ORIANO GIUSTI – I COLLABORAZIONISTI FRANCESI. ROBERT BRASILLACH, LOUIS-FERDINAND CÉLINE, PIERRE DRIEU LA ROCHELLE: GLI SCRITTORI DEL NOVECENTO VOLUTAMENTE DIMENTICATI

ORIANO GIUSTI – I COLLABORAZIONISTI FRANCESI. ROBERT BRASILLACH, LOUIS-FERDINAND CÉLINE, PIERRE DRIEU LA ROCHELLE: GLI SCRITTORI DEL NOVECENTO VOLUTAMENTE DIMENTICATI
ORIANO GIUSTI – I COLLABORAZIONISTI FRANCESI. ROBERT BRASILLACH, LOUIS-FERDINAND CÉLINE, PIERRE DRIEU LA ROCHELLE: GLI SCRITTORI DEL NOVECENTO VOLUTAMENTE DIMENTICATI

ORIANO GIUSTI – I COLLABORAZIONISTI FRANCESI. ROBERT BRASILLACH, LOUIS-FERDINAND CÉLINE, PIERRE DRIEU LA ROCHELLE: GLI SCRITTORI DEL NOVECENTO VOLUTAMENTE DIMENTICATI

MARCO DEL BUCCHIA EDITORE – 2021

*Libro mutilo delle pagine nn. 47, 48, 49 e 50.

INTRODUZIONE p. 9

I – IL SIGNIFICATO DEL TERMINE INTELLETTUALE p. 11

Il vero intellettuale si pone sempre al di sopra delle tendenze del suo tempo.

Attraverso il proprio bagaglio culturale e le proprie capacità intellettive[…] acquisisce una visione, senza pregiudizi, sia del passato che della realtà del momento. (p. 12)

II – METODO, SCOPO E ALCUNE PRECISAZIONI p. 14

L’obiettivo di questi appunti è perciò quello di determinare se nell’opera complessiva di questi scrittori del novecento la concezione del mondo, la posizione in esso occupata dall’uomo e il fine dell’esistenza abbiano una valenza semplicemente soggettiva – perciò parziale e relativa – o rappresentino una visione più ampia e universale e quindi sempre attuale. (p. 16)

Perché l’uomo – nella visione moderna – è considerato un semplice aggregato di celle, determinato dalla sua condizione materiale e da tutto ciò che è contingente e relativo.

Cerca di sopravvivere, nella giungla di ferraglia e cemento che si è creato intorno, pensando id essere un uomo libero perché può scegliere tra un’auto e l’altra, tra il vino bianco e quello rosso. L’esistenza non ha più un fine superiore; è un semplice e vuoto lasso di tempo che non sa come riempire perché non ha più memoria, non ha più reminiscenza – per utilizzare Platone – di chi sia veramente. (pp. 16-17)

Tralascia la propria dimensione metafisica, ritenendola inesistente o scambiandola per il vuoto ritualismo religioso della domenica mattina. (p. 17)

III – ROBERT BRASILLACH, IL ROMANTICISMO DISTRUTTIVO p. 22

Nel 1932 Robert Brasillach, all’età di ventitré anni, era già un affermato scrittore e un titolato giornalista, redattore della rubrica di critica letteraria del quotidiano Action française, diretto da Charles Maurras.

Questo giornale[…], rappresentò, nei primi decenni del novecento (1908-1944), le idee del mondo conservatore francese. (p. 22)

Ma l’Action française fu anche fortemente nazionalista e anti tedesca, anti comunista, anti semita e anti massonica. (p.23)

Robert Brasillach si distaccò rapidamente dalle posizioni dell’Action française per approdare all’ideologia fascista che stava prendendo campo anche in Francia. (pp. 31-32)

Nel 1937, divenuto redattore capo del settimanale Je suis partout, portò al parossismo alcuni aspetti del pensiero di Charles Maurras (in particolare l’antisemitismo)[…]. (p. 32)

Invece di elevare i propri orizzonti, Robert Brasillach si gettò nella battaglia contro gli ebrei, che raggiunse una tale becera violenza verbale da oscurare le brillanti capacità intellettive che aveva dimostrato ripetutamente in passato. (p. 33)

Robert Brasillach avrebbe dovuto utilizzare le proprie capacità per ricercare le vere cause della decadenza della società moderna, legate alla mentalità economicistica e grettamente materialistica che accomunava, da molto tempo, tutti i popoli, nessuno escluso. (p. 35)

Robert Brasillach abbandonò, inspiegabilmente, il suo acume[…].

La conseguenza fu l’abbandonarsi a un fascismo romantico, una visione mitizzata, immaginaria – avulsa dalla realtà – del fascismo europeo e del nazionalsocialismo. (p. 39)

L’amore costante per la prestanza fisica – che Robert Brasillach non possedeva, essendo piccolo di statura, mingherlino e paffutello – condizionò tutto il suo pensiero. (p. 41)

Il 6 giugno 1944 le truppe alleate sbarcarono in Normandia e due mesi dopo raggiunsero la capitale.

Robert Brasillach non fuggì; si nascose in un appartamento nel Quartiere Latino di Parigi. […]

Il 14 settembre si consegnò alle autorità di polizia. (p. 44)

Dopo un rapido processo, la condanna a morte per intelligenza con il nemico e nonostante la domanda di grazia sottoscritta da importanti scrittori francesi anche di orientamento ideologico opposto (tra i quali Albert Camus), il generale Charles de Gaulle – presidente provvisorio della repubblica francese – fece fucilare Robert Brasillach il 6 febbraio 1945. […]

Come accade in queste circostanze, vi è chi ha fatto di Robert Brasillach un mito perché, sino all’ultimo istante della sua vita, non rinnegò ciò che aveva professato. (p. 46)

IV – LOUIS-FERDINAND CÉLINE, L’ARROCCAMENTO PESSIMISTA p. 48

Ciò generò in Louis-Ferdinand Céline anche una costante mania di persecuzione che si riverberò, in maniera evidente, nei suoi scritti antisemiti. […]

[…] ritenendo che le sue opere teatrali (come L’eglise scritta nel 1933) non fossero state rappresentate solo per l’ostracismo degli ebrei nei suoi confronti.

In realtà ciò non era vero. (p. 51)

Solo dopo la seconda guerra mondiale Louis-Ferdinand Céline chiarì la sua posizione nei confronti degli ebrei. (p. 53)

Ma dal profondo nichilismo prendono forma anche i fantasmi ideologici.

Inizialmente, Louis-Ferdinand Céline fu considerato dalla sinistra francese un compagno di strada per il suo attacco, senza mezzi termini, alle inattaccabili disparità sociali presenti nel mondo capitalista. […]

Ma dopo il suo viaggio del 1936 nella russai comunista scrisse un libro intitolato Mea culpa, denunciando le falsità della rivoluzione d’ottobre. (p. 54)

Abbandonata la sinistra[…], Louis-Ferdinand Céline decise di orientarsi verso il fascismo.

Ma cosa intendeva per fascismo?

Si avvicinò al pensiero di Jacques Doriot (1898-1945), ex esponente comunista, e al suo Parti populaire française (di cui parlerò in seguito) senza mai aderirvi. (p. 55)

Il suo fu un fascismo del tutto personale. (p. 56)

La sua follia razzista rispecchio infatti le tesi, molto diffuse nei primi anni del novecento in Europa, id Arthur de Gobineau (1816-1882), che vedeva nella commissione delle razze la causa della decadenza dell’occidente e di Cesare Lombroso (1835-1909) con la sua antropologia criminale, strettamente legata al determinismo biologico, all’idea che la componente materiale dell’uomo ne stabilisca irrevocabilmente il destino. […]

Il modo di agire di Louis-Ferdinand Céline, sempre eccentrico e contraddittorio, lo portò a dichiararsi un collaborazionista dell’occupante tedesco, nonostante la diffidenza reciproca. (p. 57)

Nel suo pensiero vi sono certamente aspetti degni di nota: l’analisi del decadimento della società moderna,[…] la denuncia dello sfruttamento coloniale da parte dei paesi europei, l’aver denunciato l’ipocrisia del regime bolscevico e l’imbecillità della guerra. Ma essi vengono oscurati dalla superficialità dei suoi libelli antisemiti legati al risentimento personale, alla rabbia che tutto mischia e non a una seria analisi della realtà.

A ciò si deve aggiungere il peso dalla falsità tra ciò che dichiarava pubblicamente e il comportamento che teneva in privato. (pp. 58-59)

Ciò che rende insufficiente il pensiero di Louis-Ferdinand Céline è proprio la mancanza del polo positivo, della luce al di là del buio[…].

Manca, in altri termini, la percezione della parte nobile, oggi sempre più offuscata ma che comunque esiste (sia pure in quantità diverse) nel profondo di ogni essere umano. (p. 62)

V – PIERRE DRIEU LA ROCHELLE, UN UOMO SEMPRE IN BILICO E IL MITO DELL’EUROPA p. 63

La vita di Pierre Drieu La Rochelle ha rappresentato appieno il mal de vivre, quella malattia sottile dello spirito che induce un senso di vuoto, di monotonia, di inutilità. È la stessa angoscia di vivere, quel sentirsi costantemente straniero rispetto al proprio tempo, che visse prima di lui anche il poeta Charles Baudelaire (1821-1867) nell’ottocento.

Questa condizione interiore (la “malinconia di vivere in un paese in decadenza”) ha come conseguenza finale l’autodistruzione, come è avvenuto sia per Charles Baudelaire che per Pierre Drieu La Rochelle.

La sua esistenza è stata infatti un difficile percorso su quella linea di confine, su quel fino di rasoio tra la deriva nichilista e il tentativo di dare corpo a una visione ideale, alternativa rispetto ai canoni del suo tempo. (p. 63)

Lo scrittore francese tentò più volte il suicidio.

Il 15 marzo 1945 riuscì nel suo intento, assumendo una dose letale di veleno.

Le ultime parole, vergate su di un pezzo di carta, che chiusero il dramma della sua esistenza furono. “Ho perduto, esigo la morte”. (p. 65)

Pierre Drieu La Rochelle cercava quindi un nuovo e più ampio orizzonte e pensò di averlo trovato in un fascismo capace di coniugare socialismo e nazionalismo europeo[…]. (p. 66)

Nel 1936 un ex dirigente comunista, Jacques Doriot, fondò il Parti populaire française, distaccandosi nettamente dal bolscevismo per dare vita a un nuovo movimento[…]. Il motto era: “Né Mosca né Berlino”[…].

Pierre Drieu La Rochelle vi aderì immediatamente[…]. (p. 67)

Pierre Drieu La Rochelle si rese conto del fallimento del Parti populaire Française, lasciandolo nel 1939[…] per poi rientrarvi nel 1942. (p. 70)

La convinzione di Pierre Drieu La Rochelle – apparentemente illogica – era che l’occupante tedesco non avesse mai voluto la costituzione id un solido e soprattutto autonomo partito fascista in Francia, preferendo sostenere i vari gruppuscoli filo tedeschi. (p. 71)

Dura e necessaria, anche se assai tardiva, fu la critica verso Benito Mussolini. (p. 73)

altalenante invece il suo giudizio nei confronti del nazionalsocialismo. Da un lato ammirava la bellezza, la forza fisica, lo spirito guerriero della gioventù hitleriana. […]

Malgrado tutto questo, per un errato senso di coerenza personale simile a quello di Robert Brasillach[…], Pierre Drieu La Rochelle rientrò, nel 1942, nel Parti populaire Française, invece di prenderne sempre più le distanze. (p. 74)

Nella sua concezione politica vi fu un aspetto che va sottolineato: l’idea di creare una Europa unita, fatta di popoli solidali tra loro, che coinvolgesse anche le nazioni mediterranee dell’Africa e del Medio Oriente. Una entità nuova che marcasse la propria autonomia, politica prima che economica, dal blocco capitalista americano e dal sistema comunista russo. (p. 75)

Anche l’antisemitismo che apparve nel suo pensiero[…], si trasformò, attraverso lo studio delle dottrine filosofiche, in un atteggiamento diverso[…].

Negli ultimi anni, Pierre Drieu La Rochelle aveva iniziato un serio studio delle antiche dottrine filosofiche. (p. 77)

Pierre Drieu La Rochelle, approdato a questa più alta sponda, iniziò a distaccarsi dall’infima politica fatta di sterili e sfinenti diatribe tra i partiti, di clientelismo e gretti interessi personali; esattamente la stessa, ieri come oggi. […]

Già nel 1942 Pierre Drieu La Rochelle era consapevole che l’idea di un socialismo fascista – la sua terza via tra capitalismo e comunismo – non si sarebbe mai realizzata. (p. 80)

VI – APPUNTI FINALI p. 83

Decisamente più ampia e interessante la visione di Pierre Drieu La Rochelle.

Non si fermò alla realtà del monumento, al semplice attivismo politico, ma inizia a estendere il suo pensiero alle dottrine filosofiche. (p. 83)