LOUIS-FERDINAND CÉLINE. «SONO IO L’ULTIMO FRANCESE». A CURA DI ANDREA LOMBARDI

LOUIS-FERDINAND CÉLINE. «SONO IO L’ULTIMO FRANCESE». A CURA DI ANDREA LOMBARDI
LOUIS-FERDINAND CÉLINE. «SONO IO L’ULTIMO FRANCESE». A CURA DI ANDREA LOMBARDI

LOUIS-FERDINAND CÉLINE. «SONO IO L’ULTIMO FRANCESE». A CURA DI ANDREA LOMBARDI

BIETTI – Collana MINIMA LETTERARIA n. 12 – 2022

Libriccino estremamente interessante che raccoglie una serie di articoli, interviste, testimonianze, documenti e di 25 foto in b/n, alcune inedite, incentrati su Louis-Ferdinand Céline…

INTRODUZIONE

Di Andrea Lombardi p. 9

«SONO IO L’ULTIMO FRANCESE!» p. 11

I MANOSCRITTI DI CÉLINE: DA UN MISTERO ALL’ALTRO

Di Andrea Lombardi p. 13

[Da «Il Primato Nazionale», settembre 2021]

La notizia del ritrovamento dei manoscritti inediti di Céline è esplosa come una bomba lo scorso agosto, facendo rapidamente il giro del mondo letterario francese, europeo e globale. Scomparsi nel 1944 con il saccheggio del suo appartamento in Rue Girardon a Montmartre da parte della Resistenza francese[…]. (p. 13)

I documenti comprendono almeno tre romanzi inediti, tra i quali le restanti parti di Casse-pipe[…]. (pp. 13-14)

Ci sono quindi più di mille fogli di un manoscritto inedito intitolato Londres, romanzo in tre parti che comincia dalla fine di Casse-pipe[…] (pp. 14-15)

[…] e il racconto in stile epico La légende du Roi Krogold. (p. 15)

Inizialmente verranno pubblicate due opere: il manoscritto intitolato Guerre, […] e la versione notevolmente ampliata di Casse-pipe, vale a dire più di quattrocento pagine inedite, che integreranno quelle già pubblicate. (p. 21)

IL RICERCATO DI CÉLINE

Di Andrea Lombardi p. 23

[Da «Il Giornale», 1° luglio 2020]

Louis-Ferdinand Céline compare in due rapporti di polizia presso la Questura di Parigi, redatti in due periodi diametralmente diversi: il primo è del 1928[…]. (p. 23)

L’altro è, invece, del 11 giugno 1945 (in parte riprodotto in foto).

UNA LETTERA AD ALBERT PARAZ

Di Louis-Ferdinand Céline p. 37

La lettera […] pubblicata su «Il Manifesto» di domenica 4 agosto 2019, assieme a un articolo di Massimo Raffaeli – è diretta ad Albert Paraz[…]. (p. 37)

Preferisco mi si dia per morto. (p. 38)

«CÉLINE MI HA INSEGNATO CHE L’UMANITÀ È SEMPRE IN GUERRA»

Di Vittorio Sgarbi p. 41

[Da «Bulletin Célinine» (agosto 2020)]

L’intervista, raccolta da Andrea Lombardi e dal giornalista e scrittore Emanuele Ricucci, è stata tradotta da Valeria Ferretti. (p. 41)

Ho conosciuto Céline attraverso mio padre, che aveva in casa la copia datata di Viaggio al termine della notte, editore Dalloglio.[…]

Io ho avuto il vantaggio entro il ‘68 e durante il ‘68 di non leggere i classici di quell’epoca, da Marcuse a Maio a Adorno, ma invece di leggere Benedetto Croce, di leggere Céline, di leggere Anatole France, e quindi di aver una controcultura fondata su testi di gran lunga più significativi di quelli in voga. Sono stato fortunato. (p. 42)

Quali altri suoi libri hai letto, e quali apprezzi di più?

Forse Mort à crédit, Morte a Credito, edizione Garzanti[…]. (p. 43)

Allora, la competizione della vita è così forte che l’uomo buono diventa cattivo. Céline questo lo sa meglio di tutti, che l’uomo è cattivo. Poverino, non perché… Detto questo, quand’è che poi l’uomo torna nella sua dimensione di bontà infantile? Quando è malato, perché quando è malato ha le garanzie dello stato sociale, lo pagano anche se non lavora. Però è debole, e in quel che è debole, non più questa rabbia verso gli altri, ma aspetta l’aiuto[…]. (p. 45)

Cosa pensi che ti abbia lasciato, personalmente, la lettura di Céline?

L’idea, inattuale, di una umanità sempre in guerra, nel senso che la guerra e la malattia sembrano essere la condizione in cui si muove l’umanità. (p. 46)

«LA LIBERTÀ D’ESPRESSIONE NON SI LOTTIZZA»

Di Alain de Benoist p. 51

La seguente intervista, raccolta da François Bousquet, è uscita su «Éléments» (n. 185, agosto-settembre 2020). Tradotta da Andrea Lombardi[…].

I pamphlet di Céline meritano di essere letti allo stesso titolo dell’insieme della sua opera?

Perché no? (p. 51)

Trovo del resto la letteratura antisemita noiosa, ripetitiva e il più delle volte estremamente idiota. Tuttavia, non mi rammarico di aver letto i pamhplet di Céline,cosa che d’altra parte ho fatto abbastanza tardi. Perché? Semplicemente, perché c’è Céline in loro.[…]

Quando si ama lo stile di Céline, si raccolgono anche le briciole più piccole, per quanto controverse. (p. 52)

Il guaio è che noi contemporanei vogliamo assolutamente leggere le opere del passato con le lenti di oggi. (p. 53)

Ammiro incondizionatamente l’opera di Céline, ma mi sento molto lontano dal personaggio. Amo il medico dei poveri, ma non lo scrittore lagnoso, ossessionato dai soldi, restio ad assumersi le proprie responsabilità. (p. 54)

L’UMANESIMO PARADOSSALE DI CÉLINE

Di Antoine Jaquier p. 57

Questo articolo, a firma dello scrittore svizzero Antoine Jaquier, è apparso su «Le Temps» il 167 febbraio 2019. La traduzione è di Valeria Ferretti. (p. 57)

[…]come per resistere al cinematografo, ha fatto sorgere il romanzo lirico. Il romanzo diventa una sinfonia emotiva. In principio non è il Verbo, afferma, ma l’Emozione. (p. 58)

TRADURRE CÉLINE

Di Valeria Ferretti p. 63

[«Livr’arbitres», n. 33, marzo 2021]

Céline non amava le traduzioni. […]

[…]non poteva non vedere nel passaggio a un’altra lingua un impoverimento e una banalizzazione intollerabili. […]

Céline e la traduzione italiana sono un binomio (direi un sodalizio) iniziato molto tempo fa. (p. 63)

La gestualità, le intonazioni di voce: proprio come la musica, la lingua di Céline è un sistema che trascende il linguaggio e, proprio come la musica, avrebbe bisogno di una partitura su cui indicare le note (il grado di enfasi), la chiave di violino (l’interpretazione comica, drammatica) e il tempo. La parola detta diventa elemento spettacolare. (p. 65)

LO SCRITTORE PIÙ GENIALE AL MONDO

Di Didier Raoult p. 89

Le righe seguenti sono tratte da «L’Express», 28 maggio – 3 giugno 2020.

Non si possono giudicare gli umani solo da un aspetto. Vedete, lo scrittore più geniale al mondo, Céline, era un antisemita. Personalmente, me ne frego alla grande. Eppure mia moglie è ebrea, e anche i miei figli lo sono. Ma non smetterò di leggere uno dei tizi della letteratura più geniali della storia dell’umanità solo perché è antisemita. (p. 89)

UN CHATEAUBRIAND DELL’ETERNITÀ

Di Marc Fumaroli p. 91

Questa sua testimonianza è tratta dal saggio Céline en Sganarelle, uscito su «Le Point» il 12 maggio 2011. (p. 91)

I PAMPHLET ANTISEMITI DI CÉLINE NON SONO AFFATTO MALE

Di Michel Houellebecq p. 93

Il 29 NOVEMBRE 2019, SU Louisiana Channel[…], il presentatore chiede a Michel Houellebecq un parere su Céline, e su che rapporto abbia con l’autore di Viaggio al termine della notte. Ecco la risposta. […]

Per me, era più dotato nei pamphlet che nei romanzi. (p. 93)

IL CARO BUON VECCHIO CÉLINE

Di Mark E. Smith p. 95

Ecco alcuni passaggi delle sue interviste, tratti rispettivamente da Lex Inrockuptibles e Greenroom.

Louis-Ferdinand Céline l’ho scoperto in Australia nel 1983. Qualcuno mi aveva prestato Guignol’s Band. Sono rimasto legato a lui. (p. 95)

VISITA A CÉLINE

Di Armin Mohler p. 99

[…]rielaborazione di un articolo […] pubblicato su «Die Tat» (Zurigo) l’8 luglio 1961, una settimana dopo la scomparsa dell’autore del Voyage. La traduzione è di Antonio Chimisso.

Louis-Ferdinand Céline, grande guerriero della poesia francese, è scomparso. […]

All’inizio non si è saputo neppure dove fosse stato seppellito. (p. 99)

Céline è rimasto prigioniero di questa sua prima grande creazione. Quanto ha scritto successivamente, ella sostanza, non è altro che una catena di variazioni sempre nuove di Viaggio al termine della notte[…]. (pp. 100-101)

Da lui irrompe con forza travolgente il vecchio eterno contenuto dei suoi libri – nulla si è spento, è l’odio né ciò che in lui è amore coperto da grossolanità. Si presenta come un bardo celtico. (p. 107)

«I francesi?». Risata roca. «Ma non ce ne sono proprio più! Sono io l’ultimo francese!». (p. 108)

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