VAN GOGH – SULLA SOGLIA DELL’ETERNITÀ (AT ETERNITY’S GATE)

VAN GOGH – SULLA SOGLIA DELL'ETERNITÀ (AT ETERNITY'S GATE)
VAN GOGH – SULLA SOGLIA DELL’ETERNITÀ (AT ETERNITY’S GATE)

VAN GOGH – SULLA SOGLIA DELL’ETERNITÀ (AT ETERNITY’S GATE)

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INIZIO FILM – SELEZIONE SCENE – LINGUE E SOTTOTITOLI – EXTRA (Dietro le quinte, Intervista a Willem Dafoe, a Oscar Isaac, Allo sceneggiatore, Al direttore della fotografia, Trailer, Credits)

Il pittore Vincent Van Gogh, dopo un deludente soggiorno a Parigi, si reca ad Arles per dipingere gli ampi paesaggi da lui tanto amati. Agognerebbe tanto la compagnia dei paesani, con i quali poter parlare e da ritrarre… I suoi quadri, nella capitale, a differenza degli impressionisti, non hanno mai trovato il gradimento del pubblico e dei galleristi… Lì aveva creduto di trovare un amico in Gaugain, in rotta con gli altri impressionisti e deciso a recarsi in Madagascar o in altre isole sperdute dove creare un nuovo modo di dipingere privo di schemi… Proprio lui gli aveva suggerito di provare a trasferirsi al Sud…
Ad Arlas Vincent vive isolato, oberato di debiti, dipingendo paesaggi e nature morte in una maniera che non desta di certo il gradimento di chi li osserva, che considera quanto posto su tela come più brutto del reale, incapace di comprendere essere quella la trasposizione di come l’artista vede la realtà…
Sovente il pittore è vittima delle derisioni dei cittadini, financo dei bambini, subendo un vero e propria ostracismo con atti di violenza…
Complici attacchi d’ira, deliri e abuso d’alcool, viene riceverato in ospedale. Unico suo supporto è il fratello minore Theo, gallerista, che lo raggiunge saltuariamente da Parigi, compatibilmente con gli impegni lavorativi e familiari…
Quando ad Arles giunge anche Gauguin, Vincent crede di poter finalmete stare con un’anima affine, rimanendone però deluso sia per le divergenze teoriche e tecniche (“i quadri vanno dipinti velocemente” dichiara Vincent. Vai veloce e usi troppo colore… è più una scultura che un quadro…, spiega Gauguin), sia caratteriali… Tuttavia, quando quello gli annuncia la ripartenza per Parigi dopo la vendita di alcuni quadri, Vincent la prende male, vittima di una nuova crisi… Prima della di lui partenza arriverà a tagliarsi un orecchio, convinto di avere sbagliato, lasciandolo poi alla ragazza del caffè, Madame Gineux, affinché glielo recapitasse in segno di scuse, terrorizzandola… Viene così nuovamente ricoverato, preso in un cura dal dottor Gachet che lo indirizza a un ospedale psichiatrico dove potrà anche dipingere, ad Auvers, dove, in ottanta giorni, realizzarà ben 75 tele… Dopo le dimissioni apprende da una visita al fratello di non aver ancora venduto quadro alcuno, nonostante le recensioni positive. Theo, di cui si fida ciecamente, ribadisce di ritenerlo un pittore eccelso al momento incompreso, contrariamente a quel che la gente crede trovando i suoi quadri osceni, brutti e sgraziati…
“Quando dipingo smetto di pensare e sento che sono parte di ogni cosa che è dentro e fuori di me. Voglio condividere ciò che vedo, dichiara a Gachet mentre lo ritrae… La ricerca dell’eternità è ora la sua principale occupazione… Io trovo gioia nella tristezza… Un angelo non è così distante da una persona triste”… A Madame Ginoux rende il libro contabile con sessantacinque dipinti, materiale che sarà ritrovato unicamente nel 2016, senza che lei ne avesse mai avuta notizia…
Un giorno, mentre dipinge, due adolescenti armati da cow boy, lo raggiungono… Si azzuffano e parte un colpo di pistola che lo ferisce all’addome… Vincent torna di corsa verso casa mentre quelli seppelliscono le tele e gettano nel fiume il resto del materiale da pittura… Gachet gli chiede come si sia procurato la ferita, ma Vincent dichiara di non saperlo… È il 27 luglio del 1890… morirà due giorni dopo…

“Vedo ciò che gli altri non vedono”…