UMBERTO ECO – TRA MENZOGNA E IRONIA

UMBERTO ECO – TRA MENZOGNA E IRONIA

BOMPIANI – Collana PASSAGGI – I ED 1998

 

Nel libro sono raccolti quattro saggi di Umberto Eco che “hanno tutti a che fare con strategie di menzogna, travestimento, abusi del linguaggio, capovolgimento ironico di questi abusi”. (p. 5)

 

MIGRAZIONI DI CAGLIOSTRO p. 7

 

Tratta della figura di Cagliostro, piccolo avventuriero trasformato in mito…

Cagliostro è stato protagonista di innumerevoli narrazioni e pseudoromanzi, pur essendo “un personaggio privo di mistero” (p. 8)

Ha attratto l’attenzione forse perché ha rappresentato in modo più pittoresco, a voce più alta, l’archetipo eterno dell’uomo senza qualità, che dal proprio tempo si fa attraversare. (p. 8)

 

Spesso lo si è associato a un altro personaggio, invero a lui opposto per caratteristiche e aspetto, il San Germano…

Raramente due personaggi possono essere così diversi. Eppure li si appaia ben presto: essi si attirano magneticamente l’un l’altro, e l’uno trasmigra nell’altro. (p. 19)

 

IL LINGUAGGIO MENDACE IN MANZONI p. 25

 

[…]Alessandro Manzoni pare aver sintetizzato la sintesi del suo buon senso illuministico e del suo rigore giansenistico in una formula semiotica che può essere estrapolata da molte pagine del suo romanzo:

1 C’è una semiosi naturale, esercitata quasi istintivamente dagli umili dotati di esperienza, per cui i vari aspetti della realtà, se interpretati con prudenza e conoscenza dei casi della vita, si presentano come sintomi, indici, signa o semeia nel senso classico del termine.

2 E c’è la semiosi artificiale del linguaggio verbale il quale, o si rivela insufficiente a render conto della realtà, o viene usato esplicitamente e con malizia per mascherarla, quasi sempre a fini di potere. (pp. 26-27)

[…]le relazioni verbali sono per natura ingannevoli.[…] e di regola nel romanzo il linguaggio è portatore di vento, se non di menzogna. (p. 29)

Che i discorsi mentano, o non possano mai dire abbastanza, pare chiaro. (p. 31)

Da un lato sta il linguaggio verbale, artificioso (ingannevole) a disposizione dei potenti, e dall’altro stanno i vari sistemi di segni, che comprendono certo i segni detti naturali, i sintomi medici e atmosferici, i tratti fisiognomici, ma anche quei “linguaggi” che naturali non sono, e risultano anzi effetto di regola e consuetudine, come i segni vestimentari, le posture corporali, le raffigurazioni pittoriche, le messe in scena folkloristiche, la liturgia – ma che in qualche modo rimandano a una competenza ancestrale e istintiva, che appartiene non solo ai dotti ma anche agli umili. (p. 32)

Gli umili diffidano del linguaggio verbale perché impone una sintassi logica che la semiosi naturale abolisce, dato che non procede per sequenze lineari ma per “quadri”, per fulminei iconologemi. Mentre le trame delle sequenze linguistiche si possono infittire all’infinito, e in questa senza i semplici si perdono, la semiosi naturale permette, o pare permettere, un più facile accesso alla verità delle cose, di cui è spontaneo vincolo[…] (p. 33)

L’oggetto della narrazione è questa semiosi popolare in tutte le sue forme, perché da essa e attraverso di essa il lettore, non meno dei personaggi, apprende che cosa stia veramente accadendo, ovvero la storia, sotto il velo del discorso.

Troviamo sempre, lungo il romanzo, l’opposizione continua tra segno “naturale” e segno verbale, tra segno visivo e segno linguistico. (pp. 33-34)

 

Questa capacità, che il linguaggio verbale ha, di evocare ciò che verbale non è, ha in retorica un nome: ipotiposi. […]

 

CAMPANILE: IL COMICO COME STRANIAMENTO

Eco analizza l’uso del linguaggio e del comico in uno dei suoi scrittori preferiti, Campanile…

 

L’arte di campanile (almeno nei suoi casi migliori e memorabili) si basa sempre sulla comicità del testo che fa ridere di sé e così facendo ci fa sorridere sulle nostre vicende di animali parlanti. (p. 66)

L’umorismo di Campanile[…] è un umorismo colto[…]. (p. 69)

Tra le sue fonti d’ispirazione, i romanzi d’appendice, il feuilleton, l’agnizione…

Certamente il riferimento costante è il romanzo d’appendice. Uno degli elementi fondamentali del feuilleton è l’agnizione, e sull’agnizione Campanile gioca portandola all’esasperazione, e poi negandola. (p. 72)

 

Secondo elemento fondamentale è quello che ho chiamato il topos del falso sconosciuto[…] (p. 74)

Il feuilleton vive sul dramma dell’adulterio e della gelosia. (p. 75)

L’altro oggetto delle operazioni di rovesciamento compiute da Campanile è il luogo comune conversazionale e giornalistico. (p. 77)

Campanile è un grande autore comico perché è autore funereo, e funerario, perché molto parla di cimiteri e funerali. Le sue pagine tornano ossessivamente sul problema della morte, sin dalle opere della giovinezza. Campanile tra dall’idea della morte occasioni di straniti sorrisi. (p. 91)

Di fronte alla morte Campanile mette in opera una regola che i formalisti russi avevano attribuito all’arte seria: l’effetto di straniamento. (p. 95)

 

GEOGRAFIA IMPERFETTA DI CORTO MALTESE p. 99

Pratt, nelle sue opere, gioca con la geografia, facendo viaggiare il lettore attraverso immaginarie mappe dai confini modificati…