PIERRE DRIEU LA ROCHELLE – LE RADICI GIACOBINE DEI TOTALITARISMI. BOLSCEVISMO, NAZISMO E FASCISMO

PIERRE DRIEU LA ROCHELLE – LE RADICI GIACOBINE DEI TOTALITARISMI. BOLSCEVISMO, NAZISMO E FASCISMO
TABULA FATI – Collana LE API DI VETRO n.1 – 1998
A CURA DI Calogero Lo Re

TRADUZIONE: Stefano Borghi

E DESTRA E SINISTRA SULLA FILOSOFIA POLITICA DI PIERRE DRIEU LA ROCHELLE
Di Calogero Lo re p.5

SOCIALISME FASCISTE DI DRIEU LA ROCHELLE
Di Julien Benda p.17

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE p.21

LE RADICI GIACOBINE DEI TOTALITARISMI p.25

La maggior parte del pubblico si è stupita di fronte all’avvicinamento tra Stalin e Hitler.[…]
E ci si sarebbe stupiti ancor meno se si fosse prestata più attenzione agli elementi comuni nella genesi e nelle strutture dei movi­menti e degli Stati totalitari, quale che sia il loro colore: rosso, bruno o nero.
Certo si sono sottolineate spesso le affinità tra bolscevismo, hitlerismo e fascismo; ma non si è mai spinto a fondo lo studio fino ad afferrare il vero principio di questa comunanza di caratteri.
Quando si decide veramente di intraprende­re questa ricerca, si scopre che se questi movi
menti e regimi sono così vicini gli uni agli altri ciò è dovuto al fatto che essi hanno una prove­nienza comune: derivano tutti dal giacobinismo. (pp.27-28)

I più stupiti e i più scandalizzati da questa tesi saranno gli hitleriani e i mussoliniani, che hanno mosso le critiche più aspre al 1789 e che hanno preteso rompere completamente con quella eredi­tà. Ma il 1789 non è il 1793. L’89 fu liberale, sebbene abbia ceduto il posto, almeno per qualche tempo, al ’93, che fu giacobino e totalitario. (p.28)

Quali sono i caratteri principali del movi­mento giacobino che nel 1792 spazza via tutti gli elementi del liberalismo in gestazione?

1° Si concepisce una dottrina sommaria che si presenta al popolo ridotta ad alcune parole d’ordine ancora più sommarie, brutali.(p.30)

2° Per le necessità di questa propagazione si inventa, se non la teoria, almeno la pratica di un partito unico, che ricopra tutto il paese, che investa tutta la nazione, che penetri e sorvegli ogni villaggio e ogni città in tutti i loro quartieri.

3° Il raggiungimento del potere avviene per mezzo di una spinta plebiscitaria estremamen­te violenta e al tempo stesso estremamente vaga, indeterminata, sospetta, torbida quanto alle forme impiegate per esprimerla. L’essen­ziale dell’operazione si compie a Parigi e in qualche grande città attraverso l’instaurazione spontanea, imprevista — dunque illegale — di una Comune. In realtà si tratta di un gruppo di uomini armati estremamente ristretto — qual­che migliaio — che con minacce e pressioni continue, con sommosse, manovra l’assemblea eletta, le impone risoluzioni e condanne e condiziona la nomina dei governi.
Si agita l’idea dell’autogoverno del popolo, il governo della nazione da parte di tutta la nazio­ne; ma nell’immediato il corpo politico effettivo altro non è che questo partito unico, il partito dei Giacobini. Il .quale partito unico obbedisce | esso stesso ciecamente ad alcuni capi che non si stanca mai di trasformare in dittatori. (pp.31-32)

Dittatura che si rinnova nel Direttorio e non cede il posto che alla dittatura definitiva di Bonaparte. (p.32)

4° La dottrina nazionale assume due aspetti decisamente contraddittori, ma non meno deci­samente legati nello spirito dei primi adepti come nello spirito di tutta la nazione che vi si sottomette: una dottrina che resta profonda­mente nazionale e sottomessa agli interessi della nazione, e che nello stesso tempo si propo­ne all’esterno come internazionale e suscettibi­le di una adesione universale. In una parola, la dottrina di Stato è un fermento di imperialismo.

Ecco presentati, in modo brutalmente somma­rio, i quattro caratteri evidenti del giacobinismo.

Come non accorgersi del fatto che questi quattro punti si ritrovano in tutti i regimi totalitari dei nostri giorni?

Esaminiamo dapprima il regime russo, pri­moin ordine di tempo. Qui la filiazione giacobina non può essere messa in dubbio perché esplici­tamente proclamata.(p.33)

1° Lenin ha dapprima costruito la dottrina, con la precisione e l’abilità che si possono trova­re in un solo cervello quando questo è pregno di meditazioni incessanti sull’azione.(p.34)

2° Ha creato anticipatamente (nel 1903) il partito unico, dandogli subito una forma rigoro­sa. Dittatura assoluta del capo sul suo consiglio e dittatura assoluta del capo e del suo consiglio sulla truppa.[…]

3° Ha ridotto al minimo l’istanza plebi­scitaria. Niente elezioni generali. Consigli di operai e di soldati nelle grandi città, penetrati dal partito bolscevico che vi mette a capo i propri esponenti per acclamazione. Inseguito avranno luogo le elezioni, ma completamente truccate dalla dittatura del partito. Tutte le autorità del paese dipenderanno dal partito.

4° La dottrina dell’Internazionale è la dot­trina del partito e dello Stato. Il Komintern sarà, nelle mani dell’egoismo nazionale russo, uno strumento d’imperialismo senza uguali, come non è mai stato nemmeno il papato nelle mani di una famiglia italiana. (pp.36-37)

In Italia, in Germania, la ripetizione di queste caratteristiche ci appare monotona.[…]

Anche Mussolini ha creato un partito unico e i rudimenti di una dottrina di Stato, ma nel mezzo del combattimento, che lo sospinge e lo obbliga a improvvisare come i Giacobini.[…]

Mussolini aveva davanti a sé un regime parlamentare esistente, anche se truc­cato.(p.36)

Complessivamente le rotture di Mussolini sono state più lente e meno rigorose, meno definitive di quelle di Lenin — e anche di quelle di Hitler. Ritorneremo su questo punto. Notia­mo subito che Mussolini non ha rotto con la religione come Lenin, né perseguitato la Chiesa come Hitler coi principi del liberalismo. Ha soppresso il Parlamento, ma ha creato la Came­ra delle Corporazioni, il Gran Consiglio Fasci­sta, ha mantenuto il Senato. Ha così assicurato la possibilità del ritorno alla mediocre routine dei tempi normali in caso di scomparsa del suo insostituibile genio.(p.38)

 

Hitler, a differenza di Mussolini, ha avuto tutta la libertà, come Lenin, di preparare i suoi strumenti: partito e metodo. Non ha soppresso il Parlamento, ma ne ha truccato l’elezione co­me hanno fatto Lenin e Stalin.[…]

Ha imposto lo statalismo in modo più veloce e più forte in ogni settore. Ha quasi rotto i rapporti con le chiese. La sua po­lizia è stata più assoluta. (p.39)

C’è, tutto sommato, la stessa filosofia, la stessa concezione della vita e del mondo, nei Giacobini, nei Bolscevichi, nei Fascisti e nei Nazisti. (p.41)

1° Stessa fede, stesso fanatismo. Fede e fanatismo fondati sugli stessi postulati. Fede esclusivamente terrena, esclusivamente laica. (p.42)

Fascisti e hitleriani credono, come i marxi­sti diventati staliniani, che tutta l’attività inte­riore ed esteriore dell’uomo debba essere impie­gata per la sua salvezza terrena, per una co­struzione sociale e politica. Il loro idealismo si manifesta solo nei prodighi sacrifici per la con­quista del regno terreno.

Di conseguenza il loro atteggiamento è al­trettanto diffidente nei confronti di ogni religio­ne costituita, di ogni chiesa. Essi ne temono e detestano gli appelli verso l’al di là, la pretesa di contestare allo Stato la presa sulle coscienze, l’offerta d’altre forme di dedizione oltre a quelle dovute allo Stato.

In definitiva, si può constatare che il fasci­smo (nonostante il suo desiderio di conservare i vantaggi che assicura a ogni potere italiano l’aspetto italiano della Santa Sede) e l’hitlerismo (nonostante la velleità, che fu forse passeggera, di distinguersi sotto questo aspetto dallo stalinismo) sono nelle loro tendenze profonde e nei loro fini ultimi laici, anticlericali, anticri­stiani, atei come lo stalinismo e come un tempo il giacobinismo. (pp.42-43)

2° Tutti questi sistemi, avendo divelto il parapetto della religione o, in mancanza di essa, della filosofia indipendente dalla religione, ven­gono trascinati verso la stessa discesa vertigi­nosa lungo la china dell’immoralità. Non riconoscendo dei limiti extraumani, in essi l’umano si disgrega rapidamente. Perché l’umano non è l’umano che quando è legato al divino; separato ì da! divino ridiscende verso l’animale, al quale si era sottratto sollevandosi al di sopra di se stesso e ponendo al di là della propria portata gli ingranaggi più delicati e più necessari della sua attività. (pp.44-45)

Tutte le alleanze sono buone e così tutte le rotture. L’amico di oggi sarà il nemico di domani, e il nemico di domani sarà l’amico di dopodomani.(p.45)

3° Se la morale politica è la stessa, i risultati sociali sono identici. Vige sempre e dappertutto la stessa omologazione. (p.47)

Non ci sono più risorse per lo spirito che in un conformismo assoluto. (p.48)

Riportiamo queste conclusioni sull’ancor gio­vane totalitarismo. La morte di tal dittatore o la disfatta militare o politica del tal altro non aboliranno le cause che ne hanno prodotto una serie. Se queste cause non vengono rintraccia­te, il fenomeno sussisterà e minaccerà di riap­parire. La dittatura è in questo momento in Europa e in tutto il mondo un’idra a cento teste. (p.53)

Struttura dell’Europa. L’Europa non può più vivere secondo la vecchia struttura delle nazioni. (p.54)

 OPERE DI PIERRE DRIEU LA ROCHELLE p.57

INDICE p.63