POESIA. MENSILE DI CULTURA POETICA. ANNO II NUMERO 1. GENNAIO 1989

POESIA. MENSILE DI CULTURA POETICA. ANNO II NUMERO 1. GENNAIO 1989
POESIA. MENSILE DI CULTURA POETICA. ANNO II NUMERO 1. GENNAIO 1989

POESIA. MENSILE DI CULTURA POETICA. ANNO II NUMERO 1. GENNAIO 1989

CROCETTI EDITORE – 1989

A LEZIONE DA LOUIS-FERDINAND CÉLINE p. 9

Con 16 immagini, tratte da Album Céline…

Proprio per non essere popolare, per non dover essere adulato da questo o quello e diventare importante, che è una cosa vergognosa, no? Dunque ho cercato per così dire la modestia, e addirittura la riprovazione generale. […] Se non avessi fatto che tacere, mi avrebbero lasciato tranquillo. […]

Sono una schifezza per tutti, sono il reprobo, il lebbroso della situazione. […]

Ma per il momento è chiaro che siamo nell’epoca della pubblicità e della meccanica. E così… il robot geniale… l’autore di successo… (p. 10)

Ma se fossi nato ricco, avrei fatto come gli altri, me la sarei spassata ben bene! (pp. 10-11)

Vedo soprattutto della gente che beve, che mangia, che fa tutte le… che si occupa di tutte le funzioni umane, tutta roba abbastanza volgare, e io direi che questa gente è pesante.[…]

Da quando… l’automobile, l’alcol, l’ambizione, la politica lo rendono pesante, sempre più pesante. […] Forse un giorno vedremo la rivolta dell’intelligenza contro il… contro il porco. […]

Si occupano di faccende grossolanamente alimentari o aperitive; bevono, fumano, mangiano in modo tale da uscir fuori della vita – per la vita. […]

Non sono più niente, non sono più che grasso di maiale. Sedetevi in un caffè, guardate la gente: sin dalla prima occhiata vedrete tutte le specie di distrofie, di volgare invalidità – sono orribili, fanno pena! […]

Mangiano dieci volte tanto, bevono dieci volte di più di quanto occorrerebbe: sono più che degli apparati digestivi. (p. 11)

Voltaire diceva: “Chi legge senza la matita in mano, dorme”. Alla TV è ben peggio. […]

La TV, tutta quella roba, sono dei mezzi talmente inferiori per abbrutire… I quotidiano, il mensile, tutto quanto… Talmente massiccio che neanche le teste più solide ce la faranno a resistere… Saranno abbrutiti fin dall’infanzia… E via di peggio in peggio, l’alcol, l’automobile, la televisione, il quotidiano, il settimanale… (p. 12)

Il verbo è venuto dopo per sostituire l’emozione, come il trotto sostituisce il galoppo, mentre la legge naturale del cavallo è il galoppo, lo si fa andare al trotto. Si è fatto uscire l’uomo dalla poesia emotiva per farlo entrare nella dialettica, cioè nel farfugliamento, non è vero? O nelle idee. (pp. 12-16)

Non sono un uomo da messaggi, non sono un uomo da idee. Sono un omo da stile. Lo stile, diamine, tutti ci si fermano davanti, nessuno ci arriva. Perché è un lavoro molto duro. […]

Di colpo, un odio inestinguibile… È un peccato senza nome, questo… Per me, è l’emozione del linguaggio parlato attraverso lo scritto. […]

Ma il linguaggio emotivo, di quello si fa benissimo a meno. […]

C’è della gente che sa comportarsi, che è decorosa insomma… L’uomo a posto è quello che non dice niente… così non dicono niente… […]

Ah, sì! Avrei fatto meglio a starmene tranquillo! Quel che bisogna fare è andar dietro a chi sbraita. (p. 16)

È questo che è piacevole, capite: il mondo è pesante, è facilissimo essere leggeri in un mondo dove tutto è pesante! Non si ha nessun merito. Sono tutti talmente stupidi! Mangiano, bevono… crepano dal mangiare e dal dire fesserie… Al confronto ci si sente subito intelligentissimi… È facile, un gioco da bambini… […]

Balle! Non c’è nessuno! Il ciarlatanismo si mangerà il romanzo e la letteratura. […]

Ma per chi fa dello stile, non c’è pubblico! Non si smuovono certo le folle, con lo stile… (p. 17)

Tre soltanto. Era modesto, lui. Oggi, niente più modestia. Sono tutti matti. Matti, alienati, alcolizzati. E i pensatori, pensano. La Sorbona ne è piena. Anche il College de France. Pensano, accidente; lanciano i messaggi. È il loro mestiere. […]

No, no! Non bisogna parlare di sentimenti, bisogna parlare di lavoro, non c’è che questo che conta, e anche con molta discrezione. Se ne parla con troppa pubblicità. Siamo oggetti di pubblicità, manichini di pubblicità. È uno schifo. Sarebbe ora di fare una cura di modestia generale. In letteratura come in tutto il resto siamo impestati di pubblicità. È veramente ignobile. Lo scrittore non deve far altro che un lavoro, e poi tacere. È tutto. […]

L’autore deve solo sparire. […]

I gaudenti non hanno bisogno di scrivere. Chiedetelo un po’ a uno scrittore! Si scrive perché si è infelici. Il vostro mondo diventa tutto il resto. Siete soli. E sostenuti dallo stile.

Eh, mio Dio, devo confessarvi che non ne ho mica molta di gioia. Non sono un tipo gioioso, non sono un passeggero. Confesso che sarà contenuto quando morirò, ecco la verità. Desidero morire nle mondo meno doloroso possibile, soprattutto non o bisogno, non sono assetato di dolore.

Non sono uno che si gode la vita, io, mi annoia la vita! Vivo di niente, bevo acqua, non mangio quasi, dormo molto male, le mie vecchie ferite… Ah! Ci fossero ancora dei mecenati… avrei avuto il mio stipendio… avrei scritto delle odi… un po’ quello che hanno fatto quelli che sanno vivere… (p. 18)

GUIDO CERONETTI TRADUCE CÉLINE p. 25

La verità è un’interminabile agonia.

La morte è la verità di questo mondo.

Bisogna scegliere: o morire o mentire. (p. 25)