LOUIS-FERDINAND CÉLINE – COLLOQUI CON IL PROFESSOR Y (ENTRETIENS AVEC LE PROFESSEUR Y)

LOUIS-FERDINAND CÉLINE – COLLOQUI CON IL PROFESSOR Y (ENTRETIENS AVEC LE PROFESSEUR Y)
LOUIS-FERDINAND CÉLINE – COLLOQUI CON IL PROFESSOR Y
(ENTRETIENS AVEC LE PROFESSEUR Y)

LOUIS-FERDINAND CÉLINE – COLLOQUI CON IL PROFESSOR Y
(ENTRETIENS AVEC LE PROFESSEUR Y)
Traduzione di Gianni Celati e Lino Gabellone
Postfazione di Gianni Celati
QUODLIBET – Collana COMPAGNIA EXTRA n. 91 – 2020

INTRODUZIONE
Di Martina Cardelli p. 13

COLLOQUI CON IL PROFESSOR Y p. 15

Non bisogna credere alle tirature, l’editoria è in crisi. La concorrenza di cinema, TV, elettrodomestici e vacanze è spietata…

La verità, eccola, pura e semplice, l’editoria si trova in una crisi di vendite gravissima. Mica credere a un solo zero di tutte le pretese tirature di 100.000! 40000!… neanche 400 copie!… incantagonzi! Ohimè!… Ohimè!… solo la «stampa rosa»… e ancora ancora!… se la cava abbastanza… e forse i «libri gialli»… i « verdastri »… Fatto sta che non si vende più niente… grave!… il Cinema, la televisione, gli elettrodomestici, lo scooter, l’auto a 2, 4, 6 cavalli, al libro gli fanno dei danni enormi… tutto «vendita a rate», figuriamoci! e i «week-ends»!… e le belle vacanze bi! trimestrali!… e le crociere Lololulu!… ciao risparmi!… e sotto coi debiti!… non ci resta neanche un dindino!… allora, capirete, comprare un libro!… una roulotte? passi!… ma un libro!… la cosa più imprestabile del mondo!… si sa, un libro se lo leggono almeno in venti… venticinque lettori… (p. 17)

Ma, si sa, l’artista per esser genio deve essere ricco, patire le pene dell’inferno, passare per il patibolo…

Il miracolo della moltiplicazione dei pani vi lascia basiti, ma il miracolo della moltiplicazione dei libri, quindi della gratuità del lavoro di scrittore, non è mica un fatto tanto nuovo. Questo miracolo avviene, e come la cosa più pacifica del mondo, «alla truffalda», o con le buone maniere, nelle sale di lettura, ecc… ecc… In tutti i casi l’autore tira la cinghia. È quel che conta! Perché lui, l’autore, senz’altro ci ha un cospicuo patrimonio personale, o la rendita d’un grosso Partito, oppure ha scoperto (altro che fissione dell’atomo!) il segreto di vivere senza mangiare. D’altra parte qualsiasi persona agiata (privilegiata, imbottita di dividendi) è pronta a dichiararvi come verità che non si discute, e anche senza metterci malizia: che solo la miseria libera il genio… che occorre l’artista soffra!… e mica poco!… parecchio e anche Ai più!… giacché egli partorirà soltanto nel dolore!… e che il Dolore è il suo Signore!… (scrive il Socle)… per giunta lo sanno tutti che la galera non gli fa mica male all’artista!… al contrario!… che la vera vita del vero artista non è nient’altro che un lungo o corto nascondino con la galera… e che il patibolo, per terribile che sembri, lo delizia appieno… il patibolo, diciamo, aspetta l’artista! un artista che sfugge al patibolo (o alla forca se preferite) può essere, passati i quaranta, considerato un pagliaccio… (p. 18)

Per salvarsi deve mettersi sotto la protezione di qualche “parrocchia”, di qualche partito…

[…] a quello che gli tramano dietro, ci scappa solo a forza di gran marpionate, saraffate, leccherie, o se è nella manica d’una qualche Accademia… la grande o la piccola, oppure una Parrocchia… o un Partito… tutti rifugi un tantino precari!… mica illudersi! dove vanno poi a parare, e spesso, questi cosiddetti «rifugi»!… e questo «impegno»… ohimè! ohimè!… anche per quei tali che ne hanno tre o quattro di «tessere»!… tanti patti col Maligno!… Tirate le somme, a farci caso, vedrete un bel po’ di scrittori andare in malora, mentre di rado sotto i ponti ci troverete un editore… sai che ridere!… l’altro giorno stavo lì proprio parlando di questo con Gaston, Gaston Gallimard… e cari miei, Gaston la sa lunga!… lui trovava che, per conto mio, dovrei cercare di rompere il silenzio che mi ha danneggiato tanto! Romperlo! Una buona volta! Venir fuori dal guscio per far riconoscere il mio genio…
– Seeh!
Gli faccio
«Lei non sta al gioco!»… concludeva lui… (pp. 19-20)

Per vendere e stare a galla, Gaston Gallimard gli ha consigliato di mettersi in mostra, andare in radio, farsi intervistare e fotografare…

non volevo dargli un dispiacere… […]
L’ho capito illico immantinente, che, innanzitutto! «stare al gioco» era andar in onda alla Radio… […]stessa minestra! stessa tecnica! via che vai dal microfono, e subito ti fai riprendere! di muso e di profilo! ti fai filmare la prima infanzia, la pubertà, la maturità, tutti i tuoi minimi accidenti… concluso il film, telefono!… che arrivino di corsa i giornalisti!… allora gli spieghi perché ti sei fatto filmare l’infanzia, la pubertà, la maturità… che stampino tutto, fedelmente, poi ti rifotografino! e daccapo!… e che vengano stampate su cento giornali!… tante ma tante volte! le tue foto!… (pp. 20-21)

Gli amici però lo sconsigliano per via del suo aspetto e della sua voce…

eppoi certi amici miei, pubblicisti, mi hanno fatto passare alla svelta i bollenti spiriti.
– Ma ti sei mai visto, Ferdinand? sei diventato matto? e magari perché non televisionarti? con quel grugno? e quella voce? ti sei mai sentito?… ma ti sei mai guardato allo specchio? la biffa che ci hai?… […]
insomma: né guardabile, né ascoltabile!… questo non l’ho confessato a Gaston… ho ripiegato su Paulhan… il premuroso Paulhan… (p. 21)

Prova a farsi intervistare da Paulhan, ma questi non può perché deve partire. Ne trova 50 di intervistatori, purché li lasci restare anonimi. Sceglie tra di loro il più ostile. Lo intervisterà allo Square des Arts et Métiers…

ne trovo uno che mi era proprio contro, ma per me era meglio… sornione e diffidente questo… non voleva venire da me, non voleva che andassi da lui, gli quadrava solo un posto pubblico… per passare inosservati…
– E va bene!… gli dico… Scelga il poto che preferisce!
– Square des Arts-et-Métiers! (p. 23)

Lo chiama Professor Y, lasciandolo anonimo, come promesso…

il mio intervistatore lo chiamiamo: professor Y. Eccoci allora seduti su una panchina di questa piazzetta, il professor Y alla mia destra… si scarreggiava da tutte le parti, il professor Y… (p. 23)

Si siedono su una panchina ma l’intervistatore non fa domande. Céline lo risveglia ricordandogli che stanno lavorando per Gallimard a cui lui, come tutti gli aspiranti scrittori, ha lasciato un manoscritto, ambendo a divenire uno dei tanti creatori di “compitini”… tanti “allamanieradi!…

io mi aspettavo mi facesse domande… si era d’accordo… invece no! Niente!… lui stava muto sulla panchina, lì al mio fianco…[…]
Si mette a farfugliare… Perché anche lui, come cento altri, naturalmente, il nostro professor Y, come mille altri, laureati, docenti, cogli occhiali, senza occhiali, ci aveva un manoscritto «in lettura» alla NRF…(p. 24)
non sono più romanzi quelli che pubblicano, ma tanti compitini!… compitini sarcastici, compitini archeologici, compitini proustici, compitini senza capo né coda, compitini! Compitini nobelici… compitini anti-anti-razzisti! Compitini per piccoli premi! Per grandi premi!… Compitini Pléiade! Compitini!… Il professor Y, naturalmente anche lui ce l’aveva il suo bravo compitino, che aspettava da anni, nei sotterranei della NRF, che Gaston se lo faccia portare, ci dia un occhio… (pp. 24-25)
questo bisogno che hanno tutti i professori di scrivere «allamanieradì», è proprio commovente… per forza che si copiano tutti… sono stati troppo a scuola… stare a scuola è il loro mestiere… e a scuola che cosa su impara? A toccarsi e poi a copiarsi… (p. 25)

Céline risponde alla prima domanda: non ha idee, idee che sono usate per farsi un seguito tra gli ingenui giovani…

ma glielo dico subito: sono contrario!… io non ho idee! neanche mezza! per me non c’è niente di più volgare, di più ordinario, di più disgustoso delle idee! nelle biblioteche ne trova a iosa! e nei caffè!… tutti gli impotenti traboccano di idee!… e i filosofi!… le idee sono la loro industria!… si ruffianano i giovani con quelle! se li smagnacciano!… i giovani son pronti a buttar giù qualsiasi cosa… (p. 27)

Poi spiega di essere un inventore: dell’emozione del linguaggio scritto…

– Io sono soltanto un piccolo inventore, signor mio!… un piccolo inventore, e me ne vanto!
– Accipicchia!
Tutta qui la sua risposta… insisto…
-Piccolo inventore, proprio cosi!… d’una trovata!… soltanto una trovatina!… io non spargo messaggi per il mondo!… ah io no, signor mio!… io non sto a riempire l’etere coi miei pensieri! io no, signore! non mi ubriaco di chiacchiere, né di porto, né di lusinghe per i giovani!… io non cogito per il pianeta!… io sono solo un piccolo inventore, d’una cosetta da niente! Che tramonterà perdio!(pp. 28-29)
– Lei ha inventato qualcosa?… che cos’è?
Chiede.
– L’emozione del linguaggio scritto!… il linguaggio scritto era a terra, sono io che ho restituito l’emozione al linguaggio scritto!… è come le dico!… uno sgobbo da niente, glielo assicuro! la trovata, la magia! che adesso qualsiasi imbecille può commuoverla «per iscritto»!… ma ritrovare l’emozione del «parlato» attraverso lo scritto! scusi se è poco!… una minuzia ma è qualcosa!… (p. 29)
L’emozione del linguaggio parlato attraverso lo scritto! Ma ci pensi un po’, il mio professor Y! Faccia un po’ macinare quelle meringi! (pp. 29-30)

Gli altri vendono e vincono premi solo perché sono delle patacche, scrittori superati che scrivono sceneggiature per poveri ignoranti e ritardati…

– Sono più «patacca» di tutti gli altri!… per questo vendono più di tutti gli altri![…] a questo mondo chi è che guadagna? Eh, professor Y? Chi gode del favore generale? Delle masse e dell’élite? Glielo chiedo![…] il tipo «patacca», professor Y!… la patacca!(p. 30)
ci guadagnerebbero un sacco, ci guadagnerebbero tutto, se fossero girati da un cineasta… i loro romanzi sono soltanto sceneggiature, più o meno commerciali, a corto di cineasti!… il Cinema ci ha tutto quello che manca ai loro romanzi: il movimento, i paesaggi, il pittoresco, le belle berte, senza veli, senza peli, i Tarzan, gli efebi, i leoni, i giochi da Circo che sembran veri! I giochi d’alcova che fan dannare! La psicologia!… delitti fin che vuoi… orge di viaggi! Come esserci! Tutte cose che questo povero tondiculo di scrittore può solo indicare!… […] (p.19)
– Ma allora, secondo lei, al romanziere che cosa gli resta?
– Tutta la massa dei ritardati mentali… la massa amorfa… quella che non legge neanche il giornale… che va appena al cinema… qualche modo!…
– Quanti lettori saranno, questa massa?
– Oh! il 70… l’8o per cento d’una popolazione normale. (pp. 31-32)

Gente priva d’emozione, proprio come le élite. L’emozione nello scritto costa poi sacrifici e duro lavoro, porta l’odio e non il successo…

niente di meno lirico del « lettore da cesso»!… l’autore lirico, come sono io, se ne fotte di tutta la massa, oltre che dell’elite!… l’elite non ha il tempo per essere lirica, quella viaggia in macchina, si abboffa, mette su culo, peta, rutta… e riparte!… anche lei legge solo al cesso, l’elite, e capisce solo la patacca… insomma il romanzo lirico non rende… questo non si discute!… il lirismo uccide lo scrittore, coi nervi, con le arterie, e con l’ostilità di tutti… non parlo a vanvera professor Y!… parlo serissimo!… il romanzo a « resa emotiva » è una fatica da non crederci… l’emozione può essere captata e trascritta solo attraverso il linguaggio parlato… il ricordo del linguaggio parlato! e a prezzo di infinita pazienza! di minutissime ritrascrizioni!… ci provi lei!… il cinema non ce la fa più!… è la rivincita!… alla faccia di tutte le campagne, di tutti i miliardi di pubblicità, delle migliaia di primi piani… sempre più in primo piano… ciglia da un metro in su!… sospiri, sorrisi, singhiozzi, che di più non si può desiderare, il cinema rimane tutto fasullo, meccanico, gelido… ha solo emozione fasulla… non capta mica le onde emotive… è impotente nell’emozione… mostro impotente… e nemmeno la massa è emotiva… sicuro!… sono d’accordo con lei, professor Y… le piacciono solo le pagliacciate a quella! è isterica la massa!… ma è scarsa d’emotività! molto scarsa!… (pp. 33-34)
– Dunque fu lei perseguitato dai nemici del suo stile?… se ben afferro… da chi glielo invidiava?…
– Sì, caro professor Y!… mi aspettavano tutti al varco!… io mi sono, diciamo, arreso…
– E lei sarebbe l’inventore d’uno stile?… lo sostiene? Insiste?
– Sì, signor professore!… d’una piccolissima invenzione… pratica!… come il gemello da collo… come il doppio cambio per bici… (p. 34)

La sua invenzione è pari alla resa del plein air degli Impressionisti. Nulla a che vedere con lo stile degli scrittori alla moda… Loro macrò parassiti, lui sgobbaduro inventore…

– Perché avevano visto delle foto!… che s’era appena scoperta la foto!… gli Impressionisti hanno reagito in modo molto giusto alla foto!.. non hanno cercato di farle concorrenza!… (p. 35)
il fatto è che ci sono due specie d’uomini, dappertutto, in qualunque ramo: gli sgobbatori e i macrò… non si scappa… e gli inventori sono la peggior specie di «sgobbaduro!»… dei dannati!… lo scrittore che non fa il puffarolo, il plagiario in tranquillità, che non patacca, è un uomo perduto!… ha l’odio per tutti… da lui si aspetta solo una cosa, che crepi per mandargli all’aria tutti i suoi trucchi!.. il plagiario, il fraudolento, invece, rassicura il mondo.. non è mai granché orgoglioso il plagiario!… (pp. 36-37)
hanno dato fondo al «bello stile»… al «periodare»… alle frasi «che filano»… secondo vecchia sempre buona ricetta imparata dei gesuiti… un amalgama di Anatole France, di Voltaire, di René, di Bourget… solo ci hanno aggiunto un bel tanto di pederastia… un sacco di trucchi polizieschi… per farsi «Gidiani comme-il-faut», «Freudiani comme-il-faut», «soffioni comme-il-faut»… ma questo sempre sul tipo patacca… non le pare?… solo innovazioni conformiste!… «impegnati» sicuro! come no?… fino allo scroto!… in tre, quattro, cinque, sei Partiti, sbalorditivi! assolutamente!… ma cavarsi fuori dal genere patacca, da quel sacramentissimo San Sulpizio!… giammai!… fedeli! e «la formula » ! […]l’emozione la si ritrova soltanto, e con grandissimi sforzi, nel «parlato»…
«Uno qualunque che è stato al liceo può cuccarsi un Goncourt in sei mesi! Un buon passato politico, un buon editore, due tre mamma-santissima un po’ dappertutto in Europa, e ce l’hai in saccoccia!» (p. 38)
l’emozione si lascia captare solo nel «parlato»… e rendere attraverso lo scritto a prezzo di sforzi, di mille pazienze che un coglione come lei non sospetta neanche!… è chiaro, si? (p. 39)

Adesso lo boicottano poi però scriveranno tutti come lui…

Quando il « modo emotivo » sarà diventato pubblico… è fatale !… l’accademia sarà piena di grana… sarà la fine dell’emozione… tutti quelli che vivono sulle patacche, le faranno «ritratti emotivi» a 100 luigi la botta!… fra cent’anni, diciamo! avranno capito tutti… per me è già tutto capito!… mi hanno messo l’etichetta di «attentatore», stupratore della lingua francese, poco di buono nemmeno pederasta, e nemmeno pregiudicato comune, fin dal 1932!… glielo possono dire tutti i librai, preferirebbero chiuder bottega piuttosto che avere, anche solo in magazzino, una copia del mio Viaggio, anzi, dal 1932 ho peggiorato le cose, sono diventato oltre che stupratore, traditore, genocida, uomo delle nevi… l’uomo di cui non si deve neanche parlare!… che però si può rapare! e come! a zero![…] Denoel l’hanno assassinato, alle Esplanade des Invalides, aveva pubblicato troppe cose… ebbene io sono morto con lui!… più o meno!… (pp. 39-40)
il mio trucco è l’emotivo! Lo stile «resa emotiva» vale qualcosa? Funziona?… io dico di sì!… cento scrittori l’hanno copiato, lo copiano, lo trafficano, lo plagiano, lo incipriano, lo arrangiano!… e tanto e così bene che, dai oggi… dai domani!… il mio trucco diventerà presto anche lui «patacca»… trent’anni… quarantanni di tempo!…prima che l’Accademia ci si metta! se ne rimpinzi!…(pp 42-43)

Il falso domina tutto, pompato dalla pubblicità…

-Macché basta!… trionfa il fasullo! la pubblicità bracca, branca, perseguita tutto quello che-non è falso!… il gusto dell’autentico s’è perduto!… io insisto! (pp. 45-46)

Il Professor Y perde le staffe e rivela a Céline di essere il colonnello Réséda (ora in pensione). Céline prosegue: il problema del mondo attuale sono la paranoia, la presunzione e la megalomania… Perfino la musica è ormai degenerata…

La musica classica?… roba da giostra!… la musica moderna? Piena d’odio! Di tutto l’odio dei gialli e dei neri contro la musica dei bianchi!… gliela scassano, gliela sconquassano la loro musica!… e fanno bene!… gli scasseranno tutto! E sarà una cosa sacrosanta! (p. 57)

Mentre lui è boicottato, gli altri scrittori sono intervistati di continuo, osannati per di più, sebbene producano solo patacche senza emozione…
Céline si mette poi a ricordare il Chella, la reclusione e le carceri danesi…
È un lirico distaccato e per questo perseguitato…

– E lei per giunta sarebbe anche inventore?
– Certo certo… tutti che mi saccheggiano! È la prova! Che io sia lirico, lascerebbero anche correre… ma lirico comico?… niente da fare!… assassinio garantito! (p. 66)

L’argot nasce dall’odio e va maneggiato con cura…

– Altro argomento!… lei sa un po’ di argot?… me ne parli!
– Certo, si! certo!… l’argot è una lingua di odio che ti stende secco il lettore… l’annichila!… alla tua mercè!… che ci resta tutto basito!…
– Bè!… può andare!…
– Ma attento! ohe!… c’è dell’altro: l’emozione dell’argot si scarica svelta! due… tre strofette! due, tre imbonimenti… e il suo lettore si tira su subito!… tutto un libro in argot è più noia d’una « Relazione alla corte dei Conti»…
– Perché?
– Ma perché il lettore è un vizioso! vuole dell’argot sempre più robusto!… e dove glielo va a trovare?
– Già, dove?
– Allora, Colonnello, stia attento: l’argot è un piccante formidabile!… ma tutto un pasto piccante è un mangiare che ti resta li! il suo lettore lo manda a quel paese! le caccia per aria tutta la sua cucina! stralunato fuori di testa! e ritorna alle patacche il suo lettore! di corsa!… l’argot seduce ma non avvince… (p. 68-69)

Da odiare sono in particolare i ricchi…

– Ah non c’è dubbio!… e me ne vanto! invidioso da crepare di tutti quelli che si fanno servire! che ci hanno una domestica a ore!… di tutti quelli che non lavano i piatti, mai!… io, sono vent’anni, Colonnello, che non ho più domestica!… io, mutilato della guerra del 14! genio delle lettere e della medicina! tutti quelli che ci hanno la domestica sono tutti dei tampusse svergognati goduriosi tirapiano! impiccarli tutti, Colonnello! impiccarli! Champs-Elysées! a mezzogiorno! questa si che è la classe da odiare! di qua o di là dalla cortina! non ci sono santi che tengano! lei ce l’ha, naturalmente, la domestica? lei si fa servire, eh?… ce l’ha la faccia!… (p. 73)

Attacca Mauriac e Claudel…
Il colonnello vorrebbe andare a orinare ma lui lo trattiene. È lui l’inventore dello stile emotivo…

adesso basta, se lo deve ricordare! Che l’unico vero genio sono io! Il solo scrittore del secolo! La prova! Non si parlava mai di me!… gli altri erano tutti invidiosi! Nobel o non Nobel! Che avevano cercato tutti di farmi fucilare!… (p. 78)
va bene?… l’unico inventore del secolo! Io! Io! Io! Qua, davanti a lui! L’unico geniale, lo potete ben dire! Maledetto o non maledetto!…
— Mi stia ad ascoltare un po’, signor Colonnello Reseda! ci va dopo a orinare! il supremo liberatore dello stile! tutte le emozioni del «parlato» tramite lo scritto! sono io! sono io quello! mica un altro! lei mi capisce, Colonnello? (p. 79)

No, mica tanto!… ci sono solo i morti di fame che stan svegli, gli altri dormono… tutti quelli che sono sicuri del domani, dormono… li si vede dappertutto, in macchina, in ufficio, in campagna, in città, in società, in crociera… si fanno scarrozzare un sacco… si bevono tutti i blablabla, sembra facciano qualcosa ma non fanno niente, dormono… (p. 85)

Il poliurico Colonnello si allontana infine per fare pipì. Torna e Céline, per stuzzicarlo, gli promette che proporrà a Gaston Gallimard il suo manoscritto. Gli spiega che il grande editore non pubblicizza i suoi libri perché, da morto, i libri “Céline” andranno a ruba fruttandogli milioni…

– Perché il signor Gallimard non fa mai parlare dei suoi libri?
– Ci ha le sue idee!… idee tattiche!… ne farà parlare quando son morto!
– Le sopravviverà?
– Pare proprio… non si strapazza…
– E per adesso?… mentre lei è in vita?… che ci fa coi suoi libri?…
– Li sbatte giù in cantina!… li nasconde per benino… con migliaia e migliaia d’altri!… ci fa dei gran stock! (pp. 86-87)

Il Colonnello deve nuovamente orinare ma pur di rimanere in ascolto finisce per farsela sotto!

Era seduto… non la teneva più… si alzava… si cipollava il cavallo delle braghe… io gli impedivo di andare!… macché!… non è vero!… […]
– Ma vada a pisciare, Colonnello!
– No! No, no! (p. 88)
Sempre di più che si dimenava… e poi intanto, con dei musi!… è che soffriva… non ne poteva più… adesso si che la gente ci notava… l’orina gli colava per le gambe… sulla sabbia dappertutto… si dimenava nella sua pozza… se gli cacciassi un colpaccio nella zucca?… supponiamo?… sistemato!… fuori dai coglioni! (p. 89)

Il suo stile è un metrò che viaggia su binari speciali, i binari della resa emotiva, da lui stesso plasmati…

io imbarco tutti nel mentrò, attenti!…e via! Porto tutti!… volenti nolenti!… con me!… il metrò emotivo, il mio! Senza tutti quegli inconvenienti, quegli ingorghi! Nel sogno!… mai fermate da nessuna parte! No! Alla meta! Alla meta! Diretti! All’emozione!… coll’emozione! Solo la meta: in piena emozione… da un capo all’altro![…]
– Profilati su misura!… speciale! Gli storco i binari io al metrò! Devo dirlo!…
[…]il suo stile, diremmo noi!… glieli storco in un certo modo, che i viaggiatori sono nel sogno… che non se ne accorgono… l’incanto, la magia, Colonnello! E la violenza pure!… devo dire!… i viaggiatori stipati, chiusi a chiave, doppio giro!… tutti nella mia trafotta emotiva!… neca moine… tollero niente moine io! (pp. 92-93)
— Semplicissimo, non le pare Colonnello? i binari della « resa emotiva » sembrano dritti, perfettamente dritti, ma non lo sono per niente!
— Si! si! si!
— Tutta li l’astuzia, Colonnello!… la raffinatezza! il pericolo mortale anche! questo stile assolutamente speciale! Afferra?
[…] – Se i binari sono dritti, Colonnello, è stile classico, con le frasi che filano… (p .99)

Attacca gli scrittori stranieri, gonfiati dalla pubblicità, e le lingue straniere…

– Ah questa è bella! Questa sì che è bella! E gli stranieri? Gli scrittori stranieri?
– Non esistono! Sono ancora dietro a decifrare La signora Bovary, la scena della carrozza…
[…]
– Eppure si parla, di loro!… sono tradotti!…
– È una truffa portentosa!… provi a togliergli gli uffici stampa, tutta quella favolosa pubblicità, la loro fenomenale faccia tosta, e non esistono più!…
– Ma i lettori?
– I lettori francesi sono snob, fessi e servili… cascano nel bluff!… e sono pure contenti!
Bè, però, le lingue straniere…
– Esiste una sola lingua, Colonnello, in questo mondo parababelonico! Una sola lingua che conti! Rispettabile! La lingua imperiale di questo mondo: la nostra!… cose turche, le altre, chiaro?… dialetti venuti fuori in ritardo! Malmessi, mal leccati, arlecchinate! Approssimazioni roche e miagolanti per foresti! Bisciolamenti per pagliacci! È così, Colonnello!… so quel che mi dico! E non ammetto discussioni! (pp. 95-96)
le peggiori vaccate del cinema!… e poi le lingue straniere! Le traduzioni!… (p. 96)

I tre puntini sono pertanto fondamentali per il suo stile…

– Bene!… I tre punti, se me li hanno rimproverati! se ci hanno salivato sopra i miei «tre punti»!… Oh, quei suoi tre punti!… Oh, quei suoi tre punti!… Non sa finire le frasi!… Tutte le castronerie immaginabili! tutte le hanno tirate fuori, Colonnello!
– E allora?
– Su! Vssss! Vssss!… pisci, Colonnello! Il suo parere qual è Colonnello?
– Al posto di quei tre punti ci potrebbe mettere delle parole, a mio parere!
– Castronerie, Colonnello! Ancora castronerie!… non in un racconto emotivo!… (p. 101)
– I miei tre puntini sono indispensabili!… indispensabili, puttana d’un Dio!… ripeto: indispensabili per il mio metrò! afferra Colonnello?
-Perché?
– Per metterci i miei binari emotivi!… più facile di cosi!… sulla massicciata!… capito?… non stan mica su da soli i miei binari… mi occorrono delle traversine!… (p. 102)
– Colonnello, mi stia a sentire! non si distragga!… badi una cosa: i binari emotivi!… imponderabili!… lo! stile emotivo!… i tre puntini!… tre puntini!… la trovata del secolo!… la mia!… mi faranno funerali che non finiscono mai!… ci penso, sa? ci penso! glielo assicuro! lo predico!… nazionali! e a spese dello Stato!… (p. 106)

Il povero Colonnello continua intanto a urinarsi addosso… La strana coppia è ben presto circondata da una sempre crescente folla di curiosi impiccioni, e così Céline si spaccia per medico del Colonnello, riuscendo a portarlo via con un taxi e la promessa di condurlo da Gallimard…
Il colonnello si addormenta in auto, poi però si sveglia, fuggendo dal taxi! Céline lo raggiunge riuscendo a scampare alla polizia. Comprano dei fiori per Gallimard, poi vanno in un Caffé dove il colonnello dà ugualmente scandalo…
Camminano pr Parigi seguiti da un nugulo di persone fino ad arrivare infine alla NRF. Gallimard è però già andato via…
Il Colonnello si addormenta e Céline convince il custode a farlo rimanere lì, dichiarando falsamente avere quello un appuntamento con lui… Céline se ne va, dovendo sistemarsela da sola l’intervista per evitare che venga manipolata attirandogli le ire e gli odi della gente…
È quella che abbiamo appena finito di leggere…

L’essenziale! L’essenziale! Che non mi perda! Che le faccia io quelle trenta… quaranta pagine!… quanto basta per l’intervista! E leggibili! Leggibili! Dopotutto non deve essere troppo arida!… (p. 132)

LA SCRITTURA COME MASCHERA
Di Gianni Celati p. 133