LOUIS DESTOUCHES AI SUOI GENITORI Bikobimbo,* 14 luglio 1916

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Bikobimbo,*
addì 14 luglio 1916

 

 TRADUZIONE
Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux

Cari Genitori,
Quando due anni fa nello stesso periodo, sfilavo in mezzo a tanti altri che non ci sono più, in quel povero 12° che non esiste più neanche allo stato di ricordo, non immaginavo tanti eventi e soprattutto che mi sarei ritrovato a Bikobimbo 48 mesi dopo.
Non ho ricevuto ancora niente per quanto riguarda i soldi richiesti, ma appena ricevo il mandato non lo incasserò e ve lo rimanderò, avviserò al contempo l’esattore a Duala** e in questo modo potrete riscuoterlo al ritorno.
Ho quasi riguadagnato i soldi per il mio viaggio di ritorno, rimango ancora un po’ per averne in più.
Mi do molto da fare, ma con profitto. Ecco quello che faccio.

Per un piccolo trasporto che parte da Duala e arriva a Campo** 8 giorni dopo, ricevo dal Congo, sotto forma di teste di tabacco, riso, sale, stoffa, sardine, salmone, per un valore di circa 35­ 40.000 F[ranchi].
Risalgo il Campo che è il fiume di confine di Camerun – Guinea Portoghese e questo fino a Dipikar, la robaccia in una ventina di piccole imbarcazioni per 3 giorni. Giunto a Dipikar, resto circa 8 giorni. Faccio la raccolta del cacao con 1200 negri, in una piantagione enorme lasciata dai Tedeschi, poi metto il mio cacao in sacchi e lo spedisco verso il mare, e da lì ritorna a Duala con un piccolo battello a vapore. Poi parto con i miei portatori, le mie provviste, il mio letto pieghevole, il mio fucile, e parto a volte nella Guinea Spagnola, a volte nell’Alto Congo, a volte verso il Ciad e le montagne. Vendo tutto il mio carico a prezzi molto bassi e al ritorno acquisto dell’avorio, etc. a prezzi molto modici.
Tuttavia non si deve credere che è tutto rosa, perché a volte resto 15 giorni 3 settimane senza vedere un bianco, dormo nelle capanne degli indigeni come hai potuto vedere nelle mostre, e il mio fucile tra le braccia per ogni eventualità. Poiché non ho una mappa, mi oriento un po’ a caso, ma finisco sempre per ritrovarmi.
Questo modo di fare commercio è qui il solo per far soldi, perché non c’è quasi concorrenza. Credo che in tutta l’Africa equatoriale siamo una ventina, inutile dirti che non ci incontriamo mai.
Pochi possono intraprendere questo servizio perché ben pochi godono d’una salute e d’una energia sufficiente, si deve infatti evitare a tutti i costi di mostrare ai neri che si ha la febbre, e questo è il più difficile. La si sente venire e penso spesso ai cappelli di cui i cappellai si servono per prendere la misura.
Stringono, stringono, è più o meno la stessa sensazione.
Ci sono due modi di far passare un attacco di febbre, o rotolarsi nelle coperte e abbandonarsi a una sudorazione abbondante, cosa che ti lascia indebolito e a pezzi, mentre si beve un sacco di tè per evitare l’ematuria o la biliare, o emoglobinuria, oppure l’altro, cosa che pochi possono intraprendere, è di forzare
l’attacco marciando comunque per superarlo. Questo è difficile, perché durante tutto l’attacco che dura perfino 1 ora, non si può prendere chinino senza rischio di una grave complicazione, è l’unico modo di fare in viaggio, perché se i portatori ti vedono malato, 50 volte su 100 scappano con il loro carico.
E a questo prezzo che si fanno soldi in Africa, tutto consiste nella piccola spintarella che s’è data al momento critico, è noto in Africa Eq[uatorial]e sotto il detto «far scendere la febbre alla Marchand»,**** per avere la vitalità necessaria, si deve bere solo latte che arriva qui in bottiglia, prendere ogni giorno il chinino, niente donne, niente fumo, qualità rare nelle colonie.
Non si deve tuttavia credere che si possa fare questo piccolo mestiere impunemente, e dopo pochi mesi, si deve pensare a ritornare a rischio di soccombere a tua volta.
Siate tuttavia tranquilli, sto perfettamente in salute, avrò forse l’occasione d’inviarvi la mia foto, se incontro un ispettore di agricoltura che dev’essere in giro dalla mia parte.
Faccio un po’ tutti i mestieri, caccio l’elefante e vendo le zanne a casa. Mi occupo anche di contabilità che, come vi potete immaginare, non è pasticciata.
Ho visto molte cose straordinarie che vi racconterò dopo, vi mando dei semi via posta ma si devono mettere in vaso da voi e in una terra molto ricca altrimenti non andrà.
Non potreste immaginare quale puzza emana questo humus millenario delle foreste sotto le quali si viaggia perfino 3 o 4 giorni senza vedere il cielo.
Buona fortuna e a presto.
Affettuosamente.
Louis

* Villaggio del Camerun situato a nord dell’avamposto di Dipikar, nel mezzo
della piantagione sorvegliata da Céline. Il Camerun nel 1916 era un
protettorato tedesco occupato però per la maggior parte da francesi e inglesi.
**Città costiera del Camerun sede di un ufficio della Compagnie forestière
Sangha-Oubangui. E qui che Céine sarà ricoverato nel marzo 1917 prima di
essere rimpatriato.
*** Fiume e città costiera del Camerun, crocevia dei collegamenti con Dipikar
e la Guinea Equatoriale. Rispetto a Douala è molto più a sud. Risalendo il
fiume Campo Céline portava le merci a Dipikar.

**** Il Capitano Jean-Baptiste Marchand (1863-1934) arrivò a Fachoda prima
degli inglesi nel 1898 limitando al massimo le soste. Di qui l’espressione
usata da Céline nella lettera.