LOUIS-FERDINAND CÉLINE – PANTOMIMA PER UN’ALTRA VOLTA

LOUIS-FERDINAND CÉLINE – PANTOMIMA PER UN’ALTRA VOLTA. NORMANCE
LOUIS-FERDINAND CÉLINE – PANTOMIMA PER UN’ALTRA VOLTA. NORMANCE

LOUIS-FERDINAND CÉLINE – PANTOMIMA PER UN’ALTRA VOLTA. NORMANCE
(FÉERIE POUR UNE AUTRE FOIS I. NORMANCE)
EINAUDI – Collane LETTURE EINAUDI n. 89 – 2020

Traduzione di Giuseppe Guglielmi

PREFAZIONE: Di Massimo Raffaelli p. V

Féerie pour une autre fois I (Pantomima per un’altra volta) è il primo volume di un dittico male accolto da critica e pubblico fin dalla sua uscita (1952 e 1954). Eppure la scrittura di Céline raggiunge vette inarrivabili proprio nelle pagine di questi volumi… Come spiegare allora l’incomprensione? A nostro avviso il “flop” è dovuto ai due piani di scrittura presenti nel libro. In questo primo volume infatti, purtroppo, su 192 pagine almeno 130 sono occupate dal vittimismo, dal rancore e dall’odio dell’autore per la sua condizione. Céline si presenta degradato fisicamente e spiritualmente, preannuncia vendetta, se la prende con tutti, anche con i lettori, scrivendo pagine monotone e sterili. Soltanto 60 pagine circa sono invece di pura narrazione onirica, visionaria, superlativa, di Célinismo allo stato puro. Le ultime 55 pagine (escluse le ultimissime 10 in cui riprende il vittimismo e l’attacco ai nemici) sono eccezionali, ricordano alcuni episodi di Morte a Credito e forse li superano in bellezza. Ci riferiamo ovviamente all’episodio Ferdinand-Jules-Arlette…

PANTOMIMA PER UN’ALTRA VOLTA
(Agli animali, ai malati, ai prigionieri)

Fine di maggio 1944. Presso la casa-studio di Ferdinand Céline giungono Clémence Arlon, detta Titine e un tempo gran bella donna, e il di lei figlio, Pierre. Sono amici di vecchia data del dottore, Clémence dal maggio 1915, all’ospedale Val-de-Grace… Il marito, Marcel, era stato in guerra con lui. Ora è un gollista. Che cosa vogliono? Ma è naturale! Dopo gli annunci di radio Londra vengono a visitare quelle che potrebbero diventare le loro proprietà dopo la partenza dell’amico. Fanno sciacallaggio, come già fatto ai suoi danni in passato. È una continua processione di gente che viene a spiarlo, di cannibali che pregustano la sua morte. Tutti lo odiano…

“Ecco Clémence Arlon. Abbiamo la stessa età, pressappoco… Che stranezza di visita! In questo momento… No, non è strano… […]
Clémence viene quasi mai a trovarmi… suo marito neppure, Marcel… è mica venuta sola, suo figlio l’accompagna, Pierre…[…]
Preferisce guardarmi di traverso. È una visita imbarazzata… Anche lei mi guarda di traverso. È una visita imbarazzata…
Io sono va da sé il noto venduto traditore fellone che sono per assassinare, domani… dopodomani… fra otto giorni… Questo li affascina di sbieco, il traditore… (p. 7)
[…]mica in particolare Clémence! Suo figlio! Tutti!… con un pretesto, un altro, la guerra in questo momento, i Crucchi, Brinon…[…]
È dei mesi che si rimescola dappertutto il perché del come così sarà bene assassinarmi, spassoso! Patriottico!… […] È l’argomento nelle famiglie, nelle logge e le gallerie del metrò (allarmi)… (p. 8)
Per questo che sono venuti tutti e due… Clémence e suo figlio… Che incombe… […]
I Crucchi sono battuti! Fate le vostre liste![…]
sono dunque qui per l’imminente… il macellamento del vecchio amico… Clémence e suo figlio… […]
Lei ha mica la cera commossa… qui va no per le lunghe! Venti radio al giorno me lo annunciano… (p. 9)
Vengono da «eredi in anticipo»… […]
Titine funesta te sei più che una grossa lurida baldracca! Togliti dai coglioni! Te, il tuo marmocchio! E sciò!
Meritano una brutalità! Sono venuti a vedere un prossimo morto, un domani impicciato, lei che è mota già a sua volta!… (p. 10)
È lontano il primo giorno che ci si è visti…[…]
Dico dunque la data, il mese, maggio ‘15, al Val… l’ospedale, il Val-de-Grace… È Lontano il Val! Voglio mica perdervi in mezzo ai miei ricordi… […]
sono gollisti… tutta la famiglia… Altro che se lo sono! È la moda… L’odio alla moda… (p. 11)
Clémence è il mio locale che adocchia, la vista su Parigi, l’ascensore, il metrò così vicino… (p. 12)
È straordinario questo che mi si venga a trovare!… È dei toc toc a non finire… […]
L’interesse degli esseri è atroce è la morte in te che vengono a vedere… (p. 13)
Ecco che cos’è essere prossimo impiccato! È una gara a nasarti! (p. 14)
Gli uomini ,mi hanno trattato mica molto bene. Era la canea bordello sangue! Si è cominciato nel ‘14! Tutti i pretesti! Col cannone prima poi con le chiacchiere, con la Polizia! Ho voluto salvargli la glottide, compatrioti! Le loro gole marce, i loro cuori di merda, fargli schivare il Macello… i miei libri per questo. (p. 16)
Me? Io sogno no! Vedo lì Clémence e suo figlio, sniffano!… sniffano la mia biblioteca, i miei stracci, i mie pezzi più da mercato… Hanno già approfittato… (p. 17)
Rovinato, così detestato ovunque, stronzo rattrappito che già è un miracolo che belo ancora… (p. 18)
Ma non è tutto il mio nome immondo! C’è la malattia! c’è l’invidia! c’è gli spioni un po’ dappertutto… (p. 19)

Con la fuga per la Baltavia, ecco che tutti i suoi beni, compresi quelli dell’adorata madre, sono sequestrati, pignorati, fatti sparire, inclusi 7 manoscritti… Ricorda tutto dall’infernale cella baltava dove è stato rinchiuso. Si difende strenuamente, è vittima di maligne dicerie. A lui piacciono solo la danza e le ballerine…

“E poi un debole per le ballerine! o ben poco dell’impiccato per me! sdondolante rigido! Le ragazzine che mi piace veder danzare, così rosa, tutto vigore, agilità, musica! questi equilibri! oh spiriti folletti! Polpacci, cosce, sorrisi, saettanti vita! che ti mozza il fiato! Gioia e gioia! (pp. 27-28)

Il vittimismo impregna tutte queste pagine… genera i ricordi della fanciullezza, della madre, di esser invalido e decorato di guerra, di aver subito il saccheggio di beni e manoscritti, di esser stato ingiustamente incarcerato in Baltavia (dove è deriso dal funzionario francese negro Hortensia), afflitto dalla pellagra, implorante per un clistere ogni 15 giorni, disturbato dagli altri reclusi, condannato, imprigionato, perseguitato dal fisco… Gli era stata tenuta nascosta perfino la morte della madre…

Mia madre è morta di dolore tutta sola su una pancina Avenue de Clichy intanto che voi assassinavate tutto… (p. 52)
Lei era innocente mia madre, nessun dubbio, di fatto e di cuore, come me! Vi piaccia! Ho preso la fuga, era necessario, i vendicatori stavano pronti, si ammassavano, scalpitavano sotto le mie finestre… […] quel che ho risparmiato in vite di persone togliendomi dai coglioni!… […] È stato codardo che si è detto, scritto, osato! Ho salvato duecentoventi persone togliendomi dai coglioni! (p. 53)
guardate, torno a mia madre… posso mica capacitarmi di sta tristezza… lei è sotterrata al Père-Lachaise, viale 14, divisione 20… Vorrei bene un «lasciapassare»… giusto il tempo di andare a vedere la lapide… Tutto è arrivato cosi in un modo… lei ha mai saputo che fine avevo fatto… le porterei un vaso di margherite… era il suo fiore la margherita… Marguerite Louise Celine Guillou… È morta di dolore di me e di sfinimento di sforzo del cuore… palpitazioni, inquietudini… di tutto quello che «si» diceva… pensate la gente dell’Avenue de Clichy!… le panchine. ..
l’opinione pubblica!… (pp. 54-55)
– voi mi fate cagare con Brasillach! Ha manco avuto il tempo di raffreddarsi, l’hanno fucilato a caldo! Me, è l’imputridimento di anni qua in questo buco con le otarie a destra, sinistra, di fronte, che io tollero no! I sorveglianti coi fischietti neppure! Più l’Hortensia e i suoi lazzi! E sti urlamenti pieno i muri! Le sirene, le campane del cimitero! Anche così decaduto qua come sono è mica sopportabile, raccontabile! A meno di ridere beninteso! (pp. 56-57)

Ma se il lettore comprerà Féerie, al di là di quello che scriverà la critica e della sleale concorrenza del cinema, allora si che potrà rimettersi in sesto, guarire gli occhi, visitare i malati in bicicletta, sano sport per far rinascere un vecchietto…

«Sta per crepare!» aggiungete… «È agonizzante ma spassoso!» «È il comico del Secolo!»… […]
«Compratelo!» è tutto… breve! Netto! La mia gratitudine vi è assicurata… (p. 64)
mi tirano fuori dalla fossa, mi adulano.. mi comprerò una bici, in cottage, una serva per aprire la porta… parto più in Siberia per niente!… mi ristabilisco medico-chirurgo sulla Costa di Smeraldo! (p. 65)

è terribile gli odi che si scoprono… mettici anche il Cnsigliere, il negro Hortensia dell’Ambasciata, ne ho ancora un altro che mi odia… il condannato a morte del «16»… «lui odia tutti i francesi» che urla… era nella «N. S. K. K.», l’armata Goering… si è fatto mozzare gli orecchi da qualche parte verso Bourges… ce l’ha con me personalmente!… quelli di qui l’hanno giudicato «a morte», sarà fucilato fra poco… urlerà più… me ne fotto del suo odio!… è gli odi di Francia che mo sgomentano… Mi vedevano al rogo di Francia, mica solo i Palestina, i Francesi della patria! Dei secoli! Farigoux, Dondurand, Dumaine! Me e i miei libri!… gente di buona vita, costumi, casa in proprio!… Si esaltano di colpo, reggono più, i Francesi della patria! Si mettono a bruciare i propri fratelli… per la meraviglia dei Turisti, per la squisitezza degli stranieri, che si delizino bene, sbafino, godano tanto meglio! […]
Prova, come mi trattano! Le lettere! Che ricevo: «Cagone! Scroccone!» che mi chiamano… come che li ho fatti soffrire i miei ammiratori! (p. 75)
Voglio riconquistare la stima!… la mia propria stima!… più in aggiunta quella dei miei pari!… un posto all’Accademia!… Al peggio!… non importa quale!… la consacrazione!… il lustro!… che i miei morti si consolino un poco dei miei comportamenti!… dei poco riguardi… mia madre sopra tutto!… Voglio che i miei morti mi riconsiderino!…
«Mica così cattivo poi!» diranno… erano gli altri le vere carogne!… i tormenti l’avevano inasprito… puntiglioso, stronzo, inacidito… gli orrori avevano lasciato un segno… (p. 82)
Che Féerie si venda! Io ringrano! Scusate! Sto rinnovamento! […]
e la bici leggera al punto che andrà avanti quasi senza di me, al sospetto della voglia che io la inforco!… marca: l’«Imponder»… […]
Voi dite: puoi avere un’auto! No! L’auto è ventricagosa, mezzo carro funebre per fiappi! Funebrerò mai! L’«Imponder»! La mia bici! È tutto! Il malato telefona? Io volo! I riflessi! I polpacci! Polmoni di fesso! Mi curo curando gli altri! In una visita due piccioni! Ciclo panacea! Soffro di quei reumatismi! (p. 84)
Vi sto insopportabile? Me ne fotto! Io urlo! Abbaio! (p. 87)
La critica farà a pezzi la mia opera? Nessuna importanza!… Cadrà nel silenzio?… Ancora meno!…
hanno talmente vomitato il peggio odio che potevano da tanti di quei mesi giorni ogni minuto che hanno come le ghiandole del veleno seccate… E dire che vorrei che secernano e come! centuplo!…
torrenti!… è l’odio che mi tiene sul flutto! che flutti d’odio facciano rumore o no, voga mia barca! l’essenziale che qua butti, butti! È la malvagità che mi compera! la più attaccata testarda invincibile
cliente del mondo!… il coccococco delle pazze stronze di odio: lomè!… di ste assassine con pugnali! granate! curari! e morbinose e storiose e smaniose di balere!… grandi magazzini! Locali saffistici!…
– Va letto in camicia di forza! Flagello pubblico! Denunciamolo! denunciamolo! shock! cardiazòl! isolamento! Ah lo adoriamo! ah, lo ammazziamo! inghioghiottiamo! succhiamo! lo compriamo!
Dunque degli svitati, svitate! quello che mi ci vuole! ma il Cinema? Ah, altra storia! Ah, ladro, e guardia! Minotauro degli Antri! chi è che si sbafa i nostri lettori? Chi ce l’avvolge, pompa, inghiottisce? «Tutto Film! » Già i settimanali, sti mostri delle edicole, ci mezzo divoravano
spudoratamente i babbei sognatori, «Tutto Film» dà il colpo di grazia! Cervelli, portamoneta!
L’ipnotizzatore delle caverne!… tepore, madore, felpa, seghe, organi, ori!…
La concorrenza! (pp. 94-95)
Dopo, che li si inciocchi, contro-inciocchi! Il mio pane è cotto! Ammetterete che ce l’ho dura!… In più delle pellagre e pensieri! E il maiale che mi sfonda il muro! Sono viziato! In più del fisco e i Demani e i sequestri su «più che tutto!» e degradazione nazionale! E le ruberie e le plagerie! E Arette e le mie cure d’anime… (pp. 95-96)

A trovarlo, in prigione, ci andavano solo l’eroica moglie Arlette e il gatto Bébert…

Lei ha trovato solo che uno strafondo di granaio… Bébert tossisce, lei tossisce… aspetta il martedì, la visita… viene a trovarmi con Bébert… sette minuti… Bébert dentro una sporta… Ah bisogna no che si muova!… l’immobilità completa… la guardia sluma… (p. 100)
Il vicino di cella sbatte continuamente la testa contro il muro, ma non se la rompe mica mai. Lui è costretto a sopportare le sue grida, quelle degli altri detenuti, a scrivere al buio guerciandosi, costretto a implorare un clistere ogni 15 giorni per andare in bagno, a sopportare gli insulti dei compatrioti e degli intellettuali che lo hanno accusato… I ricordi si susseguono nel monologo, tra vittimismo e insulti per i compatrioti e i detrattori…
c’è no estate… in questa specie di fossa tutto chiavica è mai l’estate!… i muri sgocciolano più o meno, ecco! Fuori nella gabbia vedo manco il cielo, vedo solo che l’inferriata, la pioggia, la neve… delle volte un raggio di sole… (p. 102)
dal fondo della mia scacarriola! Li vedo! Ci corrono appresso!… molto lontano indietro! Chiamano!… Mi denunciano agli alberi!… Gridano… stridono! Me che segnano! Me che denunciano loro!
– È pagato! È pagato!… (p. 110)
Ma qui li vedevo bene sul bordo!… Mi strapiombavano! Mi pisciavano addosso!… io ho la presenza di spirito terribile!… Mi pisciavano addosso!… io ho la presenza di spirito terribile!… Mi pisciavano addosso… tutti! E il fantoccio Narte e la bella Elsa… No, no lei!… no lei! La sua mutanda! Poteva mica togliersela via! La aiutavano tutti! […]
il fantoccio Narte l’aiutava neanche lui! Mi pisciava addosso! Là sopra di me a strapiombo lo vedevo bene! E a smaniare!
– È pagato! È pagato! Che gridava. Mi mostrava col dito! Me là in pieno liquame, he affogavo! Dirvi la schifezza dell’essere! (pp. 111-112)

Eccoci finalmente alle ultime pagine del libro. Sono le più belle. Pagine d’inarrivabile letteratura. Célinismo puro….
A Parigi Ferdinand Céline fa il medico. Vive con la moglie Arlette che dà lezioni di danza. È odiato da tutti e come amico ha un ex-commilitone, Jules. Questi fa lo scultore ed è un laido mutilato alle gambe che gira con un cassetta a punta, insultando i clienti e importunando le ragazze e le ballerine di Arlette. È anche alcolizzato, infido, bugiardo, capace di mangiarsi colori e vernici. Ma, soprattutto, pervertito, amante delle tubercolotiche anoressiche e delle ballerine…

Ammetto che per la sua arte: la scultura, lavorare dalla sua cassa a rotelle, era arduo, quasi impossibile, doveva modellare direttamente in terra! E la creta pieno il suo pavimento, una poltiglia!… Se ne riempiva le narici, si cercava le cacche… la sera tutto impiastricciato, mascherato, i capelli pieni di pasta faceva ridere… il clown in cassa!… e si arrabbiava… era pavone per vocazione… si sarebbe leccateo, lustrato… […] e si staccava mai dal suo specchio, lo specchietto tondo legato al collo… […] mi vedeva solo che a tastare le malate! Con le due mani! (p. 148)
Marcio nel morale, Jules, insomma… io parlo da amico, e fedele!… la peggio vecchia puttana con veleni acidi… il suo specchietto legato al collo, pavone, si guardava cento volte al giorno… (p. 154)

Lo scandalo era troppo forte… mica li a discutere!… scappare! scappare!… Ah, era il carattere abbietto! e tutto gioioso di essere abominevole… e spugna di assenzio! e ingollatore di rosso come nessuno!… certi catarri vinosi: delle ore!… oltre a tutto quello che succhiava di veleni!… Vernici, colori, paste allo zinco… Stordito, leccava di tutto!… Si sbagliava di collo prendeva la benzina per del bianco!… Vero da vero! il palato distrutto, i colori, le gomme!… Mi sono occupato una volta delle intossicazioni da colori… non un animale da esperimento che avrebbe retto quel che succhiava il Jules!… Per giunta, si mangiava le unghie! (p. 155)
Si sfruconava il suo fondo di tinozza, la sua creta, la sua piscia… qua finiva in ulcere!… si infettava… Li conoscevo io i suoi moncherini![…]
Sempre pieno di curiosi alle sue finestre… ceffi, strazi, sgorbi, mezzi froci, turisti, bidelle… (p. 156)
Era vizioso, gli piacevano le tubercolotiche[…] (p.152)
che erano tutti stupratori, bestemmiatori rutti quelli intorno! Iconoclasti! Pieni di zolfo!… tutto che una banda di furfanti marci! Accozzaglia piangimiseria ingordi! Scrocconi! Me speciale! Me il suo fido prediletto! Se mi avrebbe denunciato duro! Al Papa! Al Re! Al Diavolo! Se si sarebbe sfrenato che mi squartino!
Ma dove lui era più buffo allora dico più buffo che mai, proprio il rimasticatore pesante, insomma credo, è quando li lamentava delle signorine, che erano crudeli con lui!… che gli facevano le sostenute!… eccetera!… quando che invece accorrevano eccome!… pregavano di farle posare! Che lui ne rimandava indietro!… e delle gratuite!… e di quelle extra!… e di quelle corazzate! Alla salute! (p. 158)
e mica per i soldi ripeto che venivano a offrirsi a Jules, per birboneria… nude! E in quelle pose! È qualcosa! E a sentirne di salate! L’eccitamento insieme! Questo le faceva diverse dalla casa…
– Ah Signor Jules! Ah, Signor Jules!
Gli portavano le compagnie dei giochi… venivano a posare in due! In tre!… la scuola di frodo!… lui le affascinava! Positivo! (p. 159)
e delle ballerine di Arlette poi! Era la sua passione prendergliele! Portargliele via! Che salgano no al Corso… che fermino alla sua finestra, chiacchierino, entrino appena un minuto, posino… lui le aspettava, spiava… il suo becco proprio lì… in orario…
– Olé! Olé!
Adescava!… le vedeva arrivare di lontano… ed Ehilà! Carmen! Qui, Justine! (pp. 160-161)
Lo spirito del male, il Jules ecco!
– Per di qua bambine! Per di qua! […]
– A pelo nudo! A pelo! Un minuto! Giusto un disegno! L’artificioso furfante!
– Me lo chiedono! Me lo chiedono! Volete manco che mi guadagni la vita?
Era toccarle al cuore… alla beneficienza…
– Oh Jules! Oh Jules!
Lui le sistemava come comanda.
– Te, la tua gamba là! Tu là!, la testa!
Le mescolava.
– È una Mitologia, le mie Grazie! (p. 161)
Cosa meglio che le ballerine di Arlette! Soprattutto che ste dilette tutte fascino non chiedevano che di essere esentate dal Corso!… il pretesto!… che ritornavano già dall’Opéra… prostrate… chiedevano solo che di stare slungate, sagate, ristorate, anche col rosso comune! Che il Jules era a punto per questo!… e di una buffoneria e di un canaglia!… e pieno di sigarette e di caramelle. Aveva di tutto!… Là sopra Arlette, i suoi esercizi!… scusate! La sua «sbarra» l’«asse! Piccole battute! Sei! Sette! Otto! Piroette nell’aria»!… Oh, che le signorine si riposino! E sette piani senza ascensore! Seera benedetto il coso! Il Jules! Il traviatore! L’uomo del naufragio! Il suo traffico svergognato! Perdute le belle! A giacere! E che le faceva slungare, stendere ancora meglio! Chiudere gli occhi!… la Mitologia! Il sofà mitologico!… le sigarette… il porto… e le pose che gli facevano prendere!… (p. 162)
Poteva piagnucolare sudicio tronco! Va bene aveva la sua disgrazia, riconosco! riconosco!… aveva un bisogno di carezze… bene! ma dove mi urtava posso dirlo, lo dico è che quando andava in calore era no per una bella cicciosa!… no! per una di quelle li cosi graziose, pimpanti, perfette! no! era per una loffia, una tossicosa!… una giusto dimessa dall’ospedale, manco guarita… Ah là, allora mi stomacava! me medico, anatomista, igienista! feticista del muscolo! questo mi riguardava no, si capisce! ma mi stomacava!Vedete se si era diversi di gusti! (p. 167)

I due sono come cane e gatto, sempre a punzecchiarsi, come ricorda Ferdinand…

Lui vi faccio notare il Jules, dal momento che si parla di sto lurido cagasotto è sbranare la gente che si diverte! La diversità delle nostre nature!… due caratteri!… Un angelo fosse sceso giù da lui che l’avrebbe trattato peggio che pesce mario!… Le doveva umiliare le belle, maltrattarle… mescolava una giovane una vecchia, ancora una Mitologia! (p. 168)
Qua, nel mio buco, io rifletto! È questo la prigione: riflettere… Potrei avere dei ricordi pungenti… Ah, ce ne ho!… ce ne ho!… ma questione Jules? Ci ripenso, ci ripenso!… Sono mica sicuro che mi odiava… m’invidiava ecco! Certo!… e del peggio odio certi momenti… mi avrebbe divorato… mi detestava, e tutto di me… la mia medaglia! i miei occhi! il mio « 7°»! e Arlette dunque! e le sue ballerine! Doveva proprio sabotarle il Corso… depravarle le allieve… dalla sua finestra là, il suo becco, spiava l’ora…
– Psss! Psss!
… che attraversino da lui… che non salgano…
– Per di qui! per di qui, signorine! Ci ho delle caramelle!… Ci ho dei dolci! Ci ho delle sigarette col bocchino d’oro! Ci ho delle Valences! Ci ho del caffè! Voi siete stanche, bimbe! Siete stanche! (p. 170)

Jules amava peraltro Arlette, sua moglie… Gli aerei sorvolano la città, Jules molesta Arlette che però lo lascia fare. La folla gli impedisce di raggiungerli…

Arlette poteva menarsela là sopra! Crepare! Il suo corso! I suoi equilibri! Le sue punte!
Il peggio è che lui mi prendeva a parte e che mi accusava me di essere in figa! Drizza-fighe, drizza-tutù! Ruffiano!
– Salgono per Arlette andiamo!
Mi discolpavo.
Lo facevo ragionare, gli rappresentavo il vero delle cose.
– Tu slumi eh bugiarda troia! Signor inzuppa!
– Ma non inzuppo niente, mentitore! Vampiro! Te che divori!
Sapevo quel che dicevo!… ma non c’era verso di fargli ammettere!… l’onestà e Jules!… È vero che io guardavo la danza, mi sono sempre piaciute le ballerine… e allora?… le loro forme disincarnate, i loro miraggi, mica degli esseri lì di giusta carne!… no che restano che vanno!… e allora?… torto a nessuno! Massima onestà!… Sono no poveta? Sì sottosterco? Mica artista, d’accordo, come Jules! Modellatore, cetera!… mettiamo che io smaneggio no, poveta, ma allora come medico, un poco!… ci smaneggia un medico! Ci smaneggia! Io non ne approfittavo! Loro venivano per Arlette mica per me!… (pp. 171-172)
Che era come una sorella insomma, mia moglie, e no civettosa né niente, sgualdrinella, rubacuori!… Oh là, no! Soltanto gentile con lui, più che gentile!
– Povero Jules! Povero Jules!
Gli era affezionata… la sua disgrazia… la sua botta terribile!… povero Jules più comprensiva di me, certo!… materna! Direi… Sororale! Una sorella! Lei entrava usciva… passando… la carità…
– Allora, Jules?… come va?…
E il piccolo rimprovero:
– Jules, lei mi ruba le mie allieve!… c’era Miceline… c’era Mireille… lui gliele sequestrava, positivo! Al volo!… al pss! Pss! (p. 172)
– Jules, lei è un orco!…
Tutti i giorni…
– Sì io sono un orco!… sono un orco! E si lanciava fra le sue gambe! A tutta carriola! Là a tutti ferri!
– Io sono sporcaccione! Sono sporcaccione!
E ci afferrava le cosce in pieno! Passando sotto la sua sottana!
Era per ridere! Sempre per ridere! E poi un giorno guarda… guarda lì…
– Io ti sgranocchio! Ti sgranocchio!
– Io ti amo! Ti amo! Non andar via Arlette! Non andar via! Ti adoro!
La dichiarazione.
La stringe, la stringe fra le sue braccia… sul marciapiede che questo accadeva… vedete!…
– Aspetta cara! Aspetta! Aspetta! (p. 173)

Per fortuna l’attenzione di tutti gli abitanti e di chi è appena uscito dalla metro, è attratta da uno scontro aereo nel mentre principiato in volo…

tra le nuvole… la folla è adesso presa compatta… (p. 174)
Basta di ste strafarfugliaggini idiote! Volevo arrivare ad Arlette! Scosto tre persone… se ne ricompattano dodici!… venti!… cento!… Guardo per disotto… ancora!… lo vedo il Jules! nel sesso di Lili! abbrancato li tra le sue cosce! Stanno Jules Lili rinserrati ho detto dalla gente, compatti!… Lei dritta in piedi… lui nella sua gondola…
– Io ti adoro, bambola! Ti adoro! Lui urla… urla!… lei avrebbe potuto spaccarci il naso! Schiacciarci! Aprirci la gola! Una ginocchiata! Knock-out maiale!… lei era di una forza di cosce! Ah, la spinta della disperazione!… io allora, me la fendo la gente!… scosto! Arrivo contro Lili, contro! Proprio contro! Afferro il Jules nella sua cassa! Ah incollato! Incollato! Tiro su tutto! Lo tiro! Lo strappo! Voglio strapparlo!
– Attenzione, Louis! Attenzione!
Ecco subito lì Arlette la sua osservazione! Jules prima di tutto! Jules!
Stavo per agganciarlo al gargarozzo io! E giusto, brusco, ecco un vortice! Un altro vortice! Una vera carica di pellegrini! Che sbocca da sotto della Rue Burcq e che urla!… (p. 175)

La folla ondeggia e finalmente li separa. Jules capitombola nel suo studio. Ferdinand lo raggiunge. Lo storpio gli chiede di lasciargli Arlette e, di fatto, lo obbliga a farlo con la minaccia di denunciarlo come collaboratore dei tedeschi… Ferdinand è così costretto a subire la vista di Arlette che si diverte a posare per Jules. È evidente che i due sono complici… Quando però lo storpio le fa aprire le gambe, non ci vede più, afferra un ferro e vorrebbe spaccargli la testa. Arlette lo vede e i due complici iniziano a ridere di lui facendolo desistere. Ormai becco, è messo alla porta. Viene richiamato, cacciato via ancora… L’allarme aereo è in funzione… Ferdinand è stordito, vomita in strada…
La superlativa narrazione dell’episodio Jules-Ferdinand-Arlette si interrompe qui. Le ultime dieci pagine sono una nuova polemica.

I marciapiedi sfrangiano, ondeggiano di gente… […]
Jules Arlette sono scollati a forza di folla! Jules strappato dalla sua Arlette!… da sotto la sua sottana!… slarga la sua gondola!… riparte all’indietro!… strarotola a contrario!… […]
rispedita controspinta dentro la sua finestra! La forza della gente! Sto lumacone! Nel suo gabbio in pieno! Il suo tronco per di qui; la sua cassa per di là! Si è distaccato! Ancora! È sotto il sofà… il tronco… mugola!…
– Aiuto, Arlette! Amore! Amore! Arlette! Lili! Aiuto! Io ti adoro! Ti adoro!
Mi precipito in aiuto! Il movimento della mia parte!… Ne trascino ieci! Quindici con me, là, dei barellieri… si è in trenta a soccorrerlo!… bisogna strapparlo da sotto il sofà…
– Si è fatto male? Dove? Dica! Jules? Dica? Jules?…
Tocca rimbretellarlo… una storia![…]
– Resta a posare Lili! Resta a posare!
Tutto all’improvviso ci siamo! Il bisogno! Il capriccio! E davanti a tutta la gente! Tutti i balordi! Là piena la topaia! E alle finestre! (p. 176)
E poi lui al dunque! Tutta la carriola! La collera! Afferro il tutto! Lo spedisco d’una scalciata nel fondo! All’aria! Procaccione! Che rotoli! Pieno nei suoi barattoli! Sbroda! Sbroda! […]
Si sbarazza! Vuole sua sua stamberga vuota!
Comanda così! Da sotto il sofà!
– Tutti quanti fuori!
Rabbioso!
– Fuori! Fuori! (p. 177)
Ah, quelli là se erano furiosi!… una parola di più il Jules che ero crucco mi linciavano pari![…]
Erano in stato di belve! Il Jules mi richiamava traditore una volta sola! Era la fine!… […]
Il sollievo che lui li spinge fuori.
– Toglietevi dai coglioni! Toglietevi dai coglioni tutti! […]
Lo guardavo là, tronco uomo cesso carraddobbo! Ci avrei schiacciato la testa, io, Scultore! Ci arei saltato sopra a piedi pari! Plof! Brutto rospo!
– Togliti dai coglioni! Togliti dai coglioni! (p. 178)
– Vieni a posare Lili! Vieni a posare! Spogliati!
Lili o dimenticato di dirvi, era il nome in famiglia di Arlette… La si chiamava Lili così… voi avete già capito… […]
Lei esitava… e io vedevo che sto porco ceffo maiale voleva che la cosa si esasperi!… I pellegrini rispuntavano in massa… per ricominciare!… altri ancora che entravano di forza si spingevano nella porta… che mi segnavano al dito!… (p. 179)
– Crucco! Crucco! Che mi borbotta… e poi più forte: Crucco! Crucco!
– Ah che glui dico, te peperone! Mascherone! Merdone! Spione! Io ti accoppo! (p. 181)
– Ah bè caro il mio ceffo diamoci dentro! Afferro l’attizzatoio! Lo impugno! Il suo ferro!… il suo attizza-fuoco!… Ah, ero giovane!… Ah lo rifarei più oggi!… il pezzo!… sto ferro!… lui vede!… mi vede bene… sto sopra di lui!… proprio sopra!… sopra alla sua testa!… un pezzo di ferro così!… a punta!…
– Provaci! Provaci!… che mi grida![…]
L’Arlette sopra la branda, là, nuda, a gambe aperte… si caccia a ridere! Ah ma a ridere!… gli scoppi!… e tutti e due!… ridere! Ridere![…]
Ah che buddo che sono! Strangugliano si spanciano!… tutti e due!… Ah io sono lo spassoso!… troppo spassoso! Si spanciano!… Spedisco l’attizza-fuoco nella porta! Contro il battente! Il ferro ricasca! Rimbalza! Jules rotola appresso!… (p. 182)
Stavolta qua esco…[…]
Ah, loro sono d’accordo… d’accordo!… C’è più nessuno sul marciapiede… C’è solo che me là… Citrullo… (p. 183)
– Senti torna! Che lei posa… vuole che la guardi posare… ancora!… ancora!… che io rientri!… loro si divertono!.. tutti e due!… […]
Se volo!… rieccomi dentro! Lui richiude le persiane… (p. 184)
«Al metrò! Al metrò!» Mollo la statuetta… Sbando… un passo… un altro… mi aggrappo!… e wuaf! Vomito… mi prende lì… manco lontano… venti metri dalla sua porta… vedo il marciapiede, è tutto… e più niente… sgolo pieno il marciapiede… a quattro zampe allora!… quattro zampe… al rigagnolo d’accordo… perché c’è l’allarme! Io ronzo o sibilo?… È l’allarme!… Vomito come ubriaco, io! So! E bevo nemmeno! Mai! Mai niente!(pp. 185-186)
Mi lasciano proprio crepare! Tutti d’accordo! Culo in pus, più denti, cieco, sordo! la Corrida è tutto quello che vogliono! Il traditore servente ai pali, il Giuda in capo impalato e poi lacerato minuto fino! Ammetteranno neanche, troppo vigliacchi! Io voglio i loro nomi le promozioni i loro gradi di sadici, le loro assicurazioni, le aliquote, tutto in lettere d’oro, in pieno granito, in Sainte-Chapelle! Come trattano gli eroi, che odio ci mettono! che vendetta! Loro tutto coperti di rendite e d’oro! Il debole li eccita! Vogliono che lui urli! Io urlo! Rantolo! debole! Urlerò nella Sainte-Chapelle! Martin Ciborio urla mica lui! incassa tutti i suoi gettoni Gram e Bròme senza urlare! Consegna dei motori senza urlare, prova nessuna piccola vergogna! solo orgogli! La Corte Ultima neppure bleffa, manda alla ruota gli eroi del ’14 senza battere ciglio! Quelli che hanno messo assieme dei miliardi durante l’Occupazione non urlano! Aspettano l’altra guerra la prossima! Hanno avuto pellicce di cincillà! già! Si guardano il fondo del retto, si riuniscono in circoli apposta, per confrontarsi i gonfiori! «Ci fa sangue a lei? Non sanguina?» Tutto è pronto per la prossima guerra! Le loro relazioni, i loro mandati, i loro deputati salariati, le loro sentenze in bianco di Alta Corte! I loro elicotteri! Le loro Odi! Tengono seduta, guadagnano, condannano! Mi hanno tutto preso a me! la camicia! la pelle! gli anni!… la mia virilità! io rizzo più!… tutto è partito con la pellagra! (p .188)
Oh, ma scriverò, io, pieno di odio, vendicherò tutti quanti, qua culo incollato, i loro nomi storici incisi oro… in Sainte-Chapelle!… il potere di scrittore cosi debole! debole poeta, più debole che mai! Attenzione grossi Ercoli in toghe! Vi farò scrivere i vostri nomi in oro! Loro mi hanno cassato la mia Amnistia, trovato che avevo no sofferto non abbastanza sofferto, sputato il sangue!… (p. 190)
Mia moglie è venuta a trovarmi qui, i primi mesi, e poi gliel’hanno proibito… […]
Io vivo solo che per lei… ho più corpo… quasi più anima… Il mondo è stato troppo crudele. È no gli squartatori che mancano! Ho conosciuti degli esseri terribili… (p. 192)
L’Arlette a pelo nudo che posa sdraiata sulla branda! La topa aperta!… io me pappa per giunta! E di acquerelli! Nel profitto delle sue cosce e del suo tondo! Dove che andavo![…]
– Vende le grazie della sua diletta! Vende i segreti militari! Perio! Più che sicuro! Vende i polpacci della sua Lili! Vende i suoi sorrisi angelici!… Incassa a quattro mani!… Vende i nomi dei patrioti… Vergogna della Butte e della Nazione: Ferdinand!
I London d’onde se avevano un bel da fare! C’era solo che da ascoltare le finestre!… quel che si imbrombava dai pianterreni!… no nessuno più canaglia da forca di me, 14, Avenue Gaveneau, 7°!… la prova mi hanno tutto svenduto! I mobili, l’appartamento, la biancheria, le coperte!… Sette manoscritti! Ed è giurato che mi prenderanno tutto: confisca aeternam! Affetto!… opere!… i miei gatti perfino! (p. 194)
L’immondo Céline! Il più sozzo campione crucco immaginabile credibile! La prova come sono saliti da Arlette, me, appena partiti, il 22 marzo, la gran Brigata epuratrice! Hanno scacciato mia madre cieca, hanno tutto svaligiato, bruciato 17 manoscritti, hanno svenduto i lenzioli ai “Robivecchi” sapevano no per Guignol’s Band… Krogold neppure… né Casse-pipe…[…]
Non voglio che la morte mi venga dagli uomini, mentono troppo! mi darebbero mai l’Infinito! (p. 195)

Attacca anche i lettori spilorci e superficiali…

Io vi trovo un altro terribile difetto: l’avarizia innata… ripassate i libri agli amici… risultato sfogliate i poeti, loro possono crepare!… Oh ci ho già la voglia di morire… ma non per voi! Voglia per Bébert, Testa-di-Cavolfiore, Valby, gatti selvatici, e per Sarah la mia gatta sacra e per gli animali della fattoria… Il mio stile vi urta? (p. 196)
Io ricapitolo… condenso… è lo stile «Digest»… la gente ha solo appena il tempo di leggere trenta pagine… sembra! tutt’al più!… è la necessità! scazzano sedici ore su ventiquattro, dormono, copulano il resto, come avrebbero il tempo di leggere cento pagine? e di fare cacca, mi scordavo! in più e il cancro che si cercano nel buco, testa alla rovescia, acrobati? «Caro buco! Caro buco! » e quelli che si onanizzano in più! che si vedono abbracciare delle lascive, che si fanno male al sangue! ore e ore! nel buio dei cine! si rovinano in tintorie di brache! dietro a dei fantasmi di vampire, morte già da vent’anni, che riescono dagli Antri, bagnati, sconvolti! l’autobus li carica loro sanno più! (pp. 197-198)
Le sue persiane chiudevano sempre male… mai veramente chiuse… appunto che i guardoni sbircino un poco… è complicato le belle ragazze e i brividi… perché queste ritornano?… delle persiane male accostate, questo conta!… occorreva… la faccia di culo in più!
– Salite no da Ferdine lassù! Salite no da lui mie pecorelle! Lui vi frusterà! Vi mangerà! È un orco!… (p. 198)

…e con l’editore…

Le «Ennerreffe» mi martellano, vogliono tre… quattro tomi! e musica! dalla mia povera capoccia
scheggiata! vogliono in più un «Digest»!… una «Constellation» piccante!… cinquecentocinquanta pagine in trenta righe.– Mi metta il « Voyage» in venti parole!… con foto! Io abbrevio tutto! Accorcio! Mirate il crimine! Bisognerebbe essere Vauvenargues, La Bruyère, l’ammiratore vuole venticinque righe e pin-up e cosciali nylon! color carne! Ecco qua i gusti! (pp. 198-199)
Erano d’accordo Jules e lei! È naturale… una certa complicità… c’era l’estetismo, la creta… c’era tutta sta storia plastica… modellatura!… modellatura!… c’era un’altra intesa ancora di non so che?… (p. 205)

Il resto della storia in Féerie II…