ROBERT BRASILLACH – I FRATELLI NEMICI. DIALOGO TRAGICO


ROBERT BRASILLACH – I FRATELLI NEMICI. DIALOGO TRAGICO
EDIZIONI ALL’INSEGNA DEL VELTRO – Collana QUADERNI DEL VELTRO n. XVII – Maggio 1986

TRADUZIONE: Tiberio Massimo
TITOLO ORIGINALE: Les Freres Ennemies

NOTA INTRODUTTIVA p. 5

TIRESIA
Non c’è più nulla da fare, tutti vengono arrestati, i portinai riempiono i formulari per la delazione che vengono distribuiti nelle strade, ma io mi sento tranquillo, sono sempre sicuro di avere l’ultima parola. Sono Tiresia; nessuno oserà mai arrestare Tiresia. […]
Da allora ne son successe di cose. Ecco il tempo in cui i fratelli si battono gli uni contro gli altri. Eteocle ha voluto conservare la corona, si è appoggiato all’armata d’occupazione spartana, ai suoi carri, alle sue disciplinate formazioni pesanti, egli ha accettato di firmare proclami per l’unità della Grecia. Ma il popolo non l’ama, perché il popolo non ama gli Spartani. Il popolo vuole Polinice, che, fuggito, sta ora sbarcando con l’esercito di Argo, e reclama il ritorno alle antiche leggi di Tebe, e chiama a raccolta dalle campagne e dalle città combattenti oscuri e senza uniforme. (pp. 8-9)
Polinice ed Eteocle, prima dello scontro, si incontrano.[…] il capo della patria vinta e il capo dell’esercito d’occupazione, due fratelli, si stanno incontrando dopo tanti mesi di distacco. (p. 9)

POLINICE

Ho accettato questa tregua prima del combattimento, ma non nella speranza che culla tanta gente abile e amante dei compromessi, bensì per capire, vedi, per capire chi sei, quello che hai fatto.

ETEOCLE
[…]
Non c’era altra salvezza possibile che restare qui dicendo sì a ciò che era.

POLINICE

Ho pensato che non poteva esserci altra via d’uscita che dire no, andarsene e un giorno ritornare in segreto per cambiare ciò che era. (p. 13)

ETEOCLE

La ragione era dalla mia parte. Tutto era perduto, io sapevo che bisognava vivere per anni a fuoco lento, rinunciare alla gloria, subire, scendere a compromessi. (p. 15)

POLINICE
[…]
Non appena sarà dato il segnale di rivolta, i fratelli si getteranno sui loro fratelli, gli invidiosi uccideranno sulla soglia di casa, le dimore dei ricchi saranno saccheggiate, si eseguiranno esecuzioni senza processo e senza ragione, e un’onda di odio sommergerà Tebe. (p. 21)

POLINICE
Eccola, per l’ultima volta. Tra breve indosseremo le armature del combattimento, inveiremo e lotteremo l’un contro l’altro, fino alla morte. Uno di noi due morirà. Forse ambedue. È necessario.

ETEOCLE

I secoli non conosceranno la verità. Non sapranno che ci siamo amati. Che eravamo uguali, e parimenti accaniti nel salvare la terra paterna, ma obbligati ad indossare l’un contro l’alto questa maschera di collera e di ingiustizia. Crederanno che ci siamo odiati, disprezzati, quando invece il nostro cuore era piano d’immenso amore e della più totale comprensione. Addio, Polinice.

POLINICE
Addio Eteocle, addio o mio doppio, addio o me stesso nemico. (pp. 24-25)

TIRESIA
[…]
La nazione ha avuto il suo eroismo, è tempo che si riposi. Si faranno dei bei funerali all’uno, si getterà il corpo dell’altro alle ortiche e ai cani, a seconda del partito vincente. Io sarò sempre presente per regolare i funerali, è la mia specialità. (p. 26)

NOTA BIBLIOGRAFICA p. 29