L’indomani il colonnello li porta nel laboratorio dove Sosthéne è a suo agio mentre Ferdinand si defila osservando i due invasati e pensando alla bella Virginia…
Perfetto!… Che si andava a godere assieme!… Ci ho promesso tutto quello che voleva per cavarmi d’impiccio… (p.418)
Dopo il fattaccio, convinto di una complicità tra il colonnello e Sosthéne, Ferdinand riga dritto eseguendo diligentemente le commissioni e limitandosi a parlare lo stretto necessario. Passano così le giornate tra alterchi con il timoroso Sosthéne, le commissioni, le visite a Pepé e la lettura di giornali sulle panchine. Non osa neanche guardarla più Virginia dopo quanto accaduto. Con il vecchio, oltre a litigare, di tanto in tanto esegue altre danze tratte dal libro dei Vega. Una sera sembra andar tutto male ma d’un tratto Sosthéne sostiene di esser posseduto dallo spirito di Goa. È una pantomima spassosa, Ferdinand è scettico e così il vecchio decide di convincerlo eseguendo sortilegi per telefono. In realtà fa degli scherzi telefonici al console francese, a Matthew e al sindaco, come richiesto da Ferdinand.
— Allora l’hai trovato il rozzo? mi domanda.
È impaziente.
A chi potrebbe far paura? N o n ho in testa nessuno?,
cosi per telefono.
— Dai che gli faccio il sortilegio Mùrvidiàs!… Capito
bene ?… Il peggiore !… ti becca dovunque !… Chi vuoi che ti provochi? Me ne trovi uno si o no? Che poi gli vai a dare un occhio tra otto giorni la ghigna che ci ha il tuo tomo! Ah! ragazzino! Lo conosci mica il sortilegio Mùrviliàs!
Capisco che mi vuole imberloccare, l’idea che mi balena.
– Telefona al console di Francia! To’ una carogna coi fiocchi!
È vero che mi stava proprio sui coglioni quello li, dio cristo! da quella volta della visita! che m’aveva fatto sgnaccare in mezzo alla strada! Ah! ‘sto figlio di troia!…
Ah! che ci avrei avuto un gusto matto che gli cascasse una
trave sul grugno!… una bella roba pesante!… Ali! si, voglio vederla la magia !… che te lo saccagni, cagasangue! Il mio Console di Francia! (pp.504-505)
– Pronto! Pronto! È lei, signor Console? Ah! benissimo grazie! Qui il presidente Poincaré!… Avrei una cosa da dirle… Affanculo! Affanculo! Affanculo! Brutto stronzo che non sei altro! Con Goà non ce la spunti!…To’!…
Tac! riattacca!… Ah! se si esalta!… Giubila! sgambetta! salta di gioia! scapriola… nudo li a fare il matto… torno torno al tappeto… la giga… della vittoria braminicaì’l
Lui è fatto cosi!
– Hai sentito? Hai sentito? Gliel’ho mandato!… Tre vaffanculo bastano ! Non so se mi spiego !… Ne ha per ottant’anni! è il minimo con Goa, ottant’anni! anche novanta!… Ti rendi conto il trionfo?… Gli resta attaccati per tutta la vita!… Capito che roba a Benares? (p.506)
Ma però il Nelson ci ha mica il telefono !… Allora un altro!…
— Ah, Matthew! il piedipiatti! T o ‘ questo è uno coi fiocchi… un infame!… Dai, orcocane!… Fallo crepare… Ah! quello li se potessi! Mandagli il malocchio!… T o ‘ grande tanto!…
Ah! Ce lo mostravo io stesso,., uno enorme!… Volevo mandarcelo a Matthew!… Ce l’avevo sul gozzo quello là!… Ah! potevo ben dirlo!… Ti più subdolo, giuro!… il più serpente di tutta la cricca!… in lungo e in largo!.. (p.507)
Ascoltiamo ognuno al suo cornetto… E proprio il Matthew!… La sua voce non c’è dubbio!…
– Tocca a te! ci faccio a Sosthène!… A te! Dopotutto il demone era lui!…
– Affanculo! Affanculo! Affanculo!… sbraita nell’aggeggio… Ma però in fretta!… t r o p p o in fretta!…
Riattacca di botto!… Se la sgavagna con poco!…
– Tutto qua? ci chiedo io.
– Ah! non creder mica!… Gli ho mandato una bella maledizione!… mi risponde a ‘sto modo…
Ma io non la vedo cosi… ma neanche un po’!… Non sono del parere!…
– Ci hai paura del Matthew, Sosthène?… Ah! lo accuso a viso aperto. Ah! non gliene perdono una!… Mi ha svegliato !,..
– Paura?… Ah! paura!… Ah! piccola peste maledetta!… Goà ci ha paura di niente!… Impara, moccioso!(p.508)
– Be ‘ allora vaffanculo!… Vaffanculo!… e vaffanculo!… Goà ti piscia in culo! Possi crepare presto!…
E subito tac! di botto! riattacchiamo!.,.
— Hai sentito? E il collettivo! E l’anatema! l’anatema delle valanghe! Il Gran Diritto maggiore! C’è mica niente di più terribile al mondo!… E come gliel’ho mandato!… Hai visto un po’te?… L’ho sistemato!… Garantisco di persona!… Ah! se era orgoglioso di sé!…(p.509)
Alla fine però, stanco, Ferdinand si rimette a dormire…
Una delle nuove occupazioni del ragazzo è di mettere ordine nella bolgia che è diventato il laboratorio, pieno di maschere e attrezzi sparsi ovunque.
È inquieto, non dorme la notte, si sente in colpa per Virginia che, si vede, vuol dirgli qualcosa e si accontenta di stargli vicino nel rimettere ordine al laboratorio. Pensa addirittura di andarsene in Australia per tentare fortuna. Ma una sera Virginia bussa alla sua porta, vuol parlargli in giardino. Cosa avrà mai da dirgli? Che… è incinta!
Ma!… ma!… ma!… Ah! ma allora!… Ah! mi piacerebbe veder la sua faccia! Ah! mi piacerebbe veder proprio!..; ma è troppo buio!…
Sparo a bruciapelo:
— You-have a bambino?… la domanda fatale… Bambino?… Virginia?… Bambino?…
Allora lei «Si! si! »… a ‘sto modo con la testa… contro la mia spalla.
— Ahiahiahiahi! fiùùùm… cos’è che ho sentito?… E io che ho chiesto! O h ! mi sento mancare!… ci ho il singhiozzo!… N o n so più!… Vacillo… scosso… che botta!…
Soffoco… Mi si stringe il gargarozzo… e come palpito… tartaglio… (p.528)
Che fare ora? La situazione è grave ma Ferdinand promette alla ragazza di non partire e di restare con lei…
Una sera Sosthéne dice a Ferdinand che l’indomani andranno a testare in strada la forza di Goa. E così eccoli all’alba in Regent Street dove, vestito da cinese, il vecchio inizia una delle sue danze bloccando tutto il traffico. Un poliziotto lo insegue invano… poi ne arrivano altri di poliziotti. Ferdinand evita le loro cariche poi va in cerca del vecchio, trovandolo pestato sul marciapiede da due di loro. Il ragazzo riconduce a casa il ferito e fortuna vuole che il colonnello sia andato alle corse e torni solo in serata. Alla ragazza dice che il vecchio è finito sotto un bus…
Nel pomeriggio Sosthéne accusa Ferdinand di aver fatto fallire l’esperimento per non aver battuto il tempo a dovere. Nel frattempo, in assenza del colonnello, mangiano, bevono e ballano. Virginia ha un mancamento, ma ecco una musica giungere dalla strada…
Sono Millepiedi, Nelson e Bigodini! Senza dir nulla agli altri, va da loro al cancello tentando di mandarli via. Per evitare scandali è però costretto a farli entrare. Bigodini si preoccupa per la pallida Virginia. I tre balordi provocano Ferdinand tentando di farlo inalberare, ma il ragazzo si mantiene calmo. Li lascia bere a profusione per farli ubriacare di brutto e farli poi andar via. Messa alle strette, alla fine Bigodini gli confessa che è stato l’ispettore Matthew a metterli sulle sue tracce. I tre finalmente se ne vanno lasciandogli intendere che la polizia verrà a prenderlo presto, l’inchiesta di Claben non è chiusa.
Usciti i tre ospiti, Ferdinand porta Virginia nella sua stanza, poi raggiunge Sosthéne. È stranamente ottimista a differenza del vecchio, preoccupato per il mancato ritorno del colonnello. All’una Ferdinand si risveglia e trova Sosthéne insonne, piangente: teme che il colonnello li farà arrestare. I due finiscono per litigare ma l’arrivo di Virginia, svegliata dal loro alterco, li fa desistere…
Passano i giorni ma il colonnello non torna ancora. Virginia e Sosthéne ricevono intanto un avviso di convocazione da parte di Scotland Yard. Temendo una trappola e racimolate poche sterline, i tre decidono di andarsene per un po’. Ferdinand li conduce da Prospero Jim, proprietario di un nuovo pub sulle rive del Tamigi, che con le sue conoscenze forse li potrà aiutare a partire. Ma con i pochi soldi che hanno a disposizione sembra che per loro non ci siano possibilità…
Alla fine però, messo alle strette, Prospero gli dice di andare al Canion Dock, da Jovil lo Skip, presso la nave Kong Hamsuns. I tre trovano nave e comandante. Ferdinand sale a parlare con Jovil che, tra risa, insulti e sputi, accetta di imbarcare lui solo in qualità di cuoco. Senza soldi, senza documenti, con una ragazza incinta e un vecchio è proprio impossibile prenderli a bordo tutti. Il ragazzo accetta e lo dice agli altri che ci rimangono ovviamente male. Ferdinand fa l’offeso, lo sgobbo sulla nave lo dovrà fare lui, poi, racimolati i soldi oltreoceano, comprerà loro i biglietti.
In attesa dell’ora d’imbarco, tornano da Prospero per bere qualcosa. Lì però gli fanno strane allusioni su una festa organizzata da Cascade e dai suoi in suo onore: San Ferdinand…
Dopo aver bevuto, giocato a biliardo e fatto giacere Virginia su un divano, Ferdinand fa per andarsene ma Prospero glielo impedisce, c’è la sua festa da festeggiare. Il locale è momentaneamente vuoto ma l’oste gli mostra una sua vecchia conoscenza seduta in fondo: è Delphine! Inizia poi un bombardamento della città e il locale si riempie delle prostitute di Cascade che salutano vivacemente Ferdinand e lo mettono al corrente di quanto capitato da Cascade dopo la sua fuga… Lo trattengono, bevono, Sosthéne si ubriaca di brutto, cantano e lo fanno cantare fino a che arriva anche Cascade. Parlano del più e del meno, del fatto che lui dovrà restare a Londra, poi Cascade gli chiede di raccontargli per l’ennesima volta di Raoul…
Ma ecco arrivare Nelson e il Millepiedi… Cascade dice loro di condurli lì… Ma chi deve arrivare? Sono Boro e Clodovitz che, trafelati, portano dentro un pesante e puzzolente fardello. Delphine vuole aprire il sacco ma glielo impediscono. Ferdinand, approfittando della confessione, riesce a guardarci dentro: contiene il cadavere di Van Claben!
Il corpo lo hanno prelevato dall’obitorio dell’ospedale così, senza prove, non ci potrà essere condanna. Disperata per il suo amato Van Claben, Delphine si scaglia su Ferdinand e sugli altri accusandoli dell’omicidio e declamando brani del Macbeth…
I bombardamenti riprendono e Boro e Millepiedi ne approfittano per portarsi via il cadavere che sarà gettato nel fiume. Solo così l’inchiesta del Matthew sarà vanificata dalla sparizione del corpo del reato. Cascade pensa, come tutti gli altri del resto, che Virginia sia la battona di Ferdinand. Gli lascia dei soldi e gli propone di prendersi due delle sue, visto che Virginia è incinta…
La festa continua così come il bombardamento. Ferdinand ha sempre più paura di essere arrestato, che sia tutta una trappola. E così, con la scusa di cercare Delphine, esce dal locale con Sosthéne e Virginia dandosi alla fuga. Il ragazzo inizia a delirare per la paura di finire in una retata…
«Salassadori dei miei zebedei! » Li avverto, sono fuori di me chiaro che ci haii bucato! Venduti appoggiati pari pari agli sbirri! Ah! razza di marcioni! Mi strapazzo! M’insorgo! Mi rivoluziono! vedo affronti da ogni parte! sfide ! subdoli bravi che sbucan dall’ombra… là nella nebbia li avvisto… attenti! avverto gli amici… che vedano le ombre, son sopraffatto dall’emozione… Vedo tipi strani nella nebbia… della gente si è proprio vero… gente leggera ecco come… sulla chiatta… sulla tuga… intorno all’albero piccolo del sartiame… che danzano e gavottano e volteggiano… in balatrone tra di loro… non si può dire… una farandola… virano guizzano sul filo delle onde… poi s’innalzano… sagome per aria… spariscono! Il Girotondo del Tamigi… Glielo dico subito al mio mago, glielo bisbiglio, deve sapere… (p.682)
Facevan mica più caso a niente… Adesso gli vien voglia di giocare a nascondino… Sono insopportabili!… Ci son solo io qua in mezzo a tenermi la ridarola… Loro gli è passata la stanchezza… Devo averci un talento comico. Vogliono che mugugni per vedere. Non si muovono di li” se non faccio il mio muso, con le sopracciglia aggrottate…
– Ferdinand! dear! make your face!…
Ferdinand! facci il muso!
– Ale op ! in marcia !
Basta cosi.
Sarei io adesso il pagliaccio. Roba dell’altro m o n d o !
Io che son cosi discreto, cosi compito! (pp.692-693)