TAO-TE-CHING – IL LIBRO DELLA VIA E DELLA VIRTÙ

TAO-TE-CHING - IL LIBRO DELLA VIA E DELLA VIRTÙ
TAO-TE-CHING – IL LIBRO DELLA VIA E DELLA VIRTÙ

TAO-TE-CHING – IL LIBRO DELLA VIA E DELLA VIRTÙ
FABBRI EDITORI – Collana I CLASSICI DEL PENSIERO – 2004

INTRODUZIONE
Di Renata Pisu p. 5

I
La Via veramente Via non è una via costante. […]
Il termine Non-essere indica l’inizio del cielo e della terra[…].
Così, è grazie al costante alternarsi del Non-essere e dell’Essere che si vedranno dell’uno il prodigio, dell’altro i confini. (p. 21)

II
[…]
Difatti: l’Essere e il Non-Essere si generano l’un l’altro; il difficile e il facile si completano l’un l’altro[…] Il prima e il dopo si seguono l’un l’altro. (p. 25)

III
[…]
Se non si dà valore ai beni difficili da ottenere, si ottiene che il popolo non rubi.
Se non gli si mostra ciò che potrebbe bramare, si ottiene che il cuore del popolo non sia turbato.
Ecco per quale ragione il Santo, nella sua opera di governo, svuota il cuore (degli uomini) e riempie il loro ventre[…], in modo da ottenere che il popolo sia costantemente ignaro e senza desideri, e che coloro che sanno non osino agire. Egli pratica il Non-agire, e in questo caso non c’è nulla che non sia ben governato. (p. 27)

V

Il cielo e la terra sono inumani; trattano i diecimila esseri come cani di paglia (per il sacrificio).
I Santi sono inumani; trattano il popolo come cani di paglia. […]
Una quantità di parole si esaurisce presto. È meglio tenersi nel (giusto) mezzo. (p. 31)

IX
[…]
ricchezza e onori accompagnati da orgoglio portano con sé la disgrazia.
Ritirare il proprio corpo quando l’opera è compiuta, tale è la Via del cielo. (p. 39)

XII

I cinque colori accecano l’occhio dell’uomo.
Le cinque note assordano l’orecchio dell’uomo.
I cinque sapori guastano la bocca dell’uomo.
Le corse e la caccia traviano il cuore dell’uomo.
I beni difficili da ottenere ostacolano la condotta dell’uomo.
Così il Santo si occupa del ventre e non dell’occhio. (p. 44)

XVI

Raggiungi il vuoto estremo e conserva una rigorosa tranquillità.
Raggiungendo un vuoto estremo e conservando una rigorosa tranquillità, mentre i diecimila esseri tutti insieme si dibattono attivamente, io contemplo il loro ritorno (nel nulla).
Infatti gli esseri fioriscono e (poi) ognuno torna alla propria radice. […]
Colui che conosce questa legge costante è tollerante; essendo tollerante è senza pregiudizi; essendo senza pregiudizi, è comprensivo; essendo comprensivo, è grande[…]. (p. 51)

XIX

[…]Se abolissi l’abilità e rifiuti l’amore del guadagno, ladri e banditi spariranno.[…]
Mostra una semplicità naturale e aggrappati a ciò che è senza artificio; diminuisci gli interessi privati e attenua i desideri. (p. 56)

XXII
[…]Egli non si esibisce, e perciò risplende.
Egli non si afferma, e perciò si manifesta.
Egli non si vanta, e perciò riesce.
Egli non si gloria, e perciò diventa il capo.
Infatti, appunto perché non lotta, non c’è nessuno nell’Impero che possa lottare contro di lui. (p. 63)

XXIII
[…]
Perciò colui che agisce in conformità con la Via, si identifica con la Via. Quando riesce, si identifica con il successo; quando fallisce, si identifica con la sconfitta. (p. 65)

XXIX

[…]
Perciò il Santo non fa niente, e così non rovina niente; egli non trattiene niente, e così non perde niente.
Poiché gli esseri sono ora avanti, ora indietro; ora respirano piano, ora ansimano con violenza; ora sono forti, ora sono preoccupati; ora cominciano, ora decadono.
Per questa ragione il Santo evita un’enfasi troppo grande; evita di prodigarsi; evita ciò che è eccessivo. (p. 77)

XXXI

Difatti, proprio perché le armi sono strumenti di disgrazia, e certamente ripugnano agli esseri, colui che possiede la Via non se ne occupa. […]
Le armi sono strumenti di disgrazia, e non strumenti dell’uomo nobile. Egli se ne serve contro la sua inclinazione, e dà la precedenza alla calma e al riposo.
Anche se è vittorioso, non lo trova bello.
Se lo trovasse belo, avrebbe piacere a far morire gli uomini.
Ora, colui che si compiace di far morire gli uomini non può realizzare la volontà nel mondo. (p. 80)

XXXIII
Colui che conosce gli altri è sapiente; colui che conosce se stesso è illuminato. […]
Colui che non si discosta dal suo giusto posto sussiste a lungo; morire senza perire, questa è la longevità. (p. 84)

XXXVII

La Via è costantemente inattiva, eppure non c’è niente che non si faccia. (p. 91)

XXXVIII
La Virtù superiore non fa valere la propria virtù; per questo ha virtù. […]
La Virtù superiore è inattiva e senza alcuna intenzione.
La Virtù inferiore è attiva e ha delle intenzioni. (p. 93)

XL

[…]
Il cielo e la terra e i diecimila esseri sono generati dall’Essere; l’Essere è generato dal Non-essere. (p. 98)

XLII

[…]
Poiché talvolta gli esseri subiscono un accrescimento grazie a una perdita, talvolta una perdita a
causa di un accrescimento. (p. 101)

XLIII

[…]
Così io so che il Non-agire ha il sopravvento.
Insegnare senza parole a trarre profitto dal Non-agire, pochi nel mondo vi riescono!
Perciò il Santo si attiene alla pratica del Non-agire e professa un insegnamento senza parole. (p. 103)

XLIV

[…]
Perché, quanto maggiore è la parsimonia tanto maggiore è la spesa; più grandi sono i tesori, più grande è la perdita.
Colui che sa soddisfarsi non sarà confuso. (p. 105)

XLV
[…]
La purezza e la tranquillità sono la regola del mondo. (p. 106)

XLVI
[…]
Non c’è disgrazia più grande che non saper avere a sufficienza.
Non c’è torto più grande che non saper avere a sufficienza.
Non c’è torto più grande che il desiderio di ottenere.
Poiché sapere che abbastanza è abbastanza significa avere sempre a sufficienza. (p. 107)

XLVII

Senza uscire dalla porta, conoscere il mondo!
Senza guardare dalla finestra, vedere la Via del cielo!
Più lontano si va, meno si conosce.
Perciò il Santo conosce senza viaggiare; egli nomina le cose senza vederle; egli compie senza azione. (p. 109)

L
(L’uomo) per nascere esce, e per morire entra. (p. 113)

LIII

[…]quando ci si sazia di cibi e si possiedono beni in eccesso, io chiamo questo saccheggio e millanteria.
Certo è cosa contraria alla Via. (p. 119)

LV

[…]
(Tale controllo) è contrario alla Via. Ciò che è contrario alla Via presto perisce. (p. 122)

LVII

[…]L’Impero si conquista restando costantemente nell’inazione. (p. 126)

LIX

Per governare gli uomini e servire il cielo, niente vale quanto la moderazione. (p. 130)

LXIII

Pratica il Non-agire, bada a non fare niente, assapora il senza-sapore; considera il piccolo come grande, il poco come molto! (p. 137)

LXVII

[…]
Io posseggo tre tesori che mantengo e conservo.
Il primo si chiama la mansuetudine; il secondo si chiama la moderazione; il terzo si chiama: non osare essere il primo nel mondo. […]
Attualmente si sprezza la mansuetudine per essere coraggiosi; si sprezza la moderazione per essere liberali; si sprezza di essere gli ultimi per essere i primi. È la morte! (p. 144)

LXXII

[…]
Il Santo conosce se stesso ma non si fa conoscere.
Egli è parsimonioso della sua persona, ma non si attribuisce alcun valore. (p. 151)

LXXIII

Colui che mette il proprio coraggio nell’osare perisce.
Colui che mette il proprio coraggio nel non osare, sopravvive.
Di questi due modi d’agire, l’uno è vantaggioso, l’altro nocivo. (p. 153)

LXXV

Se il popolo ha fame, ne è causa la quantità di tasse consumate dai suoi superiori: ecco perché ha fame.
Se il popolo è difficile da governare, ne è causa l’attività dei suoi superiori: ecco perché è difficile da governare.
Se il popolo prende la morte alla leggera, ne è causa l’eccesso dei suoi sforzi per vivere: ecco perché prende la morte alla leggera.
Difatti, proprio se non si agisce per vivere si è più saggi che non se si dà valore alla vita. (p. 157)

LXXVII
[…]
Chi è capace di offrire il suo sovrappiù là dove c’è mancanza? Soltanto colui che possiede la Via. (p. 159)