LEONARDO SCIASCIA – A CIASCUNO IL SUO

LEONARDO SCIASCIA – A CIASCUNO IL SUO
LEONARDO SCIASCIA – A CIASCUNO IL SUO

LEONARDO SCIASCIA – A CIASCUNO IL SUO

ADELPHI – Collana GLI ADELPHI n. 162 – 2023

I

Sicilia, paese di circa ottomila abitanti. Il farmacista, Manno, riceve la visita del postino, impiccione e pettegolo latore di una lettera anonima… Fremente, l’ospite ne attende l’apertura, azione che, infine, il farmacista esegue, non senza preoccupazione (“Non l’aveva ancora toccata, ma già la lettera squarciava la sua vita domestica”, p. 10)… Minacce di morte! (“Questa lettera è la tua condanna a morte, per quello che hai fatto morirai”, p. 11)… a lui, che non si occupa di politica e non dà fastidio a nessuno… Il portalettere lo rassicura, bollando il tutto come uno scherzo, ma Manno rimugina… Si autoconvince, allora, l’amareggiato e inquieto farmacista (“amarezza di chi, ingiustamente colpito, ecco che scopre alta sulla cattiveria altrui la propria umanità, e si condanna e compiange perché alla cattiveria inadatto” (p. 13)), che sia tutto dovuto all’invidia per le sue eccezionali qualità di cacciatore… E così, fino a sera, a tutti i visitatori, in primis il malizioso don Luigi Corvaia, che di tutti diffida compreso Manno… (“ad ognuno, insomma, don Luigi era disposto ad attribuire tanta cattiveria quanta dalla propria mente educata alla diffidenza, al sospetto, alla malizia, segretamente distillava”, p. 15).

Il maresciallo, infine, lo induce a sporgere denuncia, alla presenza del professor Laurana che nota parole in latino sul retro della lettera…

II p. 17

Ma di scherzo non si trattava… Il 23 agosto 1964, infatti, “fu l’ultima giornata felice che il farmacista Manno ebbe su questa terra” (p. 17), presumibilmente ucciso a fucilate al tramonto, durante una battuta di caccia con il dottor Roscio, altro eccellente tiratore, e un suo cane… A dare l’avviso dell’avvenuto omicidio, il rientro di undici cani (nove del farmacista, due del dottore) uggiolanti…

Le indagini prendono subito il via, su di un caso mai fin lì accaduto: duplice omicidio di due illustri cittadini, incensurati… Dal capoluogo giungono colonnello dei carabinieri e commissario di polizia, cui compete la direzione della ricerca del colpevole… Subito sono sottoposti a fermo i pregiudicati, invano, mentre in paese non si parla d’altro. Fin da subito le maldicenze sul farmacista si diffondono, prevalentemente su insinuazioni del notaio Pecorilla e del solito don Luigi… Qualcosa, del resto, doveva pur aver commesso, per essere assassinato e “vendicare un’offesa non facilmente dimenticabile” (p. 20). Di mezzo c’è andato l’innocente dottore… Unico dubbio quella lettera d’avvertimento: perché?… Insomma, il farmacista è sospettato di aver avuto una tresca con una cliente… Il maresciallo batte questa pista… La vedova nega, ma ecco la cameriera, al termine di un lungo interrogatorio, fare il nome di una cliente che dalla suddetta era stata considerata troppo spesso presente in negozio con fare civettuolo… Convocata in caserma, la ragazza si ritrova ripudiata dalla famiglia dei futuri suoceri, bollata senza difesa come lasciva…

III p. 25

Ma la ragazza è innocente, lei che istruita e unica in casa, continuamente faceva visita al farmacista per spiegazioni sulle ricette e acquisto di medicine per il fratello ammalatosi di meningite. Ma convincere gli ottomila paesani, familiari in primis, sarà per lei ardua impresa. La stessa vedova, Teresa Spanò, osservando la foto del marito, crede di vederlo ghignare, convintasi dei tradimenti del marito, “torturata dal sospetto anche di notte” (p. 26) e disprezzata dai parenti che avevano sempre visto di malocchio il matrimonio con un povero come Manno…

Tutti, intanto, hanno in paese la chiave per risolvere il delitto, compreso il professor Laurana. Questi si rammenta delle scritte in latino scorte sul retro della lettera, in particolare un prorompente Unicuique, alle quali, tuttavia, il maresciallo non aveva dato seguito. Esaltato, inizia a fare proprie indagini. Chi compra l’Osservatore Romano? Nessuno, giacché da oltre vent’anni non ne vengono più ordinate copie a seguito di un bando dell’allora podestà… Tramite il postino, scopre che due sole copie giungono per corrispondenza in paese: all’arciprete e al prete di Sant’Anna… Questi, uno spregiudicato che si è fatto prete solo per l’eredità lasciatagli dallo zio e che non vuol lasciare l’incarico, essendocisi ormai abituato, dichiara di non leggerlo affatto e che, probabilmente, viene preso dal cappellano… Gli telefona, il prete, ricevendo conferma del possesso di tutti i numeri dal 1 luglio in poi, sebbene il pretestuoso articolo di Manzoni in esso ricercato, per uno dei suoi studi di critica, non ci sia… Soddisfatto, poco prima di mezzanotte Laurana si allontana dalla chiesa: la lettera non è stata scritta con le copie del giornale della Chiesa…

IV p. 34

Laurana si reca dall’arciprete per verificare la presenza dei numeri dell’Osservatore Romano dal 1 luglio in poi. Quello, zio di Roscio, insinua su presunte tresche del farmacista, confutato dal professore, spiegando che il giornale viene poi usato in casa dalle domestiche. Può quindi esser finito ovunque, in paese… Del resto, chi ha fabbricato la lettera con i ritagli, può ben averlo acquistato nel capoluogo… Frustrato, il professore torna a casa, con un buco nell’acqua nelle indagini, proprio come i carabinieri che seguono la pista del sigaro “Branca” trovato sul luogo del delitto, fumato in paese dal solo forestiero Segretario Comunale giunto da appena sei mesi…

V p. 40

Ma il delitto, che gli ha comportato la perdita di uno dei pochi conoscenti con cui discorrere di cultura – il dottor Roscio – e che gli ha mostrato la morte nella sua dura faccia, rendono inquieto il “riflessivo, timido, forse anche non coraggioso” (p. 43) professor Laurana. Lui, timido con le donne per colpa della morbosa soggezione alla madre, dedito al lavoro e privo di amici, non riesce una sera a trattenersi, dichiarando, al circolo, che la lettera era stata composta con un numero dell’Osservatore Romano! Incredibile dabbenaggine, per i presenti: perché esporsi quale sospettato o possibile pericolo per gli assassini. Non a caso, il cugino di Roscio, l’avvocato Rosello, subito gli chiede di parlare in privato…

VI p. 46

La rivelazione sulla lettera, purtroppo per Laurana, non ha indotto nessuno a esporsi. Rosello ha svelato solo dei dettagli sulle indagini, relativi alla pista del delitto passionale, null’altro… Ma il professore non demorde, decidendo, durante la visita alle vedove, di chiedere loro se i defunti abbiano rivelato il luogo di caccia, notoriamente tabù… La Manno era stata lasciata con l’indicazione di una fumosa località, lei che si dispera per essere considerata cornuta, addossando dubbi sulla probità della famiglia del professore… Luisa Roscio, invece, dichiara di non saperne nulla e di non aver mai amato la caccia, peraltro sempre diffidente verso il farmacista. Bella anche nel lutto, si lascia scappare un sorriso solo nel descrivere la bruttezza della Manno, sua vecchia compagna di collegio…

VII p. 52

A settembre, a sorpresa, recatosi a Palermo come commissario d’esame, Laurana v’incontra un ex compagno di studi, ora deputato comunista a Roma. Questi parla della morte di Roscio che… due settimane prima era stato a Roma per prospettargli la consegna di un dossier contro un notabile locale che controllava tutto… Una pista inattesa, dunque, per il professore…

VIII p. 57

Laurana va a trovare il vecchio professor Roscio, padre dell’assassinato… Questi, ormai novantaduenne, si mostra cinico e distaccato nei confronti della vita e della famiglia di Luisa, cattolici… Fa riferimento alla visita del figlio a Roma, cambiato nell’umore e nel carattere… Se avesse dovuto chiedere favori, perché non l’ha fatto con i potenti della Regione, assidui ospiti di casa sua?, replica il vecchio al sapere il figlio essersi rivolto a un comunista… Si ritiene in parte responsabile per la morte del figlio, ma perché?… Per Laurana altro su cui riflettere. La vita di Roscio era ben più complessa di quanto immaginabile…

IX p. 64

A fine settembre, Laurana torna in paese dove nulla è accaduto. Confidato a Rosello della visita di Roscio al deputato comunista, con lui si reca dalla vedova che gli lascia perquisire lo studio. Ma nulla vi viene rinvenuto… La bella donna rimane inquieta quando il professore insinua la lettera possa essere stata solo un depistaggio per il vero bersaglio degli assassini: il dottore e non il farmacista…

X p. 71

Alla domanda se abbia idea di chi possa essere in paese “un notabile che corrompe, che intrallazza e che ruba” (p. 71), il parroco di Sant’Anna non ha esitazioni a indicare… Rosello!!!… Incredulo, Laurana si sente snocciolare tutti gli affari leciti e noti dell’avvocato, con insinuazioni su quelli ben più remunerativi e nascosti… A livello provinciale e regionale, invece, la conta si fa impossibile, tanti sono i vermi nel formaggio… Laurana, che non rivela il motivo di tale interessamento, mentendo con naturalezza, come sempre più spesso gli capita ultimamente, quasi “come avesse scoperto una sua nascosta inclinazione” (p. 75), se ne va con nuovi argomenti da sviscerare…

XI p. 76

“Al punto in cui era arrivato, altro non c’era da fare che lasciar perdere, non pensarci più”. (p. 77)

Distratto dalla decisione di patentarsi per ridurre il tempo che gli occorre per raggiungere il liceo del capoluogo in cui insegna, Laurana pensa di rado all’omicidio… Ma ecco che, un giorno, sulle gradinate del palazzo di giustizia presso il quale si era recato per ottenere un certificato di casellario giudiziario per la patente, s’imbatte in Rosello, nell’onorevole Abello e in uno sconosciuto. Di questo gli resta impresso il contrasto tra l’aspetto da contadino, con la pelle bruciata dal sole, e gli occhiali alla Truman, ma, soprattutto, un pacchetto di sigari che… dal tabaccaio scopre proprio essere di marca Branca!…

XII p. 81

Incontrato Rosello che gli chiede di Abello, Laurana si azzarda a domandare dell’uomo misterioso… L’avvocato si lascia scappare essere quello uno di Montalmo, subito pentendosene al punto da divenire nervoso e tornare a casa senza salutare per mezz’ora… Al ritorno, si finge gioviale, tornando a parlare, senza essere interrogato, proprio di quell’uomo che dichiara di non conoscere bene… Insospettito, Laurana decide di recarsi a Montalmo, con la scusa di passare a salutare un vecchio amico di studi che spesso lo ha invitato a visionare scavi antichi, per carpire informazioni… Assente l’amico, lo invita in casa il di lui eccentrico fratello, Benito, da anni ormai autoreclusosi in casa, in mezzo agli amati libri, per evitare di imbattersi in disonesti e imbecilli…

(“«Non esce mai di casa?». «Mai, da parecchi anni… Ad un certo punto della mia vita ho fatto dei calcoli precisi: che se io esco di casa per trovare la compagnia di una persona intelligente, di una persona onesta, mi trovo ad affrontare, in media, il rischio di incontrare dodici ladri e sete imbecilli che stanno lì, pronti a comunicarmi le loro opinioni sull’umanità, sul governo, sull’amministrazione municipale, su Moravia… Le pare che valga la pena?».

«No, effettivamente no». «E poi, in casa ci sto benissimo: e specialmente qui dentro» levando le mani ad indicare ed accogliere tutti i libri d’intorno. […] Ma qui dentro è diverso: mi sento più sicuro, più distante…[…]. (p. 87)

Laurana ottiene un nome: Raganà, “uno di quei delinquenti incensurati, rispettati, intoccabili” (p. 89)…

XIII p. 92

Quando al circolo, una sera, il vanesio Arturo Pecorilla, figlio del notaio, si lascia scappare una battuta sulle vedove (“animale che sta con il becco sottoterra”), stranamente Don Luigi fa riferimento alla vedova Roscio… Iniziano battute sulla di lei bellezza, fino ad arrivare a individuare, quale possibile spasimante… il cugino, Rosello!!! Era questo un sospetto che saltuariamente si affacciava alla mente del quasi geloso Laurana, al punto da indurlo a pensare che il movente del delitto possa essere rintracciato nella scoperta tresca o tentato approccio dell’avvocato alla cugina…

XIV p. 99

Laurana si convince sempre più della colpevolezza di Rosello, ma, un po’ per timore, un po’ per non volersi sostituire agli inquirenti, fa di tutto per uscire il meno possibile. L’avvocato, peraltro, da quel giorno in cui parlò dell’identità dell’uomo di Montalmo, passa dall’evitarlo a proporgli favori non richiesti…

Il 2 novembre, durante la visita al cimitero, il professore e la madre s’imbattono in Lucia. Questa attrae diversi giovani, ma anche Laurana che rimane piccato nell’ascoltare la madre prevederla presto sposa di Rosello, loro che un tempo, da giovani, erano stati amanti, si dice, con lo zio arciprete a impedirgli le nozze. Matrimonio che, invece, ora, ipocritamente, verrebbe considerato “opera di carità”… E se invece il farmacista fosse morto per causa di Roscio?, replica Laurana all’anziana madre…

XV p. 107

Salendo sul bus che deve portarlo nel capoluogo, Laurana s’imbatte in Luisa che lo invita a sedergli accanto… Suo malgrado accetta, turbato dal desiderio che ormai prova per lei, da quando nel lutto e nella torbida storia si è finalmente accorto della di lei avvenenza… Una volta scesi, lei gli rivela di essere fin lì giunta per sbrigare importanti questioni attinenti il cugino e il defunto marito, del quale ha trovato un diario segreto nel quale compare proprio l’avvocato! Lo induce quindi a scoprirsi e a rivelare i propri sospetti su Rosello nella morte di Roscio… Luisa gli dà appuntamento per l’indomani, alle sette di sera, al caffè Romeris… Emozionato, Laurana si vergogna di aver solo pensato una collusione tra la donna e l’avvocato…

XVI p. 114

Alle sette meno dieci, ecco Laurana entrare al caffè Romeris, di cui è cliente noto al proprietario e ai tre unici altri assidui avventori… Il tempo passa e, turbato dal pensiero di qualcosa accaduto a Luisa, si avvia verso la stazione… Cammin facendo, si ritrova ad accettare il passaggio di un paesano in transito con la propria auto… Il veicolo sfreccia via non appena salito…

XVII p. 121

Il commissario di polizia, ricevuta la madre di Laurana, avvia le indagini sulla sua scomparsa. Il preside non ha passato la giornata con lui, ma un alunno lo ha visto di sera al Romeris. Lì si conferma la sua presenza, inquieta, come fosse in attesa di una donna, fino alle nove e venti circa… A casa non è tornato, forse è stato ucciso dal marito o da altri parenti dell’amante, forse si è suicidato per la delusione, oppure è ancora in tento a bagordeggiare… Il commissario ha un bel da fare, ignaro che, nel mentre, il corpo dello scomparso giaccia “sotto grave mora di rosticci, in una zolfara abbandonata, a metà strada, in linea d’aria, tra il suo paese e il capoluogo”. (p. 125)

XVIII p. 126

8 settembre. L’arciprete celebra Maria Bambina, ma, soprattutto, il fidanzamento tra Rosello e Luisa! Insofferenti, il notaio e don Luigi si recano nello studio del primo, a parlare di quanto accaduto: Roscio aveva sorpreso i due cugini, senza dire nulla. Ma, dopo un mese, ha comunicato il proprio ricatto all’arciprete: far allontanare dal paese Rosello o diffondere, tramite un deputato comunista, documenti compromettenti sul nipote, fotografati di nascosto… Di lì l’omicidio, con il farmacista ad andarci di mezzo, innocente… Arriva poi anche il commendatore Zerillo, a citare il povero scomparso Laurana. Su di lui ha saputo alcune cose, ma Don Luigi taglia corto: “era un cretino” (p. 132)

Lascia un commento