JOSÉ SARAMAGO – CECITÀ

JOSÉ SARAMAGO – CECITÀ
(Ensaio sobre a cegueira)
FELTRINELLI – Collana Unievrsale Economica n°8157 – 7°ed Maggio 2014
TRADUZIONE
Rita Desti
Libro ricevuto in diffusione culturale da Giulia D’Amico.
N.B. La suddivisione in capitoli è nostra.
I p.11

 

Al semaforo di una trafficata strada urbana di scorrimento di un’ignota città, un’auto resta ferma all’apparire del verde. Un guasto? Gli altri automobilisti scendono per spingere l’auto fin dove non sia più d’intralcio alla circolazione, ma il conducente, sbracciandosi, grida semplicemente “sono cieco!”. Eppure a guardargli gli occhi non lo si direbbe. Forse sono i nervi, azzarda una donna lì presente. Un uomo si offre di riaccompagnarlo a casa guidando la macchina. A lui il cieco rivela di vedere tutto bianco, come se fosse in un mare di latte…
Il soccorritore lo conduce dunque fin dentro casa, dove il cieco, congedato l’altro frettolosamente per paura sia un ladro, rompe un vaso ferendosi una mano nel muoversi maldestramente. Raggiunto il divano vi si siede con i fiori raccolti, finendo per assopirsi fino al rientro della moglie che lì lo trova. Spera di poterla vedere, che si sia trattato solo di un sogno, ma così non è. È proprio cieco. La donna dapprima non gli crede poi, resasi conto della verità, si dispera. Telefona quindi a uno specialista che si dichiara pronto a riceverli. Mentre l’uomo aspetta nell’atrio, lei va in cerca dell’auto che però il “benefattore” si è portato via! Vanno così in taxi in ambulatorio dove subito il medico li riceve. Ma dall’approfondito esame cui è sottoposto nessuna lesione viene riscontrata…
II p.24
Il ladro dell’auto era stato inizialmente mosso da sincero altruismo nel proporsi di aiutare il neo cieco. Il furto gli si è prospettato solo nel parcheggiare l’auto nella traversa prima di riaccompagnarlo in casa. Nel guidare è turbato dal rimorso di aver derubato un cieco e, ovviamente, di poter essere arrestato. L’ansia arriva al punto da costringerlo a fermarsi in una traversa. Scende per una passeggiata ristoratrice, ritrovandosi però cieco dopo pochi passi…
All’ambulatorio oculistico il dottore, terminate le visite, chiama un collega per esporgli il caso dell’uomo diventato improvvisamente cieco… Più tardi, in casa, l’oculista studia sui libri, invano, casi di amaurosi e agnosia. Ma nel riporre i libri si scopre anch’egli cieco….
Lo stesso accade più tardi ad una ragazza recatasi, dopo le visite, in un albergo per del sesso a pagamento…
III p.32
Ironia della sorte è proprio un poliziotto a ricondurre a casa il ladro d’auto che cade in lacrime tra le braccia dell’atterrita moglie (altro che arresto!)…
Sempre un poliziotto porta via dall’albergo l’urlante ragazza prostituta, accompagnandola in taxi fino alla casa dei genitori…
 L’oculista invece si corica senza dir nulla, con la vana speranza di una notte infinita che non lo obblighi ad annunciare, lui che gli occhi li cura, la propria cecità. Ma al contempo vuol che giunga presto il giorno: spetterà a lui informare le autorità  sanitarie di questa possibile epidemia in atto… Al mattino finge di dormire quando la moglie si alza. Poi va in bagno, dove lei lo raggiunge. Lì la informa del suo stato e del suo dover avvertire le autorità sanitarie. Di colpo la allontana, pensando solo ora al possibile contagio di lei. Ma la donna resta, gli prepara la colazione e compone numeri di telefono. Il primo ad essere contattato è un alto funzionario, ma l’impiegato che risponde, non credendo trattarsi di un vero medico che per di più si rifiuta di rivelare di cosa si tratti, gli riattacca. Telefona quindi al suo direttore sanitario cui racconta tutto nei minimi particolari. L’altro lo tranquillizza, la cecità mica si attacca, non è il caso di arvvertire il Ministero. Ma mezz’ora dopo eccolo richiamare l’oculista: un paziente visitato ieri è diventato cieco. Tre ore più tardi lo chiamano dal Ministero per avere informazioni sui pazienti visiati il giorno precedente e con l’ordine di non lasciare caa. Poi è ancora il direttore sanitario a chiamarlo: altri due casi… Alle sei chiamano ancora dal Miistero avvisandolo che un’ambulanza verrà a prelevarlo. E così mezz’ora dopo eccolo sull’ambulanza, sulla quale sale anche la moglie dichiarandosi cieca all’autista che non voleva prenderla a bordo…
IV p.41
Al Ministero si è dunque deciso di metter in quarantena i malati colti dal “Mal Bianco”, questo l’appellativo dato all’improvvisa cecità, rastrellando fin da subito i ciechi e i familiari con cui sono stati a contatto. Luogo di reclusione è designato un ex-manicomio dove arrivano per primi l’oculista e la moglie (non ancora cieca). Più tardi è la volta degli altri: il primo cieco, il ladro d’auto, la ragazza prostituta con gli occhiali scuri, un bambino che si lagna cercando la madre. Segue la prima comunicazione vocale che li informa delle regole cui dovranno attenersi durante la reclusione. Il medico chiede agli altri se siano suoi pazienti, solo il ladro resta sul vago per non farsi riconoscere dall’automobilista. L’uomo propone di organizzarsi fin da subito, dato che prevede il prossimo e contino arrivo di altri ciechi. D’un tratto il ladro attacca il primo cieco, accusandolo di averlo reso non vedente. I due finiscono per azzuffarsi, separati dal medico e dalla moglie…
 Quando il bambino dichiara di dover andare in bagno, guidati dalla moglie dell’oculista, eccoli in marcia alla ricerca dei servizi igienici. Strada facendo però, il ladro palpeggia la ragazza che lo ferisce alla gamba colpendolo con forza con gli alti tacchi che indossa. Oculista e moglie vanno allora in cerca di acqua e bende. Tornai dagli altri riprendono la marcia e, espletati i bisogni, eccoli raggiungere la camerata ed occupare i rispettivi letti…
V p.56
È la moglie del medico la prima a svegliarsi l’indomani, con la paura di esser divenuta cieca. Ma la vista le è rimasta, sì, per osservare con tristezza la stanza e i reclusi, ridotti ad animali senza nome…
Il ladro sta sempre peggio, ma non v’è nulla con cui curarlo…
Più tardi gli altri sono svegliati dalle urla dei non ciechi, reclusi nell’altra ala dell’edificio, e dai gemiti dei neociechi da loro scacciati. Sono cinque: la moglie del primo cieco che, tra le lacrime, si ricongiunge al marito, il poliziotto che ha trovato il ladro, il tassista che ha accompagnato il primo cieco all’ambulatorio, il farmacista che ha venduto il collirio alla ragazza dagli occhiali scuri e la cameriera entrata per prima nella stanza d’albergo…
Poco dopo sono avvisati di andare a ritirare il cibo e così l’oculista, accompagnato dalla moglie, fa un vano tentativo di richiedere medicinali per il ferito. Le razioni sono però per sole cinque persone… Il ferito va sempre peggio, mentre nel pomerigggio arrivano dall’altra ala altri tre ciechi, seguiti da molti altri nel pomeriggio. La camerata è ormai al completo. Quanto potranno resistere in quelle condizioni?, si chiede inquieto l’oculista. Alle tre di notte il ferito decide di muoversi, convinto di poter ricevere soccorso nel mostrare le condizioni critiche in cui versa. Ma, raggiunto a fatica il cancello, è ucciso dal nervoso soldato di guardia che se lo è ritrovato di fronte…
 Quattro ciechi vanno a recuperarne il cadavere…
VI p.73
I reclusi non hanno nulla con cui seppellire il morto e così l’oculista, la moglie e la scossa ragazza che ha provocato la morte, vanno a chiedere qualcosa con cui poter scavare, oltre al cibo…
Più tardi i soldati gli mandano una zappa con cui, con enorme fatica, i ciechi scavano una fossa. Solo dopo l’una i soldati portano il cibo ai sempre più animaleschi reclusi che, ammassati nell’atrio, li terrorizzano provocando una scarica di mitraglia che porta alla morte di nove di essi. D’ora in avanti il cibo sarà lasciato a metà strada, mentre i ciechi dell’esercito vengono reclusi in campi separati…
I non ciechi, non riforniti, provano ad appropriarsi delle casse di cibo, ma l’arrivo dei ciechi li fa fuggire lasciandoli così privi di cibo per l’intera giornata. I ciechi, sistemate le casse, decidono di sotterrare i cadaveri dei nove morti dopo il pasto, il cui razionamento vede l’abuso di chi prende doppie razioni. Al momento di seppellire i ciechi nessuno vuol farlo, fino al crepuscolo quando il medico, coadiuvato da due uomini, seppellisce i morti della propria camerata. Quelli dell’altra dichiarano di farlo l’indomani…
Nel rientrare il medico sente di dover andare in bagno dove, tra escrementi in terra e assenza di carta igienica, si sporca finendo per piangere. Il loro processo di animalizzazione prosegue con la sporcizia…
Più tardi la moglie, ancora incredibilmente vedente, lo aiuta a puirsi mentre due ciechi fanno sesso…
VII p.87
Molti ciechi si svegliano prima dell’alba. Destatasi per i rumori, la moglie dell’oculista osserva l’orologio disperandosi nell’accorgersi di non averlo ricaricato. Sentendola piangere, la ragazza dagli occhiali scuri la raggiunge per prestarle soccorso, finendo però ben presto in lacrime nel sentirsi colpevole della morte del ladro e per la loro orribile situazione apparentemente senza uscita…
Il cibo tarda ad arrivare rendendo nervosi ed impazienti i ciechi poi, improvviso, ecco l’arrivo delle derrate. Ma la paura di essere uccisi blocca di colpo i ciechi che solo a seguito della minaccia del ritiro del cibo escono, raggiungendo goffamente le casse guidati dalle grida dei soldati. Trscinatele dentro, subito si notano degli ammanchi e la scomparsa di alcuni reclusi. Più tardi, mentre la moglie dell’oculista e la ragazza portano fuori i rifiuti da bruciare, invano si attende il rientro dei ladri nelle camerate per picchiarli. Ma ecco spari ad interrrompere progetti di organizzazione e ad annunciare l’arrivo di altri duecento ciechi che saranno sistemati anche nelle camerate dei non ciechi. A fatica i neoarrivati occupano l’ala destra, sfondando infine anche quella sinistra strenuamente difesa da quelli che in breve si trasformano in ciechi. Unica vedente resta la moglie dell’oculista…
Un vecchio cieco con la benda nera su un occhio, attende oltre un’ora, tra i cadaveri non ancora seppelliti, la fine del trambusto prima di entrare nella prima camerata di destra in cerca di un posto libero…
VIII p.103
Onde  evitare sommosse per via dell’accresciuto numero dei reclusi, le autorità fanno ora pervenire regolarmente i viveri…
 La prima camerata di destra resta quella più pulita e organizzata. È lì che il vecchio con la benda nera trova posto nel letto del ladro, rimasto vuoto. Anche lui è un paziente dell’oculista che va a salutarlo. Il vecchio ha portato con sé una radiolina e, sollecitato dal medico, fa un resoconto di quanto accaduto all’esterno dall’avvio dell’epidemia alla sua cecità. Il Governo l’ha da subito ritenuta un’epidemia dovuta ad ignoti agenti patogeni passeggeri, e destinata quindi  a passare in fretta, spiega il vecchio. Ma così non è stato ed in breve sono stati approntati nuovi centri di raccolta, vani congressi e conferenze. I trasporti sono finiti in breve al collasso e nessun mezzo è più in circolazione, abbandonati peraltro dove capita dalle persone. Al termine del resoconto, per passare il tempo,l’anziano propone di raccontare cosa stessero guardando prima di diventare ciechi. Più tardi accendono la radio ascoltando, dopo un po’ di musica, le non positive notizie provenienti dall’esterno…
IX p.117
Con l’aumentato numero dei reclusi le condizioni igieniche sono degenerate con bisogni espletati ovunque capiti. La moglie dell’oculista confessa al marito di non poterne più di tale animalesco degrado e di volersi dichiarare cieca l’indomani. E così, sorto il nuovo giorno, mentre dapprima pensa a come dare la notizia per poi ripensarci considerando gli effetti negativi di tale annuncio, ecco rientrare trafelati in camerata i tre ciechi andati a ritirare il cibo, latori di una terribile notizia: un nutrito gruppo di ciechi neoarrivati, armati di bastone, gli ha impedito di ritirare la casse pretendendo denaro da ora in avanti. Parlamentare risulta inutile con il proclamato leader, in possesso di una pistola, a dettare le regole della distribuzione di cibo. Dovranno nominare due responsabili per camerata e consegnare nella terza di sinistra tutto il denaro e i valori. La moglie del medico fa domande finendo per battibeccare con l’energumeno. Nella prima camerata di destra sono nominati responsabili del recupero il medico e il primo cieco. La moglie dell’oculista offre una borsa, all’interno della quale rinviene un paio di lunghe forbici sulle quali indugia a lungo…
 Terminata la raccolta i due consegnano il tutto ai banditi che annotano in alfabeto braille quanto ricevuto. Tra di loro vi è infatti un cieco normale. Sono solo tre le casse che ricevono tra le vane proteste del medico minacciato per questo con la pistola. Un’occasione per sottrargliela, pensa sconsolato tornando in camerata…
X p.131
Il vecchio cela alla raccolta la radio che, con le pile sempre più in esaurimento, continua ad ascoltare sotto le coperte diffondendo tra gli altri le scarse notizie apprese. Ma ecco che, all’unica stazione radio ricevibile, tutti diventano ciechi terminando le trasmissioni. Tra le lacrime il vecchio ripone l’inutilizzabile strumento…
Unica a non dormire è la moglie dell’oculista che, dopo esser stata seduta un po’ in cortile, si reca alla terza camerata di sinistra per spiare i malvagi. Sono in tutto venti. Lentamente torna in camerata con quella preziosa informazione…
XI p.140
Oltre al cibo e alla camerata, i malvagi si sono impossessati anche dei bagni dell’ala sinistra facendo degenerare le condizioni igieniche, già precarie, dei reclusi. Una camerata prova a ribellarsi ma è punita con privazione di viveri per tre giorni. Poi chiedono altri soldi e gioielli che effettivamente vengono rinvenuti setacciando le camerate…
 La tensione tra gli stessi sottomessi è sempre più alta fino a che, una settimana dopo, i malvagi vengono a chiedere le donne. Proteste vane delle donne e dei mariti presenti, ma alla fine quelle sono costrette a farlo a rotazione. Nella prima camerata di destra, le donne cominciano allora a concedersi agli uomini presenti per compensare e abituarsi alle violenze che dovranno subire. La più ambita è naturalmente la ragazza dagli occhiali scuri, con la quale anche l’oculista finisce per fare sesso. La moglie li vede e, abbracciatili, confessa alla ragazza di avere ancora la vista… L’indomani tocca a loro andare a subire ore di abusi. Di ritorno una delle donne, sempre insonne, muore per un attacco cardiaco. Riportatala in camerata, mentre il marito e il vecchio vanno a ritirare il cibo, la vedente recupera acqua con cui lavare il cadavere e le altre violentate…
XII p.161
Quattro giorni dopo gli aguzzini passano di fronte alla porta della prima camerata di destra sbeffeggiando le donne  ricordando loro l’appuntamento per l’indomani. Poi ripassano dopo aver convocato le donne della seconda camerata… Poco dopo, prese le forbici, quando quelle si avviano, lei le segue e, iniziata l’orgia, sgozza il capobanda. La pistola passa al contabile e mentre un malvagio è strangolato da una donna, altri sono colpiti dalla moglie del medico che si fa strada conducendo via le altre. Ritirandosi rivela di vederci e che da ora in poi loro non dovranno uscire più di lì consumando il cibo rubato presente in camerata… Ma nei tre giorni seguenti non viene distribuito cibo. Qualcuno comincia così a inveire contro chi ha ucciso il capo dei malvagi, in fin dei conti le donne dovevano solo fare sesso. Il vecchio con la benda impedisce alla moglie dell’oculista di denunciarsi. Poi qualcuno propone finalmente di andare a prendersi il cibo con la forza. Si organizzano dunque per l’indomani, qualora l’esercito non dovesse rifornirli…
Nel manicomio e in città salta intanto la luce…
 L’indomani l’attesa del cibo si rivela vana e così, guidati dal vecchio, la sera un trentina di ciechi assalta la camerata dei malvagi. Ma la pistola del contabile colpisce due di loro ponendo fine al tentativo. A fatica e a costo di enormi rischi, gli assaltanti riescono a trascinarli fino all’atrio. Lì, illuminati dalla luna, due sono i corpi morti. La moglie del medico si dichiara vedente, senza peraltro generar troppo clamore. Delusi e affamati, nessuno dorme, ma ecco che una donna della seconda camerata, recuperato un accendino, appicca il fuoco nella camerata dei malvagi. Il panico si diffonde in breve e la moglie dell’oculista guida i ciechi all’esterno proclamando la loro libertà: i soldati non ci sono più! L’edificio inizia a crollare e molti restano schiacciati…
XIII p.186
Usciti i ciechi non sanno dove andare. Alcuni si accasciano, siedono e sdraiano in attesa del giorno. Oculista e moglie, primo cieco e consorte, vecchio con la benda, ragazza e bambino strabico formano un gruppo compatto che, l’indomani, lentamente e con le poche forze rimaste, va alla ricerca di cibo e delle rispettive case…
Piove, le strade sono deserte e sporche… Lasciati gli altri, la donna va in cerca di cibo, scoprendo che quasi tutti si fermano a dormire nei negozi, non potendo più ritrovare la propria casa. Ormai il cibo è un problema per tutti che, a gruppi, vanno a cercarlo. La donna va a riprendere i compagni conducendoli nel negozio appena lasciato libero da un gruppo che le ha fornito numerose informazioni. Poi va in cerca di cibo e vestiti. La ricerca sembra però vana, ma ecco che in un supermarket riesce a trovare un magazzino intatto da cui preleva tre buste di cibo con la quali è costretta a correre per non farsi intercettare dagli altri ciechi. Si perde, ma una mappa le consente di ritornare dagli altri. Il cane che le ha asciugato le disperate lacrime la segue unendosi al gruppo che, rifocillato, si riposa. Al risveglio potranno tornare nelle case, iniziando dalla più vicina, quella della ragazza. Di sicuro il medico ha conservato le chiavi di casa…
XIV p.204
L’indomani, rimediati un po’ di vestiti, il gruppetto attraversa la silente città abitata ormai da soli fantasmi vacanti, giungendo infine, dopo lungo tempo, al palazzo della ragazza. La moglie del medico la accompagna, ma nessuno le viene ad aprire e così la giovane si dispera per i genitori perduti… Bussano a varie porte e la vecchia del primo appartamento, unica rimasta, la informa che i genitori sono stati portati via il giorno dopo di lei. Le fa quindi passare consentendogli di rientrare in casa. Le chiavi sono sulla porta e così la moglie del medico scende a prendere gli altri per passare lì la notte… Mangiano e poi, pulitisi alla meglio dopo aver evacuato in giardino, decidono di non separarsi e di restare sotto la guida della vendente. L’indomani ripartono giungendo solo a sera all’appartamento dell’oculista. Le strade sono ormai piene di ciechi vaganti in cerca di cibo, di sporcizia, di fetore e di cani e altri animali che divorano i cadaveri…
XV p.228
La casa è ancora pulita e, cambiatisi, mangiano e bevono acqua minerale. L’indomani piove e la moglie dell’oculista accumula acqua con cui lavare abiti e scarpe sudici. Sotto la pioggia si lavano prima le donne e poi gli uomini (il vecchio lo fa nella vasca)…
 Più tardi la padrona di casa, il primo cieco e la moglie vanno a far scorta di cibo, passando anche per la loro casa che trovano occupata da uno scrittore e famiglia…
Rientrati in casa con cibo per tre giorni, la moglie dell’oculista legge agli altri un libro preso in biblioteca…
XVI p.249
Due giorni dopo il medico si fa accompagnare dalla moglie in visita all’ambulatorio, per vedere cosa ne sia stato. Con loro va la ragazza dagli occhiali scuri che vuol ripassare dal suo appartamento. Per le strade ci sono sempre più cadaveri e, tra questi, anche quello della vecchia vicina, semidivorata dagli animali. Sotterratala, la ragazza vuol lasciare un segnale per i suoi genitori. La moglie dell’oculista le taglia allora una ciocca di capelli che appende alla maniglia del portone di casa…
 Più tardi, dopo la lettura del libro, il vecchio e la ragazza finiscono per decidere di passare insieme il resto dei propri giorni…
XVII p.260
L’indomani l’oculista e la moglie, seguiti dal cane, tornano nel sotterraneo del magazzino scoperto dalla donna il giorno seguente la fine dell’internamento. Tra sporcizia e morte raggiungono il supermarket dove, a sorpresa, nessun cieco si aggira. Il cane guaisce e la donna percepisce odore di putrefazione pur non scorgendo cadaveri. Ma nel sotterraneo si imbatte nei cadaveri rimasti lì rinchiusi. Vomita, ha mancamenti e si fa condurre fuori dal marito fino a una chiesa dove sviene. Ripresi i sensi, nota che tutte le immagini dei santi hanno gli occhi bendati, provocando il panico tra i numerosi presenti che fuggono abbandonando i propri miseri averi tra i quali, grazie al cane, i due coniugi recuperano un po’ di cibo. Dopo cena, durante la solita lettura, preceduti dall’ipotesi di doversi trasferire in campagna, il primo cieco entra nel buio pur non essendo addormentato! Aprendo gli occhi scopre così di aver recuperato la vista. A poco a poco tutti la recuperano e, fattosi giorno, lasciano la casa mentre i coniugi restano soli con il cane e il bambino strabico. La città è in festa…