MANLIO SGALAMBRO – MARCISCE ANCHE IL PENSIERO. FRAMMENTI DI UN POEMA

MANLIO SGALAMBRO – MARCISCE ANCHE IL PENSIERO. FRAMMENTI DI UN POEMA
MANLIO SGALAMBRO – MARCISCE ANCHE IL PENSIERO. FRAMMENTI DI UN POEMA

MANLIO SGALAMBRO – MARCISCE ANCHE IL PENSIERO. FRAMMENTI DI UN POEMA
BOMPIANI – Collana I GRANDI TASCABILI BOMPIANI n. 1175 – 2011

NOTA DI PASSAGGIO

Io vivo alla fine dell’impero romano
in un giardino di ciliegie che sprizzano
il loro succo sulla mia faccia slavata.
Perfido Stilicone, barbaro multiforme,
i monaci cantano il Vespro nel tempio di Giove.
Intonano i cori di The Declin and Fall.
Dolce Sole di Emesa, Elagabalo,
a quattordici anni Imperatore di Roma
come ti invidio e ti onore.
Celebravi pietanze invece di battaglie
per questo ti aborriscono gli storici.
Confondevi l’ordine dei climi
e facevi ministri mimi e ballerini.
Onoro imperatori neghittosi e feroci.
Che importa la nobile indole di Tito,
se con Commodo regna ovunque la pace?
Vaga per i mari come putrida barca
l’Impero, e io mi diletto a un verso
di Nerone.
Svicolo per viuzze, zaffate di profumi
e fetidi unguenti, mentre leggo
The Anatomy of urines di James Hart
assieme al Vangelo secondo San Matteo.
Un Catalepton liber occidentale
e la Dialectica di Giarlando Computista.
Mi beo di sulfuree intese con i pianeti
e in un istante attraverso l’orbita
dei cieli. Odo un canto di Saffo all’orizzonte.
Che gioia, ricomincio, ritorno, mi assottiglio.
Sono spirito puro. Tigre mi risveglio.
Muffe, odori eziologici purificati da lirici
antropoidi e violini tzigani. A tre passi
la demenza avanza. (pp. 7-8)

ANCORA MEZZORA p. 9

Un mucchio di cose: accadimenti,
fatti, discorsi, rimuginii di teste dementi,
come branco di lupi che scende
da altipiani ululando o sciame di api
divoratrici accanite di petali odoranti
precipitano roteando come massi
da altissimi monti in rovina.
Notizie freschissime dagli ultimi duemila anni.
Un paniere colmo di profumate notizie… (p. 11)

“Signori sono vecchio e stanco
dovete considerarmi un bambino”. (p. 13)

…Vidi uno che creava il mondo.
Non mi fece, ricordo, né caldo né freddo. (p. 14)

Ho visto e ho sentito.
Ho visto negli occhi di una rondine
Kant che vide in essi il paradiso.
Ho visto l’ultima mezzora di vita
di Kant. (p. 16)

Non porti in te la tua morte
dentro il tuo petto, vaso non
sei di essa, o tu sua casa. (p. 17)

COMA VIGIL p. 19

Marciscono i pensieri
come scheletri fetenti. (p. 22)

KOKO p. 25

Di impuro gli restavano solo le budella. (p. 29)

TRANSUSTANZIAZIONE p. 37

[…] si inchina il pioppo sotto
il vento e il fogliame mi avvolge.
Strappati d’addosso la veste, ingordo
d’apparenza.
Viene demenza.
Mi spio, sento momenti di assenza
assaporo le fesse che s’aprono
resta l’Idea il luogo naturale. (p. 39)

WARUM? p. 45

Il bene: vecchio desiderio di carezze
e di pompini. Cosa da bambini.
Per Kant, è noto, un’azione è morale
se commessa a sangue freddo. (p. 50)

LIED p. 53

TAUROMACHIA p. 67

OPUS POSTUMUM p. 75

OPUS POSTUMISSIMUM p. 81

[…] Eccomi qui a cantare
le tue gesta Kant. Putrefazione. […]
Il senso delle cose è polvere,
quell’uomo è vermi. (p. 89)

Ebbe appena il tempo di pensarlo
nella sua testa e il gesto si
compì. Si disciolse in merda e,
com’era nato, tra merda e piscio,
morì.
Come piccole mosche
gli si posarono addosso gli Dèi. (p. 91)

Così sorgono i mondi,
così periscono. Così perì Kant.
Ora pace. (p. 93)