimostra dispiaciuta di averlo indotto a iscriversi!… Dovrà però lavorare e Arloc gli consiglia di proporsi per un lavoro da sondaggista ai passeggeri all’aeroporto di Fiumicino…

Calcare alla fine ringrazia l’amico, capace di capire al volo il carattere della madre e di dirgli “tu c’hai più paura della tua coscienza che di lei”… Telefona poi Lena, alla quale Arloc non vuole parlare…

La vigilia dell’inizio del lavoro in aeroporto, Calcare va a vedere Il signore degli anelli con Arloc. Questi, all’uscita del cinema, si accorge di Lena in ridente compagnia di Osso. Accecato dalla rabbia, perde ancora una volta il controllo, aggredendolo e ferendolo con una bottiglia spezzata… Calcare si getta su di lui per separarli, poi Lena schiaffeggia Arloc, ribattendo alle sue assurde accuse frutto d’irrazionale gelosia. L’ha lasciata lui, non le risponde al telefono e non è sua… Arloc fugge via, mentre Lena accompagna Osso in ospedale e Calcare è incaricato d’inseguire il giovane amico…

Pur vagando per ore, non riuscirà a ritrovarlo, imbattendosi unicamente in Paturnia, intento a bloccare la strada con la sua katana in preda ai postumi dell’assunzione di droga…

Tornato a casa, Calcare si fa aiutare dalla madre a tagliarsi i capelli, poi, uscendo al mattino dopo sole tre ore di riposo, s’imbatte nel dito mozzato fuori del portone… Di chi è? Chi ce l’ha messo?…

Lena non l’ha poi più rivista, così come Osso, trasferitosi in un altro quartiere… Arloc ha invece continuato a incontrarlo, da lontano, lui al servizio di Paturnia fino all’improvvisa scomparsa, forse trasferitosi in Germania… Poco a poco, preso dal lavoro in aeroporto, per Calcare quegli eventi si sono fatti sempre più lontani, rinchiusi in un armadio…

2020. Calcare è ora un fumettista di successo, pur continuando a non avere una vita sociale… Un giorno, dopo aver rifiutato un invito da Sarah a partecipare a una cena con Secco, assalito dai suoi demoni interiori, viene distratto dal suonare di qualcuno. Apre e… si ritrova di fronte un irriconoscibile Arloc, giunto con una bambina, Mariam… È tornato dall’estero per sistemare le pratiche burocratiche conseguenti la morte della madre, avvenuta in aprile in pieno lockdown… Calcare gli offre ospitalità, apprendendolo cuoco a Berlino e lontano dal mondo dello spaccio da dieci anni… Calcare non ha sue novità da comunicargli, mentre può riferirgli che Sarah è stata licenziata a causa del coronavirus e si è lasciata con la fidanzata, mentre Cinghiale, padre di due figli, vive ora a Londra… Paturnia è invecchiato e vive di piccolo spaccio come ai tempi, perché, come spiega bene Calcare, “Qua nessuno cambia, tutt’al più marcisce”… La sala giochi è ora un negozio di mobili antichi… Quando Arloc chiede di Secco, Calcare è nuovamente colto dai suoi demoni interiori, convincendo gli altri a tornare a casa in fretta…

L’indomani, a sorpresa, gli ospiti lo lasciano al mattino facendo ritorno solo a sera. Pur libero da qualsivoglia disturbo, Calcare non ha comunque lavorato, occupato a lamentarsi e brontolare per dodici ore davanti al computer senza concludere nulla… D’un tratto si odono suoni di sirene e Calcare invia un messaggio nel gruppo del comitato di zona per saperne di più… Parlano di Roma e della cucina, nel tentativo di convincere la piccola Mariam a dichiararsi innamorata della capitale… Ma ecco che un messaggio rende inquieto Calcare che si congeda dagli altri: hanno rinvenuto il cadavere di un tossicodipendente privo del dito di una mano!…

Al risveglio, spronato da Armadillo, chiede ad Arloc se c’entri qualcosa con la morte del tossicodipendente, ricevendone una risposta negativa…

Dopo aver trascorso la giornata in preda al rancore senza concludere nulla, poco prima delle nove qualcuno suona insistentemente… È Arloc, giunto in compagnia di Sarah, ma, soprattutto, di Secco con il suo neonato… Il suo distacco dall’amico di sempre è stato dettato da quel suo inaspettato cambiamento epocale, interpretato come un tradimento dalla sua mente di sociopatico, a sviluppare in lui un senso di solitudine assoluta, giacché “ogni volta che vedevo gli altri crescere, cambiare, per placare l’ansia pensavo sempre… vabbè c’è sempre Secco”… Dalla notizia della paternità, non è riuscito più a parlargli… Ma, anche stavolta, grazie all’aiuto di Arloc, è riuscito a superare il blocco e a liberarsi dei suoi mostri interiori…

Mentre, insonne, guarda la TV, compare alle sue spalle la piccola Miriam che rivela che nei giorni precedenti hanno incontrato amici del padre, tra i quali quattro dita, alias Daniele Ossone, pregiudicato, morto per overdose e mostrato nel telegiornale… In preda a rabbia e frustrazione, Calcare attacca Arloc, accusandolo di aver mozzato ai tempi il dito di Osso e di essere tornato ora, dopo venti anni, a ucciderlo… Invano l’altro prova a convincerlo della propria innocenza, pur rifiutandosi di raccontargli cosa capitato quella lontana notte, lasciando la casa di Calcare al mattino…

Mentre pensa a come possano essere andate le cose, realizzando, peraltro, di non essere minimamente sorpreso né addolorato della notizia della morte del vecchio amico, qualcuno suona. È Lena che, entrata in casa, lo schiaffeggia. La sera della morte di Osso, c’era anche lei quando Arloc lo ha voluto rivedere per chiarirsi dopo venti anni… La droga che lo ha ucciso non gliel’ha venduta Arloc, allontanatosi con lei… E nemmeno il dito gli era stato da lui tagliato…

Flash-back. Osso aveva rifiutato di farsi curare in ospedale. Alle 23.35, rientrati nella di lui casa, avevano trovato ad attenderli Paturnia. Questi aveva iniziato a minacciare Lena affinché la smettesse di parlare male di lui ad Arloc e convincerlo a passare al suo servizio… In preda alla rabbia, lei aveva finito per afferrare il coltello di Paturnia e tagliarci un dito a Osso, reo di averla ingannata con il cinema e la cena a casa sua, fuggendo via con quello in mano…

2.15. In preda agli effetti della droga, il furioso Paturnia era uscito in strada con la katana per uccidere Lena…

3.25. Lena era giunta sotto casa di Calcare in preda al panico. Lì aveva trovato Arloc che, appreso quanto accaduto, si era ripromesso di parlare con Paturnia per placarlo e consentirle così di fuggire indisturbata… Il dito le era caduto di mano durante un abbraccio tra i due, fuggiti poi in direzioni opposte…

Compreso di aver commesso un grosso errore nel giudicare l’amico di un tempo, Calcare tenta invano di contattarlo telefonicamente…