NATSUME SOSEKI – IO SONO UN GATTO

NATSUME SOSEKI – IO SONO UN GATTO
NATSUME SOSEKI – IO SONO UN GATTO

NATSUME SOSEKI – IO SONO UN GATTO

NERI POZZA – Collana BEAT n. 9 – XX ed. Aprile 2016

Titolo originale: Wahahai wa Neko de Aru

TRADUZIONE E NOTE: Antonietta Pastore

Un gatto racconta la propria storia, descrivendo la società in cui si trova a vivere, narrando e commentando ciò che lo circonda, adottato da un uno strampalato misantropo professore d’inglese dopo essere stato di proprietà di un giovane studente…

“Io sono un gatto. Un nome ancora non ce l’ho.

Dove sono nato? Non ne ho la più vaga idea.” (p. 5)

Impaurito e affamato, il gatto si sposta nella vicina casa, riuscendo a farsi accogliere dall’eccentrico padrone di casa, un professore, sposato e con tre figlie piccole che spesso tormentano il povero animale… Con grande comicità, vengono descritte le abitudini del docente che, in particolare, in tutto si cimenta senza riuscire in nulla… Ultima delle sue passioni naufragate, quella della pittura…

Intelligente e raffinato, il gatto, che resta senza nome, basandosi sui resoconti degli altri gatti, tra i quali il possente Nero del vetturino, presto malato, diffida in parte degli umani, limitandosi così ad accontentarsi di vivere in casa…

“Per natura gli uomini, tutti quanti, sono dei presuntuosi che si compiacciono della loro forza”. (p. 12)

“Un nome ancora non me l’hanno dato, ma poiché lamentarsi non serve a nulla, anche senza nome conto di restare per sempre in casa del professore”. (p. 20)

2 p. 21

Gatto è felice di divenire protagonista per il Capodanno. L’ottuso professore, infatti, grazie a lui, riceve ben tre cartoline. Nella prima, un ritratto del felino che l’uomo non riconosce; poi ancora cartoline con gatti di Louis Wain, infine una con esplicito saluto a lui indirizzato…

Gatto non può far altro che osservare con curiosa pena il comportamento del professore, “Chiuso e scorbutico come un’ostrica, resta rintanato nel suo studio disinteressandosi del mondo esterno. La cosa più comica è che si atteggia a saggio e pretende di aver raggiunto una levatura spirituale che lo pone al disopra di tutti. (pp. 22-23)

L’uomo riceve poche visite, indispettito, peraltro, all’arrivo di ospiti… L’unica presenza costante, è un ex allievo, Kangetsu, con il quale esce spesso a bere per locali…

Molto difficile, constata Gatto, comprendere la psicologia umana o individuarne il pensiero…

“Non c’è nulla di più difficile da capire della psicologia umana. […]

Non ho la minima idea di cosa gli passi per la mente, se si faccia beffe della società umana o desideri avere rapporti con i suoi simili, se sia irritato per qualche ragione banale o ancora se si tenga al di sopra di ogni preoccupazione mondana. (p. 30)

Ma il professore è anche volubile…

“Lo spirito del mio padrone, lungi dall’essere stabile, è mobile come gli occhi dei gatti”. (p. 32)

Gatto, curioso e dedito all’assaggio di tutti i cibi, dopo lungo rimuginare, si decide un giorno ad addentare un mochi, rimanendo con i denti prigionieri dell’impasto… Nel tentativo di liberarsi del cibo, prima dell’arrivo di O-San o delle bambine, si ritrova in piedi sulle zampe posteriori, a “ballare”… Così lo trovano per prime le bambine che danno l’avviso… In breve la riunita famiglia ride di lui, con il professore a intimare alla svogliata O-San di rimuovere il cibo onde evitargli il soffocamento… Umiliato, Gatto va a cercare conforto dalla bella Micetta, alla quale, ovviamente, non rivela quanto capitatogli… Rasserenato, si allontana nel campo da tè, cercando di evitare il Nero. Questi si accorge del passaggio, insultandolo nell’accusarlo di ritenersi ormai superiore…

Tornato a casa, Gatto trova un ospite, il giovane Tofu che, raccontato uno scherzo di Meitei a un cameriere, chiede al professore di unirsi a un neonato circolo di lettura, convincendolo a firmare… Memorabili i commenti di Gatto, tra i quali “Lo lascio fare, a cosa serve stupirsi per questo genere di errori in una società in cui ci sono uomini convinti di essere guardati con amore da una donna senza accorgersi che è soltanto strabica”… (p. 48)

Dopo che il padrone legge una lettera irridente di Meitei, Gatto va a trovare Micetta, che da alcuni giorni non si fa vedere. Sente così della sua malattia, della quale viene accusato proprio lui…

La trattano come se fosse un essere umano, non un gatto. Da una parte, facendo il confronto con la mia situazione, provo una punta d’invidia, ma dall’altra sono felice che la gatta che amo sia tanto vezzeggiata”. (p. 56)

«Sì, quel gattaccio sempre un po’ sporco che vive in casa del professore nella strada qui dietro». (p. 58)

«[…] se Micetta si è ammalata è di sicuro colpa di quel gattaccio. La vendicherò io». (p. 59)

Tornato in casa, Gatto assiste all’arrivo di Meitei, al quale il professore legge una sua traduzione, avendo fatto della letteratura la sua nuova passione dopo l’addio alla pittura…

Alla presenza di un altro ospite, Kangetsu, il discorso cade sull’argomento della morte e di strane coincidenze… Meitei, in particolare, dopo aver letto la triste lettera della madre, era quasi giunto sul punto di impiccarsi presso un noto pino… Kangetsu, invece, stava quasi per gettarsi nel fiume, al richiamo di una musicista finita in preda alle febbri dopo un’esibizione… Per non essere da meno, il Professore racconta di come, decisosi ad accompagnare la moglie in teatro, aveva subito un malore… Guarito grazie a una provvidenziale medicina prescrittagli dal dottor Akami, aveva comunque saltato l’uscita nel timore di non trovare mai posto… Gatto, ascoltato tutto in silenzio, giudica negativamente il Professore e i suoi ospiti, egoisti che parlano a vanvera per passare il tempo…

Ho soltanto pensato che gli esseri umani parlano a vanvera per far passare il tempo, ridono di ciò che non fa ridere, considerano spassoso ciò che non lo è. […]

[…] dopo averlo ascoltato parlare, di colpo provo per lui solo disprezzo. Perché non è rimasto in silenzio, limitandosi ad ascoltare il racconto dei suoi amici? […]

In conclusione, il mio padrone, Kangetsu e Meitei sono uomini egocentrici che non si curano di nessuno, credono di essere giunti a un livello spirituale superiore, ma in realtà ondeggiano come zucche vuote al vento, mossi solo da avidità terrene e cupidigia. (p. 75)

Annoiato, si reca da Micetta, apprendendone con dolore la morte. La padrona ha per lei fatto celebrare una messa e preparare una tomba lussuosa, accusando della morte proprio Gatto!… Lei e la domestica, avrebbero ben auspicato la morte di Gatto in luogo di Micetta… Dispiaciuto dalla notizia, Gatto resta solo, divenendo apatico, come il padrone che, peraltro, lo mantiene in casa nonostante O-san ne invochi la cacciata per evidente inutilità…

Di questi tempi non ho il coraggio di uscire. Il mondo mi mette tristezza. Sono diventato un gatto apatico quanto il mio padrone. (p. 78)

3 p. 80

Rimasto solo dopo la morte di Micetta e deciso a non più frequentare il prepotente e greve Nero del vetturino, Gatto s’incarica unicamente dello studio e della descrizione delle imprese del padrone, di Meitei e Kangetsu…

Micetta è morta, il Nero del vetturino non un interlocutore valido, e io mi sento un po’ solo, ma per fortuna conosco molte persone e almeno non mi annoio. […]

È incoraggiante il fatto che io sia evoluto al punto da prendermi a volte per un uomo. (p. 80)

A ogni modo mi considero ormai un essere umano a tutti gli effetti, quindi non riesco più a scrivere per raccontare le imprese di gatti che non frequento più. Chiedo pertanto di esserne esonerato per occuparmi soltanto di Meitei, Kangetsu e tutti gli altri eruditi. (pp. 80-81)

Durante una visita inattesa e invadente, come sempre di Meitei, Gatto si ritrova dall’ospite preso per la collottola, considerato un beato fannullone… La moglie del professore si lamenta, con il marito sempre preso nelle sue fantasticherie e in apprensione per i suoi disturbi di stomaco… Arriva poi Kangetsu che legge un discorso preparato per una conferenza sull’Impiccagione…

Due giorni dopo, durante un’ulteriore visita di Meitei, si presenta, a sorpresa, la signora Kaneda, detta la Nasona per via delle dimensioni del di lei naso… Questa, decisamente prepotente, è giunta per informarsi in merito a Kangetsu che vorrebbe dare in sposa alla figlia. Tra l’ospite e il padrone di casa sono subito scintille, lei informata di difetti del professore per via delle chiacchiere della moglie del vetturino… Professore che non è favorevole alle nozze tra i due giovani, con Kangetsu troppo ingenuo e idealista per una famiglia di arrivisti capitalisti… Meitei s’intromette, spacciandosi per nipote di un nobile ed eccentrico uomo, il barone Makiyama…

Gatto decide nei giorni seguenti d’introdursi in casa Kaneda per studiarne gli abitanti, deciso così a controbattere l’invadenza della Nasona, capace di utilizzare numerose spie per i propri scopi, pur consapevole di non poter poi riferire quanto appreso…

[…] la gioia di essere il solo a conoscere i segreti di casa Kaneda sarà più forte del rimpianto di non poterli comunicare a nessuno. (p. 116)

Gatto apprende così di quanta scarsa considerazione goda il professore, con i servi dei Kaneda pronti a farne bersaglio di pesanti scherzi… La Nasona vuole invece farlo isolare, nella scuola dove lavora, attraverso i professori Pinsuke e Kishago… La donna s’infuria al telefono per alcuni biglietti, sfogando poi la propria rabbia contro la cameriera…

Tornato dal padrone, Gatto vi trova ancora Meitei e il sopraggiunto Kangetsu… Il giovane viene reso edotto della visita della Nasona, mentre dall’esterno il professore è oggetto d’insulti. Persa la pazienza, esce in strada con un bastone, senza tuttavia trovare più nessuno…

4 p. 132

Gatto prosegue le sue “visite” in casa Kaneda, deciso a soddisfare la propria curiosità… Del resto, reputa legittime quelle intrusioni…

Come al solito, mi intrufolo in casa Kaneda.[…]

La curiosità non un attributo solamente umano, anche i gatti vengono al mondo dotati di tale caratteristica psicologia[…].

Casa Kaneda è il mio tabacco. […] non ci vado certo per rubare un pezzo di tonno o per fare due chiacchiere con quello stupido pechinese con gli occhi e la bocca raggruppati in mezzo alla faccia! (p. 132)

Visto però che non è lecito recintare e vendere l’aria, perché allora dovremmo considerare legittima la proprietà della terra? Da queste riflessioni sono arrivato convincermi che posso entrare dove mi pare e piace. (p. 133)

Quando la ragione sta da una parte e il potere dall’altra, il più debole ha due soluzioni: sottomettersi subito volgendo la ragione in torto, oppure far valere il proprio diritto eludendo la vigilanza del potente. Io naturalmente ho optato per la seconda e, volendo evitare il bastone, devo per forza “intrufolarmi” di soppiatto. Anche se non commetto infrazioni perché nulla mi vieta l’accesso alla proprietà di chicchessia. (p. 134)

Un giorno Gatto assiste all’assenso del signor Suzuki a una visita di convincimento al professore per indurlo a fornire informazioni su Kangetsu e sulla sua tesi di dottorato… Tornato di corsa a casa, dopo aver ascoltato l’ennesimo dibattito tra il professore e la moglie, per via di una di lei incipiente calvizie, si gusta il colloquio del padrone con Suzuki, non prima di essersi disteso sul cuscino all’ospite riservato, curioso di studiarne la reazione di irritata impassibilità…

Suzuki, come promesso ai Kaneda, chiede al professore d’interessarsi alla tesi di Kangetsu. Professore che, tuttavia, ribatte di voler conoscere le intenzioni della futura in sposa in merito al giovane!… All’arrivo di Meitei, si punzecchiano con ricordi dei tempi dell’università… È proprio l’ultimo giunto a dichiararsi contrario al matrimonio dei due giovani, salvo allontanarsi in compagnia di Suzuki per una bella bevuta come ai vecchi tempi…

5 p. 165

Gatto non manca di studiare le abitudini dei padroni. Il professore, ad esempio, ha quella di addormentarsi con un libro tra le mani…

A sorpresa, una notte assiste all’ingresso in casa di un ladro, tentando invano di svegliare i padroni profondamente addormentati. Lo strano ladro, dalle fattezze simili a quelle di Kangetsu, si limita a rubare una scatola di patate ricevute in dono nei giorni precedenti e alcuni consunti capi d’abbigliamento…

I miei padroni continuano a dormire beati, ignari di tutto. Gli esseri umani, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sono creature molto distratte.

Ho bisogno di riposare un po’. Continuando con questo ritmo, il mio fisico non reggerà alla fatica. Mi addormento subito profondamente e quando mi sveglio il cielo di marzo è già pieno di luce e il mio padrone e la moglie stanno parlando con un poliziotto sulla porta della cucina. (p. 176)

Mentre i coniugi denunciano bisticciando tra loro quanto sottratto dal ladro, arriva in visita Tatara Sanpei, il donatore delle patate dolci… Questi, appreso del furto, consiglia l’acquisto di un utile cane in luogo di un gatto che neanche acchiappa i topi, offrendosi di riceverlo in dono per poterlo mangiare… Il professore non risponde e si cambia argomento: Kangetsu si sta per laureare dottore? È un buon partito per la figlia dei Kaneda?…

Colpito dalle battute ai suoi danni, Gatto decide di abbassarsi al livello degli altri gatti comuni e di divenire, quindi, un cacciatore di topi. Per la notte entrerà in azione… Ma la caccia si rivela più difficile del previsto, per via dell’astuzia e della velocità dei nemici… Stanco dal vano rincorrerli, decide di fermarsi al centro della cucina, dove si ritrova, però, attaccato da ben due di loro. La zuffa finirà in un frastuono incredibile che desta il padrone…

Nel silenzio della notte il fracasso raggela persino me, impegnato in una lotta disperata per la vita.

«Al ladrooo!» urla istericamente il mio padrone con voce roca, accorrendo dalla camera da letto, in una mano la lampada, nell’altra il bastone da passeggio. (p. 197)

6 p. 198

Il caldo sfianca anche Gatto…

Questo caldo è insopportabile anche per noi gatti. […] anche noi patiamo il caldo e il freddo. (p. 198)

Mentre i gatti hanno un’unica pelliccia, gli umani, constata Gatto, perdono tempo su cibo e abbigliamento, sulle acconciature, oppure camminano utilizzando due soli arti anziché quattro… Si lamentano sempre di non avere tempo, salvo dedicarsi a mille inutili attività e chiacchiere…

[…] perché non si rilassano’ nessuno ha chiesto loro di agitarsi tanto. Crearsi un’infinità d’impegni per poi lamentarsi che non si riesce a far fronte a tutti, che si è stanchi morti, è come accendere il fuoco e poi protestare perché fa troppo caldo. (p. 200)

Il professore, tuttavia, è un umano molto simile ai gatti, dedito ai suoi pisolini e inoperose fantasticherie…

Arriva il solito Meitei in visita che si diverte a mostrare ai basiti padroni di casa un meraviglioso cappello Panama prima, un coltello multiuso poi… Divora poi dei soba dianzi ordinati, a precedere l’arrivo di Kangetsu. Questi annuncia di star conducendo per la sua tesi esperimenti sulla cornea delle rane, impegnato nel tentativo di realizzazione di una biglia che lo aiuti nello studio… Forse bluffando, dichiara di aver già comunicato ai Kaneda l’oggetto della ricerca e i tempi ignoti di conclusione della stessa, da essi invero pressato in merito alle nozze con la figlia… Meitei concorda sul non avere fretta, raccontando alcune delle sue memorabili e inverosimili storie… Ecco poi Tofu, al quale Kangetsu propone un suo strampalato dramma-haiku… L’ultimo arrivato mostra poi una raccolta di poesie che ha dedicato a… Tomiko!… che ha preso a frequentare di recente… Anche il Professore, che non vuol mai rimanere senza parola, legge una sua assurda composizione…

7 p. 236

Gatto inizia a dedicarsi con costanza all’esercizio fisico…

Di recente ho iniziato a fare un po’ di esercizio fisico. Chi ha mai sentito di un gatto che fa dell’esercizio! Diranno in tanti beffandosi di me, ma a costoro vorrei rammentare che fino a pochi anni fa non sapevano nemmeno che lo sport esistesse, e ritenevano che il solo scopo della vita fosse mangiare e dormire. (p. 236)

Gli esseri umani sono sempre stati stupidi. È questa la ragione per cui solo di recente hanno cominciato a vantare l’utilità dell’esercizio fisico e i benefici del nuoto, e a considerarli una grande invenzione. Tutte cose che io sapevo benissimo già prima di nascere. (p. 237)

In questo ventesimo secolo chi non allena il fisico si crea una pessima reputazione e passa per un pezzente. Di lui si penserà che non ha i mezzi o il tempo per farlo. Verrà bollato come un poveraccio che non dispone della minima libertà. (p. 238)

Eccolo quindi cimentarsi nella caccia alle mantidi religiose e alle cicale canterine, nella “discesa dal pino” o nel giro del recinto…

Quando gli vengono scoperte sul pelo delle pulci, Gatto si ritrova un po’ emarginato…

Un giorno, sentito parlare dei bagni come luogo ristoratore, decide di recarvicisi per studiare di cosa si tratti… Un luogo invero strano, dove, nudi e accalcati, uomini di ogni età entrano in vasche sporche dall’acqua bollente…

8 p. 272

Il Professore inizia ad essere tormentato dagli studenti del vicino collegio delle Nuvole Calanti, vittima di grida, schiamazzi, rifiuti gettati ovunque… Dopo aver protestato, viene eretta una risibile recinzione in canne di bambù, oltre la quale, regolarmente, finiscono le palle da baseball… Il Professore perde la testa, cercando invano di sorprendere gli studenti che, scavalcando, entrano nella proprietà per riprendere le palle… Dopo una sfuriata, i giovani suonano di continuo per recuperarle, ma ecco che Gatto scopre trattarsi di una macchinazione ai danni del Professore, ordita dal solito Kaneda, come udito raccontare al compiacente Suzuki… Proprio questi, sfacciato, si presenta dal Professore, stuzzicandolo e invitandolo infine ad essere più malleabile e a non mettersi contro Kaneda… Arriva poi il dottor Amaki a visitarlo per quei suoi eccessi di collera… Tenta anche una seduta di ipnotismo, dal paziente suggerita… Ecco infine la visita di una saggio amico barbuto, Dokusen, che gli consiglia di lavorare sul proprio spirito per raggiungere la pace interiore…

Suzuki gli ha detto che conviene sottomettersi ai ricchi e seguire la corrente. Il dottor Amaki ha cercato di calmargli i nervi con l’ipnosi. Alla fine il filosofo gli ha fatto un sermone nel quale gli ha spiegato che solo perseguendo la passività dello spirito troverà la serenità. Tocca a lui ora decidere quale via scegliere. Qualcosa deve fare, non può restare nella situazione in cui si trova. (p. 313)

9 p. 314

Gatto constata come il padrone sia antiquato e fuori moda, per di più con un ormai raro viso butterato che lo ha sempre ossessionato… Un giorno, guardandosi allo specchio, quello si trova brutto da sé… Legge poi la posta: due lettere di richiesta contributi, che straccia, e una strampalata lettera di tale Tendo Kohei, che lo lascia invece pensieroso… “Il padrone apprezza incondizionatamente tutto ciò che non capisce” (p. 329), riflette affranto Gatto… Arrivano ospiti, uno dei quali, anziano, lo mette in difficoltà con i suoi antiquati formalismi… È il famoso zio di Meitei!, giunto in città per una conferenza della Croce Rossa… Meitei consiglia all’amico di cambiare carattere per non finire ulteriormente fuori moda, rivelandogli poi che Dokusen è un pazzoide, un poco affidabile come tutti quelli che trattano di zen e buddhismo… Svela poi anche le follie di Kohei, lasciando di malumore il Professore, che alla di lui lettera aveva dato grande importanza ritenendola frutto del lavoro mentale di un filosofo…

Il mio padrone invece, dopo aver appreso che la lettera che ha letto con tanto rispetto gli è stata mandata da un autentico pazzo, è di pessimo umore.[…]

Comincia a chiedersi se non soffra lui stesso di qualche disturbo nervoso per lasciarsi impressionare a tal punto da uno squilibrato e, turbato dalla rabbia, la vergogna e la preoccupazione abbassa la testa. (p. 344)

Arriva qualcun altro. È un poliziotto, giunto per convocare per l’indomani il Professore affinché confermi la denuncia contro il ladro e ritiri quanto sottrattogli e dianzi recuperato. Il ladro, presente in casa, viene dal Professore scambiato per il poliziotto, in una delle sue solite gaffes… Talmente ottuso da non riconoscere con Meitei l’errore commesso… Gatto gli legge nel pensiero, sua incredibile dote, confermandone la stupidità…

Benché sfoggi dei baffi alla Guglielmo II, è tanto stupido da non capire la differenza tra un pazzo e una persona normale. In più, dopo essersi spremuto le meningi su un problema che si è posto da solo, rinuncia tranquillamente a trovare una soluzione, non è in grado di di riflettere in maniera esaustiva su un argomento, qualunque esso sia. (p. 351)

10 p. 353

Il mattino seguente, puntuale, alle sette la moglie sveglia il Professore che, come suo solito, resta sotto le coperte… La donna inizia poi a spolverare… Affamato, Gatto tenta invano di attirare l’attenzione di O-san in cucina al fine di ricevere del cibo… Tornato in camera, assiste all’obbligato risveglio del padrone, punzecchiato con il manico di scopa dalla moglie. Entro le nove deve trovarsi al commissariato… Gatto descrive poi le tre figlie del Professore che, senza ricevere rimprovero alcuno dal genitore, s’ingozzano e sporcano come maiali… Terminata la colazione, il Professore parte con un risciò alla volta del Commissariato…

Poco dopo, essendo giorno di festa, in casa arriva la nipote diciassettenne del Professore, Yukie… Questa parla con la zia, riferendo quanto profferito da Dokusen nel corso di un discorso al liceo… Racconta poi dettagli sulla figlia dei Kaneda, Tomiko, vanitosa e destinataria di una raccolta di poesie nonché di una lettera d’amore, dispiaciuta nell’apprenderla promessa a Kangetsu…

Di ritorno, il Professore mostra un assurdo vaso da fiori comprato, consegnando alla moglie la refurtiva recuperata… L’uomo trova modo per bisticciare con la nipote, finendo per farla piangere… O-san annuncia poi l’arrivo di uno studente: è tale Furui Buemon, un bulletto che, temendo l’espulsione dalla scuola, chiede al docente d’intercedere. Ha prestato il proprio nome in una burla, firmando una lettera d’amore destinata a Tomiko!… Gatto nota l’ottusità e l’indifferenza del professore, in contrasto con la contrizione dello studente, così come le risate di moglie e nipote in un’adiacente stanza… Ma ecco giungere Kangetsu a invitare il Professore a uscire per una camminata e una visita serale allo zoo… Yukio, emozionata, rifiuta di portare una tazza di tè a Kangetsu, del quale forse è invaghita, finendo per rovesciarla… Ignorato, lo studente si allontana, con il Professore a raccontarne la storia a Kangetsu che lo invita ad aiutarlo… I due escono, lasciando le due donne alle loro risate…

11 p. 401

In casa del professore si ritrovano riuniti il gruppo di amici. Meitei e Dokusen giocano a go, punzecchiandosi a vicenda… Kangetsu, Tofu e il Professore parlano invece tra di loro… Il giovane racconta di come abbia iniziato a suonare il violino, ai tempi del liceo… Il suo è, invero, un prolisso racconto, che il solo Tofu segue dall’inizio alla fine… Per lungo tempo, nel paesino dove studiava, aveva esitato nell’acquistarne uno, salvo poi ritrovarsi con il problema di dove nasconderlo e di quando esercitarcisi!…

A sorpresa, terminato il racconto, il giovane rivela di… essersi sposato da un mese e non aver più alcuna obbligazione con i Kaneda né con il dottorato da conseguire!…

I discorsi del gruppo divagano: eccoli parlare, con posizioni diverse, delle abitudini quotidiane, dell’individualismo imperante, avversione per il matrimonio al fine di preservare la personalità, lode all’arte e all’amore, misoginia… Arriva poi Sanpei, giunto con quattro bottiglie di birra per festeggiare le prossime nozze con Tomiko!… Invita tutti, con il Professore, ovviamente, a rifiutare, a differenza del lieto Kangetsu… Poco a poco gli ospiti se ne vanno, lasciando vuota la casa…

La stanza abbandonata dagli ospiti di colpo diventa triste e silenziosa”. (p. 462)

Gatto, che da poco ha superato i due anni, da giorni amareggiato per aver appreso di non essere il solo felino intelligente, decide di ubriacarsi…

Se un tale genio si è manifesto già un secolo fa, un buono a nulla come me dovrebbe forse chiedere il permesso di ritirarsi e tornare nel mondo del Nulla. […]

Se la morte è il destino di ogni cosa, continuare a vivere non serve a granché e sarebbe forse più intelligente sbrigarsi a morire. […] Mi sento depresso. Per tirarmi su il morale andrò a bere un po’ della birra di Sanpei. (p. 463)

Raggiunta la cucina, nonostante il pessimo sapore, Gatto beve un bicchiere di birra e altro liquido alcolico rimasto nel vassoio, provando poco dopo una piacevole sensazione che lo induce, barcollante, a uscire per un giro… Ma, colto da sonnolenza, si ritrova spacciato, finito in una vasca d’acqua…

Quando torno in me, sto galleggiando sull’acqua. Non respiro e cerco di aggrapparmi con le unghie a qualcosa, ma trovo soltanto l’acqua e ogni volta affondo.[…] mi guardo attorno e capisco che sono caduto in una grande vasca”. (p. 465)

Dopo aver constatato di non poter uscire per la distanza eccessiva che lo separa dal bordo della vasca, Gatto decide di porre fine alla propria vita lasciandosi annegare, evitando così inutili vani tentativi d’impossibile salvezza, ponendo fine alle proprie sofferenze… Morendo, del resto, raggiunge la pace…

[…] per quanto mi dibatta e mi disperi, non ce la farò a uscire nemmeno fra cent’anni. Cercare di lasciare un posto nel quale si è rinchiusi è impossibile. E sforzarsi di fare una cosa impossibile è una sofferenza. È un’idiozia. È da stupidi perseguire il dolore e infliggersi da soli una tortura.

Ora basta, vada come vuole. Sono stufo di lottare… Lascio andare zampe anteriori e posteriori, testa e coda dove gli impulsi naturali li portano, senza più fare resistenza. […]

So solo che mi sento bene. Anzi, non provo nemmeno più una sensazione di benessere. Spazzo via sole e luna, polverizzo cielo e terra ed entro nel mistero della pace eterna. Sto morendo. E morendo raggiungo la pace. La pace si ottiene soltanto con la morte. Namu Amida Butsu Namu Amida Butsu. Rendo grazie. Rendo grazie. (p. 466)

NOTE p. 467

GLOSSARIO p. 476