LUIS SEPULVEDA – STORIA DI UNA BALENA BIANCA RACCONTATA DA LEI STESSA

LUIS SEPULVEDA – STORIA DI UNA BALENA BIANCA RACCONTATA DA LEI STESSA
GUANDA – Collana LE GABBIANELLE – I ed 2018

TRADUZIONE: Ilide Carmignani
TITOLO ORIGINALE: Historia de una ballena blanca contada po ella misma

ILLUSTRAZIONI: Simona Mulazzani

1 – L’ANTICO IDIOMA DEL MARE p. 11

“Una mattina dell’estate australe del 2014, su una spiaggia sassosa vicinissima a Puerto Montt, in Cile, comparve una balena spinta a riva dalla corrente. Era un capodoglio di uno strano color cenere, lungo quindici metri, e non si muoveva”. (p. 11)

Tra i presenti, oltre agli abitanti del posto e ai pescatori, anche il narratore che assiste al recupero del cadavere che, trasportato a largo, come spiegatogli da un pescatore, sarà “onorato” consentendogli di affondare nelle profonde gelide acque previo svuotamento delle interiora… Allontanatasi dalla vista la barca, i presenti si dileguano, tranne un triste bambino cui il narratore si rivolge. Il piccolo si siede, dichiarando di essere un “lafkenche”, Gente del mare, la cui tristezza va ben oltre quella del narratore…

[…]un bambino rimase a fissare il mare.
Mi avvicinai. I suoi occhi dalle pupille scure scrutavano l’orizzonte e due lacrime gli solcavano il viso. […]
[…]Sono lafkenche.[…]
Per te è una balena morta, ma per me è molto di più. La tua tristezza e la mia non sono uguali. (p. 13)

Il bambino regala all’adulto una conchiglia, attraverso la quale, spiega, potrà ascoltare la voce della balena…

Accostala all’orecchio e la balena parlerà[…].
Lo feci. E sotto il cielo grigio del Sud del Mondo, una voce mi parlò nell’antico idioma del mare. (p. 15)

2 – LA MEMORIA DELLA BALENA PARLA DELL’UOMO p. 17

Il capodoglio bianco ricorda dell’avvistamento dei primi umani sulle spiagge, inesperti e incapaci di andar per mare. Con il tempo, affinate le tecniche, hanno iniziato a navigare, incontrandosi spesso in mare aperto e rispettandosi… Da allora tanto tempo è trascorso…

L’uomo ha sempre provato timore per le mie dimensioni e inquietudine perché non poteva dominarmi. (p. 17)

Così ho visto l’uomo muoversi sulla superficie del mare sopra quattro fragili pezzi di legno; ci siamo guardati tenendoci a prudente distanza, l’uomo con difidenza, io con curiosità e stupore per la sua determinazione. Ho ammirato i lsuo coraggio e l’insistenza con cui affrontava i flutti[…]. (pp. 17-18)
E l’uomo ha ben presto imparato a muoversi sul mare[…] e ha moltiplicato la sua presenza sul mare. (p. 18)

3 – LA BALENA PARLA DEL SUO MONDO p. 21

Io, la balena dal colore della luna, sono un maschio della specie dei capodogli, della stirpe dei fiordi e delle isole. […]
sono nato nelle acque fredde che circondano un’isola detta dagli uomini Mocha[…]. (p. 24)
Il mio mondo è fatto di silenzio. (p 25)

4 – LA BALENA PARLA DI CIÒ CHE HA IMPARATO DAGLI UOMINI p. 27

Un giorno, nuotando nei pressi di Capo Horn, la balena s’imbatte in un veliero che decide di accomapagnare per un tratto. Stranamente i marinai non danno seguito allo stupore di scorgere una balena bianca, richiamati al proprio lavoro. Poco dopo una nave più veloce raggiunge la prima dandole, come saluto stupefacente per la balena, una scarica di cannonate. Il veliero cola così a picco e i marinai a bordo periscono tra i flutti. Sconcertante dunque quanto dalla balena appreso dagli umani…

A quanto pare gli uomini sono l’unica specie che attacca i propri simili, e non mi piacque quesa cosa che imparai da loro. (p. 32)

5 – LA BALENA PARLA DELL’INCONTRO CON UN’ALTRA BALENA p. 33

Un giorno di primavera, vagando in cerca di calamari, la balena bianca ode il canto di una balena Calderòn, un canto di dolore…

Il canto di questa calderòn non era né di richiamo né di lutto. Era un canto di dolore. (p. 34)

Raggiuntala, la trova con il corpo parzialmente in superficie, trafitta da un palo con un un anello cui è attacca una corda. Attraverso gli occhi della morente simile, la balena bianca scopre così che gli uomini stanno solcando i mari per dar la caccia alle balene… Appresa quest’ulteriore notizia negativa sugli uomini, la balena bianca riparte lasciando la defunta accompagnata dal canto di lutto delle simili…

Nell’occhio della balena calderòn vidi un avvertimento: gli uomini cominciavano a darci la caccia, molte imbarcazioni solcavano i mari per ucciderci e i loro marinai si chiamavano balenieri. (p. 35)

6 – LA BALENA PARLA DI CIÒ CHE MUOVE GLI UOMINI p. 39

Raggiunti i propri simili vicino all’isola di Mocha, il capodoglio mostra all’anziano quanto appreso. Quello sa già tutto, per averlo appreso anni addietro con i propri occhi. Le balene sono cacciate per trarre combustile da usare per l’illuminazione… Gli uomini sono cattivi, tranne quelli chiamati lafkenche, Gente del mare, che rispetta la natura e gli animali…

Gli uomini: così piccoli eppure così implacabili come nemici, pensai, ma nell’occhio dell’anziano capodoglio vidi che sulla costa, oltre l’Isola Mocha, c’erano uomini diversi, chiamati lafkenche o Gente del Mare. […]
Ma non tutti gli uomini sono come la Gente del Mare. (p. 43)

Per evitare i razziatori e i balenieri, si sposteranno sempre più lontano dalle coste…

I balenieri appartengono a questa specie di uomini venuti dal mondo dell’ingratitudine e dell’avidità.
Ecco perché, disse l’occhio dell’anziano capodoglio, è giunto i lmomento di lasciare queste acque e di perderci nell’immensità dell’oceano. (p. 44)

7 – LA BALENA PARLA DI UN GRANDE SEGRETO p. 45

L’anziano capodoglio si accommiata dalla balena bianca, investendola della missione di rimanere presso l’isola Mocha a vegliare sulle quattro vecchie balene che di giorno vivono come lafkenche e di notte entrano in acqua ridiventando cetacei. Saranno loro a dover guidare il popolo umano e le balene lontano dagli uomini cattivi provenienti da oriente…

La tua missione, giovane capodoglio dal colore della luna, sarà di vivere nelle acque fra l’Isola Mocha e la terraferma, e di prenderti cura delle quattro balene vecchie, mentre noi aspetteremo nella vastità dell’oceano d’intraprendere il viaggio finale. (p. 52)

8 – LA BALENA PARLA DEI SUOI GIORNI FRA L’ISOLA MOCHA E LA COSTA p. 53

La Balena bianca attende paziente il momento della partenza, assistendo al trasporto dei defunti lafkenche da parte delle quattro balene”trempulkawe”…

Vidi tante volte il viaggio delle balene vecchie che portavano i corpi dalla costa all’isola. Ma vidi anche che i lafkenche erano nmrsoi, avevano iccoli che crescevano con gioiosa lentezza, e questo mi fece capire che avrei dovuto vigilare ancora a lungo, finché l’ultimo della stirpe della Gente del Mare non fosse stato pronto per il grande viaggio. (p. 57)

9 – LA BALENA PARLA DEL TEMPO CHE HA ASPETTATO p. 59

Il tempo passa, tra sogni di paradisi per balene e il pericolo degli esseri umani sempre più numerosi…

10 – LA BALENA PARLA DEL PRIMO INCONTRO CON I BALENIERI p. 65

In una notte di tempesta, durante la scorta alle quattro vecchie balene, il capodoglio bianco si avvede dell’arrivo di una baleniera. Per preservare le altre, decide di fungere da esca anche per poter studiare gli umani. Riesce così a farsi inseguire al largo e a comprenderne le modalità di caccia. Spaventa infine l’equipaggio della lancia calata in acqua con l’arpione, facendola rovesciare con un’ondata. Nell’allontanarsi ode le grida d’odio rivoltele e l’appellativo affibbiatole: Mocha Dick…

Mentre scortavo le quattro balene vecchie e il loro carico, e con un occhio le guardavo fendere le grandi onde, con l’altro occhio vidi entrare nel canale una nave illuminata dalla tempesta. […]
“Balene a prua!” gridò l’uomo, e la nave issò altre vele per catturare più vento e si lanciò su di noi. (p. 66)
[…]riuscii a fare in modo che la nave cambiasse rotta e puntasse la prua nella mia direzione. (p. 67)
[…]spinsi la nave a uscire dal canale e a seguirmi in mare aperto. (p. 68)
Allora, mentre mi allontanavo, sentii il nome che mi avevano dato i balenieri.
“Torneremo a prenderti, Mocha Dick!” gridò l’uomo con l’arpione.
E la sua voce piena di odio suonò come un presagio di quello che sarebbe accaduto. (p. 71)

11 – LA BALENA PARLA DELL’ASSEDIO DEI BALENIERI p. 73

Un giorno d’autunno, nel prestare soccorso a una balena gobba rimasta indietro per allattare il cucciolo, il capodoglio bianco finisce arpionato dai balenrieri. Assistito allo squartamento della balena e del piccolo, s’infuria distruggendo la scialuppa e costringendo la baleniera alla fuga. Si allontana poi con il dolore nel cuore e quello nel fianco per l’arpione conficcatogli dagli umani…

12 – LA BALENA PARLA CON LE QUATTRO BALENE VECCHIE p. 83

Nonostante la sopraggiunta tempesta, scesa la sera la balena bianca si reca presso l’isola Mocha per invocare l’aiuto delle quattro vecchie. Eccolo così liberato dalla corda, con l’arpione che diviene invece parte del suo stesso corpo…

13 – LA BALENA PARLA PER L’ULTIMA VOLTA p. 87

Gli anni passano e il capodoglio continiua ad assolvere la propria missione e a lottare con gli umani dei quali si chiede la provenienza e il livello di perseveranza. Un albatros lo informa che gli umani vengono da posti lontani e che la loro cupidigia è inesauribile. Continueranno a cacciare gli esseri del mare e su Mocha Dick hanno posto addirittura una taglia…

Vidi tante volte le quattro balene vecchie trasportare corpi sull’isola, e tante volte affrontai in mare aperto i balenieri per allontanarli dal canale. Fui colpito da altri arpioni, ma per fortruna nessuno mi provocò alcun danno, tranne il dolore a cui imparai a resistere e che accettai come il prezzo da pagare per respingere al largo i balenieri, determinati a uccidermi.
Mi stupiva l’insistenza, la testardaggine degli uomini, volevo sapere da dove venivano e in quale luogo dell’oceano o della terraferma ce n’erano tanti, e se la loro cupidigia si sarebbe mai saziata. (pp. 87-88)

“Gli uomini vengono da molto lontano e nulla frena la loro cupidigia, nemmeno la morte”. (p. 88)
L’albatros, il grande uccello marino, non disse altro. Con un salto mi salì sul dorso, prese la rincorsa e spiegando le ali spiccò il volo. (p. 91)

La stanchezza s’impadronisce sempre più del capodoglio che una sera fallisce la propria missione. Due baleniere arrivano proprio mentre le quattro vecchie stanno trasportando al largo un cadavere lafkenche… Si scaglia contro una prima baleniera e le sue scialuppe, assistendo però alla cattura delle quattro vecchie. Colto da furia affonda le navi e le scialuppe, trasformandosi in cacciatore di baleniere nonostante i numerosi arpioni conficcati nel corpo…

E con nove arpioni conficcati nel dorso guadagnai il mare aperto, in cerca di altre baleniere, perché adesso ero io a inseguirle, io, il grande capodoglio dal colore della luna che gli uomini tremando di paura chiamavano Mocha Dick.
Io, la maledizione che li avrebbe perseguitati senza tregua.
Io, la forza di chi non ha più nulla da perdere.
Io. L’implacabile giustizia del mare. (pp. 96-97)

14 – PARLA IL MARE p. 99

Si raccontano molte storie nel Sud del Mondo.
Si racconta che il 20 novembre 1820 nelle acque dell’Oceano Pacifico, lungo la costa del Cile, davanti all’Isola Mocha, un grande capodoglio bianco attaccò e affondò la baleniera Essex, che era salpata dal porto di Nantucket, nell’Atlantico settentrionale, quindici mesi prima del naufragio.
Si racconta che l’enorme capodoglio bianco attacco la Essex perché i ramponieri avevano ucciso una balena femmina e il suo piccolo.
Si racconta che furono necessarie varie navi per riuscire finalmenre a catturare il grande capodoglio bianco chiamato Mocha Dick, che era lungo ventisei metri e che al momento della morte, vent’anni dopo l’affondamento della Essex, portava conficcati nel corpo più di cento arpioni.
Si racconta che, nelle notti di luna piena, dalla costa occidentale della disabitata Isola Mocha si vede emergere dagli abissi un enorme capodoglio bianco, dello stesso colore della luna.
Sì, si raccontano molte storie nel Sud del Mondo. (pp. 99-100)

SULLA STORIA DI MOCHA DICK p. 101

INDICE p. 109

NOTA BIOGRAFICA p. 115