ZEROCALCARE – NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE REBIBBIA

ZEROCALCARE – NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE REBIBBIA
ZEROCALCARE – NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE REBIBBIA

ZEROCALCARE – NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE REBIBBIA

BAOPUBLISHING – 2021

LONTANO DAGLI OCCHI LONTANO DAL CUORE

DICEMBRE 2020

9 MARZO 2020 – GIORNO X

Zerocalcare riceve messaggi su un qualcosa d’importante che sta accadendo a Rebibbia. Aggirandosi per le strade del quartiere, tutto sembra però nella norma, con le persone intente a parlare del Coronavirus. Ma ecco che, dal muro di cinta del carcere, “l’altra Rebibbia”, “un deposito di oltre duemila corpi”, si leva un denso fumo nero attorno al quale riecheggiano le sirene… “Mi sa che sta a succede un casino”, la sua risposta ai messaggi…

SETTEMBRE 2020 (6 MESI DOPO IL GIORNO X)

Zerocalcare, intenzionato a disegnare una storia sulle rivolte nelle carceri, spronato anche dalla madre, interroga un suo conoscente ai tempi detenuto, E… Questi spiega che il malcontento era esploso dopo l’annullamento delle visite, unica forma di contatto con l’esterno assieme alla televisione, latrice di notizie ansiogene sull’epidemia in corso…

OTTOBRE 2020 (7 MESI DOPO IL GIORNO X)

R, moglie di un detenuto ai tempi della rivolta, dà la propria versione a Zerocalcare… I detenuti chiedevano di poter scontare il restante della pena ai domiciliari, almeno quelli cui restavano fino a 18 mesi. Ma, a parte alcuni anziani, solo in pochi sono riusciti a ottenere tale beneficio con i rari braccialetti elettronici disponibili… Per i detenuti, del resto, è impossibile farsi ascoltare e ottenere anche le cose più semplici e ovvie. I secondini sono sotto organico, ma, ancor di più, medici, infermieri e psichiatri. Numerosi i suicidi tra i detenuti, molti dei quali, dopo le rivolte, hanno pagato il prezzo di quanto fatto con violenze e ritorsioni…

ROMANZO SANITARIO p. 37

MARZO 2021

UNA POCO ROCAMBOLESCA STORIA DI SANITÀ TERRITORIALE E PERIFERIA

Calcare riceve continuamente domande su potenziali situazioni di violenza in atto nella periferica Rebibbia durante la crisi Covid. Giornalisti e direttori cercano infatti lo scoop, la rabbia e la delinquenza in stile Romanzo Criminale… Delusione negli interlocutori nel dichiarare tutto nella norma, come negli altri quartieri. Al massimo si richiede la riapertura di una struttura Asl, villa Tiburtina… E, mentre le case farmaceutiche hanno brevettato i vaccini con i contributi statali ma non vogliono cedere il brevetto, la decantata “sanità territoriale” si è rivelata un bluff, sistema mai attuato. Altro che un presidio locale ogni trentamila abitanti… Un bene pubblico che serva sia il prototipo del delinquente di borgata, sia quello contrapposto del martire del volontariato cresciuto in mezzo al male… Perché nei quartieri si trova ogni sorta d’individuo, non certo solo l’esponente delle due succitate categorie… Piccole questioni burocratiche, come quelle della privatizzazione della sanità, che possono comportare per i cittadini un grado d’efferatezza ben più ampio di “qualsiasi Romanzo Criminale”…

LA DITTATURA IMMAGINARIA p. 57

MAGGIO 2021

10 COSE BANALI MESSE IN FILA SULLA CANCEL CULTURE

La Cancel cultura sta castrando il mio mestiere?, si chiede Calcare… Ventisei pagine di pippone per risolvere questo mistero. (p. 60)

PARTE UNO – LE COSE CHE NON ESISTONO

1 – La cancel culture in Italia non esiste… “Questo è il paese in cui più dici cose orrende più ti danno spazio”. (p. 61)

2 – Niente tira di più di dire che non si può più dire niente. Sui social, sui media, sui libri è un susseguirsi di tale luogo comune, derivante dalla possibilità che i social danno a tutti di esprimersi. Il tutto, in realtà, deriva da egoismo ferito, da mera incomprensione, come il dissenso espresso da una insignificante minoranza in relazione a un singolo post o commento. Si crea così un’inesistente lotta tra “conformisti” e “anticonformisti” che si sentono vessati dalla cancel culture…

3 – Questo significa che dobbiamo parlare sempre tutti in maniera impeccabile? No, solo chi per lavoro fa uso delle parole dovrebbe adottare una maggiore cautela in quello che scrive…

4 – È lecito che nel tempo venga ridimensionato lo spazio concesso ad alcune figure che hanno sempre avuto voce, per darne a chi finora non ne aveva? Personaggi sedicenti influenti possono ben veder ridotto il proprio spazio, spostarsi su media che sposano le proprie idee o… cambiare mestiere…

PARTE DUE

LE COSE CHE NON VANNO BENE

Insomma, riguardo la cancel culture, “nessuno ci obbliga ad accettarla o rifiutarla”. […] “La barricata immaginaria tra la difesa dello status quo e qualsiasi sbrocco anonimo su twitter è – appunto – immaginaria”. (p. 71)

5 – Possiamo essere meno stupidi di un algoritmo e quindi valutare le cose nel loro contesto, sia che un intollerante esprima le proprie posizioni utilizzando perifrasi e sinonimi, sia che si dia una versione del passato o di situazioni storiche inesatte per apparire “politically correct”…

6 – La gogna pubblica fa schifo, soprattutto per personaggi non pubblici.

7 – Il vittimismo pure fa schifo, nella misura in cui la vittima diventa incriticabile e impedisca un sano dibattito… “Ecco. Volevo solo specificare che non c’è contraddizione tra credere alle vittime e rifiutare il paradigma vittimario”. (p. 77)

PARTE TRE

LE COSE CHE AUSPICHEREBBI

8 – Senza il confronto con gli altri, ci possiamo fare solo le pippe. In riferimento agli attivisti e alle loro richieste, sarebbe utile “anche solo […] cercare di rendere lo spazio intorno a te un po’ meno ostile alle loro istanze”… (p. 80)

9 – … La politica la fanno le collettivtà, non i singoli.

“Il singolo famoso, se ha a cuore una causa, può seguirla in prima persona con gli altri, oppure può mettersi a servizio e fare da megafono”. […] Ma se manca questro confronto col collettivo, per me signica che uno sta lavorando per il suo ego o per svoltarsi una posizione nel mercato dell’opinionismo”. (p. 81)

10 – Se esiste una barricata, è tra chi vuole cambiare lo status quo e chi lo vuole mantenere immutabile… “e il campo di chi lo vuole cambiare si definisce solo dall’impegno che ognuno ci mette (in mille modi diversi, a volte pure antitetici). […] Tipo che se uno sbaglia glielo possiamo far notare anche in modo umano. […] Ma soprattutto, se uno ci fa notare che sbagliamo, possiamo concentrarci sul merito e non sulla forma. (pp. 82-83)

10-bis – Non è la leva obbligatoria.

“… Però penso che rifletterci, anche arrivando a conclusioni diverse, ci fa guadagnare in consapevolezza, e ci evita gli automatismi. Perché sono gli automatismi, i “si fa così perché si è sempre fatto così”, che nutrono lo statu quo. Che fanno da tappo a ogni posibile cambiamento. In un momento della storia in cui c’è un sacco di gente che si è stufata di stare dalla parte sbagliata di quel tappo”. (pp. 84-85).

ETICHETTE

LUGLIO 2021 p. 87

Calcare, assieme ad altri attivisti, è da dieci giorni nell’afoso Iraq in attesa di poter entrare nel campo profughi di Makhmour. Il tutto è iniziato, come racconta nel fumetto, da un’iniziativa di una sua amica che gli ha dato modo d’incontrare Heval Zagros, esponente del KCK curdo… Quale domanda porgli? La storia di Makhmour… Attaccati dai turchi sulle montagne, i curdi hanno ripiegato al confine settentrionale dell’Iraq, ivi parimenti vittime di raid dell’esercito… Lì attuano il Confederalismo democratico…

Dato che i soldati non consentono a Calcare e agli altri di entrare, è una delegazione dei profughi di Makhmour a presentarsi a colloquio… Sono tenuti sotto embargo per colpa della Turchia che li accusa di essere un fucina di guerriglieri del PKK, secondo “etichette” precostitutire…

Tre giorni dopo la ripartenza per l’Italia, il campo è stato attaccato dai turchi, con la morte di tre profughi a seguito del raid. La Turchia ha, ovviamente, dichiarato una delle vittime affiliate al PKK…

IL CASTELLO DI CARTONE

NOVEMBRE 2021 p. 125

OVVERO UNA CONTORTA MA ONESTA SPIEGAZIONE DI COME È STATO FARE UNA SERIE ANIMATA PER NETFLIX

Calcare descrive le difficoltà incontrate nella realizzazione della serie animata per Netflix, lui da sempre appassionato di cartoni animati… Per un anno, cinque sono state le prove da superare con se stesso…

1 – La protervia o la sindrome del faccio tutto io.

Due anni prima, Calcare, stanco di disegnare solo fumetti, ha deciso di proporre a Netflix la realizzazione di una serie. Ma, per mesi, non ha mai ricevuto risposta alcuna. Della pratica si è allora preso carico Michele Foschini della Bao Publishing. Ecco infine giungere l’agognato assenso… Ma, alla richiesta se abbia un team con il quale lavorare, protesta di poter fare tutto da solo. Realizzato di non essere in grado, assolda una strampalata squadra di collaboratori, scontrandosi con le difficoltà di trattare con una casa di produzione sulla qualità dello staff, la presenza di avvocati con i quali studiare i contratti, contabili cui affidare e gestire il budget… Si giunge a un compromesso con il demone della protervia impersonata da Icaro: Il grosso del lavoro da Calcare abbozzatto, revisionato da Foschini, animato da Movimenti e ancora modificato in base alle sue indicazioni. Ed ecco però il secondo demone da affrontare, “perché se non fai tutto da solo, devi confrontarti con…” (p. 151)

2 – Il lavoro collettivo

Per un maniacale solitario come Calcare è difficile delegare alcuni aspetti del proprio lavoro. Ma, con sua stessa somma sorpresa, il lavoro dello staff si è rivelato straordinario…

Superato in parte il secondo livello, eccolo alle prese con il terzo demone, quello relativo a

3 – LA CENSURA O LE INGERENZE ESTERNE PIÙ IN GENERALE

In realtà non ha subito pressioni. Ha solo conciliato su alcuni argomenti ed espressioni… Inamovibile, però, è stato sui alcuni riferimenti al G8 di Genova…

4 – LA PUREZZA POLITICA

Quarto demone, quello della Purezza, Coerenza e Ortodossia… È coerente fare una serie per Netflix?… Il successo significa necessariamente vendersi e rinunciare al proprio onore e convinzioni?…

5 – LA PAURA DI FALLIRE

Il più grande demone da affrontare è, tuttavia, quello della paura di fallire… Ma, come gli ha scritto Armadillo… “se manco ci provi, hai già fallito”… (p. 203) “E comunque, pure se fallisci, sticazzi. Devi sempre fare sti radiodrammi. Stamo a parlà de un cartone, eh, no un intervento a cuore aperto”. (p. 218)