MARCO BELLOCCHIO – SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA

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MARCO BELLOCCHIO – SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA

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FILM – SCENE – EXTRA (Intervista a Marco Bellocchio– CREDITI

Milano, 1972. La città è divisa tra opposte fazioni politiche, costantemente in lotta tra di loro e con le forze dell’ordine… Tra i bersagli principali delle proteste, c’è la redazione del quotidiano di destra Il Giornale, presso il quale lavora il cinico caporedattore Giancarlo Bizanti…
Dopo l’incendio della redazione da parte di alcuni giovani della sinistra extraparlamentare, la proprietà preme affinché sia dato alle proteste di strada e al vile attentato il massimo risalto, con l’intento di screditare l’operato delle sinistre…
Il rinvenimento del cadavere di una studentessa diciassettenne, stuprata e uccisa, nei pressi di una discarica abbandonata, è l’unica notizia di cronaca da inserire. Viene così affidata al giovane Roveda, al quale Bizanti dà una lezione su come redigere un articolo in linea con le posizioni del quotidiano che vuole rassicurare la “maggioranza silenziosa”, che lavora e produce reddito e non vuol sentirsi responsabile di ogni delitto o tragedia…
La giovane vittima viene intanto identificata, Maria Grazia Martini, figlia del professor Italo Martini… Bizanti accompagna Roveda a casa Martini, perlustrando la cameretta della vittima e scattando fotografie al di lei fratellino…
La ragazza è stata strangolata dopo lo stupro. Bizanti preme per articoli che commuovano i lettori, dando il massimo risalto alla notizia…
Un testimone, il bidello della scuola, dichiara di aver visto la ragazza a bordo di una cinquecento gialla, che riconosce nei pressi di un deposito giudiziario, di proprietà di un giovane anarchico, Mario Boni…
Facendo leva sulla gelosia di una donna che lo mantiene, la psicolabile professoressa Rita Zigai, infatuata dell’anarchico, riesce ad avere informazioni sulla defunta, che, nel proprio diario, si mostrava lieta di poter vivere una vita libertina con i “compagni”…
Mario viene arrestato, sbattuto in prima pagina… Nega qualsiasi addebito, peraltro pestato durante l’interrogatorio, pur confermando di aver frequentato Maria Grazia…
Quando Rita si presenta da Bizanti per accusarlo della sua squallida manipolazione, viene nuovamente da quello ingannata. Pronta infatti a negare tutto, lui la convince a non farlo, peraltro registrandola, leggendole una falsa deposizione di Mario che la definiva come una povera malata di mente…
Il quotidiano continua a sfruttare la vicenda per screditare la sinistra extraparlamentare… Vengono fatte rinvenire armi, raccolta la depozione di Rita e il diario della ragazza…
Roveda accusa il direttore di averlo sfruttato, denunciandone la macchinazione in atto a fini politici. Bizanti non si scompone: siamo in guerra…
Mario ricostruisce quanto accaduto… Dopo aver caricato in auto Maria Grazia, si sono appartati nei pressi di un bosco dove hanno finito per litigare. L’ha lì lasciata…
Roveda apprende da alcuni giovani che Maria Grazia non era affatto vergine e che aveva avuto rapporti sessuali con molti di loro, come peraltro sempre dichiarato da Rita al direttore… Lo indirizzano al bidello che, in effetti, aveva per la ragazza un’ossessione morbosa, con tanto di volti attaccati su figure di madonne e di pin-up… Il giovane ritiene pertanto sia lui il colpevole. Ne parla con Bizanti che, però, nega qualsiasi addebito sull’uomo, completamente contrastante con al ricostruzione politica del caso…
Più tardi Bizanti si reca dal bidello che, percosso, confessa… L’ha stuprata nel bosco, dove l’aveva trovata dopo il di lei litigio con Mario. Il giornalista gli intima di tacere…
Successivamente, in una riunione con l’ingegner Montelli, finanziatore del quotidiano, Bizanti è invitato a tenere segreta la scoperta e a sfruttarla, eventualmente, dopo il risultato delle prossime elezioni…
Bizanti si lava la coscienza in chiesa, torbida come il greto di un fiume sul quale le acque trasportano rifiuti di natura eterogenea…