MARCO MASINI con ZIBBA – L’ALTALENA. LA MIA STORIA

MARCO MASINI con ZIBBA – L’ALTALENA. LA MIA STORIA
MARCO MASINI con ZIBBA – L’ALTALENA. LA MIA STORIA

MARCO MASINI con ZIBBA – L’ALTALENA. LA MIA STORIA

MONDADORI – Collana VIVAVOCE – 2022

IN ALTALENA p. 7

INTRO p. 9

Ho voluto fare un viaggio, guardare da fuori la mia avventura, provare a leggerla come se non fosse la mia. (p. 9)

IL REGALO DI MIA MADRE p. 11

Masini conosce Alessandro, tastierista della band Errata Corrige, nella discoteca L’Apogeo. Il padre, però, non vuole si dedichi alla musica. Sarà il desiderio della morente madre a consentirgli di coronare il sogno di entrare sul mondo della musica e poter salire sul palco…

Mia mamma si ammalò di cancro. […]

Io lavoravo, tornavo la sera e mi mettevo a suonare, non pensavo a molto altro.

Qualche tempo dopo Alessandro mi chiamò per una sostituzione: avevano bisogno di me alle tastiere per un paio di serate. […]

Finalmente mi ritrovai sul palco con una vera band, gli Errata Corrige, a fare quello che avevo solo sognato fino a quel momento.[…]

Mia mamma si ammalò di nuovo, la cosa peggiorò in breve tempo e forse un po’ ingenuamente io non capii la gravità della situazione. (p. 14)

Mi prese la mano e mi confessò che aveva chiesto un regalo al babbo e che lui glielo aveva concesso.

Il regalo era che io potessi andare definitivamente a suonare con la band. […]

aveva capito meglio di tutti in famiglia […] che la musica […] era la mia vita. […]

Iniziai a essere un musicista. Quel giorno cominciò la mia strada da professionista. (p. 15)

Perciò lasciai gli studi e cercai subito un lavoro per mantenermi, comprarmi gli strumenti musicali e non pesare sulla mia famiglia. […]

Trovai posto alla GBC di Firenze, raccomandato, per modo di dire, da un cugino di terzo grado. (p. 16)

Il lavoro alla GRS, negozio di strumenti musicali, gli consente di provare le “nuove uscite”…

[…] andai a lavorare a Scandicci alla GRS di Armandino Greco. (p. 17)

LEZIONI DI PIANO ALLA FIGLIA DEL GENERALE p. 20

Ho fatto l’amore per la prima volta nello stesso periodo in cui ho preso in mano un’arma per la prima volta. […]

Centrotrentacinquesimo corso VAM. (p. 20)

[…]sappiamo anche dai giornali che il nonnismo ha fatto vittime da sempre. Da dentro fa paura. (p. 25)

Invitato da un generale che lo ha visto suonare come dj a una festa, Masini riesce a ottenere un trasferimento in armeria, migliorando decisamente la propria condizione, con tanto di permesso per suonare nei week-end con gli Errata Corrige. Ma la malattia della madre si aggrava, morendo il giorno prima del congedo!…

La seconda parte del mio servizio di leva, quindi, andò decisamente meglio: mangiavo alla mensa ufficiali, il mio ruolo in armeria mi permetteva di essere rispettato e temuto da tutti e nel fine settimana potevo suonare.

Mia mamma morì di pomeriggio, il giorno prima del mio congedo. (p. 28)

A CASA DI BEPPE p. 29

Dopo il militare mi tuffai di nuovo nel professionismo musicale. Suonavo tanto e compravo tanti strumenti, poiché il mio lavoro di tastierista di una band mi permetteva di avere entrate di tutti rispetto. […]

Avevo conosciuto Bob Rose, che mi propose di fare dei turni in studio per registrare delle tastiere per le sue produzioni. (p. 29)

I primi tentativi di scrittura con la fidanzata di allora e l’amico di sempre Mario Manzani… L’incontro con Beppe Dati…

In quel periodo conobbi un personaggio che sarebbe diventato una delle figure chiave della mia storia, uno dei protagonisti principali, il grande Beppe Dati: è con lui che avrei poi scritto la maggior parte delle canzoni della mia carriera. (p. 31)

Una sera, a causa di un’indisposizione di Bob, con il quale aveva costituito un duo, fa il suo esordio da cantante…

Andai da Beppe e gli dissi che volevo cantare. Volevo scrivere, fare canzoni e poi interpretarle con la mia voce. (p. 36)

Di lì a poco, l’incontro con Giancarlo Bigazzi…

Bigazzi […] ci chiese di entrare a far parte della squadra come assistenti, Mario più che altro come chitarrista e io a fare quello che era importante fare, la gavetta. […]

Dopo qualche tempo Dado e Stephen si misero in proprio con Freddy Naggiar, così io e Mario diventammo ufficialmente l’unica squadra di Bigazzi. (p. 37)

FIGLI DI BIGAZZI p. 38

Giancarlo Bigazzi arrivò nella mia vita […] con delicatezza, ci entrò come un padre, con la stessa potenza e lo stesso carico emotivo. (p. 39)

Il lavoro con Bigazzi per me fu una vera scuola; credo che nessun altro possa dire di essere stato così tanto in sintonia con lui, tra i suoi collaboratori. Siamo stati davvero una coppia speciale. Un maestro e un allievo in senso vero. (p. 40)

Giancarlo è stato indiscutibilmente il mio più grande maestro. (p. 42)

Mi mise a suonare dal vivo, prima con Tozzi e poi con Raf[…]. (p. 43)

Il primo tour lo feci con Raf e ci trovammo benissimo insieme[…]. (p. 44)

Iniziarono poi i concerti con Umberto. (p. 45)

Sono arrivato sul palco da cantante dopo aver già vissuto gli stessi palchi da musicista. (p. 46)

LA VOCI DI QUELLI COME ME p. 49

Cantare per i “perdenti”, lo ha reso oggetto di astio e maldicenze…

Sostanzialmente è partita per gioco.

Tra il primo e il secondo disco.

Per gioco e non per cattiveria, credo, per superficialità.

Chi canta canzoni per generazioni smarrite viene considerato un perdente e, di conseguenza, chi prende la difesa dei perdenti viene bullizzato da coloro che si sentono vincenti. […]

Ho cercato di rappresentare quella gente, scrivevo canzoni per una generazione di incerti, di poveri sfigati. (p. 51)

Tutto ha avuto inizio sotto forma di scherzo, ma col tempo ha assunto contorni molto seri.

I primi sono stati i comici in tv e in radio, che quando parlavano delle mie canzoni ci ricamavano qualcosa di pessimo per far ridere[…]. (pp. 52-53)

Mi presentavano come “il funesto Masini” o dicevano stronzate del tipo che ai miei concerti si distribuissero crisantemi. […]

Solo che poi la gente man mano ha iniziato a crederci e la cosa è diventata, come si dice oggi, virale. Un virus. […]

Era difficile da contenere, questa cosa nata come una cazzata, che diventò così grande, negli anni, da trasformarsi in un muro invalicabile, per me e per tutti quelli coinvolti.

[…] in quel periodo non si diceva che portassi sfiga, ma più che altro che cantassi canzoni tristi, da sfigati. Quindi chi mi ascoltava era di conseguenza uno sfigato, no da prendere per il culo. Il fatto che a un certo punto si fosse iniziato a dire che portassi sfortuna è stato una conseguenza del diffondersi del virus. (p. 53)

Ho fatto degli errori. Ho sminuito. (p. 54)

Chi ti gestisce guarda i numeri, e i numeri ci davano ragione. […]

Per oltre dieci anni di successi ho subito ogni genere di presa per il culo, ma tutti, me compreso, eravamo convinti che la cosa sarebbe finita prima o poi, che sarebbe scemata con il tempo, che non sarebbe rimasta a lungo nell’immaginario. (p. 55)

Un giornalista che all’epoca aveva un forte ascendente prese di mira la mia carriera per motivi che ancora oggi non capisco[…].

Il giornalista scrisse nel titolo: “Ragazzo di sedici anni ascolta Masini e si ammazza”. (p. 56)

Non portavo sfiga e non ero uno sfigato. Ma questa cosa mi si stava ritorcendo contro, rendendomi vittima di una sorte maledetta e frustrato dalle conseguenze. […]

Era il 2001. il mio manager mi disse che le televisioni non mi volevano più. […]

Rimasi senza casa discografica. Il disco era Uscita di sicurezza e il problema della casa discografica, del management, era che non riuscivano a mandarmi nemmeno nelle tv minori. […]

Mia Martini era stata zitta e io non volevo che questa cosa succedesse di nuovo.

Non volevo rimanere da solo perder, volevo che fossero in tanti a sapere e capire perché stavo smettendo. (p. 57)

Informai i miei della mia scelta di aprirmi attraverso la televisione. Annunciai a tutti che avrei smesso, dichiarando apertamente quale fosse il problema senza bisogno di girarci attorno.

Ebbi tutti contro, dal mio manager a qualsiasi collaboratore, ufficio stampa, etichetta, nessuno approvò questa decisione. […]

In effetti se ne parlò moltissimo, quel mio intervento smosse l’opinione pubblica in merito alla questione e molti mi ringraziarono. (p. 58)

Quando andai ospite in trasmissione da Celentano, denunciai la cosa dicendo la verità, che ero costretto a smetter di fare produzioni discografiche perché non serviva perché l’etichetta non mi dava più soldi e perché il settore mi aveva ghettizzato, escluso, per motivi non artistici. (p. 59)

DISPERATO p. 62

Credo che Giancarlo Bigazzi abbia sperimentato l’idea di concept con me.[…]

Mi ha aiutato a diventare Masini, mentre ero ancora solo Marco. (p. 62)

Era il 1989, Disperato era finalmente una canzone[…] e Bigazzi aveva finalmente in testa un progetto per me, un Sanremo che mi lanciasse. (p. 63)

Era il 1990, a Sanremo trionfarono i Pooh con Uomini soli. […]

Il mio Sanremo piacque a molti giovani, ma non solo: il pubblico interessato a me fu decisamente trasversale. (p. 64)

[…] il successo tanto desiderato. Per questo tornammo immediatamente in studio. (p. 66)

Spostò gli altri progetti nello studio più piccolo e con la squadra Bigazzi, Falagiani, Barbieri, Dati, Pacciani, Allegra, Manzani e altri in quel momento, ci mettemmo al lavoro sull’album che sarebbe uscito a maggio. (p. 67)

Il giorno dopo la partecipazione da Costanzo uscì l’album, Marco Masini; il singolo era Le ragazze serie e le prenotazioni schizzarono. […]

Giancarlo disse che secondo lui non era ancora giusto fare un tour, nonostante le richieste fossero molte. Diceva che dovevamo scrivere subito un altro disco e provare Sanremo nella sezione Big l’anno successivo. Quindi immediatamente. (p. 70)

IL TEMPO GIUSTO p. 71

Ho smesso di credere in Dio il giorno in cui è morta mia madre[…]. (p. 73)

Ascoltavo un sacco di musica e quella è stata la mia vera scuola di quegli anni. […]

Fu il primo [IL PADRE ndr] a dirmi che con la mia voce avrei dovuto provare a cantare, proprio in quel periodo in cui avevo gli occhi chini sui tasti. C’è sempre stato. (p. 76)

UN ADAGIO PER DIRTI ADDIO p. 78

Me la godevo relativamente, Bigazzi era uno stacanovista.

Nei due anni che sono seguiti al mio primo Sanremo sono stato concentrato solo sul lavoro, non vedevo altro. Nessuna vacanza o spesa folle, solo studio e canzoni. (p. 78)

L’amore e le macchine forse sono state, a parte la musica, le mie uniche droghe. (p. 79)

Con Perché lo fai è successo così, era nato come un pezzo d’amore e poi si è rivelato molto più efficace con un testo più sociale, comunicativo e senza dubbio più crudo e reale. (p. 82)

Abusi, droga, violenza: eravamo convinti che quel mondo andasse raccontato, ed eravamo certi che non ci saremmo lasciati intimidire, che avremmo comunque vinto noi.

Chiudemmo il disco e arrivammo di nuovo Sanremo, questa volta nei Campioni, come avevamo desiderato. C’era anche Umberto in gara, con un altro brano scritto da Giancarlo, Gli altri siamo noi. (p. 83)

Perché lo fai arrivò terza, dietro due mostri sacri quali Riccardo Cocciante e Renato Zero. […]

mentre l’album stava per raggiungere il milione di copie vendute, una parte di me tentava di gioire dei successi ottenuti ma l’altra si sentiva schiacciata, sentivo che una forza a me sconosciuta stava minando la serenità di quel momento, tutto il lavoro fatto. (p. 84)

[…] il pubblico più numeroso era composto dai teenager. (p. 85)

UN CANTANTE DI SUCCESSO p. 87

Ci chiesero per esempio di fare un disco per il mercato spagnolo, un mix dei primi due album. […]

Andò benissimo in Spagna, e anche in Sud America[…]. (p. 87)

Vaffanculo è nata come un grande sfogo di Beppe[…]. (p. 88)

[…] era il 1992, non avrei mai pensato che mi avrebbe proposto una cosa simile. Non solo voleva quella parola, ma la voleva come titolo del pezzo. (p. 89)

Così il secondo singolo riprese un po’ tutti quelli che si stavano in qualche modo allontanando e il successo fu di nuovo grandioso: T’innamorerai trainò nuovamente la vendita di tutto l’album. (p. 91)

Beppe invece iniziò a non essere più troppo d’accordo su alcune scelte di Giancarlo, lo spogliatoio in quel senso era un po’ scarico e il 1994 passò come un anno di transizione in cui scrivemmo, nonostante quella strana atmosfera, un nuovo disco. (p. 96)

LA MUSICA E POI IL RESTO p. 101

Ho conosciuto Mario Manzani all’inizio degli anni Ottanta e abbiamo suonato insieme fino alla fine degli anni Novanta, per quasi vent’anni. (p. 101)

A sedici anni cominciai a studiare con Walter Savelli ed è lì che mi avvicinai al pianoforte pop. (p. 107)

PRINCIPESSE E SCIMMIE p. 109

La paura c’era ma la canzone ci piaceva. Bella stronza uscì nel 1995 e fece subito parlare di sé[…], attirò ovviamente il delirio e la stessa sorte radiofonica dell’altro singolo maleducato: non tutti la passarono e non subito. […]

Poi uscì il secondo singolo, Principessa, scritto sempre con Giancarlo, che parla dell’abuso di un padre su una figlia[…]. (p. 109)

Gli attacchi si facevano sempre più forti[…].

Avevo bisogno di aiuto, di fare chiarezza su quello che avremmo dovuto fare. […]

Il rapporto con Giancarlo si andava consumando, in quel clima del cazzo non riuscivamo a essere lucidi. (p. 111)

Lo dico subito, sbagliai, non fu per niente una decisione felice, anzi, fu l’inizio del primo allontanamento da Bigazzi, perché[…] questa persona riuscì a convincermi che il mio problema era proprio Giancarlo. […]

Purtroppo, però, si rivelò un manager inesperto[…].

Scatenò la crisi ripetendomi in tutte le salse che Giancarlo non era più all’altezza, che dovevo sperimentare. (p. 112)

Nella difficoltà, Masini conosce tuttavia Marco Poggioni, in grado di supportarlo…

Sbagliai. Confuso dalla paura accettai di seguire una nuova strada. Era il 1995[…]. (p. 113)

Lasciare Bigazzi è stato un dolore incredibile. […]

Lui la pigliò male, cercò di convincermi che stavo sbagliando[…]. Mi avevano convinto che cambiare tutto, direzione, immagine, intenzione, e andare verso un altro tipo di musica e di testo sarebbe stata la scelta migliore che potessi fare. […]

trovammo un accordo con Giancarlo per un ultimo disco. Una raccolta.

Era il 1996. il titolo era L’amore sia con te, preso dall’unico inedito scritto da Bigazzi e dal grande Falagiani[…]. (p. 114)

Iniziarono anni in sordina, in cui ho scritto i miei due dischi più incerti, più sofferti. (p. 115)

[…] proprio in quell’estate Poggioni cominciò a lavorare con me, come tour manager. (p. 116)

tutto minimale, pochi strumenti, poche tracce che però avessero davvero peso.

Successivamente cercammo testi psichedelici che funzionassero senza raccontare storie specifiche[…]. (p. 117)

L’etichetta mi voleva bene[…] ma il disco non gli piacque, soprattutto non era piaciuto il singolo scelto da me, Scimmie. (p. 118)

Mi proposero il minimo, mi offrirono un contratto che prevedeva la sola distribuzione[…].

Gli anticipi del disco precedente, non giustificate con le vendite della raccolta, avrebbero coperto i costi di produzione dei prossimi due dischi. Folle. Voleva dire sobbarcarmi le spese dell’album appena concluso e di quello successivo. Fece un danno clamoroso ad accettar quelle condizioni. (p. 119)

[Bigazzi] Mi consigliò anche lui di non uscire con Scimmie, disse che il pezzo giusto sarebbe stato Fino a tutta la vita che c’è e ce avremmo dovuto cambiare il titolo in Ciao fratello. […]

Uscì il primo singolo e purtroppo fu un disastro. […]

Ma il pubblico e la radio non gradirono per niente. […]

Tuttavia il problema vero furono i numeri. La casa discografica si imbestialì, iniziarono i veri scontri.[…]

Il secondo singolo, fortunatamente, quello che mi aveva consigliato anche Giancarlo, e benissimo in radio, così i rapporti con la casa discografica si calmarono un po’, anche se i numeri restarono bassi[…].

I fan lo accolsero per quello che era, un disco sperimentale. (p. 120)

Il disco vendette meno di cinquantamila copie. (p. 121)

Chiesi a Marco Poggioni di diventare il mio manager, di prendere in mano tutto. (p. 122)

LADRO DI STORIE p. 123

Era la fine del 1998, Poggioni prendeva il timone e io entravo in studio per cominciare a scrivere roba nuova. La sperimentazione mi aveva portato fuori strada e l’etichetta voleva canzoni alla Masini. Non avevo più budget, il mio contratto era solo di distribuzione ormai e non avevo nessuno che si occupasse nemmeno della promozione all’interno della discografica, eravamo rimasti soli. […]

Per scrivere quel disco, Raccontami di te, chiamai a supporto di nuovo Beppe[…]. (p. 123)

Lo produssi sempre a casa mia, con il solo aiuto di Massimiliano Agati[…].

Arrivò il 2000, e noi andammo al Festival.[…]

Raccontami di te è una canzone di speranza, per niente cruda e non marcatamente sociale.

Arrivai penultimo, ma l’album vendette moltissimo, il pezzo andò primo in classifica e diventò disco di platino. (p. 124)

L’etichetta fu contenta e pronta a ripropormi un contratto importante, così iniziammo subito un tour nelle grandi arene e uscimmo con altri due singoli. (p. 125)

Lavorammo molto sulla realizzazione, volevamo fare un salto in avanti, essere al passo con la musica che stava arrivando. […]

Uscita di sicurezza è un disco che oggi mi piace, in fondo, e diciamo che almeno due canzoni sono davvero emozionanti; credo che Lasciami non mi lasciare, per esempio, sia uno dei pezzi più beli di sempre tra quelli scritti con Giancarlo. (pp. 126-127)

Noi eravamo scarichi di entusiasmo, Giancarlo aveva mille cose a cui pensare e in quegli anni si era appesantito. Mancava alchimia, mancava la magia di un tempo, lui aveva altri problemi, non era felice, come me, come noi.

Il singolo che avremmo voluto uscisse per primo di intitolava Il bellissimo mestiere, che però conteneva un’altra parolaccia. Tutti dissero subito di no, categoricamente.

Decidemmo di cambiarlo, uscimmo con asciami non mi lasciare, con tanto di video, che però non trovò spazio. […]

Ci fu la risposta negativa da parte dei media, in massa, e il progetto morì con il primo singolo. Il disco non fu ascoltato, non lo sentì nessuno. (p. 127)

Alla fine prevalse il mi orgoglio, di artista e di uomo. Dissi a Poggioni che dovevo informare i fan, che dovevo spiegare loro che se non andavamo in televisione era per il fatto della sfiga, che il contratto non lo permetteva, che la casa discografica ci stava abbandonando. […]

L’unico vero scontro con Poggioni della mia vita avvenne in quel momento. […]

Arrivò quella famosa lettera, quella della tv privata, che spiegava che la canzone era bella ma che non l’avrebbero trasmessa perché si diceva che l’artista emanasse energie negative. (p. 128)

Pochi minuti intensi in diretta, seduto accanto a Celentano a spiegare perché avevo deciso di mollare, di smettere almeno per un po’, di prendermi una pausa. Come lui su quel palco, dopo la trasmissione, decine di amici artisti provarono a farmi cambiare idea. (p. 129)

Non erano molti i singoli papabili, così il secondo fu quello con la parolaccia, Il bellissimo mestiere. […] anche quello non fu passato dalle radio. (p. 130)

Ci fu un bel tour teatrale che non aveva nulla da invidiare ad altri fatti precedentemente e poi, con l’estate, tornammo nel benedetto circuito delle piazze. (p. 131)

GLI UOMINI NON CAMBIANO p. 132

[…] se entri nel gioco del vittimismo perdi. […]

Avevo salutato tutti così, cantando la bellissima canzone di Mia Martini e decidendo di mettermi un po’ da parte. (p. 132)

Ho cantato per i perdenti e mi hanno dato del perdente. (p. 135)

MILLENNIUM BUGS p. 136

Anagraficamente sentivo di non avere più tutte le armi giuste, la musica evolveva e io sentivo di non riuscire a stare al passo. (p. 137)

Ero condizionato da nuove regole, come quella della durata dei brani, che si andava accorciando di anno in anno. […]

Era calato l’entusiasmo attorno alla mia musica e non avevo più spazi. […]

Ero rimasto con l’etichetta per portare a termine gli album per i quali avevo il contratto, dissanguandomi a livello economico. (p. 138)

Dovevo spendere tutti i miei soldi per fare i dischi, e non incassavo nulla se non dai concerti che lui riusciva a piazzare, e da poche altre cose. […]

Nel 2002 Bigazzi si ammalò.

Aveva avuto un ictus, sarebbe stato impossibile lavorare insieme in quel momento. (p. 139)

Mi proposero per due volte di partecipare a un reality in quei primi anni Duemila. […]

Ci pensai e mi risposi che non faceva per me, entrambe le volte[…]. (p. 142)

Ora so che semplicemente furono le due cose insieme a essere l’arma letale: gli attacchi personali il montante destro e le canzoni che perdevano forza con il passare degli anni il gancio sinistro, l’una conseguenza dell’altra. (p. 144)

AMICI MIEI p. 145

Giancarlo, mio padre, si è spento poco tempo fa. […]

Le mie passioni sono tutte nate in tenera età, me le porto dietro da sempre. (p. 145)

Mi innamorai della Fiorentina come squadra e del calcio come sport nello stesso preciso momento, vedendo giocare il numero dieci più grande di tutti i tempi: Giancarlo Antonioni. (pp. 145-146)

Era il 1997 quando Eros mi chiamò proponendomi di entrare nella Nazionale Cantani e da allora ne ho fatto parte per tanti anni. (p. 150)

VAI MALE A SCUOLA p. 154

Era il 2002, un momento di merda e forse in generale uno dei peggiori. Avevo da poco deciso di smettere, con tutto quello che questa scelta si portò con sé. […]

Dopodiché accettai di fare ancora un passo indietro su tutto facendomi andare bene quello che mi offrivano, senza snaturarmi o uscire dal mio ambiente, solo pensando tutto più in piccolo. (p. 154)

A lezione da un noto maestro di San Remo… Un’altra delusione…

A un certo punto disse che il problema era che dovevo cambiare il mio modo di cantare.

Eccone un altro. (p. 156)

In quel delirio generale solo un amico come Mario Ragni mi fece sperare d poter fare altro nella musica, continuare a stare sul pezzo. […]

Mi stette dietro, mi chiese di scrivere pezzi per altri provando poi a piazzarli[…]. (p. 158)

Si riaffacciò alla squadra un giovane talento, Goffredo Orlandi, collaboratore di Beppe che aveva già diretto l’orchestra per me a Sanremo nel 2000 e programmato alcune cose del disco di quell’anno. (p. 161)

Il titolo della compilation sarebbe stato Il mio cammino, un disco che ripercorresse la mia storia attraverso le canzoni. […]

Generation[…]. Un inno alla Masini, un brano nel mio stile ma con un arrangiamento diverso, che strizzava l’occhio all’hip hop. (p. 162)

Marco Poggioni si accordò con Mario Ragni e insieme trovarono una distribuzione internazionale[…]. (p. 163)

Era la fine del 2003.[…]

uscimmo con questo disco, Il mio cammino, lanciato dal primo singolo che fu proprio Generation. Gli altri due inediti erano Io non ti sposerò e Benvenuta, due belle canzoni che i fan hanno amato davvero[…].

Per il resto passò piuttosto inosservato, non venne preso in considerazione dai giornali o dalla ente in generale, tantomeno dalle radio o dalle televisioni, solo dal mio pubblico più affezionato. (p. 164)

L’UOMO VOLANTE p. 166

In mezzo a tutte le idee che tirammo fuori un giorno su materializzò un ritornello che aveva qualcosa di diverso[…]. Era talmente bello quel ritornello che immaginarlo cantato da un altro mi avrebbe fatto soffrire, sentivo sarebbe stato importante finire la canzone e provare a interpretarla. […]

Ne parlai con Beppe, gli dissi che su quelle note avrei voluto scrivere una canzone a un figlio che non avevo avuto. A lui l’idea piacque tantissimo. (p. 167)

L’uomo volante nacque così, ci sono voluti otto mesi e tanti episodi ci hanno rallentati da quando venne fuori la prima idea. (p. 168)

Era la fine del 2003 e quella era una delle canzoni più belle che avessi mai scritto. L’altro inedito, E ti amo, era chiuso da tempo; l’idea sarebbe stata quella di ristampare il disco poco fortunato dell’anno precedente inserendo queste due nuove canzoni. […]

Tornammo a Sanremo, facemmo numeri importanti e riesplose tutto: cambiò di nuovo la mia vita. (p. 169)

Ci fu l’approvazione popolare. Arrivai primo, ma a parte il risultato in classifica la cosa importante u che il pezzo piacque davvero molto. (p. 170)

Il fatto di tornare in quel luogo mi diede anche l’opportunità di far capire al mio maestro che sapevo ancora scrivere canzoni e che sapevo ancora come cantarle. (p. 171)

Ho vissuto il successo due volte, ed è stato bellissimo. (p. 172)

Il disco uscì ai primi di marzo, Sanremo era finito da pochi giorni. Vendette in totale quasi trecentomila copie e rilanciammo anche i rapporti con l’estero; quella vittoria mi diede di nuovo una grande popolarità.

Finalmente tornammo nei palasport, e tornò anche Manzani[…]. (pp. 172-173)

[…] preparammo un tour fenomenale. (p. 173)

Ovviamente ci fu un secondo singolo, uscito in estate durante la tournée e portato al Festivalbar. […]

E ti amo, l’altro singolo scritto con Beppe e Goffredo, era nato senza troppe pretese, giusto per mettere nell’album qualcosa in più oltre L’uomo volante, ma si rivelò un brano molto amato[…]. Decidemmo di fare anche il primo disco live, registrato ad aprile durante la prima data del tour. Masini Live 2004. (p. 174)

Quattordici anni dopo la mia prima vittoria, avevo vinto di nuovo Sanremo. […] Ero tornato. (p. 175)

NEL MONDO DEI SOGNI p. 176

Era autunno, il tour era finito. Mi arrivò una telefonata di Paolo Bonolis, in cui mi disse che avrebbe diretto il Festival dell’anno dopo, l’edizione del 2005, e mi chiese di tornare in gara. (p. 176)

Era il primo artista dell’etichetta, di certo il più importante tra quelli nel rooster di quel momento. Ci convinsero, alla fine io e Poggioni accettammo la sfida[…].

Ci voleva una canzone. […]

Io, Beppe e Goffredo ci mettemmo così a lavorare su alcune bozze del periodo precedente, e da quelle idee tirammo fuori una canzone che ci convinceva, almeno in parte. (p. 177)

La verità è che quella canzone non convinceva neppure noi.

Nel mondo dei sogni non era un pezzo pazzesco[…]. (p. 178)

Con questa mossa ci giocammo un album di inediti, ci fu una promozione fredda, per un disco già tiepido in partenza.[…]

Con quella mossa tornammo, praticamente, al punto di partenza, non ci si può credere. (p. 179)

Dal momento del mio addio alle sene, io e Poggioni parlammo subito della possibilità di prendere altri artisti sotto la nostra etichetta, e a quell’epoca lui aveva deciso di lavorare con una ragazza, Jessica. (p. 180)

Il mio Sanremo quindi andò così, senza infamia e senza lode. […] arrivai undicesimo[…].

Subito dopo iniziò la promozione e, mentre io ero in giro, Beppe e Goffredo continuavano a lavorare ai pezzi per il disco[…]. (p. 181)

Uscimmo il 20 maggio con il nuovo singolo che dava il titolo all’album, Il giardino delle api, uno dei pezzi più belli che abbia scritto con Goffredo e Beppe. […]

Iniziammo un buon tour estivo che proseguì nei teatri a settembre. […]

Ma si era sgonfiato il pallone, i numeri del disco furono bassi. (p. 182)

TI AMO p. 184

Goffredo stava un po’ mollando, iniziava a perdersi. L’ultimo lavoro fatto insieme fu la sigla di un cartone animato giapponese che andava in onda su Italia 1, Shaman King. […]

Passato qualche tempo a Mario Ragni venne l’intuizione di trasformare quell’idea dei duetti in un disco in coppia con Umberto Tozzi. Un nuovo progetto che avrebbe di conseguenza smosso un tour considerevole. (p. 184)

Quel progetto fu davvero una bella idea, artistica e commerciale. […]

Conobbi Gianluca Tozzi, figlio di Umberto[…]. (p. 186)

Ora, con gli anni, è diventato il mio manager, ma già all’epoca aveva dimostrato di avere talento, di saperci fare, aveva aperto da poco l’etichetta con Umberto e si stava affacciando al mondo della discografia, nonostante fosse appena ventenne.

I tre inediti del disco erano davvero forti. Anima italiana fu un’idea di Umberto, Arrivederci per lei la scrivemmo insieme e in studio con Manzani nacque l’idea musicale di Come si fa…?, primo singolo[…]. (p. 187)

Il tour proseguì alla grande per tutto il 2007. (p. 188)

Iniziammo così a pensare a un nuovo disco, a una nuova serie di brani. (p. 190)

Poi arrivò un momento pesantissimo, che spostò di nuovo tutto da un’altra parte: Mario Ragni si ammalò. […]

Mario Ragni ci lasciò nell’ottobre del 2008. fu un momento profondamente doloroso per me, per tutti noi. (p. 191)

Smettemmo di lavorare insieme. (p. 193)

COME ZOFF p. 194

Mi trovavo all’isola d’Elba. Durante l’allestimento del tour in teatro venne a trovarmi Giorgio Faletti. (p. 194)

Mi stupì subito l’atteggiamento serio di Giorgio, il suo essere introverso, come molti comici che ho conosciuto. Professionale, certo, ma talvolta scuro, ombroso, serio. (p. 195)

Da quell’incontro nacque una bellissima collaborazione che sfociò ne Gli anni che non hai, prima canzone del disco che stavo iniziando a pensare. (pp. 195-196)

C’era una confusione totale. Provai anche a risentire Giancarlo, ma non c’era possibilità, non stava bene, non era il momento per lui. […]

tornai da Beppe, come sempre quando non sapevo di chi altro fidarmi. Finimmo di scrivere il disco insieme, da me, e poi lo chiudemmo da Cesare Chiodo. (p. 196)

Di tutto il favore fatto con Manzani rimase un pezzo, quello che divenuto il singolo L’Italia, che presentammo a Sanremo. A parte questo non salvammo nulla. […]

Era il 2009. finimmo il disco un po’ di corsa, dopo aver saputo di essere nel cast del Festival. […]

Scrissi anche una dedica alla mia mamma, Lontano dai tuoi angeli, che fu l’ultima canzone scritta con Beppe, l’ultimo singolo firmato insieme della nostra storia.

Tuttavia sia il disco sia i singoli non mi convincevano del tutto nemmeno quella volta; stavo raccontando di nuove le stesse cose[…].

Affrontammo il disco diversamente, con l’etichetta indipendente mia e di Poggioni e con un loro supporto da lontano, più marginale del solito. (p. 197)

Finimmo il disco in fretta e con poca ispirazione, poca convinzione, e andai a Sanremo con L’Italia. (p. 198)

Seguirono il tour estivo e i soliti impegni di normale amministrazione dopo Sanremo[…]

[…] l’album l’Italia… e altre storie arrivò fino alla sesta posizione della classifica. (p. 199)

NIENTE D’IMPORTANTE p. 201

Parlai con Cesare Chiodo del fatto che desideravo trovare nuovi autori[…]. (p. 201)

Era l’estate del 2009, stavo per partire con una serie di concerti[…]. (p. 202)

Antonio Iammarino nuovo tastierista, amico e collaboratore…

Antonio mi fu subito simpatico e presto diventammo non solo colleghi sul palco ma anche amici nella vita. […]

Nei due anni a seguire ci annusammo un po’ e poi iniziammo a scrivere canzoni insieme[…].

A fine 2010 pubblicammo un live, per i miei vent’anni di carriera, registrato al Mandela Forum di Forum di Firenze nel maggio dell’anno prima. […]

Iniziammo con Niente d’importante. (p. 203)

uscimmo con il singolo, con l’album, e tutto fu accolto tiepidamente. (p. 204)

All’inizio del 2012 Giancarlo Bigazzi ci lasciò.[…]

[…] la sua morte si è portata via una delle figure più importanti della mia vita[…].

Facemmo un lungo tour estivo, sempre nelle piazze, come ormai normale amministrazione, ma quella volta andammo anche in Europa, un bel tour organizzato con Domenico Albanese, che era un promoter italo-svizzero. (p. 205)

[…] registrammo La mia storia piano e voce[…].

Così scrivemmo i due inediti, Io ti volevo e Aspettami lì, con un sacco di dubbi, non mi convincevano molto e non convinsero nemmeno la commissione[…].

Carlo Conti stava preparando un’edizione particolare del suo programma I migliori anni[…]. (p. 206)

Accettai con piacere e andò alla grande perché vinsi, con la cover di Cosa resterà degli anni ‘80 di Raf[…]. (p. 207)

A TEMPO CON IL MIO TEMPO p. 211

Nei miei pensieri c’era un nuovo Marco Masini, più cantautore, ormai da qualche tempo[…]. (p. 216)

Durante le mie ricerche fui colpito da un’autrice e cantautrice, Federica Camba. […]

Avevo già parlato di lei con Dado Parisini, che non l’era sentita di provare a coinvolgerla. Quando terminò il nostro rapporto creativo la chiamai subito, come prima cosa, e lei ne fu felicissima[…]. Lavorava in coppia con Daniele Coro, ragazzo splendido che avrei presto imparato ad amare. (p. 217)

Con Daniele si lavorava prevalentemente alle musiche e con Federica ai testi, alle stesure. […]

Erano arrivati i venticinque anni di carriera e con loro l’idea del triplo disco celebrativo. Le canzoni nuove alla fine furono cinque, scritte tutte con Antonio tranne Che giorno è[…].

La canzone piacque, mi fece guadagnare un sesto posto inaspettato e la raccolta vendette molto, quasi trentamila copie in un periodo nel quale sembravano un milione. […]

Subito dopo il Festival iniziò il tour e andò benissimo. (p. 218)

SPOSTATO DI UN SECONDO p. 221

Erano i primi mesi del 2016 e nell’aria si continuava a respirare questa sensazione di cambiamento. […]

A quel punto io avevo fame di sperimentare ancora, di trovare nuovi partner, nuovi autori. […]

chiesi al mio contatto chi fosse il producer e mi disse che si chiamava Diego Calvetti. (p. 221)

Diego mi presentò un po’ di nuovi autori, ragazzi che si stavano facendo notare e che avevano qualcosa di interessante da raccontare, qualcosa che valeva la pena di sentire.

Tra loro c’era Zibba, con il quale sto scrivendo questo libro. (pp. 222-223)

Spostato di un secondo[…].

[…] sapevamo di aver scritto il pezzo giusto per il mio Sanremo di quell’anno. (p. 223)

La musica, seppure intesa in modo sempre diverso, è colonna sonora di tutto ora, di ogni momento della vita di chiunque[…]. (p. 230)

Finimmo il disco e nel 2017 andammo a Sanremo con Spostato di un secondo, ci piazzammo tredicesimi in mezzo a un cast davvero eccezionale. Dal lavoro di quell’anno, fatto di tanti incontri, esperimenti e collaborazioni, era uscito un disco che mi piaceva tantissimo, dal forte gusto elettropop, prodotto da Diego Calvetti. (p. 231)

AVERE TRENT’ANNI p. 234

“Cosa vuoi fare per i tuoi trent’anni di carriera?”

“Voglio cantare con i miei amici”. […]

Marco Poggioni mi disse che aveva deciso di trasferirsi a Milano[…]. (p. 234)

Dopo tanti anni, tante avventura e una salda amicizia, decidemmo di salutarci professionalmente[…].

Io e Gianluca Tozzi, figlio di Umberto, ci stavamo annusando un po’ e quello sarebbe stato il momento adatto per provare; anche Umberto me ne parlava spesso e così iniziai a lavorare con loro. (p. 235)

Giancarlo, il mio babbo, iniziò a sentirsi male. La vecchiaia, un sacco di problemi uno sull’altro… fu un lungo periodo di preoccupazione, di ansie, due anni di lento calvario purtroppo. (p. 236)

Quindici canzoni cantate con i miei amici, come volevo, e quattro inediti scritti con i miei nuovi autori, le mie nuove figure di riferimento. (p. 237)

Il brano scritto con Fede e Daniele, Il confronto, mi piaceva da morire e decidemmo di provare a proporlo per Sanremo, sarebbe stato perfetto tornare lì per i trent’anni.

Per fortuna il pezzo piacque e salii su quel palco per la nona volta. […]

Il disco uscì il giorno del Festival. Le vendite andarono da subito benissimo, arrivammo primi nelle vendite dei vinili e quarti in quelle dei compact, nonostante il momento storico. […]

Era il febbraio del 2020, un anno maledetto. […]

di lì a poco tutta l’Italia si sarebbe fermata a causa del Covid-19. (p. 238)

OUTRO p. 240

Imparatevi a prendere la piena responsabilità di ogni vostra azione, e poi imparate a perdonarvi.

Si sta decisamente meglio.

Marco (p. 241)

CREDITI p. 243