LUIS SEPULVEDA – LA FRONTIERA SCOMPARSA


LUIS SEPULVEDA – LA FRONTIERA SCOMPARSA
TEA – Collana TEADUE n. 1145 – I ed APRILE 2004

TRADUZIONE: Ilide Carmignani

I – UN VIAGGIO DA NESSUNA PARTE p. 9

Un giovane viaggiatore ricorda il vecchio che, con lui ancora bambino, lo faceva bere gassose e mangiare gelati per poi farlo urinare sulla porta di una chiesa. Un vecchio anarchico che si divertiva a bisticciare con gli ecclesiastici, a frequentare locali della sua natia Asturia, a tramare con i suoi “compagni”… Una domenica, allora undicenne, rifiuta di urinare su una chiese per evitare che il vecchio possa mettersi nei guai con una rissa. Più tardi, in casa, il nonno gli regala una copia del libro Come fu temprato l’acciaio di Ostrovskij, a suo dire un “invito per un grande viaggio”. Gli strappa inoltre la promessa di recarsi un giorno a Martos, nelle Asturia, sua terra natale…
Influenzato dalla lettura del libro, il ragazzo entra anni dopo nella Juventudes Comunistas. Il nonno è fiero dei suoi primi scioperi, pur avendolo preferito anarchico come sé. I genitori sono invece felici della sua scelta… A diciotto anni, eccolo acquistare un biglietto e partire sulle orme di Che Guevara… Per due anni e mezzo, racconta, è stato rinchiuso in un carcere cileno, quello di Temuco… Lì ha potuto apprendere diverse materie, grazie ai docenti universitari internati. Ma ha anche sperimentato sulla propria pelle le torture presso la caserma di Tucapel perpetrate durante gli “interrogatori”… La libertà, ottenuta nel giugno del 1976…

II – CIAO, VECCHIO p. 31

E poi l’esilio… L’addio del padre, a pugno chiuso alzato, all’aeroporto di Santiago, prima della partenza per la Svezia… I ricordi dei viaggi adolescenziali… Di quello in treno verso Chillan, seduti di fronte a un poliziotto e a un detenuto… forse un contrabbandiere con il quale sarebbe voluto fuggir via da un futuro destinato a ereditare il ristorante di famiglia. Aiutarlo a uccidere il poliziotto e cavalcare lontano con gli altri banditi. Ma l’arrivo in stazione tarpa i suoi sogni, così come la dichiarazione del padre, appreso del coltello visto dal ragazzo nello stivale del detenuto, di denunciare il fatto alla polizia…

III – L’EMBLEMA DI JUANJO p. 53

Lo scalo obbligato a Montevideo gli riporta alla mente un episodio capitatogli nel 1971 a Santiago. Giovane idealista, si era ivi recato per scrivere un libro sulla rivoluzione, facendovi la conoscenza dell’irlandese Nick, ragazza altissima, magrissima ed eccentrica… Tramite lei, s’imbatte in Alicia e Juanjo, due fuoriusciti uruguaiani che, fingendosi appestati, erano riusciti a farsi porre in “quarantena”, su una baracca su un albero, dai fanatici “filocinesi” che, pur di non diffondere la pestilenza, li tenevano al caldo, nel gelido inverno, rimpinzandoli di cibo. Lui e Nick si uniranno al duo degli appestati, passando nove giorni tra gozzoviglie e risate. S’imbatterà ancora per caso in Alicia e Juanjio proprio a Montevideo, nel 1973…

IV – LA FRONTIERA SCOMPARSA p. 67

La “elle” presente sul passaporto, inscrittavi dai militari, preclude al ragazzo la possibilità di un facile imbarco su un traghetto. Decide allora di risalire il continente per tentare successivamente un imbarco per l’Europa da Panama…
In tutti quelli in cui s’imbatte, nota il terrore impresso sui volti, paura figlia della repressione delle dittature militari…
In Argentina tenta di passare la frontiera boliviana, riuscendovi grazie ai consigli di un operaio delle ferrovie. Ma ecco che, poco prima della partenza del treno, lui e un hippie sono fermati dai soldati ed espulsi come indesiderabili dal territorio boliviano…

V – MCHALA p. 83

Ritrovatosi a Machala, è costretto a rimanervi come insegnante universitario per sei mesi, unico sistema per racimolare il denaro necessario alla partenza dall’Ecuador. Assieme ad altri sei giovani occupa uno stanzone per dividere le spese, ammazzando il tempo vagabondando o recandosi al casino o nei bordelli…
Nell’accompagnare le prostitute al cinema parrocchiale, al fine di eludere l’impedimento ad esse imposto dal prete, i giovani s’inimicano la popolazione…
Una sera, al casinò, incontra un bananiero che gli chiede di trasferirsi a casa sua per preparare il figlio agli esami d’ammissione a un College americano, lautamente pagato… E così, congratulato da tutti, eccolo lasciare finalmente Mchala…

VI – IL GOVERNATORE DON PEDRO DE SRMIENTO Y FIGUEROA p. 97

Fermatosi ad Ambato, risponde a un’offerta di lavoro concernente la redazione delle memorie di un illustre uomo politico. Si ritrova così nella lussuosa villa “Conquistada”, dove il capofamiglia, padre della vedova che dirige la casa, viene chiamato “Governatore” e Colonnello… Il ragazzo mangia, beve ed è strapagato per il poco che fa. Un giorno, la padrona gli prospetta la possibilità di scrivere anche la biografia del governatore, con tanto di viaggio in Spagna per consultarvi gli archivi. È al settimo cielo, ovviamente, ma uno degli operai della villa gli fa notare che la padrona di casa vuol fargli sposare la figlia, la quarantenne zitella Aparicia, donnone di oltre un metro e novanta, per dare un erede maschio alla famiglia. Consigliatosi con un amico, decide quindi di darsi alla fuga… Anni dopo, imbattutosi per caso in una domestica che lavorava alla villa, scopre che Aparicia era stata picchiata per non averlo sedotto e, sposatasi quattro mesi dopo con un portoghese, aveva dato alla luce il tanto atteso erede…

VII – MARTOS p. 113

Raggiunta Martos, il giovane è emozionato di poter calpestare finalmente il suolo ispanico. Si mette in cerca d’informazioni utili sul nonno, ottenendo un indirizzo dal parroco: quello di Angel, il fratello del nonno, unico rimasto in vita della sua stirpe… Il vecchio non riesce ovviamente a ricordarlo, chiedendo infine alla badante di servire del vino…
“Donna, porta il vino, che è arrivato un parente d’America”. (p. 125)